domenica 17 novembre 2013

L'ATLANTE DI MISTER NO. "I": DA "IRENE, MADALENA e MARIA" A "ITALIA".

di Massimo Capalbo


Potete raggiungere tutte le voci dell'Atlante
consultando la Bussola!

  
Prosegue con immutato successo l'Atlante di Mister No di Massimo "Max" Capalbo dedicato all'universo di Jerry Drake, il piltota amazzonico creato da Guido Nolitta. Giunti alla lettera I ricordiamo ai nostri amici lettori che l'iniziativa di Dime Web è stata apprezzata un po' dovunque e in primo luogo dalla Sergio Bonelli Editore - tanto da avere l'onore di un link permanente sulla Home Page di Mister No nel sito ufficiale della casa editrice milanese, link che è stato appena aggiornato! (s.c. & f.m.)





Legenda


  • I nomi in stampatello e grassetto rimandano a una voce dell’Atlante.

  • I nomi dei personaggi cui è dedicata una voce sono indicati per cognome - ovviamente se questo è conosciuto (per esempio: AMARAL, STELIO; REMY, ANOUK). In alcuni casi, però, abbiamo optato per il soprannome (per es.: ESSE-ESSE invece che KRUGER, OTTO). Riguardo poi a personaggi come O BISPO ed EL LOCO, le voci a loro dedicate sono state inserite sotto l’iniziale del nome, invece che sotto l’iniziale dell’articolo: per es., EL LOCO, si trova alla lettera L di LOCO e non alla lettera E di EL (che in spagnolo è appunto un articolo e corrisponde al nostro IL).

  • I personaggi dalla doppia identità sono stati indicati con il nome della loro identità fittizia piuttosto che con il nome vero (ad es.: DEMONE ETRUSCO, GIUSTIZIERE DI BONAMPAK).

  • Quando i personaggi vengono citati in una voce che non è a loro dedicata, solo il cognome è scritto in neretto e stampatello, in modo da rimandare immediatamente alla lettera sotto la quale sono stati inseriti (per es.: nel testo della voce ANACONDA, il personaggio Daniel Murdock è citato come Daniel MURDOCK). L’unica eccezione a questa regola riguarda il protagonista della serie, il cui nome - attenzione: non il nome proprio Jerry Drake, ma appunto il soprannome MISTER NO - è sempre scritto in neretto e stampatello, tranne ovviamente quando è inserito nel titolo di un fumetto o di un libro (per es.: Mister No Index Illustrato, Mister No Riedizione If).

  • Per quanto riguarda la serie regolare, il titolo attribuito a ciascuna storia è tratto da uno degli albi che la compongono ed è quello, a nostro avviso, più rappresentativo, quello che meglio sintetizza la trama o che, rispetto ai titoli degli altri albi, richiama la storia alla memoria dei lettori in modo più efficace. Per esempio, la storia dei nn. 17-20 viene indicata con il titolo del n. 19, "Operazione Poseidon" perché esso è più rappresentativo, più calzante rispetto ad Agente segreto Zeta 3 e Tragica palude, che sono i titoli rispettivamente del n. 17 e del n. 19 (del tutto avulso poi il titolo del n. 20, Evasione!, visto che si riferisce alla storia successiva). 

Per le Note sui collegamenti ipertestuali e le Note sulle illustrazioni vedi la prima parte.






I
IRENE, MADALENA e MARIA
ISHIKAWA, KENZO
ISOLA DI PASQUA
ITALIA



IRENE, MADALENA e MARIA

Tre simpatiche prostitute di MANAUS, care amiche di MISTER NO. Compaiono per la prima volta ne La legge della violenza (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 110-113), dove convincono il pilota a trasferirsi con loro a Porto Velho, sul Rio Madeira. La cittadina amazzonica promette rapidi guadagni grazie all’arrivo di lavoratori da tutto il BRASILE per la costruzione di una ferrovia nella giungla da parte della NOVA MAD MARY. A Porto Velho, Irene, Madalena e Maria aprono un bar che attira molti clienti, ma quando la ferrovia si rivela una truffa, la città si spopola rapidamente e le tre sono costrette a far ritorno a MANAUS con MISTER NO (che aveva aperto sul posto un’agenzia turistica).


Mister No n. 111, agosto 1984. Disegno di Ferri.


La bionda Madalena (al centro) e le brune Irene (a sinistra) e Maria (a destra) – MNO 110, p. 66


Irene e le sue amiche ricompaiono ne La miniera della paura (A. Castelli [sog.&scen.] – R. Taito, nn. 136-138), dove, oltre a essere costrette a lavorare nel bordello di Serra Pelada da O’ BISPO e dal colonnello de Moura, vengono usate come ostaggio dai medesimi per costringere MISTER NO a collaborare con loro. Alla fine, il Nostro riuscirà a togliere dai guai le sue amiche e le riporterà a MANAUS. MISTER NO ritrova il fascinoso terzetto a BELÉM nell’episodio di Africa! (G. Nolitta e L. Mignacco [sog.&scen.] – L. Dell’Uomo [dis.], nn. 167-169). In esso, la bionda Madalena (senza dubbio la più bella delle tre) è la causa indiretta dell’imprevista e rocambolesca partenza del pilota per il continente africano. Nel séparé dell’Ipanema, il nuovo locale che le tre hanno aperto nella città brasiliana, Madalena ha una violenta discussione con il suo amante, Gerardo Leão, aspirante governatore dello Stato del Pará. Temendo che la presenza di Madalena a BELÉM possa danneggiare la sua immagine nell’ imminente campagna elettorale, Leão pretende che la donna lasci addirittura il BRASILE. Madalena non vuole saperne e Leão la picchia, minacciando anche di sfigurarla se non gli obbedirà. Sentendo le grida di Madalena, MISTER NO - che stava conversando nel locale con Irene e Maria – decide d’intervenire: dopo essersi sbarazzato dei due gorilla di Leão, scazzotta quest’ultimo. Per sfuggire ai suoi scagnozzi, MISTER NO si rifugia su una nave diretta – a sua insaputa - in AFRICA, e una volta sbarcato sul continente vi rimarrà per oltre un anno, cioè fino a quando non verrà a sapere dagli amici di MANAUS che Leão non costituisce più un pericolo per lui: infatti, il politicante non solo perderà le elezioni, ma, denunciato dai suoi avversari, dovrà abbandonare il BRASILE

Mister No insidia le gambe di Irene, che però fa buona guardia – MNO 110, p. 78

Mister No scherza con Irene e Maria nel loro locale di Belém, l’Ipanema – MNO 167, p. 12


 
Dopo la brevissima apparizione nel finale di A volo radente (L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso /F, Devescovi [dis.], nn. 198-199), quella - altrettanto breve - nella sequenza onirica de I labirinti della memoria (L. Mignacco [sog.&scen.] – M. Bianchini [dis.], n. 244) e quella della sola Irene nel prologo di Ritorno a New York (L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso [dis.] – nn. 258-259), le tre donnine allegre ritornano, rivestendo un ruolo importante, in Soldi sporchi (M. Masiero [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani [dis.], nn. 355-356), storia ambientata a Recife. Qui le tre hanno aperto un locale notturno, il Meia Lua, grazie ai soldi del loro ex sfruttatore O'BISPO. Lo spretato finisce nei guai, per una questione di soldi, con il boss Roberto Guimarães, il quale peraltro ha messo gli occhi su Madalena, che però non vuol saperne di lui. La bionda nutre invece una simpatia, pienamente corrisposta, per il cliente che MISTER NO ha accompagnato a Recife, il francese Renard Lecombe. Per riavere indietro la grossa somma che BISPO gli deve, Guimarães rapisce Lecombe chiedendone il riscatto; e in seguito cattura anche le tre ragazze e lo spretato, con l’intenzione di far sbranare quest’ultimo dai suoi cani da combattimento. Alla fine però, grazie a MISTER NO, tutto si risolve per il meglio, sia per BISPO e le ragazze che per Lecombe. Il francese propone alle tre garotas di partire con lui per Parigi, ma esse rifiutano e decidono di ritornare a BELÉM a bordo del PIPER dell’amico pilota. Nella loro successiva, nonché ultima, apparizione – che ha luogo in Qualcosa è cambiato (G. Nolitta [sog.&scen.] - D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 364-366) - le ritroviamo a MANAUS, dove hanno aperto un nuovo locale, dotato di un’ampia pista da ballo. Il Paraiso Verde, questo il nome del locale, è tra le prime tappe di MISTER NO, appena tornato a MANAUS dopo un’assenza di ben due anni. Bella la sorpresa che il pilota fa alle tre amiche, sedute ai tavoli con i rispettivi clienti: MISTER NO va dal dj e gli chiede di mettere il celebre brano di Tom Jobim Garota da Ipanema, poi raggiunge il centro della pista: E ora posso invitare a ballare le tre più belle donne di questa città? Voceis queren dancar con migo Irene, Madalena e Maria?. Le tre mollano di colpo i loro clienti e corrono ad abbracciare il pilota, in onore del quale offrono un giro di champagne a tutti gli avventori del locale. Dalle simpatiche garotas, precisamente da Irene, MISTER NO viene a sapere che ESSE-ESSE ha abbandonato la città per andare a Castanheira, nello Stato dell’Acre: è qui che i due amici si ritroveranno nella storia La foresta brucia! (G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Busticchi e L. Paesani/R. Diso/D. e S. Di Vitto [dis.], nn. 371-373).


Mister No n. 355, dicembre 2004. Disegno di Diso.



Irene, Madalena e Maria nelle mani del malvagio Guimarães – MNO 356, p. 82
 
Curiosità: Vistosa l’incongruenza in cui è incorso lo sceneggiatore Michele Masiero in Soldi sporchi, precisamente alle pp. 19-23 del n. 355. MISTER NO dice a Irene, Madalena e Maria di non essere riuscito a mettersi in contatto con loro una volta ritornato dall’AFRICA, e le tre raccontano al pilota che in quel periodo si trovavano in Europa, dopo essere state costrette a chiudere l’Ipanema a causa delle intimidazioni di Leão. In realtà, il finale della storia A volo radente (n. 199, p. 98) mostrava MISTER NO festeggiare il suo ritorno in BRASILE proprio all’Ipanema con le tre amiche (e con Deborah WINTER): quindi, nessuna chiusura del locale e nessuna permanenza in Europa del terzetto.

Le tre donnine allegre di Manaus corrono ad abbracciare Mister No, appena tornato in città – MNO 356, p. 55




ISHIKAWA, KENZO

E’ il capo della sezione americana di una potente società segreta giapponese: la Legione dei Non-Vivi, così chiamata perché i suoi membri si considerano già morti, in quanto disonorati dalla sconfitta subita dal loro Paese nella SECONDA GUERRA MONDIALE. Ufficialmente, Ishikawa è l’amministratore delegato della Warroad, una società per azioni che ha sede a NEW YORK, al settantasettesimo piano dell’Empire State Building. E’ qui che il giapponese vive, protetto da decine di uomini armati e addirittura da un dirigibile - con a bordo delle sentinelle - che vola continuamente intorno al grattacielo.


Mister No n. 241, giugno 1995. Disegno di Diso


A partire dalla storia Vento Rosso (L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], n. 241), Ishikawa sconvolge la vita di MISTER NO, costringendolo ad abbandonare l’amata MANAUS. Poiché il pilota e alcuni suoi amici (tra i quali ESSE-ESSE) hanno fatto saltare in aria una fabbrica nella giungla appartenente alla Brazil Chemical, un’azienda di San Paolo che fa capo alla Kobe (nome alternativo della Legione dei Non-Vivi), Ishikawa sguinzaglia sulle tracce dei responsabili i suoi sicari, guidati dal crudele Tsuhiro UZO. Il giapponese ignora inizialmente che MISTER NO è il soldato americano che nel 1943, in un’isola del Pacifico, gli aveva impedito di fare harakiri, quindi di morire con onore come era invece riuscito a fare suo fratello Tetsuo e altri suoi commilitoni.

Dopo tanti anni, le strade di Mister No e di Ishikawa s’incrociano di nuovo – MNO 241, p. 98

Ishikawa e il fedele Muri nella sede della Kobe, nell’Empire State Building – MNO 245, p. 24


Quando Ishikawa lo scopre, il suo odio nei confronti del pilota si riaccende e il desiderio di vendetta personale diventa il suo primo pensiero. MISTER NO, però, si rivela una preda tutt’altro che facile per la Kobe. Sfuggito, a MANAUS prima e a Natal dopo, ai killer nipponici - che però, uccidono diversi suoi amici, distruggono la sua abitazione e lo costringono a far esplodere il PIPER - MISTER NO arriva, dopo varie vicissitudini, in MESSICO. Dopo una drammatica permanenza nel carcere di Todos Los Angeles (vedi HIDEN), il pilota viene catturato – nella storia Uno straniero a Redención (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Valdambrini [dis.], nn. 248-249) - dagli sgherri di Diego Ochoa, figlio di El Jefe, anziano capo di un villaggio di criminali - Redención, appunto – che sorge in pieno deserto messicano. Diego è in contatto con la MAFIA italoamericana, precisamente con il boss newyorkese Lenny Carducci, ed è proprio a questi che Ishikawa si è rivolto per scovare MISTER NO. Il giapponese, infatti, che dapprima disprezzava il pilota, considerandolo un uomo senza onore, ha visto nel Nostro la scintilla del guerriero e intende occuparsi personalmente di lui. Diego Ochoa, disobbedendo a suo padre (che, almeno in un primo tempo, non intende avere rapporti con la MAFIA), fa sapere a Carducci che il pilota è suo prigioniero; e Carducci informa a sua volta il capo della Kobe, offrendosi di farlo accompagnare a Redención dai suoi picciotti Santo e Loquasto. In realtà, il boss vuole sbarazzarsi di Ishikawa: considera, infatti, la sua organizzazione troppo pericolosa per gli interessi di Cosa Nostra, e intende quindi far sparire il giapponese in MESSICO con la complicità di El Jefe, con il quale ha stretto un accordo.


Ishikawa uccide gli scagnozzi del boss Carducci – MNO 249, p. 79
 

Tuttavia, Ishikawa non tarda a scoprire il piano di Carducci e ne prepara a sua volta un altro, ai danni sia del gangster italoamericano che dello stesso El Jefe. Infatti, prima di partire per il MESSICO, si reca in un museo di aerei da guerra e, fingendosi un produttore cinematografico, noleggia due caccia Zero, con le mitragliatrici perfettamente funzionanti. Poi, giunto all’aeroporto di Houston con Santo e Loquasto, l’astuto Ishikawa riceve da uno dei suoi uomini (travestito da inserviente) una valigia piena di armi – pistole, pugnali e bombe a mano - che nasconde sotto gli abiti. Arrivato infine a Redención, il giapponese fa conoscenza con El Jefe e si fa subito condurre nei sotterranei del suo palazzo, dove MISTER NO è tenuto prigioniero. Entrato nella cella, Ishikawa uccide i due scagnozzi di Carducci (proprio quando questi si accingevano a eliminarlo), mentre il pilota si sbarazza della guardia messicana, impadronendosi della sua pistola. I due insoliti alleati, coprendosi le spalle a vicenda, fanno strage dei pistoleros posti a guardia dell’edificio, nei cui piani superiori è reclusa anche l’amica del pilota Barrett WHITAKER. MISTER NO la libera e Ishikawa, con una pistola lanciarazzi, segnala ai suoi uomini di intervenire: saliti a bordo degli Zero, costoro raggiungono Redención, massacrando con le mitragliatrici gli scagnozzi di El Jefe, per poi sganciare delle bombe sul palazzo di quest’ultimo, riducendolo a un cumulo di macerie. Sconfitti definitivamente i messicani, Ishikawa si fa riconoscere da MISTER NO (Il tenente giapponese!... – esclama il Nostro - Tu…sei l’unico sopravvissuto a quel folle suicidio di gruppo!) e prima di allontanarsi con i piloti degli Zero gli dà appuntamento a NEW YORK: Quando sarai pronto vieni a cercarmi là… vieni da solo… …ti prometto una sfida leale…uomo contro uomo…all’ultimo sangue! La storia termina mostrando la vendetta di Ishikawa nei confronti di Carducci, che muore nell’esplosione del suo ufficio, dove uno degli uomini del giapponese ha piazzato una bomba.

Ishikawa ricorda a Mister No il loro primo incontro, durante la guerra – MNO 249, p. 94

In Ritorno a New York (L. Mignacco [sog.&scen.] – R. Diso [dis.] – nn. 258-259), MISTER NO, dopo aver vissuto una serie di drammatiche avventure in diversi Stati americani, raggiunge finalmente la Grande Mela per la resa dei conti con Ishikawa. Il giapponese e la sua organizzazione sono finiti nel mirino della MAFIA, più precisamente del padrino Salvatore Corsese, il quale vuole a tutti i costi vendicare Carducci. Dato che Ishikawa riesce a scampare a un attentato compiuto dai fedelissimi del boss (informati da un traditore della Kobe, il giovane Akami), quest’ultimo decide di affidarsi all’esperto killer italofrancese Leon Cavaliere, che inizia subito a studiare un piano per superare le difese del capo della Kobe. Tuttavia, i problemi per Ishikawa non vengono solo da Corsese, ma anche da alcuni membri della Kobe stessa: oltre al già citato Akami (scoperto dal suo capo e costretto a un suicidio onorevole), da Tokyo arriva un gruppo di killer della Yakuza (la mafia giapponese) capeggiati dal lugubre Kerasu, al quale Ishikawa – su ordine del consiglio supremo della Legione dei Non-Vivi - deve passare il comando. I capi di Tokyo ritengono infatti che Ishikawa non stia curando gli interessi dell’organizzazione, ma si ostini a perseguire scopi personali; inoltre, essi non sono soddisfatti del modo in cui sta conducendo la guerra con i mafiosi e pensano che Kerasu e i suoi uomini siano più adatti.


Mister No n. 259, dicembre 1996. Disegno di Diso.


In effetti, il pensiero principale del giapponese rimane sempre il duello finale con il pilota, che gli ha fatto sapere del suo arrivo a NEW YORK. MISTER NO, oltre a essere pedinato dalla CIA (che vuole mettere le mani su Ishikawa), finisce, suo malgrado, per restare coinvolto nella guerra tra la Kobe e la MAFIA: ha infatti iniziato una relazione con la bella tassista italoamericana Angela, ignorando che essa è la nipote di Salvatore Corsese, il quale viene pertanto a conoscenza dei rapporti esistenti tra il pilota e Ishikawa. Quest’ultimo, deciso a porre fine alla suddetta guerra e convinto che la strategia di Kerasu (rispondere colpo su colpo agli attentati e ai sabotaggi compiuti dai gangster italiani) non porterà a nulla, affida al suo fedele assistente Muri il compito di accordarsi segretamente con Sonny Corsese, il figlio di Don Salvatore. Sonny, al pari degli altri capifamiglia mafiosi, è ben lieto di far cessare una guerra che sta seriamente danneggiando gli affari di Cosa Nostra: pertanto, all’insaputa di suo padre, stringe un patto con i giapponesi. L’idea dell’ex capo della Kobe si rivela efficace, ma egli non sa che le sue mosse sono spiate da Kerasu, il quale non ha alcuna intenzione di interrompere le ostilità con la MAFIA. Per questo motivo, lo Yakuza cerca di far eliminare Ishikawa quando costui si incontra, in incognito, con MISTER NO al Central Park, per stabilire il giorno e il luogo in cui sfidarsi. E’ lo stesso MISTER NO, paradossalmente, a salvare la vita a Ishikawa ed a fermare il killer (travestito da poliziotto), che si uccide ingerendo del veleno. Saputo dal pilota che il suo attentatore era un giapponese, Ishikawa capisce che il mandante è Kerasu e lo fa uccidere da Muri. L’uccisione di Kerasu fa parte dell’accordo stipulato con Sonny Corsese, accordo che prevede l’eliminazione dei capi dei rispettivi eserciti: lo Yakuza da una parte, e don Salvatore dall’altra. Il padrino, infatti, viene tolto di mezzo con il veleno e Sonny prende il suo posto, che bramava già da tempo. L’uccisione di Corsese senior avviene però solo dopo che questi, informato dalla nipote Angela, ha inviato Leon Cavaliere a pedinare MISTER NO per arrivare a Ishikawa. Ignaro di tutto ciò, MISTER NO giunge al luogo stabilito per il duello: il porto di NEW YORK, precisamente il deposito 9 del molo 25. Lì, in attesa di Ishikawa e armato di un fucile di precisione, c’è proprio Leon, ma il giapponese lo sorprende e lo ferisce a una gamba. Il killer rivela al pilota di trovarsi lì grazie alla soffiata che Angela ha fatto allo zio boss, e cerca di convincerlo a passare dalla sua parte: don Corsese non ce l’ha con te, Drake… uccidi il muso giallo… e i soldi li divideremo in due!. MISTER NO non accetta la sua proposta perché – dice a Ishikawa - vuole un duello leale con lui. Approfittando di un attimo di distrazione dei due, Leon afferra il suo fucile e cerca di uccidere Ishikawa, ma il pilota glielo impedisce e assieme al giapponese fa fuoco sul francese, uccidendolo. Non è ancora finita, però, visto che Corsese senior ha mandato anche i suoi scagnozzi, che attaccano i due, usando pure le molotov. Ishikawa risponde lanciando contro di essi delle bombe incendiarie e, in breve, nel deposito si scatena un terribile incendio. Sbarazzatisi dei mafiosi, MISTER NO e il giapponese si preparano al duello, con le rispettive pistole. Ishikawa prende la sua spada, la conficca in una cassa e dice al pilota: Questa katana appartiene alla mia famiglia da trentatré generazioni. Sarà tua se prenderai la mia vita. […] Quando il fuoco avrà divorato il legno, la spada cadrà… …Non appena toccherà terra, estrai la pistola e spara! Seguono attimi carichi di tensione, durante i quali il giapponese pensa al fratello TETSUO nel momento in cui fece harakiri; mentre MISTER NO pensa agli amici uccisi dai sicari della Kobe. Quando la katana cade a terra, i due sparano: MISTER NO viene colpito di striscio; Ishikawa, invece, in pieno petto. Prima che il deposito, divorato dalle fiamme, crolli, MISTER NO si tuffa nell’Hudson e una volta emerso, guarda l’edificio distrutto e pensa: Addio, Ishikawa! Se la mia pallottola non ti ha spaccato il cuore, ci avrà pensato il fuoco a darti un acconto dell’inferno che ti aspetta!...


Lo scontro finale tra Mister No e Ishikawa – MNO 259, p. 94


 
Qualunque sia il destino ultraterreno di Kenzo Ishikawa, possiamo affermare che per questo personaggio – il quale è uno dei cattivi più riusciti della saga misternoiana, un moderno samurai che incarna lo spirito di rivalsa che animava il Giappone nel dopoguerra - la morte non rappresenta un’autentica sconfitta. Infatti, il giapponese muore come ha sempre desiderato, cioè da guerriero; e per mano di un uomo verso il quale prova grande rispetto: Tu hai imparato la via dell’onore. Stai diventando un vero soldato, dice Ishikawa a MISTER NO quando questi, rifiutando la proposta di Leon, gli dimostra di essere un avversario leale. Il pilota, pur odiando il giapponese, finisce comunque per restituirgli quella morte onorevole di cui lo aveva privato anni prima in guerra. Alla fine, insomma, i due nemici ottengono ciò che volevano: la vendetta, MISTER NO; il recupero dell’onore perduto, Ishikawa.



ISOLA DI PASQUA

Scoperta dal navigatore olandese Jakob Roggeveen nel 1722 (il giorno in cui Roggeveen vi sbarcò era la domenica di Pasqua, da cui il nome dell’isola) ma colonizzata già secoli prima da popolazioni polinesiane, l’Isola di Pasqua (Rapa-Nui nella lingua locale) si trova nel Pacifico meridionale e appartiene, dal 1888, al Cile. E’ nota soprattutto per i suoi Moai, affascinanti sculture alte fino a dieci metri e pesanti fino a ottantasei tonnellate. Eretti dagli antichi abitatori dell’isola, i Moai sono oltre ottocento e rappresentano un’importante attrazione turistica.


I celeberrimi "testoni" di pietra dell'Isola di Pasqua.

Mister No n. 60, maggio 1980. Disegno di Ferri.

In Isola di Pasqua (G. Nolitta [sog.&scen.] – F. Bignotti [dis.], nn. 60-62), MISTER NO, per sfuggire agli scagnozzi di un arrogante miliardario, Clyde Davis, s’infila nell’aereo, diretto a Santiago del Cile, a bordo del quale c’è l’amica archeologa Patricia ROWLAND. Questa, come ha detto al pilota la sera prima, è diretta all’Isola di Pasqua per cercare di decifrare le iscrizioni presenti sulle tavolette RongoRongo, di cui si servivano gli antichi cantastorie dell’isola per ricordare i particolari delle leggende che usavano raccontare. Il pilota è ben felice di accompagnare la bella professoressa in un luogo che lo ha sempre affascinato. Giunti a Hanga-Roa, la principale località dell’isola, MISTER NO e la sua amica vengono ospitati da Pakomio Fuentes, importante personalità del posto, il cui figlio Miro, laureando all’Università di Yale, è un allievo di Patricia. Profondo conoscitore della storia e dell’archeologia di Rapa-Nui, Pakomio desidera migliorare le condizioni economiche e culturali della sua gente: a questo proposito, sta cercando di fondare un sindacato per tutelare i diritti degli operai della Sunset Company, una potente società americana che spadroneggia sull’isola, avendo il monopolio della lavorazione della lana.


Mister No, Pakomio Fuentes e Patricia tra gli imponenti Moai – MNO 60, p. 97



Grazie a MISTER NO, che vince per lui la tradizionale gara chiamata Tangata-Manu (l’Uomo-Uccello), Pakomio sconfigge il rivale politico Matua (che fa segretamente gli interessi della Sunset) e diventa il capo della comunità, il Tangata-Manu appunto. La sua vittoria, però, provoca un’ondata di follia collettiva nei suoi sostenitori, i quali distruggono la fabbrica della compagnia americana, feriscono gravemente Matua e rapiscono Patricia allo scopo di sacrificarla, in una caverna (l’Ana Kai Tangata), al dio Make-Make. Pakomio e MISTER NO riescono a liberare l’archeologa e raggiungono, tramite un cunicolo segreto, la costa, dove si accorgono della presenza di una nave ormeggiata nella rada. Mentre il pilota e la sua amica si rifugiano tra le rovine di una vecchia torre di segnalazione, Pakomio – che ha detto loro di volere, nonostante tutto, rimanere sull’isola - raggiunge l’aeroporto e si mette in contatto radio con l’equipaggio della nave, a bordo della quale – ma questo egli lo ignora – c’è anche suo figlio Miro, di ritorno a casa. Pakomio riesce a lanciare l’SOS poco prima di venire scoperto da alcuni rivoltosi, i quali, considerandolo un traditore, lo uccidono. Il comandante della nave, sollecitato da Miro, fa calare una scialuppa, che recupera MISTER NO e Patricia, salvandoli dalla furia degli isolani, arrivati sul posto proprio in quel momento. Saliti sulla nave, i due assistono, assieme all’equipaggio, a una scena atroce: uno degli uccisori di Pakomio raggiunge i compagni agitando una picca sulla quale è stata conficcata la testa della sua vittima. La vista del macabro trofeo fa salire ancora di più la selvaggia eccitazione dei rivoltosi, che inneggiano a Make-Make. Nonostante la terribile sorte subita da suo padre, Miro Fuentes decide comunque di sbarcare sull’isola, convinto di poter riportare i ribelli alla ragione. Questi ultimi, infatti, vedendolo ritornare, escono dal loro stato di esaltazione e iniziano a provare vergogna per ciò che hanno fatto. 


Un esausto Mister No vince la Tangata Manu – MNO 61, p. 83


 
Malgrado non figuri tra le storie nolittiane più amate dai lettori (che nel referendum del 1981 gli assegnarono la palma di peggiore storia della serie), Isola di Pasqua è un’avventura senza dubbio interessante, che ha tra i suoi pregi l’accurata descrizione e la presenza di un personaggio assai riuscito come lo sfortunato Pakomio Fuentes. Il finale della storia, però, non ci convince appieno: se, da una parte, la decisione di Miro è spiazzante quanto ammirevole (il giovane – personaggio azzeccato anche lui – dimostra, con il suo coraggioso gesto, di essere degno figlio di suo padre); dall’altra, però, il ravvedimento dei rivoltosi ci appare poco credibile, perché troppo repentino. E’ vero che la follia collettiva dei sostenitori di Pakomio è stata favorita dall’assunzione di droghe e alcol, i cui effetti sono temporanei; ma non è verosimile che la sola vista di Miro Fuentes la faccia dissolvere di colpo, instillando subitanei rimorsi proprio nel fanatico capo della rivolta, il vecchio sacerdote Vahaki. Nolitta, in questo caso, ha peccato di buonismo.


Mister No n. 62, luglio 1980. Disegno di Ferri.

I feroci rivoltosi con il loro macabro trofeo – MNO 62, p. 80

 
Curiosità: Una delle sequenze più emozionanti dell’episodio è sicuramente quella della Tangata-Manu. Si tratta forse della più importante cerimonia di tutta la cultura dei nostri antenati.spiega Pakomio a MISTER NO e PatriciaDopo che i pretendenti alla carica di Tangata-Manu hanno scelto i loro rispettivi rappresentanti, tutto il popolo si raccoglie sulle scogliere di Orongo […] I partecipanti si tuffano e attraversano uno stretto braccio di mare reso pericoloso dalle correnti e dagli squali. …E poi, messo piede su un isolotto chiamato Motu-Nui, iniziano la frenetica ricerca di un uovo depositato da una delle molte rondini di mare che vivono sull’isola. Il primo che trova questo uovo si rituffa e lo consegna al suo capo che viene immediatamente eletto “Uomo-Uccello”, aumentando così il suo prestigio fino a diventare capo assoluto della comunità. La gara che ha luogo nella storia vede competere sei uomini: tre in rappresentanza di Pakomio, fra cui MISTER NO; e tre in rappresentanza di Matua. Il pilota si ritrova presto solo (uno dei suoi compagni viene sbattuto dalle onde sulle rocce di Orongo e muore sul colpo, mentre l’altro viene ucciso da uno squalo) e anche in svantaggio rispetto ai suoi avversari, che raggiungono prima di lui l’isolotto. Uno di essi però, chiamato Pakeda, si rompe una gamba sugli scogli di Motu-Nui e viene abbandonato dagli altri due. A salvarlo dall’annegamento è proprio MISTER NO, che lo porta sull’isolotto e poi va alla ricerca dell’uovo, trovandolo dopo poco tempo. I due rivali, armati di coltellacci, gli intimano di consegnare loro l’uovo, ma il pilota non si fa intimorire e riesce, a suon di pugni, a buttarli giù dalla scogliera, facendoli sfracellare sugli scogli. Tuttavia, uno dei due (che ferisce MISTER NO al braccio) viene colpito dal Nostro, inavvertitamente, con il pugno sinistro, proprio quello in cui il pilota stringeva l’uovo, che va in frantumi. MISTER NO si dispera, ma il riconoscente Pakeda gli dà l’uovo che ha trovato. Il pilota lo ringrazia e, posto l’uovo in un fazzoletto e avvoltosi questo intorno al capo, riesce, benché sanguinante, a fare ritorno, vincendo la gara.

Miro Fuentes – MNO 62, p. 85

La Tangata-Manu è stata mostrata al cinema dal regista Kevin Reynolds nel suo film Rapa Nui (1994). Fatta eccezione proprio per la scena della gara, non si tratta certo di un’opera memorabile. Assai meglio la storia di Nolitta e Bignotti.


ITALIA 
 
Nel nostro Paese sono ambientate due tra le storie più amate della serie, due indimenticabili capolavori come La mafia non perdona (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 76-78) e Il demone etrusco (G. Nolitta [sog.&scen.] – R. Diso [dis.], nn. 131-133). La prima, raccontata da MISTER NO alla mulatta Georgina in un bar di MANAUS, si svolge nel 1948 e vede il pilota raggiungere a Positano il suo ex commilitone Steve MALLORY per ritrovare, per conto dell’FBI (di cui MALLORY è entrato a far parte), un documento scottante: una lettera in cui si rivela che lo sbarco degli Alleati in Sicilia (luglio 1943) fu agevolato dal gangster italoamericano Lucky Luciano, attraverso i suoi contatti con i boss mafiosi dell’isola.


L'Italia "alla rovescia" in una mappa del '500.

L'Italia "messa al tappeto" in una mappa del '600.



Oltre che per l’appassionante intreccio e il tragico finale (il tradimento e la morte di MALLORY), reso ancora più memorabile dalla canzone in sottofondo, la struggente Scalinatella; La mafia non perdona si fa ricordare per l’accurata ricostruzione degli ambienti – le rovine di Paestum, Positano e le sue scalinate a picco sul mare, Capri con la sua famosa piazzetta e i suoi spettacolari faraglioni, il porto di Napoli - e la presenza di azzeccati personaggi locali. Tra di essi, vanno senz’altro citati quelli principali: il dottor Gaetano Angiolillo, potente boss che ama ospitare, nella sua lussuosa villa, bellissime attricette americane inviategli a scatola chiusa da un suo amico produttore di Roma; Santorino alias O’ Marinariello, misterioso e inquietante criminale che possiede la lettera di Lucky Luciano e muore in uno scontro a fuoco con il suddetto Angiolillo e i suoi sgherri; il simpatico scugnizzo di Capri che aiuta il pilota a rintracciare O’ Sarracino, fedele aiutante di Santorino; il medesimo Sarracino, che merita qualche parola in più, essendo tra i quattro personaggi sopraelencati il più incisivo. 


Mister No n. 76, settembre 1981. Disegno di Ferri.

L’incantevole panorama di Positano – MNO 76, p. 58

Positano!


Al secolo Mimì Caruso, il caprese Sarracino, per campare, non si accontenta di portare i turisti a fare un giro sul suo motoscafo, ma fa anche il gigolò, andando a letto con brutte ma ricche signore, sia straniere che del posto. Esilaranti, a tale proposito, i pensieri di MISTER NO quando osserva Sarracino mentre, in compagnia di una facoltosa vecchiaccia, entra nell’abitazione di quest’ultima: Sangue di Giuda… tra tutti i modi per fare quattrini tu ti sei scelto il più duro, mio caro Sarracino. E’ vero però che qui siamo in un mondo ricco di ricordi mitologici, di guerrieri belli e gloriosi… e di mostri orripilanti. Vai dunque e battiti da eroe, Sarracino: che il dio denaro ti dia la forza di affrontare il mostro!. Sempre riguardo a Sarracino, è davvero memorabile la scena della sua morte, che avviene nelle convulse fasi finali della storia: pugnalato da uno degli scagnozzi del capitano Tommy Walcott (corrotto agente dell’FBI, interessato anche lui alla lettera di Lucky Luciano), Sarracino, estrattosi da solo il pugnale dal ventre, uccide con esso Walcott, e lo fa proprio mentre quest’ultimo stava per ammazzare MISTER NO.


Mister No n. 77, ottobre 1981. Disegno di Ferri.


Vale sicuramente la pena di riportare le ironiche parole che il morente Sarracino rivolge allo sprezzante Walcott, dopo averlo colpito: Il vostro coltello… Il tuo amico l’aveva dimenticato nella mia pancia, paisà… e adesso… …beh, adesso te lo restituisco… Siamo tutta gente onesta, da queste parti… . Il principale punto di forza de La mafia non perdona è proprio il contrasto fra l’incantevole bellezza dei luoghi (a cui si aggiunge la solarità e la simpatia dei suoi abitanti) e la quasi interminabile girandola di violenza e di morte che si scatena intorno alla lettera di Luciano. Questo contrasto è evidente anche nell’amarissimo epilogo, dove il suggestivo scenario della Positano notturna sottolinea ancora di più il terribile dolore di MISTER NO per la perdita dell’amico Steve. Un dolore mai sopito, anche perché, come dice il pilota a Georgina, alla fine è stato tutto inutile: Lucky Luciano in prigione non c’è rimasto affatto. Infatti la lettera, i morti, i feriti, tutto il diavolo a quattro combinato a Positano, non hanno impedito che, un bel giorno i giudici decidessero, per motivi misteriosi, di rimetterlo in libertà!.


La famosa piazzetta di Capri – MNO 77, p. 46

L'affollata piazzetta di Capri... qualche anno fa!



Mister No con Sarracino – MNO 77, p. 75

 
Un’altra amara esperienza italiana di MISTER NO è quella che il pilota stesso narra all’amica Patricia ROWLAND ne Il demone etrusco. Questo episodio può essere diviso in due sezioni ben distinte: quella bellica iniziale, con un’emozionante ricostruzione della sanguinosa battaglia del fiume Rapido (20 gennaio 1944), nel corso della quale MISTER NO – aggregato al 141° Reggimento della 36ª Divisione di Fanteria - salva la vita a un suo superiore, il capitano Stafford; e quella thriller, che prende avvio nel n. 132 e vede il pilota alle prese, nelle campagne dell’Alto Lazio, con l’assassino mascherato che dà il titolo all’intera storia. Come ne La mafia non perdona, anche ne Il demone etrusco abbiamo un’efficace resa delle ambientazioni: Montecassino, l’agro laziale con le sue tombe etrusche, il Parco dei Mostri di Bomarzo con le sue inquietanti statue. Non meno efficace la caratterizzazione dei personaggi italiani: il vecchio conte Sinisbaldi e l’avvenente figlia Claudia, entrambi insospettabili complici (la seconda addirittura compagna) del sanguinario capitano tedesco Mahler alias Tuchulca (vedi DEMONE ETRUSCO). In mezzo a terribili battaglie, cruenti omicidi e dolorose rivelazioni, non mancano, però, momenti spassosi: ad esempio, la sequenza in cui MISTER NO porta il caffè ai suoi commilitoni sotto un violento temporale, cantando ‘O paese d’o sole e rischiando poi di essere fatto a pezzi da una granata tedesca, che gli esplode a poca distanza. Divertente anche il dialogo tra il pilota e il commilitone Martinez, con il primo che mostra al secondo le foto delle due ragazze italiane che ha conosciuto e con le quali spera di combinare qualcosa. Dai retta a me: scegli Maria Teresa… - dice Martinez al Nostro – quell’altra, Francesca, ha qualcosa che non mi piace. E MISTER NO: Uh… è vero… ha qualcosa che non piace neanche a me: un marito gigantesco. Ah! Ah! Ah!


Mister No n. 131, aprile 1986. Disegno di Diso.

 
Il demone etrusco e La mafia non perdona sono le uniche storie misternoiane ambientate interamente nella nostra penisola, ma troviamo altri amarcord italiani del pilota nei seguenti episodi: Casablanca Café (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Valdambrini [dis.], nn. 219-220); Progetto Pegasus (M. Del Freo [sog.&scen.] - M. Bianchini e R. Rossi [dis.], nn. 238-239); Storia di un eroe (L. Mignacco [sog.&scen.] – F. Tacconi [dis.], Almanacco dell’Avventura 1996). In Casablanca Café, MISTER NO ritrova casualmente a CUBA un suo antico e indimenticato amore, la fascinosa Laura, e rievoca, con nostalgia e una punta di rimpianto, il loro primo incontro, avvenuto a Roma nel giugno del 1944. I due si erano subito innamorati, ma una sera Laura non si presentò all’appuntamento che MISTER NO le aveva dato (andare al cinema a vedere Casablanca) e il giorno successivo il pilota fu trasferito nell’Alto Lazio (dove avrebbe vissuto la tragica vicenda de Il demone etrusco) e non la rivide più. Nel prosieguo dell’episodio, Laura, ormai sposata con il fisico Davide Ginori, rivelerà al pilota il motivo per cui quella sera del ‘44 mancò al suddetto appuntamento: Furono i miei genitori che non mi lasciarono uscire… …a casa nostra era arrivato un ospite inatteso: Davide Ginori […]. Quel giovane magro e occhialuto non mi piaceva affatto: io avevo una cotta tremenda per te! Mi chiusi in camera mia e vi restai per due giorni. Poi venni a cercarti, ma mi dissero che eri stato trasferito. Piansi per una settimana intera… Quell’appuntamento ha cambiato la mia vita, ma io non ti ho mai dimenticato… Al termine dell’episodio, prima di congedarsi da Laura, MISTER NO le dice: Hai detto che la tua vita è cambiata per quell’appuntamento mancato… …beh, io credo che anche la mia sarebbe stata diversa.

Mister No attraversa il fiume Rapido, trascinandosi dietro il capitano Stafford – MNO 132, p. 10


Febbrai 1944. Nel cerchio giallo il disastro della secolare Abbazia di Montecassino in seguito al bombardamento degli anglo-americani.


In Progetto Pegasus, MISTER NO riceve a MANAUS la visita dell’ex commilitone Nat Doomey, e racconta, nel bar di PAULO ADOLFO, quando quest’ultimo, nell’autunno del 1944, gli salvò la vita nei cieli di Pisa, dopo che un caccia tedesco aveva attaccato il Dakota postale a bordo del quale entrambi viaggiavano (Nat come co-pilota e il Nostro come unico passeggero). Il coraggioso Nat – conosciuto dall’allora fante Jerry Drake durante una licenza a Roma, e precisamente in occasione di una scazzottata con dei marinai americani a Trinità dei Monti – coinvolgerà poi MISTER NO in una drammatica vicenda che si concluderà con l’inaspettato tradimento di Nat stesso (a favore dei sovietici, ai quali intende consegnare il prototipo di un caccia americano a decollo verticale) e con la sua morte in un fiume amazzonico. Riguardo invece a Storia di un eroe, rimandiamo alla voce RIGOLETTO. Da segnalare, infine, il breve flashback italiano presente ne L’idolo Maya (M. Masiero [sog.&scen.] – A. Bignamini [dis.], nn. 351-252), che ha come protagonista Patricia ROWLAND, la quale fa a Roma, nella Biblioteca Vaticana, un’interessante scoperta. Consultando i diari dei missionari durante i secoli, l’archeologa s’imbatte in quello di padre Anselmo, un frate italiano impegnato nei primi del XX secolo in un missione nel territorio degli indios TUKÂNO. Il missionario raccontava di aver conosciuto uno sciamano che veniva posseduto dagli spiriti dei defunti grazie ai poteri della statuetta del dio MAYA Ek Chuah, statuetta che Patricia ritroverà, con l’aiuto di MISTER NO e ESSE-ESSE, in AMAZZONIA

Le vittime del demone etrusco – MNO 132, p. 66

 
Curiosità: Nelle storie italiane del pilota non poteva mancare un riferimento alla nostra rinomata gastronomia, in particolare alla pasta, uno dei simboli del Bel Paese. Ne La mafia non perdona abbiamo un simpatico dialogo tra Steve e MISTER NO, il quale definisce vecchia carretta la Fiat 500 Topolino che ha acquistato. Alt… attento a come parli… - gli dice MALLORYGli italiani sono assai orgogliosi di questa loro macchina […] la considerano una gloria nazionale. Il pilota: Senti… senti… Posso almeno dire che la trovo un po’ piccola e stretta per un popolo di mangiatori di pastasciutta? Steve: Oh… no… di male in peggio! Anche quello della pastasciutta è un tasto che non dovrai toccare mai. Povero me! Qualcosa mi dice che, se questo è il tuo tatto, dovremo aver più paura della popolazione disarmata che degli assassini armati.


Mister No n. 133, giugno 1986. Disegno di Diso

Mister No nel Parco dei Mostri di Bomarzo – MNO 133, p. 38

I mostri di Bomarzo.


Ne Il demone etrusco, MISTER NO e il capitano Stafford sono ospiti del conte Sinisbaldi, che offre loro un piatto di penne all’amatriciana. Amatri…come avete detto?, domanda Stafford. Amatriciana, capitano Stafford. – risponde Claudia Sinisbaldi - A-ma-tri-cia-na…. è certo un po’ difficile da pronunciare per un americano ma vi assicuro che, dopo aver gustato questo il piatto, farete di tutto per ricordare questo nome!. Siamo sicuri che l’amatriciana e gli altri piatti di pasta mangiati a casa Sinisbaldi, siano rimasti per il pilota uno dei pochi ricordi positivi di quella terribile esperienza nell’Alto Lazio.


di Massimo Capalbo

N.B. Trovate i link alle altre lettere dell'Atlante andando sulla pagina della Bussola!

3 commenti:

  1. "Operazione Poseidon" è godibile, ma non la trovo così travolgente come altri lettori con la figura dell' agente un po buttata lì. Di positivo ci sono l' approfondimento di Esse-esse e il suo rapporto con Mister no.
    "La mafia non perdona" tra quelle che ho letto fin' ora è una delle storie che mi sono piaciute di più. La metto alla pari di "Atlantico" e "Rio negro", anche se fin' ora la migliore secondo me è "Relitti umani".
    Con questa storia il creatore si accomiata momentaneamente dalla serie per tornare proprio con "La legge della violenza".
    "Vento rosso" a vederla dall' esterno la considero un' esperimento interessante. Peccato che sia stato stoppato e non si sia fatto il viaggio in Giappone che era stato anticipato sul giornale di Sergio Bonelli!
    Anche da ragazzino presi "Bienvenido a Mexico" e "Frontiera" e la storia con il film sul vampiro" e a stento faticavo a considerarle della stessa serie! °_O Dovrei rileggerle, ma secondo me si erano allontanati troppo dai canoni. Boh!

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  2. "secondo me si erano allontanati troppo dai canoni. Boh!"
    Diciamo pure che, in alcune storie della trasferta statunitense, MIster No era irriconoscibile.

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  3. "che nel referendum del 1981 gli assegnarono la palma di peggiore storia della serie"

    Ah, però! Anche "Bienvenido a Mexico", una delle mie preferite, ho visto che finì tra le peggiori.
    Concordo sull' avventura. Interessante, sopratutto per l' usanza e le ambientazioni, ma la storia, divisa in tre atti è un po altalenante. Nel primo i siparietti tra Patricia e Mister no li ho trovati un po troppo da sitcomaccia di serie B mentre nel terzo c' è la follia che esplode, che sarà uno dei live-motive o come si scrive di Nolitta (vedi anche in parte la successiva "Yanoama", "Il giustiziere di Bonampak" e "Il profeta) con un ravvedimento effettivamente un po repentino. Il migliore è il secondo con la gara.
    "La legge della violenza", che segna il ritorno di Nolitta, è una classica, ma riuscita storia ecologista con il simpatico vecchietto che vive nella giungla.
    "La miniera della paura" penso sia la meno riuscita di Castelli. Godibile, comunque, ma ordinaria è con l' unico bel giuzzo del passato di Bispo!
    "Il bosco sacro" è una bella avventura tra guerra e l' atmosfera inquietante nel bosco di Bomarzo.

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