giovedì 6 giugno 2013

GIUSTIZIERI E CRIMINALI NEL SERTÃO. ZAGOR 573 E 574

di Giampiero Belardinelli

Il Sertão è diventato un luogo importante dell’avventura bonelliana da quando, nel 1975, Sergio Bonelli - con lo pseudonimo di Guido Nolitta - ha scritto e poi dato alle stampe L’ultimo Cangaceiro (Mister No nn. 3/5). In quel racconto, Nolitta fece conoscere al grosso pubblico l’epopea dei cangaceiros e della loro lotta contro i ricchi latifondisti della regione. Nella vicenda, fra l’altro, è evidente l’eco del periodo socio-politico italiano degli anni Settanta, e nelle parole libertarie di Mister No c’è quell’idealizzazione tutta occidentale delle rivoluzioni sudamericane che, in realtà, presentavano situazioni complesse e contraddittorie. Alcuni anni dopo, Sergio Bonelli sarebbe tornato sull’argomento nell’episodio recensito nel nostro post dedicato all'Almanacco dell'Avventura 2013: nella storia Il re Sertão le antinomie di cui erano ammantate le figure dei cangaceiros (e di Lampião in particolare) sono trattate con ironia e toni beffardi, in un racconto molto più veritiero del precedente, per quanto entrambi siano intensi e coinvolgenti.


Foto d'epoca di un cangaceiro.



In questo episodio zagoriano del ciclo sudamericano, Mauro Boselli torna nel sudest brasiliano dopo esserci stato insieme a Mister No in Capitan Vendetta (Almanacco dell’Avventura 1994, dicembre 1993), racconto disegnato da Fabio Civitelli. Nell’avventura boselliana di Mister No (la sua unica prova con il pilota amazzonico) come in questa scritta per Zagor l’attenzione è rivolta a dare epicità all’azione dei protagonisti, tralasciando la retorica libertaria fine a se stessa. Boselli scrive un racconto – com’è nel suo consolidato stile – puntando a raccontare i personaggi: le manie, le contraddizioni, i lati oscuri. L’autore mette la narrazione sempre in primo piano e, come nei migliori romanzi d’avventura, evita di salire in cattedra ed ergersi a profeta del sociale. Anzi, attraverso l’azione degli interpreti, riesce con maggior lucidità a rappresentare in questo caso la realtà sociale di questo arido luogo del Brasile.


Il Sertao oggi.


 
Nel teatrino di personaggi presentati troviamo alcuni esempi chiarificatori della sfaccettata umanità del Sertão. Tra le file dei cangaceiros non tutti sono dei ribelli alla Robin Hood ma si nascondono personaggi meschini, i cui impulsi di arrivismo, odio, rancore non li rende poi differenti da ritratti come il sergente Almeida. Tra quest’ultimo e il ribelle Cazumbà, in fondo, non c’è alcuna differenza: il primo è un militare che si comporta come un criminale, il secondo finge di essere un ribelle al servizio della povera gente mentre in realtà è un farabutto della peggior specie. E non è un caso che i due uomini siano le due braccia armate del bieco fazendero Moreira.
Presentando queste due figure, Boselli mette in chiaro come si svolgono le cose nel Sertão ma, allo stesso tempo, lascia una speranza di riscatto e presenta la figura del capitano Gaudencio Pererira. Il militare è un uomo pieno di dignità e capisce quando è il momento di accettare dei compromessi: un compromesso di cui l’artefice è il nostro Zagor che, con il suo carisma, giganteggia nel corso dell’avventura. Lo Spirito con la Scure è infatti, come nella precedente avventura di Mignacco e Della Monica, un uomo capace di trovare il punto di incontro tra uomini connotati da onestà anche quando sono schierati su fronti opposti: è il caso del già citato capitano Pererira e il cangaceiro Lucas da Feira. Come sanno i lettori più assidui, trovare dei punti di incontro tra posizioni divergenti è fin dagli inizi la missione dell’eroe di Darkwood, la cui leggenda è ancora oggi attuale e necessaria. 

Tex Gigante n. 91, maggio 1968. Copertina di Galep

 
Nel finale, poi, la giustizia arriva inesorabile a colpire il torturatore Moreira; e se l’atteggiamento di Zagor – che ha lasciato il fazendero nelle mani del Diavolo Nero – potrebbe sembrare freddo, voglio rimandare i lettori alla splendida chiusura di Vendetta indiana (Tex Gigante n. 91, maggio 1968) dove il Ranger ha lasciato a Nashiya il compito di giustiziare il sanguinario colonnello Arlington. Per aguzzini come le due figure citate, nel mondo duro e selvaggio di Zagor e di Tex non ci deve essere pietà...
Il disegnatore Palo Bisi ha svolto un lavoro notevole. I particolari, le armi, le divise dei soldati, gli abiti pittoreschi dei cangaceiros e gli ambienti trasudano di veridicità, ma il dinamismo delle tavole non viene mai pregiudicato. Fra le tante sequenze che potrei portare all’attenzione ne segnalo una come esempio peculiare: la pagina 52 di Sertão, a partire dalla prima striscia, con la plastica posa di Zagor, a chiudere dalla striscia finale della tavola con il concitato assalto dei soldati del sergente Almeida. Una pagina può non fare la differenza, ma quando il livello alto si ripete per tutte le 188 tavole allora sì!


 
Zagor Gigante n. 573 (Zenith n. 624), aprile 2013. Copertina di Ferri.


Zagor Gigante 573
(Zenith 624)
SERTÃO
Aprile 2013
pag. 100, € 2,90
Testi: Mauro Boselli
Disegni: Paolo Bisi
Copertina: Gallieno Ferri
Rubriche: Moreno Burattini


Zagor Gigante n. 574 (Zenith n. 625), maggio 2013. Copertina di Ferri



Zagor Gigante 574
(Zenith 625)
LA RISCOSSA DEI CANGACEIROS
Maggio 2013
pag. 100, € 2,90
Testi: Mauro Boselli
Disegni: Paolo Bisi
Copertina: Gallieno Ferri
Rubriche: Moreno Burattini

Giampiero Berlardinelli

P.S. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

2 commenti:

  1. Storia bellissima, però il finale mi aveva lasciato perplesso. Mi era sembrato appunto un finale alla Tex e il vostro commento me lo ha certificato. Zagor è più idealista, per salvare un nemico si butterebbe anche nelle sabbie mobili (di solito lo devono reggere a forza per evitargli di fare di queste 'sciocchezze'), mentre Tex di solito è più pragmatico. E comunque vero che cercando fra le 2 serie più che cinquantennali si troverebbero numerose eccezioni, e certamente Boselli come autore sia di Zagor che Tex è una garanzia.

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  2. In passato Zagor avrebbe rischiato la vita per salvare il suo peggior nemico; oggi troverei fastidiosa questa caratteristica e sono contento che sia stata rimossa. Carogne come Moreira non meritano tanta considerazione!

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