giovedì 1 febbraio 2018

LA RIVOLTA DEL PUEBLO BONITO: UNA STORIA SINGOLARE! UN CADAVERE GETTATO AI PORCI! UN GOVERNATORE SENZA SCALPO! LA CACCIATA DEI GRINGO! - LA STORIA DEL WEST by WILSON VIEIRA (LIII PARTE)


di Wilson Vieira

Lo storico e fumettista brasiliano Wilson Vieira, nostro grande amico e prezioso collaboratore della prim'ora, è tornato dalle vacanze estive (non è un errore: ricordate che sotto l'equatore le stagioni sono ribaltate rispetto a quassù!) e riprende la sua appassionante cavalcata nei segreti del West con la sanguinosa rivolta dei Pueblo! Precisiamo che tutte le immagini non bonelliane sono state selezionate e posizionate nel testo dallo stesso Vieira. Buona lettura! (s.c. & f.m.)



Il 30 giugno del 1846 il colonnello Stephen Watts Kearny (1794 – 1848), con sei compagnie di dragoni, due batterie di artiglieria leggera (16 cannoni), due compagnie di fanteria e un reggimento di cavalleria - in tutto 1658 soldati - marciò da Fort Leavenworth (nel Kansas) verso il Nuovo Messico, e ne prese possesso nel nome degli USA, senza incontrare resistenza.

Tex n. 529, novembre 2004. Disegno di Villa






Il generale messicano Manuel Armijo (1793 – 1853) si ritirò coi suoi 5.000 soldati e la Provincia Messicana del New Mexico passò agli USA.




Jonathan Steele n. 38, aprile 2002. Disegno di Olivares


Questi nominarono governatore il trapper Charles Bent (1799 – 1847), che per ben vent’anni aveva commerciato lungo la cosiddetta pista “Taos”, quella di Santa Fè, e che conosceva bene il paese e gli Indiani. Pueblos era il nome comune dato a tutti gli indiani della famiglia linguistica Uto-Azteca, che vivevano in Arizona e nel Nuovo Messico come contadini piantatori di granoturco o nelle città-pueblo. La parola spagnola pueblo significa "popolo" o "abitanti del villaggio" (del pueblo, per l'appunto). Le case erano costruite a scalinata, in pietra, e ai piani superiori si accedeva mediante scale a pioli appoggiate esternamente. Per i nemici erano fortezze inespugnabili. I Pueblos furono maestri nell'artigianato della tessitura, dell’intreccio e della ceramica. Il loro elevato grado di cultura si manifestava anche in complesse cerimonie mitologiche e in danze sacre.

Tex n. 322, agosto 1987. Disegno di Galep






I singoli villaggi si suddividevano in clan, organizzati secondo la regola del matriarcato.
Sostanzialmente si distinguevano i “Pueblo orientali” dei Tiwas e Tewas a nord, i Towas occidentali, i Towas orientali, i Keres, i Tanos, a sud nonché i Tiwas e i Piros che, insieme, vissero nella Valle del Rio Grande in cinquanta villaggi e, infine, i “Pueblo occidentali” che con gli Hopi vissero fra il San Juan River e il Little Colorado River, in diciassette villaggi, mentre con gli Zuni abitarono nella Valle dello Zuni River, in sei villaggi. La maggior parte di questi pueblo si è conservata e vive ancora oggi.

Tex n. 71, settembre 1966. Disegno di Galep


Bonito, la fortezza con 500 camere

Gli archeologi trovarono pipe finemente cesellate, decorazioni con perle e statuette delicatamente scolpite che rivelarono come questi "uomini primitivi" possedessero un vero senso artistico. Mentre nell'Est i contadini edificavano le loro dimore, nel Sud-Ovest gli agricoltori si installarono dapprima in caverne e poi costruirono le loro abitazioni aggrappate ai fianchi di scoscesi pendii; le testimonianze più straordinarie sono quelle ancora oggi visibili a Mesa Verde, nel Colorado. L’edificio costruito a Bonito, nel Nuovo Messico, fu la consacrazione di questa nuova architettura. Costruito in pietra e adobe, cioè in mattoni fatti di paglia tagliata e fango secco, questo edificio poteva ospitare duemila persone, distribuite in cinquecento camere. Era alto da tre a cinque piani e circondava un cortile chiuso da una costruzione a un piano solo; era una formidabile fortezza. Le cerimonie religiose si svolgevano in alcune sale chiamate kivas, che occupavano la maggior parte della fortezza. I prodotti coltivati dagli abitanti rassomigliavano molto a quelli degli indiani Pueblos di oggi; grano, mais e cotone, col quale si tessevano le stoffe usate per confezionare loro vestiti.

Tex Albo Speciale n. 7, giugno 1994. Disegno di Ticci




Per i primi tempi i Pueblo, che in passato avevano sanguinosamente combattuto i Conquistadores spagnoli e che si trovavano in guerra permanente coi Navajo e con gli Apache, si mantennero leali di fronte agli Americani europei. Quando però questi ultimi si rifiutarono di affidare dei posti di responsabilità a messicani di alto rango e censo, come Diego Archuleta e i padres Antonio José Martinez, J. F. Leyba e Felipe Juan Ortiz, mettendo invece elementi americani, questi nobili che fin dai tempi della emancipazione del Messico dalla Spagna erano amici degli Indiani, eccitarono l’odio di questi contro i nuovi padroni, in modo che nel dicembre del 1846 gli Indiani, sotto i loro capi Pablo Montoya e Tomasito, si decisero alla rivolta e alla cacciata dei cosiddetti Gringo.





Il colonnello Kearny aveva lasciato nel Nuovo Messico, che sembrava ormai pacificato, solo il colonnello Sterling Price (1809 – 1867) con qualche centinaio di dragoni e una batteria di artiglieria, ed era partito alla volta della California per annettere agli USA anche questo stato. Quando il governatore Charles Bent, che con sua moglie, la messicana Rosita, viveva a Taos, ebbe notizia a Santa Fè dei piani di rivolta dei Pueblo, si limitò a rivolgere il 5 gennaio 1847 un proclama alla popolazione, nel quale veniva riaffermata la fiducia nella lealtà dei Pueblo stessi. Quando la rivolta scoppiò, il 19 gennaio del 1847, gli Americani erano impreparati. Nel primo mattino di quel giorno gli Indiani comparvero di fronte al calabozo (la prigione) e chiesero allo sceriffo Stephen Lee la liberazione di tre indiani arrestati per furto di cavalli. Siccome questo venne loro negato, essi si impadronirono del prefetto della città, Cornelio Vigel, semplicemente facendolo a pezzi. Ucciso pure lo sceriffo si diressero verso la casa del governatore Bent, lo assassinarono e gli levarono lo scalpo in presenza di sua moglie; poi uccisero il pubblico ministero James W. Leal, gettandone il cadavere ai porci.

Tex n. 537, luglio 2005. Disegno di Villa


Narcissus Beaubien, il figlio del primo giudice, Pablo Harmiveah e tutti gli americani che caddero vivi nelle loro mani, furono vittime di questa prima azione di rivolta. Non si può dire che gli Indiani, sotto la guida dei padres, siano stati molto difficili nella scelta dei mezzi. I rapporti su questo massacro fanno rizzare i capelli. Corrieri dei padres messicani vennero mandati in tutto il Paese e la popolazione venne invitata a rivoltarsi contro gli Americani. Presso Morta furono uccisi otto americani, al Rio Colorado due, otto nel Mulino Turley nell’Arroyo Hondo e quattro cowboy presso le loro mandrie. Il Colonnello Price (1809 – 1867) ricevette, il giorno 20 gennaio, notizia di questi massacri. Egli mise in marcia verso Taos le truppe di Albuquerque sotto il comando del maggiore Edmonson e quelle di Santa Fè al comando del capitano Burgwin con due compagnie di dragoni.




Forzata una barricata nell’Embudo Canyon, gli Americani conquistarono Embudo e attraverso le montagne innevate si diressero verso Trampas. Il 3 febbraio del 1847 raggiunsero, attraversando Taos, il vicino pueblo.





Seguendo gli ordini dello Stato Maggiore, Price fece schierare la sua piccola armata e poi sferrò l’attacco con reparti d’assalto, artiglieria e bombe a mano. Dei 650 Indiani ne caddero 150, e sei si arresero. I sobillatori principali furono processati il 7 marzo del 1847, a Taos; quattrodici vennero condannati a morte e furono impiccati sul posto. I Pueblo, sobillati dai politicanti e dai padres avidi di potere, avevano ormai capito che era insensato rivoltarsi contro gli Americani. La rivolta del 1847 fu il loro ultimo tentativo per riconquistare l'agognata indipendenza... che avevano perso, prima contro gli Spagnoli, poi contro i Messicani, e infine contro gli Americani...




Wilson Vieira

N.B. Trovate i link alle altre puntate della Storia del West su Cronologie & Index!

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