venerdì 25 maggio 2018

DIME WEB INTERVISTA LEO ORTOLANI! (LE INTERVISTE LVII)


a cura di Elio Marracci

Leo Ortolani nel 2016 (da "Rolling Stone")

Definito “il più grande autore Marvel vivente”, Leo Ortolani è nato a Pisa il 14 gennaio 1967. Da sempre amante di cinema e fumetto, in giovanissima età, si trasferisce a Parma dove studia geologia all'Università. Dopo la laurea si dedica interamente alla nona arte pubblicando nel 1990 su "Spot", supplemento della rivista romana "L'Eternauta" dedicato agli esordienti, la prima storia di Rat-Man, personaggio che gli darà enorme fama. Negli anni seguenti realizza quattro avventure dei Fantastici Quattro - un'ideale prosecuzione del lavoro di Jack Kirby - collabora a "Starcomìx", rivista umoristica diretta da Luca Boschi, e disegna le strisce della serie “Quelli di Parma”, che parlano della città e dei suoi abitanti. Nel 1995 crea “Venerdi 12” per il mensile "L’isola che non c’è" e autoproduce 12 numeri di "Rat-Man", pubblicati dapprima dalle Edizioni Foxtrot di Marcello Toninelli e poi dalla Bande Dessinée di Andrea Rivi. Nel 1996 il salto di qualità. Rat-Man appare sul mensile "Marvel Magazine" di Marvel Italia/Panini Comics; nel 1997 al personaggio viene dedicata una collana, che verrà ristampata in più di un'occasione; la serie, fino alla sua conclusione avvenuta nel 2017 con il numero 122, per più di venti anni è stata una delle testate più vendute dalla casa editrice modenese. A testimoniare il grande successo dell'eroe con il “muso di scimmia” c'è anche una serie animata prodotta nel 2006 dallo studio Stranemani.

Sui "Quaderni Bonelliani" non poteva mancare il Dylan Dog di Ortolani!


Nel settembre 2011 Leo Ortolani dà alle stampe il suo primo libro, Due figlie e altri animali feroci, che descrive la sua esperienza di adozione, mentre il 2 novembre 2014, imprime le impronte delle sue mani sul cemento per quella che costituirà la Walk of Fame della città di Lucca. Visto che un autore di tale caratura ha voluto rispondere ad alcune domande che gli ho posto, senza indugiare oltre lascio quindi a lui la parola. (e.m.)


DW - Per i lettori che non ti conoscono, molto pochi in verità, potresti presentarti in due parole?

LEO ORTOLANI - Sono Leo. Ah! Ah! No, sul serio, sono leo ortolani (tutto minuscolo) e sono un fumettiere. Perché “fumettista” ha dentro qualcosa dell’artista che non sta a me giudicare, mentre “fumettiere” ha dentro il lavoro e la fatica di ogni giorno di un lavoratore, come il carpentiere, il panettiere, l’infermiere.

Il libro di Ortolani padre di famiglia


DW - Come si è sviluppata in te la passione per il disegno?

LO - Non si è sviluppata, siamo nati insieme. Faccio fumetti da quando avevo quattro anni. Prima, probabilmente, ero impegnato a regolare lo sfintere e a stare eretto.


DW - Nonostante una laurea in geologia, perché a un certo punto della tua vita hai sentito la necessità di dedicarti interamente al fumetto?

LO - La domanda va girata al contrario. Con la passione per il fumetto, come mai ho sentito la necessità di una laurea in geologia? Perché mia mamma, pittrice, mi ha sempre messo in guardia dall’affidarsi alle arti, per campare. Poi, fortunatamente, è andata bene e ho potuto lasciare la parentesi geologica.


Il n. 2 di "Spot", libretto della Comic Art voluto dal grande Rinaldo Traini, sul quale esordì Ortolani. Qui è allegato a "Horror".


DW - Sei conosciuto principalmente per il personaggio di Rat-Man, di cui hai pubblicato la prima storia su "Spot", supplemento trimestrale del mensile "L'Eternauta" dedicato agli esordienti. Nello stesso periodo hai collaborato con riviste e fanzine tra cui la celeberrima "Made in Usa". Che cosa ricordi di quei tempi e cosa ti è rimasto di quell'esperienza?

LO - Ricordo poco, nel senso che ero sempre in casa a disegnare, andavo pochissimo alle fiere del fumetto, solo a Lucca, per dire. Ma ricordo sempre con piacere gli amici con cui ho iniziato, i fondatori di "Made in Usa", che mi hanno permesso di arrivare all’attenzione dei lettori. E appena posso, ci vediamo. Erano comunque anni belli, un po’ perché hai 24 anni e hai tutte le speranze e l’energia della giovinezza, un po’ perché si stavano muovendo alcune cose importanti, tipo l’inizio delle autoproduzioni o l’ascesa del fenomeno manga.


DW - Cosa pensi che abbiano lasciato queste pubblicazioni alle generazioni di fumettisti che sono venute in seguito?

LO - Dipende se le hanno lette o meno. Credo che se non le hanno comprate allora, i nuovi lettori nemmeno sappiano cosa siano. Questi ultimi devono alle fanzine i primi lavori degli autori che hanno successivamente apprezzato, quindi sono molto debitori a queste pubblicazioni, certamente, ma di riflesso.

L'inizio Rat-Man su "Spot" n. 2 (giugno 1990)


DW - Dopo la parentesi con Comic Art, Rat-Man è apparso in 12 albetti da 24 pagine, più uno Speciale Origini, editi dalla FoxTrot e poi dalle Edizioni Bande Dessinée. Che ricordi hai di quel periodo?

LO - Beh, ne ho, ma a parte che lavoravo già allora come un matto, occupandomi di tutta la filiera produttiva, non vorrei fare la figura del nonno che racconta dei tempi passati davanti al camino. Da solo.


DW - Ci sono stati momenti in cui hai pensato di non potercela fare?

LO - Mai. Sul serio. Non avevo il tempo, per pensarlo.

Una fine di Rat-Man


DW - Con il passaggio del personaggio a Marvel Italia e a Panini Comics non sei stato più editore di te stesso, ma hai affidato il prodotto a una realtà esterna. Quali pregi e quali difetti hai trovato?

LO - E meno male. In questo modo sono stato libero di occuparmi del mio lavoro, che è quello di scrivere e disegnare le storie. Con Panini sono più di vent’anni che collaboro, quindi direi che, qualche inciampo a parte, mi sono trovato bene, con reciproca soddisfazione. Al momento, con la crisi delle edicole, stiamo cercando nuovi assetti e nuovi equilibri, sia io come autore, che loro come casa editrice.


DW - In Panini il tuo tramite con gli editori è stato Andrea Plazzi. Visto che hai con lui un rapporto privilegiato, puoi raccontare un aneddoto su questo gigante (in tutti i sensi) della cultura a fumetto italiana?

LO - Andrea è incredibile per la quantità di cose che conosce. Dopo anni che ci frequentavamo, fa una telefonata in inglese con una persona del fumetto americana, poi, parlando, mi rivela che in realtà la sua prima lingua straniera è il francese. E che ha conosciuto Marjane Satrapi. Andrea è così. Tira fuori queste cose, come se fossero cose che succedono tutti i giorni. Tipo la volta che, a una festa in America, Ed Brubaker gli ha vomitato sulle scarpe.

La vera fine di Rat-Man?


DW - Nel corso della tua storia editoriale sono state pubblicate cinque testate che raccolgono le storie di Rat-Man, character che è stato anche protagonista di una serie animata composta da 52 episodi lunghi 13 minuti ciascuno. Come ti spieghi il successo del personaggio?

LO - Un successo non si spiega mai completamente. Ci sono elementi che sfuggono sempre, altrimenti sarebbe semplice replicarlo ogni volta. Alcuni di questi saranno sicuramente l’umorismo e la bontà delle storie, ma sicuramente c’è qualcosa di più, che però non so cosa sia.


DW - Perché dopo 30 anni hai deciso di porre fine a Rat-Man?

LO - Perché la sua storia era finita. Lo avevo sempre detto, che sarebbe finita.

Il cartone animato di Rat-Man


DW - Sei conosciuto prevalentemente come autore completo. Non hai mai pensato di affidare le tue sceneggiature ad altri disegnatori?

LO - Mi è successo una volta, per una miniserie scritta insieme ad Ade Capone, ma poi vado sempre a fare le pulci ai disegni, non sono completamente soddisfatto, perché ho una visione mia, per cui ho smesso e preferisco fare tutto da solo.


DW - Nella tua vastissima produzione sono presenti, oltre alle storie di Rat-Man, strisce e parodie di film e di opere letterarie, e a fumetti. Quali degli ambiti esplorati ti diverte di più e in base a cosa ti dedichi all'uno piuttosto che all'altro?

LO - Lo hai detto tu: decide tutto il divertimento. Se una cosa mi sembra divertente, la faccio, altrimenti mi risparmio la fatica e faccio altro. Principalmente, la fonte mia del divertimento sono i film.

Leo Ortolani e la passione pel cinema (da Cinemah presenta: buio in sala)


DW - Sono famose le recensioni cinematografiche grafiche, dapprima ospitate sul tuo blog personale e in seguito raccolte nel 2016 da Bao nel volume CineMAH presenta: Il buio in salaQuesto mi dà lo spunto per chiederti: quali sono i generi cinematografici prediletti da Leo Ortolani e perché?

LO - Non ho generi preferiti. A me importa che un film sia un buon film, poi può essere una piccola commedia intimista o un gigantesco e spettacolare film di mostri. Vedo davvero di tutto.


DW - Oltre a Jack Kirby, di cui sei riconosciuto come uno degli eredi, quali sono gli artisti che ti ispirano?

LO - Tutti quanti. Cerco di osservare il più possibile cosa fanno gli altri e come lo fanno, soprattutto se quello che hanno fatto è stato fatto bene, oppure non ha avuto successo e allora cerco di capire dove hanno sbagliato. Tutti mi influenzano, ma nel nostro mestiere dovrebbe essere così per ognuno di noi.

Nelle vene di Rat-Man scorre sangue kirbyano!



DW - Sei un disegnatore metodico che lavora a orari stabiliti, oppure sei uno di quelli che si alza di notte a disegnare perché ti è venuta l’ispirazione?

LO - Di notte, dormo. Al più, se mi viene in mente una gag, me la segno! Con una famiglia, ho poco da fare l’artista genio e sregolatezza. Devo concentrarmi e lavorare nei momenti in cui lo fanno tutti i lavoratori di questo mondo. Poi, può capitare che le mie attività proseguano anche dopo cena, per chiudere alcune cose e poterne iniziare altre, il giorno dopo. Diciamo che sono un lavoratore inarrestabile.


DW - Come si svolge la tua giornata tipo?

LO - Mi alzo per mandare a scuola le figlie, poi vado in studio e lì faccio quel che c’è da fare, fino alle 18-18:30, orario in cui rientro. Come detto prima, a volte, dopo cena, dopo che le bimbe sono andate a dormire, proseguo per completare del lavoro, solitamente disegni.




Variant cover di C'è spazio per tutti: Rat-Man in orbita!

DW - Quanto di te è presente nel tuo lavoro?

LO - Be’, lo faccio io, quindi tanto!


DW - Quanto di quello che ti circonda?

LO - Anche quello, ci finisce dentro, è inevitabile.


DW - E quanto c'è di inventato?

LO - Molto anche di questo. Perché anche se utilizzo materiale che proviene dalla vita vissuta, va comunque prima trattato.


DW - Quali fonti usi per documentarti?

LO - Quelle di cui ho bisogno. Per il volume C'è spazio per tutti, ho utilizzato moltissimo i video, gli articoli e tutto quello che ho trovato in rete sull’argomento. Ho preso una seconda laurea in ingegneria aerospaziale!


Copertina regular di C'è spazio per tutti


DW - Oltre ai libri e ai fumetti che sicuramente userai per documentarti, quali altre letture fai?

LO - Mi piace leggere libri di narrativa contemporanea. Al momento, sto leggendo Quel che resta del giorno, di cui anni fa avevo visto il film, ma il libro offre senza dubbio una prospettiva più intensa.


DW - È nota tra gli appassionati la tua collaborazione con tuo fratello Lorenzo. In cosa consiste? Vuoi parlarcene?

LO - Lorenzo, in arte “Larry”, è il mio colorista ufficiale. Siccome è bravissimo, lo incarico di colorare le cover dei miei albi/libri e quando ha tempo, gli interni. Ha uno stile che ben si addice al mio tipo di narrazione a fumetti. Purtroppo, lavorando con una precisione e una intensità altissime, non è velocissimo, ma il risultato è sempre spettacolare.

Poster bonelliano di Ortolani (2011)


DW - Da professionista ormai affermato che consigli daresti a chi si volesse affacciare al mondo del fumetto?

LO - Di non sporgersi, che poi cade. E poi di fare bene attenzione a due cose. Se non hai una passione bruciante, a cui sacrifichi pure te stesso, lascia perdere il fumetto, perché ti chiede esattamente quello: te stesso. E infine, rispetta gli accordi e le scadenze. Non importa cosa ti possa capitare nella vita, rispetta le scadenze o sei fuori dai giochi.


DW - A cosa stai lavorando attualmente?

LO - A un volume per Bao Publishing che si intitola Cinzia, dedicato alla figura della transessuale bionda, stavolta completamente staccata dal mondo di Rat-Man.


Cinzia!



DW - C'è una domanda che non ti è stata fatta alla quale vorresti rispondere?

LO - Sei stanco? Oggi sì, ho dormito solo quattro ore. Ma pazienza, mi riposerò quando sarò vecchio.


a cura di Elio Marracci

N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli artisti su Interviste & News!

P.S. di Francesco Manetti - Elio, con questa intervista, ci ha fatto un regalo immenso, perchè noi ex di "Collezionare" e di "Dime Press" siamo da decenni fan sfegatati di Ortolani, sia per la sua arte, sia per il nostro identico percorso fanzinesco iniziale: anni fa Leo fu anche ospite della nostra fumetteria Mondi Paralleli per un incontro con i clienti/appassionati! Personalmente ho più volte "incrociato" la vita professionale di Ortolani: quando apparve per la prima volta Rat-Man, su "Spot" di Traini, cominciai a lavorare per la Comic Art, con "Horror", rivista curata da Boschi (che, pure lei, regalava "Spot"); inoltre, mentre "Spot" era l'allegato a fumetti della rivista "L'Eternauta", l'allegato trimestrale di critica fumettistica al mensile "Comic Art" si chiamava "Gertie", ed era fatto interamente (impaginazione compresa), dai ragazzi fiorentini di "Exploit Comics", con i quali già stavamo collaborando; infine, grazie a Boschi, capitò anche a me di lavorare per "Starcomìx" della Star Comics, con alcune rubriche non fumettistiche. C'è da dire che negli anni '80 e '90 la scena fumettistica toscana era davvero un fermento continuo di idee! (f.m.)

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