domenica 28 dicembre 2014

L’ANGOLO DEL BONELLIDE (XVI): BOUNCER, UN MONCO ALL’INFERNO

di Andrea Cantucci


Due parole dalla "redazione" prima di iniziare con Bouncer - il nuovo, entusiasmante "bonellide" di Cantucci, il 16° della serie. Sarà questo l'ultimo post dell'anno su Dime Web e perciò cogliamo l'occasione per augurarvi un SERENO 2015! Il 2014 è stato per noi un anno fondamentale: ci siamo consolidati, grazie ai nostri tanti amici e collaboratori che hanno impreziosito queste colonne con i loro puntuali lavori... con le loro ricerche, con le loro enciclopedie, con le loro cronologie, con le loro storie, con i loro fumetti, con i loro dati, con le loro recensioni, con le loro interviste... Abbiamo chiuso con oltre UN QUARTO DI MILIONE di visite superando a dicembre la media di 15.000 contatti mensili e attestandoci su quasi diecimila contatti al mese dalla nostra nascita nel settembre 2012; abbiamo superato i 500 post, pubblicando più interventi del 2013; sempre più amici ci seguono sulle nostre pagine FACEBOOK e TWITTER, dove vi teniamo aggiornati sulle novità pubblicate nel sito. Stiamo così entrando nel nostro QUARTO ANNO DI VITA, sperando di suscitare ancora il vostro interesse... con l'amore di sempre per il fumetto - bonelliano e non solo! (Saverio Ceri & Francesco Manetti) 


All’inferno c’è posto per gli angeli… è questo che lo rende sopportabile
Da Bouncer vol. 9, pag.64


Jodorowsky e i suoi tarocchi

Il cileno Alejandro Jodorowsky non è stato un regista normale, né un normale attore, né tanto meno è oggi un normale sceneggiatore di fumetti. Nelle sue opere - dalle prime performance teatrali surrealiste ai film simbolisti girati tra gli anni ’60 e ’70 - tutto è eccessivo e provocatorio, ma l’estrema violenza delle situazioni non appare mai gratuita o compiaciuta. Finisce piuttosto per diventare una sentita rappresentazione della tragicità della condizione umana, in cui si è costretti a soffrire, a lottare e a morire, soprattutto a causa della superficiale ambizione delle anime meno illuminate, imprigionate in corpi che si ostinano a inseguire il potere massacrando i propri simili. Nelle sue storie si ritrovano anche vari riferimenti filosofici ed esoterici, mescolati in modo paradossale e poetico con elementi della più comune tradizione narrativa fiabesca e popolare.
Un simile autore, dotato di una così estrema e lucida follia creativa, una volta stabilitosi definitivamente in Francia, patria delle bandes dessinées, ha trovato nel fumetto il proprio linguaggio ideale, un linguaggio a cui si era dedicato saltuariamente anche mentre viveva in Messico e che è certo più adatto della letteratura a rappresentare efficacemente le sue visioni surreali, oscillanti tra remoto passato ed estremo futuro, ricche di immagini originali e stravaganti, nonché suscettibili di vari livelli di lettura. Rispetto ai film, il grosso vantaggio del fumetto è non aver bisogno di grossi capitali per far visualizzare le sue storie ai disegnatori che di volta in volta collaborano con lui. Ciò gli ha permesso di firmare, con una libertà molto maggiore di quella che poteva garantirgli l’industria cinematografica, una quantità di opere disegnate di gran lunga superiore a quelle che era riuscito a mettere in scena sotto forma di film o rappresentazioni teatrali.


François Boucq

Nei fumetti scritti da Jodorowsky, prima per Jean Giraud (Moebius) e poi per molti altri autori, tutto può essere letto semplicemente come una fantasiosa avventura senza limiti convenzionali, ma anche come un viaggio di evoluzione e purificazione interiore. Ciò accade anche nella serie di Bouncer (Buttafuori, in inglese), un western disegnato in modo splendido da François Boucq con la sua consueta verve espressiva, che essendo scritto da Jodorowsky non poteva che essere piuttosto atipico, così come lo era anche il suo film pseudo-western El Topo (La Talpa, in messicano), a cui nel 1970 dovette il successo internazionale. 


Bouncer

 
Il primo dettaglio che salta agli occhi è che una volta tanto il protagonista è quello che oggi si chiamerebbe, con eccesso di correttezza, un "diversamente abile", un eroe cioè con un notevole handicap fisico, cosa non nuova all’interno delle storie di Jodorowsky. Come nelle fiabe in cui è sempre il più debole e diverso a essere l’eroe del racconto, anche nelle sue storie il personaggio principale ha spesso menomazioni o deformità che lo rendono diverso dagli altri, su un piano anche fisico ed esteriore o puramente mentale. Un’altra tipica caratteristica delle sue storie, comune anche a Bouncer, è che l’eroe non è per niente uno stinco di santo.
I capitoli otto e nove della saga di Bouncer sono usciti rispettivamente nel 2012 e nel 2013, pubblicati in Francia dalla Glénat. Nel 2014 sono stati raccolti in italiano dalla Magic Press, come i precedenti, in un nuovo volume a colori e in grande formato della collana Bouncer L’Integrale. Nel dicembre 2014 l’Editoriale Cosmo li ha invece fatti uscire in una più modesta edizione economica e in bianco-e-nero in formato bonellide, nel quarto albo che ha dedicato al personaggio e che esce a poco più di un anno di distanza dal primo. 


Bouncer n. 1. Les Humanoïdes Associès, 2001
 
Nel primo episodio della serie, Un Diamante per l’Aldilà, il personaggio conosciuto solo come Bouncer, strano caso di buttafuori mancante del braccio destro, lavora già al saloon Infierno nel violento paese di Barro City (letteralmente Città di Fango). È l’omicidio di uno dei suoi due fratelli, il predicatore Blake, che viveva sui monti con la moglie indiana e che è assassinato dal terzo fratello, lo spietato capitano sudista Ralton, a spingere Bouncer a rievocare il proprio passato. Lo fa raccontandolo al giovane nipote Seth, ormai rimasto orfano e deciso a vendicare i propri genitori, una volta che lo zio gli avrà insegnato a battersi.
Nella prima storia di Bouncer, suddivisa nei primi due album della serie, come in altre tipiche di Jodorowsky assistiamo così a una sorta di viaggio iniziatico interiore, col giovane Seth che per trovare la forza di eseguire la sua vendetta, sottostà alle difficili prove a cui Bouncer lo sottopone per “addestrare il suo spirito”.
La storia che Bouncer racconta a Seth inizia con sua madre Lola, una feroce prostituta avvezza alla vita più dura e capace di farsi largo con ogni mezzo nel selvaggio West, fino a diventare proprietaria di un locale. Insieme ai suoi tre figli, di cui naturalmente non si sa chi fossero i padri, l’ambiziosa Lola era arrivata al punto di compiere una carneficina per impossessarsi di un enorme diamante chiamato L’Occhio di Caino.
Dopo essere passati indenni per la sanguinosa rapina, la cupidigia aveva poi portato i tre fratelli a scontrarsi, perdendo chi un braccio e chi un occhio, ma dopo la morte della madre non erano più riusciti a ritrovare la preziosa pietra. Bouncer, che dei tre era già allora il meno cinico e violento, rimasto mutilato trovò un maestro nell’ex-pistolero pentito Crazy Butterfly (Farfalla Folle). Questi gli insegnò a lottare e uccidere con espedienti a dir poco inconsueti, come le allucinazioni indotte dal peyote e un’esaltante filosofia mistica, affine alla paradossale poetica simbolista dello Jodorowsky che era stato regista e interprete di El Topo.
Bouncer trasmette poi con successo gli stessi insegnamenti anche al nipote Seth, che però nel secondo episodio si innamora della figlia di suo zio Ralton, colui che ha giurato di uccidere, il ché complica le cose.

Bouncer n. 2. Les Humanoïdes Associés, 2002


Benché Bouncer per ambienti e situazioni sia a tutti gli effetti un western, certi dettagli inconsueti, come un complice di Ralton che declama poesie mentre uccide le sue vittime, sono puro Jodorowsky. Del resto il West non è un vero e proprio genere narrativo con degli schemi specifici, in quanto è appunto definito soprattutto dall’ambientazione e al suo interno si sono raccontate storie tra loro diversissime. Con Bouncer si potrebbe parlare a tratti di western introspettivo, di un’epica della disperazione e del riscatto più che della frontiera.
Il protagonista, pur dotato di abilità e coraggio, non è un eroe tutto d’un pezzo o senza macchia. È un essere umano che, nel passato come nel presente, ha più volte toccato il fondo, per la sua menomazione e per lo scherno della società cosiddetta umana in cui si ritrova a vivere. Non è un caso (quasi nulla nelle storie di Jodorowsky lo è) se il saloon in cui lavora si chiama Infierno e se il suo proprietario (in apparenza un invalido in fin di vita che nasconde le sue fattezze dietro una maschera) è conosciuto da tutti come Lord Diablo.
L’inferno è, simbolicamente parlando, una condizione interiore disperata ed estrema ed è in tale stato che, in gran parte delle sue storie, Bouncer si trova a fronteggiare situazioni difficili e apparentemente senza uscita. Spesso proprio quando sembra accendersi una speranza che possa illuminare la sua vita sfortunata, accade qualcosa che gli rende impossibile essere felice e lo ripiomba nuovamente giù nel suo personale inferno, che coincide abitualmente col ricercare l’oblio abbandonandosi ai fumi dell’alcool o dell’oppio, una condizione da cui ogni volta deve faticosamente risollevarsi, se vuole essere in grado di aiutare le persone che ama.
Non sono pochi infatti i parenti e amici che restano sul terreno, morti di morte violenta, nelle sue storie. Personaggi perfetti per fargli da comprimari e che altri autori più commerciali avrebbero di certo usati per accompagnarlo in tutte le sue avventure, vengono spesso feriti o uccisi, apparendo così più veri, vivi e autentici, proprio perché la loro esistenza ha avuto termine. Nella separazione estrema dal protagonista, vivono quel coraggio di affrontare l’estremo sacrificio, subendo ingiuste persecuzioni o perseguendo giuste cause, che Bouncer non può mai vivere fino in fondo, dovendo sempre ritornare a ogni nuovo episodio.

Bouncer n. 3. Les Humanoïdes Associés, 2003


Ma alla fine di ogni storia, composta di due o tre episodi, pur a prezzo del sangue di innocenti e colpevoli si ristabilisce un equilibrio, una sorta di pace, raggiunti oltre che agendo con decisione nel mondo degli uomini, anche attraverso cambiamenti di ottica interiore, sia del protagonista che di altri personaggi. Segreti nascosti vengono rivelati e livelli più completi di consapevolezza sono ottenuti con fatica, tra una sparatoria e l’altra.
Nella seconda storia, che inizia con l’episodio La Giustizia dei Serpenti e occupa i volumi dal terzo al quinto dell’edizione originale, il mistero iniziale consiste in una serie di omicidi dei maggiorenti del paese compiuti per mezzo di serpenti velenosi. Questo obbligherà Bouncer a ricoprire provvisoriamente anche la disprezzata funzione di boia per sostituire quello ucciso, mentre i segreti svelati nel corso del racconto riguardano tra l’altro la vita passata della prostituta Noémi e soprattutto la scoperta di chi sia il padre di Bouncer.
Nel quarto album infatti si rivela che, a differenza dei suoi fratelli, Bouncer era figlio di qualcuno che la sua dura e spietata madre amava veramente e si chiariscono alcuni dettagli rimasti un po’ oscuri nel precedente racconto delle sue origini. In questa storia accadono inoltre molte altre cose. Nel terzo album il buttafuori monco trova un amico fedele in un cane senza una zampa di nome Mocho (Mozzato, in spagnolo), che in quanto a lealtà e coraggio ne rappresenta una perfetta controparte animale e non lo abbandonerà più.
In generale anche questa storia conferma, se ce ne fosse bisogno, la simpatia degli autori per gli emarginati e i derelitti che lottano disperatamente in cerca di fortuna e nella maggior parte dei casi non solo non la trovano, ma vengono frustrati, sfruttati, umiliati e calpestati spietatamente da pochi arrivisti senza scrupoli.

Bouncer n. 4. Les Humanoïdes Associés, 2005
 
Sul piano sentimentale, dal terzo volume Bouncer comincia a innamorarsi di donne che, per motivi diversi e complicati, finiscono sempre per non poterlo ricambiare o per rivelarsi molto pericolose, mentre sembra non voler proprio corrispondere la profonda devozione che nutre per lui la giovane cinese Yin Li, una ragazza perdutamente innamorata che lavora in un fumeria d’oppio e pronuncia di continuo soavi aforismi poetici.
In modo analogo alla storia precedente, anche qui si assiste poi a crudeli efferatezze che i personaggi più negativi, come il solito ricco possidente tirannico, compiono anche verso parenti, fratelli o figli, come se l’autore volesse sottintendere che è ciò che gli uomini fanno di continuo, uccidere i propri fratelli.
Tra le invenzioni più ironiche e beffarde dell’autore, nel quinto volume ci sono inoltre un sadico boia femminile, che si eccita solo dominando, e un trio di killer messicani composto da nonno, padre e figlio, i cui nomi Jehova, Angel e Christian rimandano direttamente alle principali personificazioni divine dei miti cristiani.
Alla fine del quinto album originale, oltre a ricevere in eredità da Lord Diablo la proprietà del saloon Infierno, Bouncer supera un’ultima prova e si assume anche la responsabilità di vegliare spiritualmente sull’intero territorio della Mano del Diavolo, la regione dove ora sorge Barro City, ovvero quella che era la terra sacra degli indiani Nacache, scomparsi a seguito del solito massacro a opera di un pugno di bianchi spietati. Quello che fino a poco prima era il semplice buttafuori di un saloon diventa così l’ultimo depositario di un’antica tradizione, che lo invita ad assistere e difendere gli attuali abitanti delle terre che gli sono state affidate.

Bouncer n. 5. Les Humanoïdes Associés, 2006


All’inizio della storia La Vedova Nera, che occupa il sesto album originale e prosegue nel settimo, Bouncer dimostra ulteriormente d’essere degno del suo nuovo ruolo di protettore, battendosi contro un campione degli apache della zona. Nonostante il suo valore non potrà però salvare quegli indiani dallo sterminio a opera dei bianchi, che come è spesso successo non si fanno nessuno scrupolo pur di derubarli delle loro terre. Bouncer dovrà quindi accontentarsi di proteggere come una figlia l’unica ragazza apache che è riuscito a condurre in salvo e di vendicare in seguito la sua gente, uccidendo a sua volta i cacciatori di scalpi che li avevano massacrati. Ma l’avventura non termina con la morte di tali loschi figuri, alcuni dei quali sono anche dati alle fiamme da Bouncer davanti all’ingresso dell’Infierno, come in una troppo letterale metafora biblica. 


Le copertine affiancate di Bouncer n. 6 e n. 7. Les Humanoïdes Associés, 2008 e 2009

 
La mandante di quello e altri omicidi e rapine, come si vedrà presto, è l’ambigua e misteriosa vedova Harten (che in tedesco significa Indurire), decisa a appropriarsi con ogni mezzo di tutte le terre della regione e legata in qualche modo con la nuova e apparentemente irreprensibile maestra elementare di Barro City.
La vedova Harten si serve come suo principale sicario di un certo Axe-Head (Testa d’Ascia), un violento bruto così chiamato per la lama d’ascia che ha conficcata nel cranio e che non può più togliere. Il rozzo e brutale Axe-Head è estremamente spietato durante le sue rapine, in cui impiega anche i propri figlioletti, che hanno imparato da lui ad assassinare il prossimo a tradimento, ma come un buon padre preoccupato per il loro futuro insiste perché questi ultimi, tra un omicidio e l’altro, vadano diligentemente a scuola…

Axe-Head


Il bandito con l’ascia sulla testa si aggiunge alla lunga galleria dei personaggi anomali, mutilati o deformi che Jodorowsky ha creato nel corso degli anni. Una serie di freak i cui handicap fisici rimandano in qualche modo a ferite dell’anima, che possono sfociare in comportamenti violenti o autodistruttivi oppure essere accettate e trascese come fa Bouncer, uomo più che capace e ottimo tiratore nonostante il suo arto mancante.
Anche uno dei comprimari superstiti, il piccolo barman dell’Infierno Job, dà prova in più occasioni di essere, non solo un lavoratore scrupoloso e affidabile, come dice il suo nome che significa mestiere, ma anche un uomo valido e coraggioso, contrapponendo allo svantaggio della sua minuscola statura fisica, una ben più alta statura d’animo e spalleggiando efficacemente Bouncer anche in questa storia come nelle precedenti.
Tra i personaggi negativi, un freak ben più patetico è il dottor Lowly (Umile), un uomo orribilmente ustionato che serve appunto con estrema umiltà la vedova Harten e che non è in sé una persona malvagia ma è rimasto intrappolato da una serie di eventi in un tragico destino che lo ha privato della sua vita e identità di un tempo. In effetti il suo volto è ora del tutto irriconoscibile, mentre il suo corpo desidera quello della vedova in modo altrettanto inutile e disperato di altri complici di lei, tutti vittime del suo morboso fascino.
Tra le storie di Bouncer, questa è infatti particolarmente soffusa di un torbido erotismo che si riflette anche nei disegni di Boucq, con i dettagli anatomici più spinti non raffigurati direttamente, ma che si possono intravedere qua e là in certe conformazioni rocciose dei canyon in cui il protagonista si addentra e che ricordano ora una sagoma femminile nuda, ora delle labbra rivolte verso di lui, ora i contorni di una vulva, ora due cosce di donna tra cui scorre un ruscello che dà vita a un vero e proprio giardino dell’Eden, con tanto di albero e serpente, re-interpretando così tale mito alla luce dei suoi corretti simboli sessuali originari.


Bouncer n. 8. Glénat, 2012


In quella che è per ora l’ultima avventura di Bouncer e che occupa l’ottavo e il nono volume originale, il titolo della prima parte, che è scritto in inglese, rappresenta proprio la costante condizione esistenziale in cui il protagonista ricade spesso. Insieme alla testata della serie, suona come Bouncer To Hell (Buttafuori all’Inferno). Ma messi uno accanto all’altro i titoli in inglese dei due album suonano come To Hell… And Back, ovvero All’Inferno… E Ritorno, che è appunto il titolo dell’edizione italiana dell’Editoriale Cosmo.
La storia prende l’avvio dall’omicidio di una delle più care amiche di Bouncer che lavora nel suo saloon, una tragedia di cui egli si incolpa perché, mentre il misfatto avveniva, anziché essere nel locale era impegnato in una partita a poker, per di più ubriaco. Ecco quindi che il protagonista si ritrova catapultato ancora una volta in uno dei suoi inferni personali, che però stavolta lo porterà a immergersi in un inferno più reale e concreto.
Assunto l’incarico di delegato dello sceriffo, Bouncer si mette infatti sulle tracce dell’omicida, il figlio del direttore di un carcere che si era abbandonato a sadiche perversioni nel saloon. Pur essendo detto Pretty John (John il Bello) è un ennesimo freak, il cui corpo gibboso riflette in questo caso il suo animo contorto.
Lungo la strada per catturarlo, Bouncer dovrà superare un difficile percorso, anche a causa della stagione invernale, ma simili difficoltà secondo gli antichi erano indispensabili per raggiungere l’inferno e un inferno in terra è appunto la prigione dall’emblematico nome di Deep-End (Fine Profonda) in cui Bouncer è diretto. 

 
Bouncer n. 9. Glénat, 2013

Una volta giunto a destinazione, Bouncer scopre che il direttore Ugly John (John il Brutto) ha trasformato il suo penitenziario, che un tempo era un monastero, in un comodo rifugio per quei criminali disposti a pagare, mentre chi si rifiuta o non può pagare è condannato a morte, come in una metafora estrema del mondo dominato dalla forza e dal denaro, in cui anche ogni antica pretesa di sacralità cede il posto alla violenza.
È chiaro che un simile cinico personaggio, reso ancora più misterioso dalla maschera che in teoria porta per nascondere il volto sfigurato, non lascerà arrestare il proprio figlio e lo stesso vale per la bella e ambigua moglie di Ugly John, anche se solo alla fine si capirà quale sia la reale relazione di complicità che lega questa ennesima turpe famiglia rappresentata dagli autori. Bouncer, una volta imprigionato insieme ai detenuti dissidenti, avrà comunque il suo daffare per riuscire a passare dalla fase dell’Inferno a quella del Ritorno.
Questa lo vedrà attraversare di nuovo deserti infuocati e vette innevate, per di più a piedi, trascinandosi dietro un prigioniero recalcitrante e con degli ostinati inseguitori alle calcagna, come gli Skull (Teschi), degli ex-monaci passati al servizio direttore del carcere e che eseguono per lui ogni tipo di missione.
Per fortuna Bouncer può contare su certi amici che si era fatto lungo la strada, una ragazza dal volto tatuato, un indiano di cui aveva curato le ferite e un branco di lupi di cui il suo cane era diventato capo-branco. È un tipico svolgimento fiabesco. Coloro che erano stati avversari nel viaggio di andata, una volta sconfitti o aiutati dall’eroe diventano suoi amici e, nel viaggio di ritorno, corrono in suo aiuto quando ne ha bisogno.
E proprio l’amicizia, rappresentata dai pochi ma autentici compagni che Bouncer ritrova nel suo Infierno al ritorno dall’avventura, può essere il messaggio per ora finale della saga. È la presenza di quei pochi amici, con cui condividere anche le pene di qualche personale inferno, a rendere dopotutto la vita sopportabile.

Bouncer, ristampa integrale n. 2

Bouncer, ristampa integrale n. 3
 

Gli album di Bouncer sono usciti in Francia a partire dal 2001, pubblicati inizialmente da Les Humanoïdes Associés (nn. 1/7) e poi da Glénat (nn. 8 e 9). In Italia la prima edizione a colori, nello stesso formato cartonato francese, è stata pubblicata già dal 2002 da Grifo Edizioni, per essere successivamente ristampata e proseguita dalla Magic Press, in volumi più corposi analoghi alle ristampe francesi che ne raccolgono i vari cicli. Un volume di Bouncer, contenente gli episodi dal terzo al quinto e corrispondente al secondo ciclo, è stato pubblicato anche dalla Mondadori nel 2009 come n°33 della collana cartonata I Maestri del Fumetto, allegata a Panorama e a Il Sole 24 Ore.


Bouncer n. 1, Serie Gialla n. 14. Cosmo, 2013

Bouncer n. 2, Serie Gialla n. 15. Cosmo 2013

La riedizione in formato bonellide e in bianco e nero dell’Editoriale Cosmo è stata pubblicata dal 2013, con ogni albo corrispondente a una storia completa o ciclo di episodi che dir si voglia. Per le copertine di un paio di albi sono stati utilizzati, in questo caso, i dettagli delle copertine di una ristampa integrale francese.
Benché non si possano che rimpiangere i bellissimi colori originali, il bianco e nero degli albi Cosmo permette di apprezzare, benché in formato ridotto, il bel segno al tratto di François Boucq. Va anche considerato che il disegnatore non ha colorato nessuno degli album di questa serie, su cui si sono alternati molti validi coloristi, e che quindi il suo contributo artistico personale è insito nei semplici disegni. Un’ulteriore differenza che si nota, tra le edizioni a colori e quella in bianco e nero, è che i balloons sono posizionati in modi e in punti leggermente diversi. Si direbbe quindi che i testi siano stati reinseriti ex novo sopra i disegni integrali.
Comunque, data la cura richiesta dall’edizione francese, di cui non esce più di un album ogni dodici mesi, per il prossimo volume italiano di Bouncer, sia in formato gigante che bonellide, si dovrà aspettare qualche anno.


Bouncer n. 3, Serie Gialla n. 16. Cosmo, 2014

Bouncer n. 4. Serie Gialla n. 17. Cosmo, 2014



BOUNCER
Serie di 4 albi
Contenuti: Bouncer vol. 1-9
Testi Alejandro Jodorowsky
Disegni: François Boucq
Collana: Cosmo Serie Gialla n°14-16 + n°27
Formato: 128 pag. – 192 pag. il n°2 – in bianco e nero
Editore: Cosmo
Date di uscita: Novembre 2013 - Dicembre 2014
Prezzi: il n°1 e 3 € 3,20 – il n°2 € 4,90 – il n°4 € 3,90

Andrea Cantucci

N.B.
Trovate i link alle altre puntate dei bonellidi su Cronologie & Index!

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