domenica 23 novembre 2014

RIVOLUZIONE E NARCOTRAFFICANTI AI TEMPI DEI VAMPIRI. SPECIALE DAMPYR 10

di Giampiero Belardinelli

Dopo un periodo sabbatico, con questa recensione dampyriana torna sulle colonne di Dime Web un vecchio amico e nostro sodale, fin dai tempi di Dime Press; il suo pezzo sulle citazioni di Mister No nell'avventura brasiliana di Zagor è ancora oggi - a oltre due anni di distanza dalla pubblicazione - uno dei post più cliccati dei Quaderni Bonelliani. Bentornato Giampiero! (s.c. & f.m.)


Schema dei "cartelli" di narcos messicani



Nell’avventura bonelliana il Messico ha sempre avuto un fascino particolare sin dal 1948 quando, negli albi a striscia di Tex Willer, Gianluigi Bonelli e Aurelio Galleppini sfornarono un capolavoro come L’eroe del Messico (Tex nn. 3 e 4). In quel lontano racconto erano mescolati molti elementi che ritroveremo nei film hollywoodiani ambientati in Messico: militari alleati con politicanti ambiziosi di potere, poveracci costretti a subire le peggiori angherie, ribelli e bandidos i cui ruoli, a volte, si sovrapponevano. L’attrazione del pubblico – almeno quello cresciuto nei Cinquanta, Sessanta e Settanta – per i racconti messicani è probabilmente dovuto a quelle atmosfere immobili, oppresse da un caldo soffocante, che improvvisamente lasciavano spazio a un’energia violenta dove la pietà si perdeva tra i fischi delle pallottole e le esplosioni dinamitarde. Quel miscuglio tra avventura, riferimenti sociali e storici, personaggi istrionici e picareschi ha senza dubbio lasciato un segno indelebile nell’immaginario collettivo dei ragazzi cresciuti nei decenni sopraccitati. Un fascino a cui non è insensibile Mauro Boselli (ideatore insieme a Maurizio Colombo di Dampyr), come dimostrano alcune sue avventure scritte per Tex e per Zagor. L’editoriale boselliano di questo Speciale, del resto, trasuda di passione per il Messico e la Revolución e, essendo impegnato con Tex e le principali saghe del mensile dampyriano, ha nell’occasione lasciato la macchina per scrivere ad Antonio Zamberletti, autore di romanzi editi da Todaro e personaggio avventuroso, essendo stato oltre tutto un agente di polizia. Lo scrittore, tra l’altro, ha già debuttato come narratore bonelliano nello Speciale Zagor del 2013, recensito qui dal soprascritto. 

Frida Kahlo, I Quattro Abitanti del Messico

 
Antonio Zamberletti si dimostra conscio del patrimonio immaginifico del Messico rivoluzionario e, pur spostando l’azione nella contemporaneità dampyriana, non dimentica di agganciarsi alla Storia andando a ripescare un episodio marginale della Rivoluzione. L’episodio narrato nel prologo, in cui si intravedono gli elementi risolutivi dell’avventura, è fondamentale per creare quel parallelo tra l’eternità dei Maestri della Notte e la mortalità di noi piccoli esseri umani. Dampyr è una serie che, grazie soprattutto a Mauro Boselli, è una godibile miscellanea tra il passato e la quotidianità, in bilico su varchi dimensionali e metafisici dove anche i nostri eroi a volte rischiano di perdersi. In El Lobo la formula viene rispettata con abilità da Zamberletti: lo spunto fantastico è infatti il collante che permette allo sceneggiatore una ricostruzione credibile della sanguinaria attività dei narcos. Lo smercio della droga porta ingenti guadagni ai narcotrafficanti e la torta è così grande che ogni tipo di squalo sociale è disposto a qualsiasi nefandezza pur di accaparrarsene un’ampia fetta. Tutto si svolge nella regione nei pressi della Frontiera con gli States, luogo ideale per invadere con fiumi di droga la terra dei ricchi americani.
Seguendo il racconto, si nota come Zamberletti conosca il modo di agire e di pensare delle squadre speciali, merito senza dubbio di una forte documentazione sull’argomento e forse dei suoi trascorsi di agente di polizia. La figura di Anita Montoya ne è un esempio peculiare: Mi risulta che sia da molto tempo la vostra spina nel fianco e che abbiate provato a sistemarla ben tre volte, con il risultato di riempire l’obitorio di vostri uomini! dice il cattivo della storia. Un poliziotto in gamba, questa Anita Montoya… afferma Harlan poche pagine dopo.

Confine fra Messico e USA presso El Paso

Confine fra Messico e USA presso Nogales


L’agente Montoya è una figura che, grazie al disegno di Santucci e Piazzalunga, mostra una spiccata sensualità, mai però esibita in maniera gratuita. Infatti, il ritratto caratteriale è costantemente in primo piano e la sua bellezza ispanica lascia trasparire orgoglio, tenacia e un coraggio sconosciuti ad alcuni coprotagonisti maschili. Anita vive in una realtà in cui l’azione criminale dei Narcos rende a dir poco invivibile quella regione del Messico, eppure non sembra rassegnata e pessimista. La giovane donna, aggiungo, è forse una sorta di alter ego di Zamberletti, il punto di vista con cui l’autore dice la sua sulla saga di Dampyr. Non a caso, quando conosce Harlan e soci, non si contrappone con scetticismo dinanzi alle informazioni sulla presenza di vampiri e diavolerie varie poiché lei stessa convive con le leggende del folclore locale. La Frontiera – secondo Anita – non è solo quella tra gli Stati ma un luogo indefinibile in cui l’inconoscibile è qualcosa di palpabile e non soltanto degli incubi alimentati dalla superstizione.
I protagonisti della testata, Harlan, Tesla e Kurjak, vengono utilizzati con fluidità nelle sequenze d’azione e soprattutto nei dialoghi, frizzanti e rivelatori della solida amicizia tra i tre. Il finale, come accennavo sopra, è il giusto corollario del prologo e la sua logica narrativa, fatta di azione ragionata e di contrapposizione tra umanità e ferocia infernale, rende solida l’architettura ideata da Zamberletti. Da una parte l’azione cronometrata dei Nostri, dall’altra l’incontro senza tempo tra un giovane padre (Eduardo, reso suo malgrado immortale da un Maestro nel lontano 1914) e un vecchio figlio pervade di struggente poesia il racconto… Eduardo rifiuta infine la sua natura bestiale di vampiro e ritrova l’armonia interrotta in quel mondo sì conflittuale in cui però gli esseri umani potevano scegliere liberamente da che parte stare.
I disegni realizzati dal duo composto da Marco Santucci e Patrick Piazzalunga danno una forte connotazione al racconto. Le inquadrature sempre originali, i primi piani intensi, il suggestivo chiaroscuro rendono le pagine un susseguirsi movimentato di tecnica messa però al servizio della narrazione. Un fumetto deve raccontare delle emozioni, e anteporre questo concetto a qualsiasi altro è solo un artificio retorico.


Dampyr Speciale n. 10, novembre 2014. Disegno di Riboldi


Speciale Dampyr 10
EL LOBO
Novembre 2014
pag. 160, € 5,50
Testi: Antonio Zamberletti
Disegni: Marco Santucci e Patrick Piazzalunga
Copertina: Enea Riboldi
Introduzione: Mauro Boselli


Giampiero Belardinelli


N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

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