sabato 13 maggio 2017

UN QUARANTESIMO DI MILLENNIO DI "DIME PRESS" (1992 - 2017)

a cura di Giampiero Belardinelli, Daniele Bevilacqua, Moreno Burattini, Andrea "Kant" Cantucci, Saverio Ceri, Sergio Climinti, Francesco Manetti, Alessandro Monti, Angelo Palumbo, Filippo Pieri, Giuseppe Pollicelli e Stefano Priarone

Nell'aprile del 1992 uscì, datato maggio, il primo numero di "Dime Press", il "Magazzino Bonelliano" - edito dalla fiorentina Glamour International Production di Antonio Vianovi - che nacque dalle ceneri della fanzine "Collezionare" e che fu ideato e creato da Moreno Burattini, Saverio Ceri, Francesco Manetti e Alessandro Monti. Allo scoccare del venticinquennale i quattro fondatori hanno raccontato come vissero personalmente quell'esperienza e a loro si sono aggiunti i più assidui e valenti collaboratori dell'epoca, alcuni dei quali hanno continuato idealmente l'avventura fumettistica di "Dime Press" scrivendo regolarmente anche qui su "Dime Web".
Leggendo questi nostalgici e talvolta inediti ricordi (abbiamo chiesto a tutti gli articolisti di mandarci qualcosa di particolare o personale anche dal punto di vista grafico e ammirerete perciò delle vere e proprie "chicche", sia d'epoca, sia attuali) scoprirete, anche riflettendo su certe inevitabili "sovrapposizioni" nelle rievocazioni, come il vero collante di "Dime Press" e delle tante iniziative editoriali che la precedettero, l'affiancarono o la seguirono fu il "comune sentire" di un gruppo affiatato di giovani entusiasti; ancora oggi, pur incontrandosi solo saltuariamente di persona, i componenti di quella banda - ragazzi forse un po' "invecchiati" ma, grazie a Dio e al loro fisico bestiale, mai cresciuti! - sono ancora uniti, merito certo della "magia" delle moderne telecomunicazioni e dei social, ma soprattutto dell'immortale passione per la letteratura disegnata! (s.c. & f.m.)



Tanto tempo fa, in una mansarda lontana, lontana...


VENTICINQUE ANNI FA: LA CRITICA BONELLIANA AI TEMPI DI "DIME PRESS"
di Giampiero Belardinelli

Sono passati venticinque anni dall’uscita del primo numero di Dime Press, rivista cartacea edita da Glamour International Production di Antonio Vianovi. Un quarto di secolo in epoca moderna sembrano ancor di più perché i cambiamenti tecnologici hanno accelerato il passo come faceva il grande Mennea quando dava gli ultimi strappi prima di lanciarsi verso la vittoria. Dalla carta al Web, dalla macchina per scrivere ai personal computer ai tempi di Internet.Dime Press ha accompagnato il momento d’oro della critica italiana, e nella sua officina si sono forgiati tantissimi appassionati che, frequentando dei pari di notevole esperienza già allora, hanno acquisito dignità letteraria e una discreta popolarità nel piccolo mondo del criticismo nazionale. Una di queste persone uscite dall’officina artigianale di Dime Press è anche il soprascritto. Ho iniziato a leggere Dime Press verso la fine del 1992 quando, in occasione della Mostra zagoriana Un’avventura lunga trent’anni svoltasi a Firenze alla Fortezza da Basso, ho conosciuto Angelo Palumbo (in quel periodo già articolista con un pezzo fondamentale come Il Tex di Nolitta, Dime Press n. 2) e Moreno Burattini, autore e saggista agli inizi della sua carriera di sceneggiatore dello Spirito con la Scure. Di lì a pochi mesi, su invito di Moreno Burattini, ho iniziato a scrivere i primi pezzi e le prime recensioni che, sotto il controllo editoriale di Francesco Manetti e lo stesso Burattini, mi hanno insegnato come muovermi nel non facile settore della critica. Ricordo i miei pezzi cartacei battuti a macchina, e poi i floppy disk dopo l’avvento dei personal computer… È stato un periodo di grande fervore e di entusiasmo che mi ha portato a conoscere molte persone e diversi autori di notevole rilevanza della Sergio Bonelli Editore.A quegli anni devo una consapevolezza nella scrittura per me sconosciuta, una rinnovata fiducia nelle mie capacità e quindi la certezza di poter affrontare con cognizione di causa argomenti anche complessi con estrema chiarezza dialettica. La scrittura non è il mio mestiere ma il periodo di Dime Press mi ha impresso le stimmate dell’analisi critica e di questo non sarò mai grato abbastanza alle persone che, nel corso di questi anni, mi hanno insegnato qualcosa da poter poi insegnare a qualcun altro, come poi è effettivamente accaduto.


Giampiero Belardinelli a Milano col maestro Gallieno Ferri

Oggi, venticinque anni dopo, i miei interventi scritti sul Fumetto bonelliano sono molto radi, e ho spostato i miei non frequentissimi scritti su un blog di tecnologia incentrato sul rinnovato e innovativo mondo di Microsoft e del formidabile Windows 10 Universal. D’altronde ore e ore passate davanti agli schermi di un personal computer hanno forgiato questa mia parallela passione. È un po’ che manco da Dime Web, continuazione online della mitica Dime Press, e conto di tornare a breve, anche se, lo ammetto, sono un lettore molto più occasionale rispetto al Giampiero Belardinelli di qualche anno fa. Ma questo, come si suol dire, è un’altra storia…


MI RITORNA IN MENTE "DIME PRESS"
di Daniele Bevilacqua

Pensare che “Dime Press”, il glorioso magazzino tutto bonelliano, ricco di informazioni, approfondimenti e anticipazioni sulla factory di Via Buonarroti, abbia fatto il suo esordio un quarto di secolo fa, non può che farmi oggi un effetto del tutto peculiare, vuoi perché 25 anni sono un considerevole lasso di tempo sotto tutti i punti di vista, vuoi ancora di più perché sono stato tra i collaboratori più assidui di quella testata lungo la sua intera parabola editoriale, firmando difatti un articolo già dal secondo numero (settembre 1992). Il mio ingresso nel gruppo dei collaboratori storici fu invero quasi naturale, “automatico”, per i motivi che seguono. DP nasceva infatti sostanzialmente dagli sforzi e dalla determinazione di un gruppo di amici (Burattini – Manetti – Ceri – Monti) che, dopo avere dato vita alla fanzine “Collezionare” (organo del Club del Collezionista di Campi Bisenzio), si erano anche dati la briga di occuparsi di un inserto redazionale dedicato al fumetto popolare nelle pagine centrali del blasonato magazine di critica fumettistica “Exploit Comics” edito dal GAF di Firenze, fino a curare del tutto i contenuti degli ultimi due numeri (monografici) della celebre rivista toscana.


Daniele Bevilacqua al Forbidden Planet, nota fumetteria di Manhattan (2009)


Proprio in quel torno di tempo, siamo nel 1990, ero appena entrato in contatto epistolare con Moreno Burattini. Non ricordo se scrissi direttamente a “Exploit Comics” proponendomi come collaboratore oppure se all’indirizzo di “Collezionare” (di cui forse avevo reperito un paio di numeri in qualche fumetteria); ricordo bene però che all’una o all’altra redazione inviai d’accompagno alla mia missiva una lunga e dettagliata cronologia di Magnus, al tempo come oggi uno degli autori da me prediletti se non il più importante, che avevo compilato con non poca fatica e che avrei desiderato pubblicare su un periodico specializzato (non tanto per vana gloria quanto per condividerla con altri appassionati). Fatto sta che a rispondermi fu proprio Moreno Burattini, il quale aveva appena redatto anche lui una ricca cronologia magnusiana e che – ahimé - era già in corso di stampa per i tipi di “Il fumetto” (ANAF), l’altro consolidato caposaldo della critica fumettistica nostrana. Ricordo anche bene il suo rammarico per non esserci “incrociati” prima, perché altrimenti su Magnus avremmo potuto presentare un lavoro ancora più completo ed esaustivo a doppia firma… O almeno così cercò di consolarmi per l’occasione mancata.

Daniele Bevilacqua con il Maestro Ferri a Romics (Roma, 2009)


Daniele Bevilacqua (sx) con Giuseppe Pollicelli a Reggio Emilia nel 2012


Ciò non toglie che Moreno, al tempo provetto fanzinaro, notò qualcosa di buono in quello che scrivevo e/o in quello che avevo prodotto a titolo di esempio ed ebbe la buona creanza di arruolarmi da subito prima nel progetto “Exploit Comics”, da poco passato nelle mani del gruppo suddetto e dove, di fatto, a tutti gli effetti feci il mio esordio nel criticism fumettistico con un articolo sulle ragioni del successo di "Dylan Dog" (n. 50, giugno 1991), poi in quello ancora in fieri (e rigorosamente top secret), sostenuto dalla vivace etichetta Glamour International Production di Antonio Vianovi e dedicato interamente a quella che lì a breve diventerà la Sergio Bonelli Editore. Del resto, se intorno a quel periodo avevo cominciato a interessarmi ad alcuni autori italiani (a cominciare da Magnus, Giardino e Serpieri li avrei col tempo collezionati e studiati praticamente tutti), più che a serie e personaggi, ero stato da sempre un affezionato lettore bonelliano (oltre che disneyano e pure diaboliko). Ero cresciuto soprattutto con "Zagor" e "Mister No", per ragioni anagrafiche e anche affettive, ma avevo altrettanto chiaro il resto dello storico parco-testate dell’Editore con i classici "Tex", "Il Piccolo Ranger", "Il Comandante Mark" e "La Storia del West" che a più riprese avevo letto e collezionato sin dalla più tenera età. Inoltre, compravo e leggevo puntualmente anche le nuove proposte che Bonelli mandava in edicola, prima "Martin Mystere" (1982) e "Dylan Dog" (1986), poi "Nick Raider" (1988) e "Nathan Never" (1991), quando, tra gli anni Ottanta e Novanta, ci fu da parte dell’editore milanese una significativa apertura ai generi “altri” oltre al western ("mystero", orrore, poliziesco e fantascienza), pur sempre in chiave multitematica e trasversale e col dovuto rispetto per i tradizionali codici narrativi di cui era alfiere dal secondo dopoguerra. Per questo accettai di buon grado di intraprendere e di seguire con sempre maggiore impegno e interesse il percorso della nuova rivista d’approfondimento bonelliano doc “dall’interno”.


Bevilacqua al "Museo Jacovitti" di Edgardo Colabelli (Roma - EUR, Torrino Mezzocammino, 2016)


Il mio primo scritto per “Dime Press” era una disamina delle fonti critiche su "Ken Parker": col senno di poi posso affermare che l’argomento trattato testimonia anche l’inizio del mio interesse, via via sempre più intenso, per la saggistica sul fumetto di lingua italiana (di cui mi vanto con malcelato orgoglio di essere oggi un fine conoscitore e un buon collezionista). Un interesse specifico per questa particolare materia che mi ha portato in seguito a occuparmi spesso di cronologie e bibliografie, pubblicando in varie sedi su autori e personaggi. Seguiranno poi diversi altri articoli, in genere disamine su argomenti di carattere generale, che mi hanno permesso di affinare il mio metodo di ricerca e analisi sui fumetti e di sviluppare un mio stile di scrittura. Nel fare ciò, comunque, ero anche abbastanza a mio agio, dal momento che parallelamente all’attività di ricerca e documentazione sui fumetti, ero assorbito notevolmente sul versante dei miei studi universitari parimenti interessanti, piacevoli e culturalmente validi. Ricordo che in genere gli argomenti da trattare li concordavo telefonicamente chiamando Burattini la sera a casa sua (credo di averlo incontrato per la prima volta di persona un po’ di tempo dopo in occasione di una qualche edizione di ExpoCartoon alla vecchia Fiera di Roma sulla Colombo). Invece, fu la redazione ad assegnarmi dal 1994 le recensioni di "Tex", finché nel 1998 gli incarichi vennero riassegnati per tutti e io ebbi quelle di "Martin Mystère" (che forse, da studente di archeologia, avrei preferito sin da principio). A “Dime Press” afferiva inoltre anche il mio caro amico Giuseppe Pollicelli che, però, io avevo avuto modo di conoscere grazie a un’altra collaborazione fanzinara che ci accomunava, quella con la prozine napoletana “Flex” (Tornado Press), di cui lui era una sorta di “corrispondente” da Roma. Fu invece sempre grazie a Moreno, che ci sospinse e ci convinse, che insieme a Giuseppe e a un altro nostro amico, Sergio Climinti, anche lui collaboratore di DP, qualche anno dopo, nacque lo “Zagor Club” (1997) e il suo organo ufficiale “Darkwood Monitor”, ma questa è un’altra storia… Inutile aggiungere che anche grazie alla mia collaborazione a “Dime Press” ho avuto l’opportunità di arrivare già dai primi anni Novanta a scrivere su altre importanti riviste di critica fumettistica come “Fumetto”, “Fumo di China” e “IF” e numerose altre collaborazioni sono nate in seguito per volumi, cataloghi di mostre, monografie. Numero dopo numero, sono trascorsi i mesi e gli anni e la collaborazione a "Dime Press" mi ha fatto buona compagnia durante tutto il periodo universitario, il servizio militare, gli anni della specializzazione e poi ancora più oltre fino alle soglie del matrimonio...


Daniele Bevilacqua con Giorgio Pedrazzi e Alvaro Zerboni, in casa di quest'ultimo (Ariccia, 2017)

Durante il servizio di leva, svolto prima come Allievo Ufficiale presso la “Scuola di Fanteria” in quel di Cesano di Roma, poi come Sottotenente di Complemento assegnato alla “Brigata Corazzata Ariete” in quel di Pordenone, essere un collaboratore di "Dime Press" si è persino rivelato utile... Almeno in una circostanza. Più in particolare, durante il corso da Allievo, per cercare di ammansire un mio Tenente istruttore particolarmente ostico e iracondo, vieppiù nei miei riguardi causa anche una mia certa sfrontatezza caratteriale (impossibile da reprimere da parte mia neppure in quell’ambiente massimamente austero e formale). Questo forsennato della marzialità aveva però un lato debole: era un fervente lettore bonelliano. Ciò si rivelò essere il suo tallone d’Achille. Ebbene, una volta gli recapitai alcune copie di “Dime Press” con dei miei pezzi e, dopo un’attenta lettura, al momento del fatale contrappello serale, anziché, come sempre, vomitarmi addosso una serie di indecorosi insulti (ovviamente da caserma), lasciata la mia camerata, dal buio del corridoio, mi gridò quasi compiaciuto: Bevilacqua… Lei scrive bene, complimenti..!. L’incredibile potere dei fumetti..! E soprattutto la fortuna di avere preso parte all’avventura editoriale e umana di “Dime Press”..!



CINQUE LUSTRI DI LUSTRO
di Moreno Burattini

Ancora oggi c'è chi la ricorda con nostalgia, "Dime Press". Quando l'editore, Antonio Vianovi, allestiva lo stand della sua Glamour a Lucca Comics o a Expocartoon a Roma (in altri tempi, per me indimenticabili), la gente veniva a frotte a vedere se fosse uscito il nuovo numero, e chiedeva per quando fosse previsto il successivo. E noi stessi, che quel numero lo stavamo preparando, sentivamo forte la pressione dell’attesa e l’entusiasmo dell’allestire il sommario. Io, Saverio Ceri e Francesco Manetti ci radunavamo nel retrobottega della nostra fumetteria, Mondi Paralleli, a Prato, e stabilivamo quale dovesse essere il personaggio a cui dedicare la copertina (e dunque quale il disegnatore da contattare perché la realizzasse), come suddividere gli articoli del dossier, a chi affidare le recensioni, a chi telefonare o a chi scrivere per le anticipazioni. Eravamo a caccia di scoop, e come tutti i predatori fiutavamo le prede. Che colpo poter pubblicare in anteprima alcune tavole del "Texone" di Magnus! Che colpo poter avere una cover firmata a quattro mani da Mike Mignola e Nicola Mari: una cover peraltro ricercatissima negli USA perché rappresenta la prima apparizione assoluta di Hellboy!
Ma facciamo un passo indietro. Dato che mi si chiede una testimonianza personale, ci tengo a dire che le fanzine non sono state un mezzo per arrivare altrove, ma una componente fondamentale del mio apprendistato, il modo con cui ho imparato e mi sono esercitato. Non ho mai collaborato con una fanzine o ideato una rivista sapendo che poi avrei abbandonato quel mondo una volta che fossi arrivato là dove volevo arrivare. Al contrario, sono sempre stato mosso dalla passione e ancora oggi mi capita di collaborare gratuitamente a delle riviste o a dei progetti, come si conviene al vero appassionato che non lavora per il lucro, ma per il piacere di darsi da fare, di realizzare qualcosa.



Moreno Burattini, maggio 2017, con le copie di Mondi Paralleli appena uscite, progetto nato su Dime Web, al quale il Primo Zagoriano ha collaborato con una succosa prefazione


Ho accennato a Mondi Paralleli. L'apertura di una fumetteria fu la logica conseguenza di una intensa attività di compravendita e scambio di fumetti che già da molti anni, praticamente fin da giovanissimi, io e alcuni amici facevamo partecipando con il nostro banco a varie mostre-mercato in Toscana e in altre zone d'Italia. Già dal 1990, infatti, con Alessandro Monti, Saverio Ceri e Francesco Manetti e con altri ragazzi, avevamo dato ufficialità legale a un Club che esisteva già da anni, il Club del Collezionista appunto, perché eravamo accomunati dalla stessa passione per i fumetti. Mettemmo insieme tutti i nostri albi doppioni, cominciammo a fare acquisti da persone che si volevano liberare di vecchi fumetti, e andavamo a vendere quel che non interessava, non per lucro ma per avere di che comprare ciò che invece di interessava. Il Club del Collezionista stampava anche una sua fanzine, appunto Collezionare. Crescendo, frequentando le mostre mercato e conoscendo tanti librai, decidemmo di provare ad aprire una nostra fumetteria anche noi. Alessandro Monti si defilò, preso da altri interessi (adesso è giornalista e storico accreditato), invece io, Ceri e Manetti mettemmo insieme un piccolo capitale, affittammo un negozio nel centro storico di Prato e a meta degli anni Novanta aprimmo appunto Mondi Paralleli. Ovviamente, io ero già molto impegnato con il mio lavoro di sceneggiatore e non potevo stare in negozio tutti i giorni, invece Saverio e Francesco ci lavoravano metà giornata ciascuno. A lungo sono stato presente tutti i sabati, e partecipavo alla gestione della libreria. Poi ho cominciato a lavorare a Milano, nella redazione Bonelli, e mi sono allontanato dal negozio. Prima ho ceduto la mia parte ai miei due soci, poi anche loro hanno venduto a loro volta, dedicandosi ad altri lavori (perché, evidentemente, serviva un impegno troppo pressante per chi aveva comunque altre attività). Mondi Paralleli esiste ancora, sono molto amico degli attuali proprietari, Roberto e Luca, e sento quella libreria come una figlia andata da sola per il mondo. È il tipo di negozio che aprirei ancora se cambiassi mestiere. Il bello della nostra fumetteria era che vi si trovava di tutto, non solo le novità alla moda. In certe fumetterie trovi solo i manga, o solo i supereroi. Da noi c'era l'antiquariato, c'erano i classici, si trovavano i fumetti di Magnus e quelli di Tintin, i Disney e i Bonelli, i francesi e gli americani, i saggi critici e le fanzine. Davvero cibo per tutti i gusti.


Moreno ad Albissola Comics, 30 aprile 2016: la presentazione del suo ultimo libro (non a fumetti)!


"Dime Press" fu la naturale evoluzione della fanzine "Collezionare", che entrò in crisi per eccesso di crescita: avevamo troppi abbonati e non eravamo organizzati per spedire a tutti le copie richieste, né per seguire il conto di chi pagava e chi no, per rispondere a tutte le lettere, per curare i nuovi numeri, andare in tipografia, gestire il magazzino e cosi via. Serviva una struttura da casa editrice che noi, poco più che ragazzi, e soltanto in quattro, non avevamo. L'editore Antonio Vianovi, che pubblicava la rivista "Glamour", ci mise a disposizione il suo marchio e la sua distribuzione e promise di pagarci se gli avessimo fatto una rivista. E noi, che con i miei amici già si pensava a una rivista specializzata tutta dedicata ai fumetti Bonelli, gli proponemmo "Dime Press". Inizialmente il nostro progetto aveva un nome in codice: "G.L.", le mitiche iniziali di Gian Luigi Bonelli. Ma ovviamente Dime Press era un nome molto più adatto, perché si riferiva alla stampa popolare a cui appartengono i fumetti bonelliani e giocava anche con il nome Daim Press che era il marchio della Bonelli molti anni fa. Andammo a incontrare Sergio Bonelli per parlargliene: lui fu d’accordo, anche se ci disse che Graziano Origa era già partito con un suo progetto, "Fumetti d’Italia", con cui ci saremmo trovati in concorrenza. La concorrenza in realtà non ci fu (anzi, collaborammo molto amichevolmente con Origa, io per primo). Sergio accettò di fornirci le notizie, le immagini e le anteprime che avremmo chiesto alla redazione e non volle mai metter bocca sui contenuti dei nostri articoli.
"Dime Press" trovò subito un grande riscontro di pubblico, perché ancora non c'erano le anticipazioni di Internet e noi facevamo interviste, pubblicavamo anteprime, stilavamo cronologie. Suscitammo molto entusiasmo e capimmo che una rivista come la nostra, prozine più che fanzine, era molto attesa dai lettori. A un certo punto, però, quando ho cominciato a lavorare per la Bonelli non più soltanto come sceneggiatore ma anche come redattore, e dunque mi sono trasferito a Milano, ho dovuto interrompere la collaborazione con la rivista, lasciando soli i miei amici di sempre. Non nego anche un mio certo imbarazzo precedente, per il conflitto di interessi che si creava allorché "Dime Press" commentava gli albi di "Zagor" che scrivevo io (ovviamente mai ho censurato o influenzato un giudizio o cercato una particolare vetrina per un mio lavoro). Anche Francesco e Saverio, piano piano, hanno rallentato il loro impegno con Vianovi, il quale alla fine si e trovato a fare la rivista con altri collaboratori, ma con meno entusiasmo di un tempo. Sugli ultimi numeri della rivista ho pubblicato le prime puntate di Occhi di Cielo, un fumetto sexy-western disegnato da Lola Airaghi che si è interrotto con la chiusura della testata e che è rimasto, purtroppo, incompleto. Magari se qualcuno ci restituisse le tavole originali potremmo finirlo...


Moreno Burattini con il suo Zagor!


Oggi che tutte le anticipazioni sono diffuse via Internet, una rivista come "Dime Press" andrebbe del tutto ripensata (avrei delle idee da proporre, in ogni caso). "Dime Web", blog straordinario che ne ha preso il posto su iniziativa di Ceri & Manetti, è uno strumento gestito in modo encomiabile ma non soddisfa, ovviamente, la voglia di carta di quelli come me. E se si facessero dei volumi che raccolgano gli articoli migliori? Io mi prenoto.


NON SO COSA CI FACCIO QUI… MA TUTTO COMINCIÒ COSÌ
di Andrea "Kant" Cantucci

Onestamente non so cosa ci faccio qui, dato che la mia collaborazione con "Dime Press" è stata limitatissima, ma ringrazio Francesco e Saverio per avermi chiesto un pezzo per questo anniversario, benché il mio apporto alla loro rivista cartacea sia stato così esiguo. Ciò che posso dire in proposito è che nel 1998 il mio buon amico Filippo Pieri mi chiese di disegnare per "Dime Press" una pagina auto-conclusiva che aveva sceneggiato. Era la parodia di un personaggio Bonelli perché la rivista si occupava della produzione di quella che, allora come oggi, era la principale editrice di fumetti italiana, che anch’io ben conoscevo come ogni appassionato.
Filippo aveva già realizzato qualche tavola simile con Tommaso Ferretti o con Matteo Piccinini e il primo personaggio che mi diede da disegnare fu la parodia di Nick Raider. Ci conoscevamo già da cinque o sei anni ma era la prima volta che lavoravamo a un fumetto insieme e, dato che "Dime Press" non aveva davvero una periodicità molto stretta, mi ricordo che passò un bel po’ di tempo prima che mi chiedesse un’altra pagina.
La seconda tavola che realizzammo, pensando di pubblicare anche quella su "Dime Press", fu una parodia di Mister No. Entrambe le volte mi chiese di inserire anche una caricatura di Sergio Bonelli in balia dei suoi personaggi. A quella ne seguì una di Magico Vento, anzi Magico Renzo (solo Filippo poteva avere l’incredibile idea di fare di un horror-western una parodia dei Promessi Sposi, sfruttando una così remota assonanza…).




Kant: caricatura di Sergio Bonelli (1998)



Kant: schizzi per Magico Renzo (2001)


Ma siccome nel frattempo cambiò la redazione della rivista, credo che fu pubblicata su "Dime Press" solo la prima delle nostre parodie. Le tavole successive, con altre che abbiamo realizzato dal 2012, sono state poi pubblicate per la prima volta su "Dime Web". Come le prime disegnate da Ferretti e Piccinini, erano sempre contrassegnate dalla sigla "D.I.M.E.", usata come un ironico acrostico per descrivere l’eroe parodiato di volta in volta. Tale divertissement era un po’ la cosa a cui Filippo teneva di più, perché pare fosse piaciuto alla redazione della rivista e inoltre era ciò che la identificava come una serie. Per riassumere le caratteristiche di ogni personaggio con parole che avessero quelle iniziali dovevamo sempre scervellarci un po’, nonostante ogni volta io gli dicessi che così non sarebbe stato facile riciclare le tavole in altre sedi… tanto è vero che quando le abbiamo ampliate per ripubblicarle sulla rivista "Sbam! Comics" si sono dovuti riscrivere tutti i titoli.
A ripensarci oggi, per quanto sia stata brevissima, la nostra su "Dime Press" fu una collaborazione fatidica che evidentemente funzionava abbastanza, visto che poi abbiamo realizzato insieme e pubblicato sul web vari altri fumetti, anche un po’ più lunghi e non solo d’ispirazione bonelliana, dai due nuovi episodi di Battista il Collezionista, che era stato creato da Moreno Burattini, alla serie altrettanto umoristica de "I Pirati della Magnesia", iniziata da Pieri e Ferretti con un altro titolo, fino a un racconto dalle ambizioni più poetiche come La Morte non è Niente. Allora come oggi, il modo in cui procediamo è rimasto lo stesso. Filippo mi porta la storia da disegnare, da lui sempre sceneggiata con meticolosa professionalità anche se si tratta di una singola tavola, e la rivediamo insieme di modo che posso dare anch’io qualche suggerimento, pur lasciando naturalmente a lui l’ultima parola definitiva sui testi così come io mi riservo l’ultima parola sui disegni.
E tutto è cominciato su "Dime Press"…


Kant: schizzo per la parodia di Mister No (2000)

Kant: schizzo per Mick Eraiser (1998)




25 ANNI DI "DIME PRESS", "DI CUI" 30 FORTUNATI
di Saverio Ceri

Quando Francesco Manetti, vera anima di "Dime Web", dato che si sobbarca almeno il 95% del lavoro che c’è dietro a questo blog, mi ha sottoposto l’idea di questo articolo a più mani per festeggiare i venticinque anni di "Dime Press", è stato inevitabile guardarsi indietro e più che a Dime Press a me è venuto naturale pensare a tutto quel periodo della mia vita che ho vissuto fianco a fianco a Francesco, a Moreno (Burattini), ad Alessandro (Monti) e a tanti altri appassionati di fumetti, e sono giunto a una semplice conclusione: sono stato un ragazzo fortunato. Sono stato fortunato perché esattamente trent’anni or sono, in un giorno di primavera del 1987, grazie all’amico Gabriele Ceretelli, conobbi i ragazzi del Club del Collezionista. La sede del club si trovava al primo piano di una vecchia casa sull’argine del fiume Bisenzio; era una piccola stanza arredata con mobili male assortiti ricolmi di fumetti e libri; quando eravamo in più di quattro cominciavamo a starci stretti, ma per me sedicenne era un luogo “magico”. Passavamo pomeriggi a parlare di fumetti, delle nostre collezioni, dei nostri autori preferiti e a pianificare il nuovo numero della fanzine che realizzavamo per i soci del club e non solo: "Collezionare". Il nucleo degli autori di "Dime Press" si formò in quegli anni tra quelle quattro mura. Decine sono gli aneddoti che si potrebbero raccontare di quel periodo, ma essendo "Dime Press" la testata da festeggiare, catapultiamoci in avanti veloce fino all’esordio del “Magazzino bonelliano”, sottotitolo della rivista da intendersi come l’italianizzazione un po’ desueta di magazine, ma non solo; attingevamo infatti a piene mani dal "magazzino" di idee che era la redazione di via Buonarroti, andando a pubblicare tavole in anteprima, foto curiose di Casa Castelli, dei viaggi di Sergio Bonelli o di eventi bonelliani, disegni inediti realizzati appositamente per noi o per mostre tenutesi nei quattro angoli del Belpaese e sconosciuti ai più, visto che Internet ancora non imperversava nelle nostre vite. In pratica realizzavamo la rivista che noi appassionati bonelliani avremmo voluto leggere, ma che fino a quel momento non c’era. Tutto questo fu reso possibile anche grazie al buon rapporto che l’editore Antonio Vianovi aveva costruito negli anni con la Sergio Bonelli Editore e alla stima di cui godeva, e gode, in tutto il comicdom, il nostro direttore responsabile dell’epoca, Gianni Brunoro.



Da sx a dx: Saverio Ceri, Alessandro Monti, Moreno Burattini e Francesco Cappelletti allo stand del GAF a Lucca '90. In bell'evidenza "Collezionare" ed "Exploit Comics": il Club del Collezionista e il GAF - con le redazioni di "Collezionare" ed "Exploit Comics" - si erano appena fusi. Poco dopo le due riviste avrebbero chiuso i battenti, dando vita a "Dime Press" e "If"!


Sul finire del 1991 "Dime Press" aveva ottenuto il "beneplacito" sia di Decio Canzio, sia dello stesso Sergio Bonelli. Era un venerdì. Già nel viaggio di ritorno in treno da Milano a Firenze, in piedi, Moreno Burattini, Francesco Cappelletti (altro collaboratore di "Collezionare"), Antonio Vianovi e io, fantasticavamo su quello che sarebbe stato bello leggere sulla futura testata, su cosa pubblicare, quali rubriche inserire e in che ordine, sulla grafica di copertina, sull’impaginazione, sul nome, che per noi avrebbe dovuto essere “G.L.”. Il nome cambiò, ma molte delle idee che giravano quel giorno, affinate poi in molte serate che seguirono a Casa Vianovi, o nel magazzino della Glamour - altro luogo “magico”, che meriterebbe di essere oggetto di un post di approfondimento - divennero realtà e ci servirono per confezionare quel primo mitico numero. Era incredibile vedere in anteprima, tenere tra le mani, e poter commentare tra di noi, le fotocopie delle prime strisce del Tex di Magnus, che sarebbe stato pubblicato solo quattro anni dopo, ma che era già leggenda in fase di realizzazione. Arrivò poi il giorno della presentazione, a Bologna, in occasione del primo anno della nuova sede del negozio di Alessandro Pastore, nostro distributore a livello nazionale per quel primo numero - che ho scoperto, abbastanza di recente, essere stato stampato in 25.000 copie: tutte vendute! Da lì partì la cavalcata di "Dime Press": l’anno successivo sul n. 4 pubblicammo inconsapevolmente in copertina la prima apparizione mondiale di Hellboy, frutto di un disegno a quattro mani realizzato da Mike Mignola, quell’anno ospite alla kermesse pratese (all’epoca la seconda o terza più importante a livello nazionale), e da Nicola Mari, etichettato allora come “il Mignola italiano”. Paradossalmente tra gli oltre ventisettemila fumetti che conta oggi la mia collezione, l’albo più prezioso è proprio quel quarto numero della nostra rivista, con l’improbabile Hellboy di colore grigio, venduto a lungo negli States a cifre intorno ai 1500 dollari. Vianovi, che decise in tipografia il pigmento da conferire al coprotagonista di quella cover, ovviamente non poteva sapere che Mignola lo aveva concepito con la pelle rossa, perché il personaggio non era ancora mai apparso. Nel 1994, l’ultimo fine settimana di aprile, come curatori di "Dime Press", fummo invitati alla biennale mostra di Lugano, in quell’occasione dedicata a Tex; in quei giorni conoscemmo decine di autori tra la Svizzera e una convention fumettistica a Cremona, dove ci fermammo al ritorno, e dove Ade Capone ci convinse a concretizzare un’idea che già ci frullava per la testa: aprire un negozio di fumetti. Mondi Paralleli, il nome della fumetteria, in realtà lo avevamo scelto anni prima tra almeno una dozzina di nomi che ci erano venuti in mente, come titolo per una testata gemella di "Collezionare", dedicata esclusivamente alla letteratura di fantascienza; quella fanzine non uscì mai, ma il nome rimasto inutilizzato calzava a pennello anche con quella nostra nuova attività. Con l’apertura del negozio la “redazione” di "Dime Press" trovò una nuova definitiva collocazione, in una stanzina ricavata con le scaffalature al suo interno.


Certaldo, 1992. Da sx a dx: Francesco Manetti, Moreno Burattini e Saverio Ceri (Foto: Monti)


Oggi Dime Press non esiste più da quasi un decennio, l’ultimo numero spillato di sole 32 pagine, uscì in sordina nell’estate del 2008, ma il nostro apporto alla testata si era esaurito nel 2000; dalle sue ceneri nel 2012 è nato questo blog. La fumetteria Mondi Paralleli da oltre vent’anni cresce i giovani appassionati di fumetto di Prato e dintorni e io… io non sono più un ragazzo, bensì un uomo fortunato, perché ho una moglie paziente la quale, a parte il peso dei fumetti che, a suo dire, prima o poi ci farà crollare la mansarda in camera da letto, mi sopporta e mi "supporta" nella mia passione, e due figli, che amano leggere libri e fumetti e, purtroppo, anche tentare di farli, i fumetti, consumando migliaia di fogli A4. Il “purtroppo” deriva dal fatto che i loro fumetti sono indirizzati a un unico lettore, cioè io, che prima o poi, dovrò leggere quelle migliaia di pagine.

P.S. In quei giorni a Lugano, è capitato più di una volta, a noi di "Dime Press", di trovarci al bar a ordinare il caffè. Quattro caffè di cui due lunghi, era la formula che Moreno usava abitualmente per ordinarli al banco. Allora sei caffè, ci rispondeva il barista. Come sei caffe? Quattro caffè! Due normali e due lunghi, eravamo costretti a precisare. L’incomprensione si ripeteva praticamente in tutti i bar di Lugano in cui chiedevamo il caffè. Alla fine decretammo che nella Svizzera italiana, o perlomeno a Lugano, non capiscono il “di cui”! Alla mostra successiva, in quel dell’Impruneta, sui colli fiorentini, raccontammo il curioso aneddoto un po’ a tutti i colleghi, tant’è che la curiosità di scoprire se anche in Italia avessero difficoltà a capire il “di cui” spinse noti bontemponi del mondo del fumetto, come Mauro Bruni e Alberto Becattini, a presentarsi all’unico bar che c’era nella piazza antistante il loggiato dove si teneva la manifestazione per testare il barista. Dopo varie richieste di caffè di cui uno corretto, di cui uno macchiato, di cui uno basso, di cui uno in tazza grande, etc., il poveruomo deve essersi sentito un po’ preso per i fondelli, e alla richiesta di tre caffè di cui un’acqua minerale… sbottò e ci mandò a quel paese (non all'Impruneta)!


In quattro a Lugano, "di cui" il Monti era dietro l'obbiettivo


SETTE ANNI IN "DIME PRESS"
di Sergio Climinti

Sono sempre stato un lettore di fumetti, con una predilezione per quelli di casa Bonelli, e l’incontro negli anni '80 con le riviste d’autore ("Métal Hurlant", "Totem", "L’Eternauta", "Comic Art", "Corto Maltese", "Orient Express"), che proponevano oltre alle tavole disegnate anche missive di lettori e interventi redazionali, contribuì ad avvicinarmi, nella seconda metà di quel decennio, alla critica fumettistica. All’epoca, nelle rare fumetterie, si potevano trovare oltre agli amati comic anche alcune fanzine scritte da appassionati. Fra queste, feci la conoscenza di "Collezionare", della quale acquistai un paio di numeri e successivamente il fondamentale speciale dedicato a Zagor, uscito nel 1990, opera di Burattini, Monti e Manetti, primo lavoro monografico su un personaggio che avessi letto. Due anni dopo, quello stesso staff di cultori, grazie alla Glamour International di Vianovi, pubblicò il primo numero di "Dime Press", rivista quadrimestrale dedicata interamente alla produzione bonelliana, fatta di anteprime, interviste, approfondimenti e recensioni. Non me ne lasciai sfuggire un numero. Fu in quel periodo che spinto da un entusiasmo condiviso con alcuni amici e conoscenti (tra i quali Giuseppe Pollicelli, vecchio amico nonostante la giovane età), insieme mettemmo in cantiere la fanzine "Kamikaze", che presentammo in un piccolo stand tutto nostro nell’edizione di Lucca 1993. Passammo quei giorni a occuparci unicamente di fumetti, monopolizzatori di ogni nostra conversazione. Incontrammo autori e disegnatori ma anche tanti estimatori e critici con i quali scambiare pareri e opinioni. Fu una sorta di ubriacatura, dalla quale uscimmo tutti stremati di fatica ma pienamente appagati. Purtroppo l’esperienza di "Kamikaze" si concluse presto, dopo appena quattro numeri e poco più di due anni di vita, ma la voglia di scrivere - in particolare recensioni - mi era rimasta. A questo provvide il buon Moreno Burattini, che nel frattempo avevo avuto modo di conoscere, il quale nell’Estate del 1994 mi propose di collaborare a "Dime Press". La rivista aveva aumentato il numero di pagine, il gruppo di personaggi bonelliani era nutrito e “Il giorno del giudizio”, ossia la rubrica dedicata alle recensioni degli albi a fumetto, aveva bisogno di collaboratori. Per me costituì, oltre che un piacere, anche un piccolo onore. Dopotutto, si trattava di collaborare per un gruppo di cultori dei quali apprezzavo il lavoro, sia passato che presente. Esordii sul numero 9 (gennaio 1995) con le recensioni degli albi di "Nick Raider," personaggio che rilevai da Giuseppe Pollicelli, reclutato in precedenza. Poi passai a "Ken Parker" e in seguito, lasciato "Nick Raider", mi furono affidati "Magico Vento" e "Gea", dei quali scrissi le recensioni dal primo numero fino alla chiusura della rivista, che fra avvicendamenti e varie pause avvenne nel 2004. In tutto, quasi sette anni. Grazie a questa mia partecipazione continuativa ho avuto modo di conoscere altri critici, con alcuni dei quali ho partecipato ad altri progetti e collaborazioni (lo Zagor Club, il "Ken Parker News", "Blue") e che periodicamente incontravo di persona alle mostre mercato. L’amicizia che ho stretto con alcuni di loro dura tuttora a distanza di anni, e di questo devo ringraziare il mio incontro con "Dime Press".


Sergio Climinti, in un recente scatto famigliare, intento a diffondere il Verbo presso le nuove generazioni!


AMARCORDIMEPRESS
di Francesco Manetti

Vi potrà sembrare strano ma, a distanza di un quarto di secolo, ho ricordi abbastanza confusi del periodo che avrebbe portato alla nascita di "Dime Press", il Magazzino Bonelliano… I primi anni Novanta furono fumettisticamente molto intensi per chi scrive: "Collezionare" e il Club del Collezionista, "Exploit Comics", "If" e il GAF, "Bhang" della MBP di Luciano "Max Bunker" Secchi, la Glamour, "Fumo di China", la collaborazione kinghiana col compianto Graziano Braschi, le tante cose per le riviste e i libri della Comic Art di Rinaldo Traini, le rubriche umoristiche per "Cattivik" della ACME di Silver, i lavori per la Star Comics con Luca Boschi, le riprese a TVL, le mostre come quelle di Prato e di Lucca alle quale prendevo attivamente parte come membro degli staff organizzativi (rispettivamente Metamedia e Immagine)... e mille altre simili iniziative, turbinano oggi tutte insieme nella mia testa, mescolate a nostalgie e rimpianti, a delusioni e umiliazioni.
Come "Dime Press" aveva ucciso e sepolto "Collezionare" nel momento della sua massima espansione, così la triste fine della nostra "Dime Press" (l'ultimo fascicolo curato e approvato dagli ideatori e fondatori della rivista fu il n. 24 del marzo del 2000, primo della nuova serie denominata "Duemila") e l'uscita burrascosa dalla Glamour di quello che restava della redazione originaria (io e Ceri) nella seconda parte del 2000 coincise con l'imminente mio quasi totale abbandono del comicdom, un allontanamento solo in parte volontario, un ritiro dettato quasi esclusivamente da necessità economiche e famigliari, un esilio che si sarebbe protratto per quasi un decennio, salvo sporadici flash su carta e in Rete (e le ultime lezioni alla Scuola Internazionale del Comics a Firenze), dalle Torri Gemelle alle Primavere Arabe.

Nell'estate del 2011 finalmente “rientrai nel giro”, grazie a Moreno Burattini, uno dei pochissimi amici sui quali ho potuto da sempre veramente contare, e alle introduzioni ai volumi bunkeriani della Mondadori (varie e prestigiose collane con le ristampe ragionate di "Alan Ford", "Kriminal" e "Satanik" che mi hanno tenuto impegnato per un lustro). Questo avvenimento chiave della mia maturità mi diede la necessaria spinta psicologica per ripartire – un CTRL-ALT-CANC, un reboot del sistema! - e per fondare insieme a Saverio Ceri (sodale, amico, fratello…) i "Quaderni Bonelliani" di "Dime Web" (dove in realtà io, di bonelliano, scrivo ultimamente ben poco); fatto quel passo è stato relativamente facile dar vita a tante altre nuove iniziative fumettistiche e non (il progetto "Mondi Paralleli" e quello top secret codename "Mondi Paralleli 2", i "Dylan Dog Index", gli articoli per "EreticaMente", per "Terra Insubre", etc.).



Francesco Manetti oggi (Berlino - Treptower Park, Sowjetisches Ehrenmal, dicembre 2016)


"Dime Press" era nata dalla nostra bruciante passione per l'esplosiva produzione della Via Buonarroti di allora. Millenovecentonovantuno: grandi storie dei classici sempiterni "Zagor", "Mister No" e "Tex", i meritatissimi successi di "Dylan Dog" e di "Martin Mystère", l'exploit pregno di aspettative di "Nick Raider" – con un certo Agente Alfa che aspettava subito dietro l'angolo! Nolitta, Villa, Ferri, Castelli, Toninelli, Nizzi, Sclavi & Co.: che gente  e che tempi! Antonio Vianovi (l'editore fiorentino della rivista, un Jack in the Box rodato sul fronte dell'erotismo d'autore e già lanciato sulla via del bonellismo con i suoi illustratissimi cataloghi) e Moreno Burattini (di cui si vaticinava già allora un grande futuro con la Scure) garantivano gli agganci in SBE, complice ovviamente la disponibilità e l'amicizia disinteressata (sottolineo disinteressata) dell'insostituibile, gigantesco Sergio, esquire: materiale illustrativo inedito, curiosità, tavole scartate, succose anticipazioni, interviste, confessioni, foto degli autori, reperti storici, etc. Sul tavolo di "Dime Press" piovevano cose straordinarie che allora, senza Internet, nessuno poteva aver visto se non andando nottetempo a frugare nei cassetti milanesi. Io mi sentivo davvero un eletto, un privilegiato, a poter ammirare in anticipo quelle meraviglie cartacee (indimenticabile fu avere fra le mani al n. 38, in assoluta anteprima, le segretissime prime tavole originali del "Texone" di Magnus, sulle quali scrissi un pezzo di colore, ancora oggi citato in tutte le cronologie dell'opera del Raviola) e provavo un enorme orgoglio a lavorare sopra a quel materiale grezzo, a decidere la scaletta del numero successivo, a fare il montaggio delle pagine, a correggere le bozze, a vedere prima di tutti l'ennesima stupefacente copertina che i disegnatori facevano a gara per realizzarci… E poi che bello gestire i contatti con i nostri collaboratori in tutta Italia (per telefono o per posta, e solo più tardi via e-mail), e la gioia di andare in tipografia a seguire i lavori in corso, e il tripudio quando finalmente sfogliavamo le prime copie dell'ultimo numero, che esibivamo fieri alle mostre. Un paio di volte ci recammo addirittura a Lugano, ospiti di Inovafumetto, portando "Dime Press" oltre i patrii confini!
Mi ricordo, a cavallo fra il 1991 e il 1992, le nottate passate a Firenze in Via Doni, nella casa-redazione di Antonio “Glamour” Vianovi, o nel magazzino e sancta sanctorum della casa editrice, per creare quell'oggetto che oggi ancora in tanti ci invidiano e rimpiangono, nonostante la Rete – per decidere quali appuntamenti fissi ci sarebbero stati… Nacquero proprio in quelle serate le storiche rubriche – come "Bonelli News", "Il Giorno del Giudizio", "Diamo i Numeri" - che tuttora 
(seppur in forma diversa) seguite su "Dime Web".


Francesco Manetti oggi (Berlino - Zentralflughafen Tempelhof, dicembre 2016)

Imitando Moreno, che nel 1989 si era robotizzato per primo nel nostro gruppo, 
agli albori di "Dime Press" avevo comprato nel 1991 il mio primo PC (un Olidata, con processore 386, con 40 mega di hard disk e con monitor monocromatico a tubo catodico... un bestione pesante, lento e incolore che funzionava non con l'MS, troppo facile!, ma con il DR-DOS), perché i miei incarichi come (modestissimo) traduttore di fumetti americani presso Rinaldo Traini erano talmente aumentati che non riuscivo più a starci dietro con la sola macchina da scrivere, soprattutto per le correzioni; sul computer, che costò una follia e che i miei genitori accolsero in casa come fosse un ET, gestivo i file col Norton Commander, usavo WordStar per battere i miei lavori e macinavo carta con una stampante ad aghi che oggi farebbe ridere i polli... Preistoria dell'informatica casalinga: quando andavo nelle botteghe di fotocomposizione mi sembrava quasi di entrare alla NASA, ammirando i "mostri" che già allora quei professionisti usavano, con il meglio dei programmi di impaginazione (Aldus PM, XPress...), per montare le pagine e le copertine di "Dime Press"!
Tony Newstreet - come Vianovi talvolta si firmava usando un nomignolo inventato da Alberto Becattini, esperto disneyano nonché professore di inglese - cambiava tipografia, battitura e fotocomposizione praticamente ogni due numeri, affidando giustamente il lavoro a chi gli faceva l'offerta migliore, e mi ricordo che una volta una parte della tiratura, mi pare del n. 2, andai a prenderla io – per non so quale problema – a San Casciano in Val di Pesa (se non sbaglio alla storica Tipografia Stianti, che da anni è stata abbattuta per far posto a moderni condomini), con la mia Polo tinta acquamarina, e la portai al magazzino della Glamour a Firenze, attraversando al tramonto quelli che sono fra i più bei panorami di campagna che la Toscana possa sfoggiare.
E poi la posta. La curavo già ai tempi di "Collezionare" e mi arrogai l'incarico anche per "Dime Press". Fumino e portato agli scontri e alle incazzature (come può testimoniare anche il carissimo Pollicelli) lo sono sempre stato e forse quella di acconsentire ad affidare a me quella rubrica non fu una scelta felice della redazione! Come se un negoziante permettesse di prendere a calci i clienti dal suo socio! Vabbè...
Un souvenir di quei tempi che ancor oggi conservo nel cuore fu il mio colloquio privato con Sergio Bonelli a Milano dal quale nacque un mio articolo sulla trasferta africana di Mister No; l'editore mi regalò alcune sue foto scattate ad Agadès, con il celebre "torracchione"; una di quelle, con la lettera d'accompagnamento, è rimasta sempre appesa a casa mia (mi ha seguito, come il guscio la chiocciola, in quattro case diverse). 



Francesco Manetti oggi, veloce di mano e con il coltello (Prato, Halloween 2016)


Venne poi il periodo di "Dime Press" c/o Mondi Paralleli: 18/20 mesi dopo l'apertura della nostra fumetteria pratese (da noi inaugurata nel febbraio 1995 e tuttora esistente, nelle capaci mani di Roberto Mannelli e Luca Squillante) la redazione fu spostata lì, in Via Ser Lapo Mazzei (forse era la fine del 1996), in uno spazio isolato dalla superficie del negozio riservata alla clientela, un rettangolo chiuso da due armadi metallici e da una tenda nera con un bel Mickey Mouse dipinto a mano da Chiara Cirri, la compagna del Ceri. Erano ormai passati gli anni pionieristici dei PC a carburo e anche noi adesso potevamo lavorare su uno di quei “mostri” da fotocomposizione, veloce, potente, con lo scanner, il lettore per i dischi Zip da 100 mega, etc. Ci sembrava a quei tempi di essere sull'Enterprise, quando oggi, con quell'affare lì, ci sembrerebbe di essere al volante di una Trabant! I clienti più bonelliani potevano affacciarsi in redazione semplicemente scostando la tenda, tipo peep-show, e a volte, nei lunghi pomeriggi invernali, mi trovavano al lavoro sulle bozze del numero successivo oppure sulla mia ultima recensione.
In quell'epoca fu comunque Saverio quello che più si spese per la rivista, facendo le ore piccole in negozio talvolta da solo: lui che aveva disegnato il primo classico logo, quello dylandogghiano (oggi trasferito con minime mutazioni su "Dime Web"), cambiò completamente la grafica di "Dime Press", rendendola più asciutta, accattivante e leggibile: il n. 15 del marzo 1997 fu il primo a essere partorito a Prato – città nella quale mi ero trasferito da poco, venendo dalla provincia fiorentina - città oggi, ahimé, del tutto irriconoscibile, laboratorio di un mad doctor della globalizzazione incontrollata…
Anni pienissimi, quelli, tanto che, nel 1997, insieme ad Alessandro Monti e Mario Samori del Rifugio del Fumetto di Campi Bisenzio (che era stato il primo punto vendita di "Collezionare"), la fumetteria Mondi Paralleli aveva persino aperto Altri Mondi, una sorta di succursale... a Los Angeles come il TNT? No, a Signa, in provincia di Firenze! Quelli f
urono per me, da un punto di vista professionale, gli ultimi anni interessanti prima del “salto nel buio” del Duemila. Tempus fugit... 1998, 1999, 2000... Il vecchio millennio era agli sgoccioli e "Dime Press" diventava sempre più bella, sempre più curata, sempre più apprezzata e diffusa, resistendo gagliardamente ai primi assalti del Web pre-social... Ma il sottoscritto e Saverio, ormai non più ragazzini da paghetta e via, rimasti praticamente da soli a reggere tutta la baracca (insieme al negozio e alle nostre attività personali, anche extra-fumettistiche), pur impegnandoci ancora con tutto l'entusiasmo di quasi dieci anni prima, sentivamo che il lavoro che facevamo non era sufficientemente riconosciuto. Cercammo dunque altre strade, giocando d'azzardo, e rispolverammo il vecchio progetto "G.L.". Giocammo coraggiosamente questa mandrakata, ma perdemmo la scommessa... E perdemmo anche la nostra, cara "Dime Press". Non ne perdemmo però il bel ricordo, tatuaggio cerebrale indelebile: nove anni pieni con Lei furono un grosso, grasso matrimonio italiano!


Al lavoro su "Dime Web" (Prato, aprile 2017). A dx, proprio sotto un originale di "Kriminal", la foto di Bonelli col "torracchione" africano.



LA VERSIONE DEL MONTI, OVVERO IL METRO ALESSANDRINO
di Alessandro Monti

Sono quasi trent’anni che conosco Francesco Manetti; e sebbene gli impegni quotidiani e i fatti della vita ci impediscano di frequentarci, a distanza di tanto tempo ci teniamo ancora oggi in contatto. Per questo non me la sono sentita di negargli un mio contributo commemorativo dei venticinque anni di "Dime Press", il cui primo numero uscì per l’appunto nei primi giorni di aprile del 1992. Ho iniziato dicendo di Francesco, perché a mio avviso lui e Saverio Ceri furono le vere colonne portanti della rivista, che raccoglieva l’eredità ideale della vecchia "Collezionare"; non è un caso se, a distanza di diversi lustri, proprio loro abbiano rilanciato il vecchio progetto, adeguandolo ai tempi e ai mezzi di comunicazione di oggi, facendo nascere "Dime Web".
Francesco - per tutti noi “il Manetti” - l’avevamo conosciuto nel 1988; e qui offro una piccola curiosità inedita (direi quasi un documento storico, che ho ritrovato qualche giorno fa riordinando il garage): la risposta che diedi alla sua lettera di presentazione, con la quale ci offriva per la prima volta la sua collaborazione. La lettera è datata 11 febbraio 1988: col passare degli anni la partecipazione di Francesco si sarebbe rivelata fondamentale per le sorti della rivista e del nostro sodalizio. Poi però - e non ho bisogno di raccontarlo ai nostri venticinque lettori, che in altre occasioni avranno avuto modo di conoscere le vicende di quella leggendaria fanzine - l’esperienza di "Collezionare" si esaurì, per rinascere di lì a poco, come l’araba fenice, con la nuova testata e in una veste decisamente più professionale.





Qui e sopra: le due pagine della lettera di risposta di Alessandro Monti a Francesco Manetti, che fu così arruolato, agli inizi del 1988, nella ghenga di "Collezionare". Si fa riferimento anche a Simone Biagiotti, autore della "celebre" foto scattata nella "storica" mansarda pratese.


Per la scelta del nuovo marchio editoriale si svolse tra noi un vero e proprio concorso di idee. Ognuno propose una rosa di nomi possibili, tra i quali fu scelta la nuova testata: se non ricordo male (ma potrei sbagliarmi) "Dime Press" lo proposi proprio io, giocando sulla definizione della stampa popolare americana dell’Ottocento ma anche su un vecchio marchio editoriale (Daim Press) della Sergio Bonelli Editore. Il logo fu poi disegnato da Saverio Ceri. Non ricordo invece quale furono le testate scartate: non è escluso però che prima o poi qualche altro documento storico (la lista di nomi che avevamo stilato, per esempio) riemerga dalle profondità del mio garage, e in tal caso non mancherò di portarlo all’attenzione dei lettori.
Per quanto attivamente partecipe, sia in fase di progettazione sia di scrittura dei testi, il ruolo del sottoscritto alla vita di "Dime Press" fu in effetti abbastanza marginale, e anzi direi che la scelta del nome fu forse il mio apporto più significativo. Troppo impegnato dagli studi universitari, da mille lavoretti part-time e dai primi timidi passi nel mondo del giornalismo, non potevo dedicarmi come avrei voluto alla rivista, per la quale Francesco e Saverio svolsero nel corso degli anni la gran parte dell’ingrato lavoro redazionale.



Metà anni Ottanta, dall'archivio di Simone Biagiotti (uno dei fondatori di "Collezionare"). Moreno Burattini riceve nel suo "ufficio" di Campi Bisenzio (FI) Simone Biagiotti (impettito), Alessandro Monti (con due occhiali) e Cristiano Ricciarelli!

Inizialmente la redazione della rivista si ritrovava in una mansarda che avevamo affittato a Santa Maria a Colonica, estrema periferia del comune di Prato: è quella che si vede in una foto fin troppo conosciuta (dico questo con una certa dose di autoironia, ma in effetti è stata pubblicata più volte, sia in rete sia a stampa) che immortala il gruppo redazionale con il primo numero della rivista. Quella mansarda non durò a lungo, troppo oneroso era diventato pagarne l’affitto. Mentre Moreno Burattini (senz’altro la punta di diamante del vecchio gruppo di Collezionare) veniva sempre più assorbito dal fumetto “vero”, quello fatto di soggetti e sceneggiature, la “cucina” di "Dime Press" - come si dice in gergo giornalistico - finì per svolgersi in grandissima parte nel retrobottega della fumetteria Mondi Paralleli di Prato, che fungeva anche da recapito postale della redazione. Mi fermo qui, perché il resto è storia nota, e andrebbe a sovrapporsi a quanto viene raccontato nei contributi dei miei compagni d’avventura.
A distanza di un quarto di secolo non credo sia esagerato, o troppo immodesto, dire che "Dime Press" rappresentò, insieme a Fumo di China, una delle punte più alte del fanzinismo degli anni Novanta. Un fanzinismo non più ingenuo come quello degli anni Ottanta, dal quale si originava, e che si stava anche professionalizzando, ma che era destinato a scomparire di lì a qualche anno travolto dall’evoluzione dei nuovi mezzi di comunicazione. Che altro dire? Lunga vita a "Dime Web"!



Dall'archivio di Giuseppe Di Bernardo: Via dell'Anguillara, Firenze, 1994 ("casa" di Martin Mystère durante la trasferta italiana). Il gruppo di "Desdy Metus"! Da sx a dx: Jacopo Brandi, Andrea Polidori, Giuseppe Di Bernardo, Alessandro Monti e Graziano Galletti

Dieci anni dopo la foto precedente il Monti si sposa! È il 22 febbraio 2004: fra gli invitati mangiatori si notano a tavola Simone Biagiotti, Francesco Manetti, Moreno Burattini e Saverio Ceri (di spalle). In pratica, in un sol colpo, si sono riunite le redazioni di "Collezionare" e di "Dime Press"!


QUELLA SPORCA DOZZINA DI ANNI A "DIME PRESS"
di Angelo Palumbo

Ho iniziato a collaborare a "Dime Press" nel 1992. Avevo vent’anni. Era un periodo splendido per il fumetto bonelliano. Il successo di "Dylan Dog" aveva posto fine a una crisi di idee che negli anni Ottanta aveva colpito il fumetto popolare: di lì a poco l’Indagatore dell’incubo avrebbe perfino superato "Tex" nelle vendite. "Nathan Never" era esploso in edicola da pochi mesi e già era un personaggio di culto. "Zagor" si stava risollevando dopo anni di avventure non sempre coinvolgenti. In edicola debuttava, con insolita periodicità quadrimestrale, la "Zona X" di Alfredo Castelli, ed erano ancora vitali eroi come Mister No, il Comandante Mark e Nick Raider. All’epoca Internet era ancora un pianeta sconosciuto e non era facile per noi appassionati entrare in contatto con gli autori dei nostri amati fumetti, specialmente per chi come me vive in Puglia. I “fumettari” erano figure quasi leggendarie, sulle quali si potevano avere notizie grazie alle fanzine o alle rare pubblicazioni specialistiche che circolavano. Preziosissime erano le rubriche postali che Sergio Bonelli teneva da alcuni anni sulle sue testate. Grazie a quelle ero riuscito a mettermi in contatto con autori quali il compianto Ade Capone, Mauro Boselli e Moreno Burattini, che avevo molto apprezzato come nuovi sceneggiatori zagoriani. Non avevamo Internet, ma il telefono e la corrispondenza aiutavano a stringere amicizie intellettuali nel nome del fumetto ben prima dei social network. Mi era piaciuto molto il lavoro che Burattini svolgeva in parallelo come critico e saggista. Tante idee e considerazioni espresse nei suoi scritti le avevo condivise in tanti anni di letture bonelliane, perciò un giorno gli manifestai il desiderio di scrivere anch’io qualche articolo sui fumetti, magari proprio sulla fanzine "Collezionare", di cui Moreno si occupava.

Angelo Palumbo (seduto, a sx) con una buona fetta della redazione di "Dime Press" a Expocartoon (Roma, 1996). In alto, da sx a dx: Daniele Bevilacqua, Giampiero Belardinelli e Francesco Manetti. In basso, accanto a Palumbo, Moreno Burattini in maglietta e Giuseppe Pollicelli in camicia. Tutti hanno collaborato a questa rievocazione! La foto è stata remixata in 3D da Giampiero per l'occasione.


Lui mi rispose che la fanzine non esisteva più, ma dalle sue ceneri era nata una vera e propria rivista critica quadrimestrale (realizzata con Francesco Manetti, Alessandro Monti e Saverio Ceri), edita da Antonio Vianovi: "Dime Press – Magazzino Bonelliano". Mi spedì il primo numero, dedicato ai dieci anni di "Martin Mystère". Era bellissimo: non avevo mai visto nulla del genere. Moreno mi invitò a studiare il taglio della rivista per poi proporre qualche articolo sui personaggi su cui mi sentivo ferrato. Io scelsi un pezzo non proprio facile per un aspirante collaboratore: un’analisi critica delle avventure di Tex scritte in forma anonima da Guido Nolitta alias Sergio Bonelli. All’epoca erano in pochi a sapere che dal 1976 al 1984 l’editore aveva affiancato il padre realizzando storie spesso bellissime: era praticamente un "segreto di bottega" e non si sapeva con precisione quali fossero le avventure da lui realizzate ("TuttoTex" non le aveva ancora ristampate con i credit giusti). L’idea di svelare il mistero piacque a Moreno, che mi diede una grossa mano in fase di stesura, inviandomi un elenco delle avventure fornito da una fanzine (che poi emendammo grazie a Sergio Bonelli), e infine intervenendo a livello di editing. L’articolo, uscito sul numero 2 della rivista, fu molto apprezzato e addirittura citato su tutte le bibliografie texiane realizzate negli anni successivi. A quel punto ero ufficialmente arruolato nello staff dei collaboratori: ogni quattro mesi proponevo articoli da realizzare, ma altre volte era la stessa redazione che mi affidava pezzi da inserire nei corposi dossier che la rivista presentava. Per diversi anni mi furono assegnate anche le recensioni degli albi di "Zagor" per la rubrica “Il giorno del giudizio”. Lavorare per "Dime Press" era impegnativo ma entusiasmante. Gli iniziali interventi redazionali sui miei pezzi mi insegnarono a scrivere in maniera chiara e precisa, a ricercare nelle avventure che leggevo i riferimenti letterari e cinematografici, a maturare obiettività di giudizio. Erano gli anni faticosi ma spensierati dell’Università e io mi dividevo fra gli esami e l’attività critica. I primi articoli li scrissi a macchina, poi nel 1995 ebbi il mio primo computer (un Macintosh Classic) e spedivo in redazione i file su floppy disk. Gli ultimi due articoli, invece, li ho inviati via mail. Ho collaborato assiduamente alla rivista fino al numero 23, cioè il primo della nuova serie (marzo 2000). Tra i lavori che ricordo con maggiore orgoglio c'è quello su Tex & Company, ovvero i cartoni semi-animati dedicati negli anni Ottanta agli eroi bonelliani; poi un lungo articolo sulle canzoncine di Cico (scritto con l'aiuto di Moreno) e un malizioso pezzo sulle sensuali figure femminili di Berardi & Milazzo. Ma sono particolarmente fiero anche dei contributi dati ai dossier dedicati a Zagor, Tex, Mister No, Zona X, il Comandante Mark, il Piccolo Ranger e Tiziano Sclavi.


Angelo Palumbo, 2017


Su "Dime Press" si sono fatti le ossa con me altri valenti collaboratori come Giampiero Belardinelli, Stefano Priarone, Giuseppe Pollicelli, Daniele Bevilacqua e Sergio Climinti. Era molto bello incontrarli alle mostre e alle kermesse fumettistiche. Certo, le nostre opinioni qualche volta non piacevano agli autori di fumetti, ma le critiche che esprimevamo erano sempre garbate, motivate e costruttive. Senza questa esperienza non avrei mai potuto realizzare i mitici "Index" su Zagor e Mister No, pubblicati da Paolo Ferriani. Poi è passata l'età spensierata dei vent'anni e il mio impegno su "Dime Press" si è progressivamente diradato. Ho iniziato a lavorare nella scuola, ho partecipato alla realizzazione di ben sei Index e stampato un romanzo, ho perso i capelli, mi sono sposato e sono diventato padre. Gli ultimi miei contributi per "Dime Press" sono comparsi sui numeri 6 e 9 (nuova serie), usciti rispettivamente nel 2002 e 2004, quando la rivista era ormai profondamente cambiata. Da alcuni anni non ho più il tempo e l'energia mentale per scrivere articoli sui fumetti, ma continuo a leggerli con immutata passione e sono stato felice quando ho saputo che "Dime Press" si era reincarnata nel Web. Con questo mio nuovo contributo mi unisco dunque a Francesco Manetti e agli altri amici fumettologi per festeggiare i venticinque anni di un'esperienza eccezionale.


TUTTA COLPA DI "DIME PRESS"!
di Filippo Pieri

Nel 1985 uscì su "Topolino" n. 1565 la prima storia a bivi, scritta da Bruno Concina e disegnata da Giorgio Cavazzano. La particolarità di questa storia è che nel corso del fumetto si devono effettuare delle scelte per proseguire nella narrazione, scelte che portano a sei finali differenti. Nel 1985 uscì anche il primo numero di "Collezionare", che in seguito diventerà una delle fanzine più conosciute d’Italia e dalla sue ceneri nascerà, a opera di alcuni autori della stessa fanzine - ovvero Burattini, Ceri, Manetti e Monti - "Dime Press", nel 1992. 
Cosa hanno in comune questi due eventi? È presto detto: come nella storia di "Topolino" mi sono imbattuto spesso nei ragazzi di "Collezionare", ma ogni volta ho scelto il bivio che mi allontanava da loro! Mia nonna infatti abitava vicino ai locali della parrocchia di San Martino a Campi Bisenzio (in provincia di Firenze) dove c’era la redazione di "Collezionare" e più di una volta ho pensato di fermarmi, ma alla fine non l’ho mai fatto. In altri bivi avremmo potuto incontrarci, come al Rifugio del Fumetto, un negozio di fumetti nel centro del paese, che probabilmente abbiamo frequentato sia io che loro, o alla mostra mercato del fumetto di Pratilia, dove ricordo di averli visti più volte; ma come al solito, non ci siamo parlati. Insomma la sliding door, il bivio delle possibilità, citato della storia di "Topolino", mi portava sempre in una direzione diversa da quella dei fondatori di "Dime Press"...


Filippo Pieri: non solo Bonelli! Nell'articolo il nostro Pieri fa riferimento anche alle sue prime sceneggiature che presentò a Moreno. Pieri ha ritrovato la prima (disegnata da Ferretti) con le correzioni originali di Moreno, correzioni che dopo oltre 25 anni Pieri ha realizzato, ottenendo questo risultato! 




Come in ogni storia che si rispetti a questo punto interviene il deus ex machina, ovvero l’evento che tenta di risolvere tutti gli intrecci. In questo caso fu mia mamma che, tornando dalla tabaccheria del “Buto” a Campi, mi disse che aveva avuto il numero di telefono di un ragazzo che faceva fumetti (ma non come te, in maniera professionale, mi disse) e al quale potevo portare i miei lavori. Naturalmente visto il mio carattere introverso, non avevo nessuna intenzione di chiamarlo. Sapevo bene quanti limiti avessero le storie, che facevo solo per il mio divertimento personale, e pensavo che non avrei retto una stroncatura totale dei miei lavori più che probabile.
Dopo un po’ di tempo però, mia mamma tornò alla carica e non avendo scuse pronte dovetti prendere il telefono a disco della SIP che avevamo in corridoio e comporre il numero. Non ricordo se dissi qualcosa di sensato, certamente avrò balbettato un po’ come mi capitava quando mi emozionavo. Burattini mi invitò a casa sua e io gli portai le mie sceneggiature. Erano piene di errori ma Moreno mi incoraggiò a continuare e mi regalò qualche numero di "Collezionare". In seguito sono diventato lettore di "Collezionare" prima e di "Dime Press" poi. Della fanzine ricordo che mi piacevano le anticipazioni dal mondo del fumetto di Saverio Ceri, rubrica che diventerà "Bonelli News" su "Dime Press". Era un epoca in cui Internet era ancora lontana e avere ghiotte anticipazioni sul proprio media preferito non era facile come può essere oggi. Mi ritrovavo molto anche nel personaggio di Moreno Burattini che era la mascotte della fanzine, Battista il Collezionista, forse perché ci accomuna il fatto di collezionare un po’ di tutto. Seguivo poi anche le altre rubriche come la "Quarta pagina" di Bruno Emanoritti (pseudonimo di Moreno Burattini), o "La biblioteca di Trantor" di Francesco Manetti. Tra i vari collaboratori di Collezionare mi piace ricordare anche Francesco Cappelletti, in seguito direttore editoriale di Comics & Dintorni che tenne a battesimo il mio primo albo a fumetti pubblicato, firmando l’editoriale, e Luciano Costarelli, disegnatore sia di Battista che di alcune storie di fantascienza scritte da Francesco Manetti. I due si sono in seguito ritrovati su "Dime Web", versione elettronica di "Dime Press", e hanno realizzato un bellissimo albo di fantascienza, grazie a una campagna di crowdfunding.
"Dime Press", di cui ricorrono appunto 25 anni dalla fondazione, era davvero una vera e propria rivista, ben confezionata e con tante rubriche interessanti. Tra i suoi punti di forza c’erano Il giorno del giudizio, dove venivano recensite tutte le uscite bonelliane, e la rubrica "Chi l’ha visto?", dove gli eroi bonelliani venivano interpretati da autori che non li avevano mai disegnati prima.



Filippo Pieri (a dx, col cappello pippesco) insieme al disegnatore Matteo Piccinini



Se anch’io ho cominciato a collaborare con "Dime Press" prima e con "Dime Web" poi fu per “colpa” di quei quattro. Di ritorno dal "Concorso per giovani autori" di Prato mi fermai presso Mondi Paralleli, la libreria di fumetti gestita a quel tempo da Burattini, Ceri & Manetti (la stessa che ha in qualche modo ispirato il nome del fumetto omonimo di Manetti & Costarelli di cui parlavo prima). Ceri era dietro il bancone che serviva dei clienti e Manetti, che invece era libero, volle vedere i miei fumetti. Se fai qualcosa in tema con la Bonelli, potremmo pubblicarlo su Dime Press, vero Saverio? mi disse. Nacquero così le miei parodie simil-bonelliane che ancora adesso vengono pubblicate ogni due mesi su "Sbam! Comics".
Insomma io a "Dime Press" gli ho voluto bene e devo dire che ancora oggi, dopo tanti anni, un po’ mi manca.


SI RECENSIVA DA PROFESSIONISTI
di Giuseppe Pollicelli

La collaborazione con “Dime Press” ha significato per me una cosa ben precisa, che spiegherò più avanti. Intanto posso dire che il mio ruolo di articolista per il magazine bonelliano ha avuto inizio nel maggio del 1993, quando sul quarto numero della rivista ho pubblicato un lungo intervento dal titolo Bonellorum progressio. Il progresso scientifico nei fumetti bonelliani. Sicuramente vedere questo mio pezzo incastonato tra le pagine di quella che, essendo io all’epoca un consumatore onnivoro della produzione Bonelli, era una delle mie letture predilette, fu una grande emozione. A quei tempi avevo da poco compiuto diciannove anni e solo qualche mese prima avevo lanciato, insieme a un gruppo di amici e conoscenti che condividevano con me la passione per il fumetto (uno di loro, Sergio Climinti, appartenente alla ristretta cerchia degli amici veri, sarebbe poi divenuto a sua volta una firma di “Dime Press” e nel 1997 avrebbe fondato con me e Daniele Bevilacqua lo Zagor Club), una fanzine intitolata “Kamikaze”, al cui interno si alternavano fumetti di esordienti e articoli di approfondimento. Da un paio d’anni avevo inoltre cominciato a frequentare le mostre-mercato del fumetto, a partire da Lucca (e non potrò mai dimenticare la gioia assoluta provata girando per ore, la prima volta che vi ho messo piede, nel Palazzetto dello Sport della città toscana, dove la kermesse si svolgeva). Stavo insomma cercando di inserirmi nel piccolo mondo della critica fumettistica, ma avevo un ostacolo non indifferente da fronteggiare: la mia terribile timidezza.



Giuseppe Pollicelli con alle sue spalle Sergio Climinti, a ExpoCartoon (Roma, 1997)


Rammento che, a Lucca o a Prato o altrove, osservavo da lontano lo stand della Glamour International Production di Antonio Vianovi, l’editore fiorentino di “Dime Press” (e prima ancora della rivista erotica “Glamour International Magazine” e degli stupendi Glamour Book), e vi vedevo chiacchierare tra di loro persone che per me, divoratore di qualunque testata desse spazio all’analisi critica dei comics, erano una sorta di miti viventi: Gianni Brunoro, Luca Boschi, Leonardo Gori, Alberto Becattini, Moreno Burattini, Francesco Manetti… Solo che non avevo il coraggio di avvicinarmi e di rivolgere loro la parola, nel timore di disturbarli. Rammento infatti che l’avvio della collaborazione con “Dime Press”, benché nel frattempo - precisamente nel 1992 - avessi già conosciuto di persona Moreno Burattini (ma questa è una storia che racconterò in un’altra occasione), avvenne per via epistolare. Io, cioè, tramite lettera cartacea (anche perché all’epoca non ne esistevano di altri tipi), proposi a qualcuno della redazione - forse proprio a Burattini - il mio pezzo sui personaggi bonelliani e il progresso scientifico, che venne subito accettato.



Romics, 2002. Alle destra di Giuseppe Pollicelli (in maglia blu) si riconoscono Giorgio Pedrazzi, Francesco Coniglio e Luca Raffaelli


Su “Dime Press” credo di avere pubblicato alcune tra le mie migliori disamine dedicate al fumetto, poi in gran parte raccolte nel libro “Bonelli & dintorni”, edito nel 2000 dallo Zagor Club e firmato con Daniele Bevilacqua. Per esempio un confronto tra la poetica di Alfredo Castelli e quella di Tiziano Sclavi, citato anche da Luca Raffaelli nell’introduzione al volume su Martin Mystère dei Classici del Fumetto di Repubblica. Oppure gli articoli sulla sorte editoriale di "Mister No", che diedero vita a un proficuo dibattito con Stefano Priarone sulla contemporaneità e il postmoderno. O ancora un breve saggio sull’arte di Ivo Milazzo. Da un certo momento in poi mi sono anche continuativamente occupato delle recensioni di alcune collane bonelliane, passando da una all’altra: se la memoria non mi inganna, "Tex", "Dylan Dog" e "Nick Raider". A questo proposito, non posso non ricordare che Claudio Chiaverotti si offese a morte (e forse non aveva proprio tutti i torti) quando definii una qualche soluzione narrativa presente in una storia dell’Indagatore dell’Incubo da lui sceneggiata - non rammento più quale - un’offesa all’intelligenza. Un episodio che rievoco per dimostrare la totale libertà espressiva concessa dalla redazione a chi scriveva su “Dime Press”, benché si potesse avere qualche buona ragione per tenersi cara la Bonelli, che al magazine garantiva un supporto concreto (in particolare fornendo di continuo notizie e immagini inedite con cui arricchire la rivista).


Da sx a dx: Pasquale Martello, Giuseppe Pollicelli, Moreno Burattini e Riccardo Corbò negli studi del TG3 Web (Roma, maggio 2012)

Reggio Emilia, 2012: ancora Pollicelli con Bevilacqua, i due quasi sommersi da fumetti e poster!


Devo dire che non ho mai ben capito perché a un certo punto “Dime Press” abbia interrotto le pubblicazioni. Forse ha pesato che i collaboratori più assidui (tra i quali meritano di essere citati pure Angelo Palumbo e Giampiero Belardinelli) avessero rarefatto, chi per un motivo e chi per l’altro, il proprio apporto, tant’è che a partire dalla seconda uscita della seconda serie, denominata “Dime Press Duemila”, il comitato redazionale mutò radicalmente. Sta di fatto che con il decimo numero della già citata seconda serie, datato luglio 2008, “Dime Press” chiuse i battenti. Ritengo peraltro che una pubblicazione omologa alla “Dime Press” di un tempo, pur trovandoci noi in era internettiana, avrebbe anche oggi un suo pubblico nemmeno troppo esiguo. E di certo funzionerebbe bene un suo corrispettivo telematico, cosa che il pur pregevole sito “Dime Web”, curato da Saverio Ceri e Francesco Manetti, non è. Ci vorrebbe però qualcuno che avesse tempo e passione sufficienti per sobbarcarsi un onere simile, di certo non leggero. E difatti sarebbe meglio se si trattasse di gente giovane, così come erano giovani, negli anni Novanta, gli artefici del “Dime Press” cartaceo. Evidentemente non c’è nessuno, in circolazione, con tali caratteristiche. Nelle nuove generazioni, chissà, lo spirito per simili, “folli” imprese è forse venuto meno. Pazienza. Restano comunque, tra prima e seconda serie, trentadue numeri del “Dime Press” targato Glamour a testimoniare una stagione indubbiamente felice tanto per la critica fumettistica quanto per il fumetto bonelliano.


Di nuovo i nostri Giuseppe Pollicelli (taglio classico) e Daniele Bevilacqua (vestito casualalla mostra di Reggio Emilia nel 2012

Guseppe Pollicelli con Alvaro Zerboni (Ariccia, aprile 2017)


Mi manca di dire cosa abbia rappresentato, per me, il debutto su “Dime Press” con quell’articolo sulle relazioni fra i personaggi della Bonelli e la scienza. È semplice: la consapevolezza di potermi esibire nello stesso campo da gioco dei miei idoli. Un mio pezzo, per capirci, poteva comparire accanto a quelli di Burattini o Manetti o Brunoro e poteva farlo senza sfigurare. “Dime Press” era ed è sempre rimasta una rivista amatoriale, è vero. Ma è grazie a lei che io, per la prima volta, mi sono sentito un professionista.



COME "DIME PRESS" HA ROVINATO (IN MEGLIO) LA MIA VITA
Le memorie dimepressine di Stefano Priarone

Quando è cominciato? Potremmo dire il 19 marzo 1994, dal mio primo incontro con Moreno Burattini a Lucca Comics.
Oppure, dall’ottobre dell’anno precedente, con la mia prima telefonata a Francesco Manetti.
In realtà forse il vero inizio del contagio è stato nel febbraio 1990, quando ho iniziato a leggere dello "Speciale Zagor" di "Collezionare", curato da Moreno con Alessandro Monti e Francesco Manetti.
Appena ne avevo letto sulle pagine di "Zagor" lo avevo subito mandato a prendere e mia mamma aveva aspettato alcuni giorni prima di darmelo (dovevo fare un compito in classe, per la cronaca andato bene, non ero un secchione, ma ero bravo). Letto insieme al cartonato della Comic Art con le prime dieci storie dell’Uomo Ragno di Stan Lee e Steve Ditko.





















Qua sopra: "Collezionare" n. 15 e "Dime Press n. 6 dove apparvero le prime lettere di Priarone alle due riviste


Il periodo fra l’estate del 1989 e il 1990 è stato cruciale per me nel mio approdo verso la “nerdosità” (o “nerditudine”): sono diventato al tempo stesso un lettore della Marvel e di fanzine, scoprendo autori come Frank Miller, John Byrne, Chris Claremont e Alan Moore, anche se ero comunque già abbastanza nerd, perché metallaro (ed ero cresciuto leggendo fumetti sin da piccolo).
Lo "Speciale Zagor", da vecchio fan del personaggio mi cattura e mi spinge a scrivere una lettera a "Collezionare", la prima da me scritta a una rivista, eccone un estratto: 
Lo speciale trasuda anche una diffusa malinconia: si avverte come il periodo d’oro zagoriano sia sempre più lontano. (..) A mio avviso Zagor ha ancora molte potenzialità non sfruttate. Ad esempio si potrebbero inserire nuovi disegnatori, come Roi, Casertano e Piccatto (..); trasferire Zagor in Centro e Sudamerica in una serie di storie collegate (come all’epoca di Libertà o morte); creare nuovi characters femminili (..); ridare vigore a Cico.
Non la cito soltanto per evidenziare come buona parte dei miei suggerimenti siano poi stati seguiti nel Rinascimento Zagoriano che sarebbe stato inaugurato pochi anni prima grazie all’avvento ai testi di Moreno e di Mauro Boselli, ma anche perché quella lettera è una sorta di mio “protoarticolo” di critica.
Due anni dopo arriva poi "Dime Press", rivista-albo dedicata alla Sergio Bonelli Editore, con al timone gli stessi autori dello "Speciale Zagor" più Saverio Ceri. Nel frattempo, Burattini è entrato nello staff di "Zagor", sono già uscite le sue prime storie, accolte molto bene dai vecchi fan zagoriani.





















Qua sopra: "Dime Press" n. 8 (dove apparve il primo articolo di Priarone) e n. 15 (dove apparve uno scambio con Toninelli)


È difficile raccontare cosa significasse una rivista-albo sulla Bonelli nell’era pre Internet: leggevi anteprime che non avresti potuto trovare altrove, interviste ad autori bonelliani (come una ad Alfredo Castelli con la descrizione della sua casa, e quando anni dopo ci sarei entrato anch’io mi sarebbe venuta in mente), recensioni degli ultimi albi, pin-up esclusive di autori bonelliani e non. E, soprattutto, esaustivi e interessantissimi articoli firmati dai Fondatori, dal direttore responsabile Gianni Brunoro (veterano della critica fumettistica già all’epoca, e il mese scorso in un pezzo su Galep ho citato una sua intervista al creatore grafico di Tex del 1977) e di nuovi acquisti come Giuseppe Pollicelli, Angelo Palumbo, Sergio Climinti, Daniele Bevilacqua.
Ogni numero era un piccolo evento, quasi inaspettato, visto che, pur essendo in teoria quadrimestrale, il “Magazzino bonelliano” (geniale sottotitolo che giocava sul significato italiano e inglese – magazine, rivista) appariva sempre inaspettatamente, in fumetteria. Come quando attendi una persona e sai già che ti apparirà di soppiatto, quando meno te lo aspetti.
A ottobre 1993 prendo il coraggio a quattro mani e telefono a Francesco Manetti (c’era il numero del fisso nella rubrica della posta), poco dopo scrivo la mia prima lettera a "Dime Press", esce sul numero 6 del febbraio 1994 (albo con in seconda di copertina Tex assieme a un’indianina sexy di Leone Frollo) con il titolo Da un amico della gloriosa Collezionare, nella quale, fra le altre cose, auspico uno “zagorone”, un albo gigante simile a quelli di "Tex", "Martin Mystère", "Dylan Dog" e "Nathan Never" (diciassette anni dopo sarei stato esaudito). 

Stefano Priarone con Gallieno Ferri e Moreno Burattini (fine anni '90)


Il primo incontro live fra me e Moreno Burattini avverrà mesi dopo, alla Lucca Comics primaverile (all’epoca c’erano due fiere di Lucca, tradizione ripristinata lo scorso anno): è lui a chiedermi di provare a scrivere per "Dime Press" un articolo sugli speciali di Cico. Uscirà nel numero 8, alla Lucca autunnale, il primo di tantissimi (forse troppi) pezzi per il “Magazzino bonelliano.” Dalla collaborazione con "Dime Press" nascono gli "Zagor Index" per Paolo Ferriani, analisi delle avventure dello Spirito con la Scure, curati con Angelo Palumbo e Giampiero Belardinelli.
All’epoca studiavo economia: scrivere dei miei amati fumetti mi ha aperto un altro mondo. Ho iniziato a vedere autori e ad appassionarmi a scrivere di fumetti.
Lo sceneggiatore Alex Crippa, nato anche lui come me nella prima metà dei Settanta, ha scritto che si può scegliere di non crescere, di non diventare mai adulti. E scrivere per "Dime Press" assecondando la mia passione è stato il primo tassello a quella scelta. Mi ha rovinato la vita? Forse, agli occhi di molti mi sarei laureato un po’ prima in economia. Ma me la ha rovinata in meglio. Ancora due settimane fa ad Albissola Comics ho incontrato uno zagoriano che mi ha detto: ho iniziato a leggerti su Dime Press. Spero mi legga ancora, negli altri giornali, ma, se dovessi dividere per decennio i miei articoli migliori, quelli nei quali sono stato davvero me stesso, metterei per gli anni Novanta quelli per il “Magazzino bonelliano”. 
In certi numeri ero dilagante (e scrivevo gratis), come nel 15 con un mio lunghissimo pezzo sulle tre storie di "Zona X" firmate dal Buon Vecchio Zio Alfy Castelli (pochi anni fa ristampate in un albo singolo, e lo stesso articolo è stato riproposto, aggiornato, nel 2012 in un librone di omaggio al BVZA), e, nella posta, la mia risposta a una lettera polemica dello sceneggiatore Marcello Toninelli su un mio articolo nel quale lo criticavo di sfuggita. 
Per la cronaca, negli anni Duemila i pezzi più “priaroneschi” sono usciti sull’ormai defunto "Telefilm Magazine" mentre nell’attuale decennio probabilmente su "Il Foglio" (con quelli della "Stampa" indietro di un’incollatura).

Stefano Priarone cosplayer del Punitore con una cosplayer di Alice (Alecomics, 2016)


Ma se io ho scelto di “non crescere”, adesso il fumetto è diventato grande; lo dimostrano le polemiche esplose nell’ultimo Comicon sulla nomina di Roberto Recchioni a magister della manifestazione senza consultare il direttore artistico (ormai ex) della manifestazione Luca Boschi. 
Così simili, mutatis mutandis, a quelle fra la giornalista di Repubblica Michela Marzano e lo scrittore Walter Siti sul suo nuovo libro Bruciare tutto.
Il mondo degli adulti non è sempre bello, anzi. 
Lode a "Dime Press" che mi ha reso, se non forever young come cantavano gli Alphaville di certo per sempre immaturo. 

DPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDPDP


Hanno partecipato (in ordine alfabetico): Giampiero Belardinelli, Daniele Bevilacqua, Moreno Burattini, Andrea "Kant" Cantucci, Saverio Ceri, Sergio Climinti, Francesco Manetti, Alessandro Monti, Filippo Pieri, Giuseppe Pollicelli, Angelo Palumbo e Stefano Priarone.

Ringraziamo tutti per i preziosi contributi!

Saverio Ceri & Francesco Manetti


P.S. Altre foto e immagini della nostra storia le trovate nelle pagine Da Collezionare a Dime Press e Chi diavolo siamo!

N.B. Trovate i link alle altre novità in Interviste & News!

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