giovedì 28 febbraio 2013

INTRODUCING LILITH. I NUMERI 8 E 9

di Andrea Cantucci


Chi è Lilith

Lilith, il cui vero nome è Lyca, è una viaggiatrice del tempo inviata nel passato da un remoto futuro, in cui l’Umanità è stata sottomessa da un parassita alieno detto il Triacanto e costretta a rifugiarsi nel sottosuolo. La sua missione, per la quale è stata dotata di poteri sovrumani, consiste nell’estrarre ed eliminare tale parassita dai corpi degli esseri umani in cui si nasconde, prima che si ramifichi e si diffonda nel mondo; per far ciò è costretta ogni volta ad uccidere gli inconsapevoli portatori, in ché le provoca qualche senso di colpa.
Ogni episodio è ambientato in un’epoca diversa, ricostruita minuziosamente attraverso accurate ricerche storiche, e i violenti interventi di Lilith hanno come conseguenze delle modifiche al corso degli eventi.
Per orientarsi nei vari periodi in cui viaggia, è assistita da una guida visibile solo a lei chiamata lo Scuro (una via di mezzo tra un felino disneyano e il comprimario del telefilm Quantum Leap); ma il Triacanto, per impedire che riesca nel suo compito, le invia contro degli esseri che prendono vita dalla vegetazione, i Cardi.
Visto che solo il suo corpo viaggia nel tempo e non i suoi abiti, Lilith è il primo personaggio Bonelli che non ha nessun abbigliamento abituale e che invece si presenta, all’inizio di ogni storia, come una semplice donna nuda, con comprensibile sorpresa per gli uomini che la incontrano, pur non essendo una serie erotica.


Luca Enoch, 2012. Dal blog Ipernefelo.
 


Particolarità della collana

Lilith è una serie interamente scritta e disegnata da un unico autore, Luca Enoch (gli unici altri casi nella storia della Bonelli sono stati gli eroi di Roy d’Ami e la collana I Protagonisti di Rino Albertarelli), un'impostazione da “fumetto d’autore” che è resa possibile dai tempi più lunghi di una periodicità semestrale.
La serie unisce narrazione in progress e suddivisione in episodi, per cui ogni albo, pur essendo leggibile a sé, si inserisce come un tassello in una storia generale più vasta e quindi, per essere pienamente compreso, richiede la lettura dell’intero ciclo. Questa struttura narrativa, comune da tempo nelle raccolte statunitensi e giapponesi, o nei serial televisivi più recenti, è meno usuale nei fumetti seriali italiani (tra gli esempi nostrani si può citare la Storia del West, Ken Parker, Bella & Bronco, John Doe e, almeno in parte, Magico Vento).
Al di fuori delle consuetudini bonelliane è anche la composizione grafica delle pagine, che non si attengono minimamente alle convenzionali sei vignette su tre strisce che costituiscono la norma delle altre serie della casa editrice. L’autore usa cornici rettangolari di vari formati, ma predilige l’uso di vignette strette, sia in verticale che in orizzontale, cosicché, pur non avendo più disegni per pagina di un normale albo Bonelli (gli albi di Lilith hanno intorno alle cinque vignette per pagina), si crea un ritmo più concitato che si alterna continuamente a momenti più rilassati, senza compromettere per niente la leggibilità delle storie. Sono abbastanza comuni anche le vignette scontornate, che spezzano la gabbia grafica, e le figure che escono leggermente dalle cornici, creando un maggiore senso di spazialità e di consistenza dei corpi dei personaggi, soluzioni grafiche che sono meno accettate, e quindi usate solo raramente, nelle abituali serie bonelliane.
L’uso costante dei retini (con limitati e misurati effetti di sfumature) tenta di rievocare in bianco-e-nero la ricchezza cromatica del colore, come fanno spesso i fumetti giapponesi, anche se Enoch ha dichiarato di non essere particolarmente fan dei manga, coi quali infatti il suo stile non ha molto in comune, se non una certa nitidezza del segno, l’uso evocativo dei paesaggi e l’uso di linee cinetiche sugli sfondi nelle scene d’azione.


La battaglia di Segikahara. Riproduzione del XIX secolo del quadro seicentesco realizzato da Sadanobu Kano.



Giappone: XVII secolo

Questa volta Lilith giunge nel Giappone del 1600, in un momento decisivo per le sorti del Paese: la battaglia di Sekigahara, in cui storicamente la famiglia Tokugawa sterminò i precedenti regnanti del clan Toyotomi, assicurandosi il potere per i successivi tre secoli. Appena arrivata è scambiata per una volpe, poiché tali animali, nelle leggende giapponesi, sono identificati con spiriti subdoli e ingannatori detti kitsune (volpi mannare), capaci di prendere aspetto umano, in particolare quello di donne affascinanti e sensuali. Ciò può spiegare la nudità e i particolari poteri della nostra eroina agli occhi del primo che la vede, che non è un soldato qualunque. Infatti, all’inizio della storia, Lilith incontra due importanti personaggi storici dell’epoca.
Il primo è Miyamoto Musashi (1582-1645), samurai che in seguito diventerà anche un grande scrittore e pittore sumi e scriverà il manuale fondamentale sulla filosofia del combattimento, Il Libro dei Cinque Anelli, ma che qui è ancora un giovane e imbranato aspirante spadaccino di nome Takezô, che procura a Lilith vari guai. Dedicarsi contemporaneamente ad attività letterarie e pittoriche era normale per gli intellettuali giapponesi dell’epoca, poiché dipendevano entrambe dall’abilità nell’uso del pennello. I dipinti calligrafici in stile sumi erano quadri e poesie allo stesso tempo, come vignette liriche di alto livello culturale, eseguite con rapidi e fluidi movimenti istintivi e continui della mano e del braccio, un atteggiamento psico-fisico che, nella filosofia zen, accomunava la pratica artistica col pennello e quella delle arti marziali con la spada.


Miyamoto Musashi uccide un drago nel dipinto di Utagawa Kuniyoshi.



Il secondo personaggio è il monaco Bankei, che diventerà un maestro zen famoso per il suo insegnamento non convenzionale, che si dice giungesse direttamente al cuore di chi lo ascoltava, al contrario delle astratte dottrine ortodosse delle precedenti sette buddiste. Come si ipotizza in questo episodio, un saggio fuori dagli schemi come lui, che aveva contestato la pedofilia dei suoi superiori per poi fondare il proprio monastero personale, avrebbe potuto benissimo anche far cambiare atteggiamento al giovane Takezô, tanto da intraprendere, oltre alla pratica della spada, anche quella dell’uso del pennello e dell’arte poetica.
Subito dopo il duplice incontro, uno dei Cardi fa a Lilith delle rivelazioni che potrebbero risultare interessanti per l’evoluzione della serie: sostiene che è stata ingannata da coloro che l’hanno inviata nel passato e che lui stesso non è una semplice estensione mentale del Triacanto, ma ha un’anima, come quelle che all’inizio dei tempi scorrevano liberamente dagli esseri umani nei regni animale, vegetale e minerale, vivendo in ogni cosa. Che sia vero o no, solo il futuro ci dirà se tali notizie influiranno sul comportamento di Lilith e la sua fedeltà alla propria missione. Già in quest’episodio si nota la minore propensione di Lilith a massacrare i suoi simili, se non è indispensabile ai suoi scopi. Quelli che risparmia sono però posseduti dai Cardi, che, comunque stiano le cose, dimostrano meno scrupoli di lei. Intanto lo Scuro, per un incidente, non può materializzarsi in quest’epoca e il fatto che sia fuori gioco, se rende la situazione un po’ più difficile per Lilith, rende anche il racconto più godibile e meno scontato per i lettori, poiché la presenza di un simile bestione estraneo agli eventi storici, che fa da deus ex-machina, risulta negli altri episodi fin troppo invasiva.


Bankei Yotaku.



In assenza dello Scuro, è il giovane Takezô a dare alla protagonista un aiuto determinante per individuare la sua vittima designata, un parente dei Toyotomi che all’ultimo istante dovrebbe passare dalla parte dei Tokugawa, e il cui tradimento, insieme a quello di altri nobili samurai, si può considerare storicamente uno degli eventi decisivi del corso preso dalla battaglia. Naturalmente i Cardi, che ora hanno assunto forme umane, non hanno nessuna intenzione di lasciar fare Lilith e tentano in tutti i modi di ostacolarla e bloccarla. Intanto Takezô si è convinto che la sua compagna non è una volpe, ma un’affiliata degli Shinobi no Mono (gli Uomini del Segreto), altrimenti noti come Ninja (da ninjutsu, l'arte dell’invisibilità). Ai Ninja, spie e sicari al servizio dei Signori della Guerra giapponesi, viste le loro capacità di dissimulazione e di pratica delle arti marziali più estreme, al di là di ogni codice di condotta etico, erano infatti attribuiti dalle dicerie popolari dei veri e propri poteri magici, nei quali si potevano benissimo far rientrare anche quelli decisamente sovrumani di Lilith.
Oltre a confezionare in modo coerente la storia, nonostante abbia come episodio una struttura abbastanza semplice, Enoch dimostra la consueta bravura nel disegnare sia la vegetazione dell’ambiente in cui si svolge l'azione, sia i costumi storici, accurati fin nei minimi dettagli (soprattutto armature da soldato e da samurai con relativi stendardi). Purtroppo non ha altrettanta maestria nel disegnare i cavalli, animali notoriamente difficili da riprodurre in tutta la loro scattante flessuosità, che qui risultano un po’ troppo strani e tozzi. Gli vanno invece fatti tutti i complimenti del caso per gli ottimi effetti con cui riesce a gestire le scene della battaglia, anch’esse particolarmente difficoltose da rappresentare, poiché coinvolgono grandi masse di uomini in lotta tra loro. L’autore usa sapientemente tutti gli accorgimenti del caso: piccole figure lontane in campo lunghissimo per mostrare gli schieramenti degli eserciti contrapposti, sagome nere sugli sfondi per creare la sensazione di costante assembramento, primi piani e campi medi sui personaggi di cui gli interessa far seguire le azioni, raccontando così la sua storia al lettore in modo perfettamente comprensibile, nonostante la gran confusione di armi, fumo e bandiere al cui interno si svolge, fino a giungere al punto di svolta finale, in cui assistiamo a un evento che finora non si era mai verificato, in nessuno degli episodi precedenti.


Lilith n. 8, giugno 2012. Copertina di Enoch.



Lilith 8
LA GRANDE BATTAGLIA
Giugno 2012
pag. 132, € 3,70 
Testi: Luca Enoch
Disegni: Luca Enoch
Copertina: Luca Enoch
Rubriche: Luca Enoch
 



Più di un secolo dopo, sempre in Giappone...


Il titolo è la traduzione italiana del termine giapponese ukiyo, che si riferisce al mondo effimero in cui gli uomini si agitano inutilmente secondo la filosofia buddista, ma anche all’omonimo stile di pittura, lo ukiyo-e, creato dall’artista Hishikawa Moronobu intorno al 1681. I soggetti prevalenti di tale stile, riprodotti in xilografie diffuse su larga scala, mostravano appunto passatempi e passioni della gente comune, immersa nel “mondo fluttuante” dei sensi e dei divertimenti: il teatro kabuki, i quartieri di piacere e gli incontri di sumô. Sono esattamente gli scenari in cui si trova immersa anche Lilith in questo episodio, ambientato come il precedente in Giappone, ma a distanza di quasi due secoli, nel 1775. In tutto questo periodo, Lilith, che stavolta non è saltata nel tempo come al solito, ha dormito ininterrottamente in uno stato di animazione sospesa, mentre dei monaci buddisti vegliavano sul suo corpo in un santuario costruito appositamente attorno a lei. Come la Bella Addormentata, anche lei si risveglia dopo un bacio, non di un principe ma di uno scienziato olandese che dopo averla ammirata ed esaminata non riesce a mantenere le distanze.


Uno dei quadri più soft (vedere sul web altre immagini ben più... ardite!) di Hishikawa Moronobu, I due amanti.



Il Giappone del XVIII secolo in cui si risveglia non è però quello esistito storicamente, poiché il suo intervento nell’episodio precedente ha mutato radicalmente il corso della Storia. Al posto del clan Tokugawa, che dopo aver preso il potere nel 1600 chiuse tutti i porti nel 1639, decretando l’isolazionismo del Giappone fino al 1854, nel mondo alternativo a cui ha dato origine Lilith resta alla guida del paese il clan Toyotomi, che si insedia nella nuova capitale meridionale di Osaka (mentre in realtà i Tokugawa spostarono la capitale da Kioto a Edo, l’attuale Tokio) e mantiene una politica di apertura e di contatti con il mondo esterno.
La conseguenza più rilevante, e dagli imprevedibili sviluppi, è la colonizzazione giapponese del Nord-America, chiamato dai giapponesi Kiokutô no Kuni, il Paese del Lontano Oriente. Tale ipotesi non è improbabile come sembra: già le leggende cinesi parlavano delle Isole degli Immortali del Mare Orientale, proprio dove sono le Americhe, e almeno due imperatori della Cina, tra il III e il II secolo a.C., inviarono alla loro ricerca flotte e spedizioni. Effettivi contatti tra i due lati del Pacifico potrebbero essere attestati dalle similitudini fra le decorazioni dell’arte cinese e quelle dei totem, presenti solo lungo la costa dell’America Nord-Occidentale. Inoltre, nella storia di Lilith, il Giappone conserva rapporti privilegiati coi navigatori olandesi, che in realtà erano i soli ad avere all’epoca una piccola concessione nel porto di Nagasaki, mentre qui l’intera città è diventata un loro porto, aperto agli stranieri. Col loro aiuto, le tecniche nautiche giapponesi, in questo XVIII secolo immaginario, sono diventate molto più avanzate di quelle cinesi di venti secoli prima, e permettono loro di raggiungere le coste americane, fatto che si rivelerà sicuramente importante negli episodi successivi.


Gli Stati Uniti divisi fra Giappone e Germania, nella celeberrima distopia di P. K. Dick The Man in the High Castle.



Ricollegandosi idealmente alla fine dell’episodio precedente, stavolta, anziché in mezzo a guerre e battaglie, la ricerca di Lilith si svolge nel mondo dell’arte e del teatro. La sua vittima designata è infatti un pittore di Osaka, ma, una volta trovatolo ed essere entrata nelle sue grazie, scopre che il parassita alieno è stato estratto da dentro di lui e trasferito altrove. Così la sua ricerca ricomincia, continuando a mettere a frutto le sue doti di seduttrice tra gli amici del pittore, ognuno dei quali rappresenta perfettamente uno dei temi della pittura in stile ukiyo-e: un attore kabuki, un lottatore di sumô e un samurai convertito al Cristianesimo.
Infatti le differenze fra questa nuova linea temporale e la realtà storica comprendono anche una presenza in Giappone della religione cristiana, che dagli Europei si diffonde tra il popolo, preoccupando le autorità imperiali che temono possa compromettere la fedeltà dei loro sudditi. Nella nostra realtà storica invece i Giapponesi cristiani erano già stati sterminati, nella rivolta di Shimabara del 1638, e proprio il rischio di ulteriori influenze religiose esterne fu probabilmente alle origini della scelta isolazionista del clan Tokugawa.


Il teatro kabuki.



Lo stile accurato di Enoch si trova perfettamente a suo agio nel disegno dei raffinati e decoratissimi costumi giapponesi e si direbbe che sia stato proprio un suo particolare apprezzamento per questa cultura e la sua arte ad averlo spinto a dedicarle non uno, ma ben due episodi della sua eroina. La scena ricostruita con più precisione è quella in cui si svolge uno spettacolo di teatro kabuki, riprodotto in ogni minimo dettaglio, dai volti dipinti e le elaborate acconciature agli ampi abiti di scena, dalle architetture dei palchi su due piani, tipici di questo tipo di teatro, all’efficace resa di ogni singola persona tra il pubblico, dall’indispensabile presenza dell’hanamichi, il lungo palcoscenico che si estende tra gli spettatori, alla convincente raffigurazione dell’onnagata, l’attore maschio che interpreta i ruoli femminili nel kabuki, fino al tentativo impossibile di riprodurre graficamente nei balloon la forza delle intonazioni di questa particolare forma di recitazione.
In questa storia, non solo Lilith, durante la sua ricerca del parassita, evita più volte di sterminare le persone innocenti che potrebbero ospitarlo, dimostrando d’esser sempre meno spietata e sempre più umana rispetto al passato, ma si lascia andare anche a vivere liberamente la sua sessualità con più d’una di queste sue possibili vittime, che non sapranno mai il pericolo a cui sono scampati, riuscendo inoltre ad ottenere il loro aiuto contro i Cardi… e l’aiuto di un gruppo di corpulenti lottatori di sumô può essere molto utile. Nonostante ciò la lotta finale sarà durissima, mentre i lottatori non possono fare a meno di pensare di stare affrontando degli oni, i tipici demoni della cultura giapponese. Anche questo episodio avrà un epilogo inconsueto rispetto ai precedenti, preannunciando sicuramente altre grosse difficoltà che Lilith dovrà affrontare in futuro.


Lilith n. 9. Copertina di Enoch.



Lilith 9
IL MONDO FLUTTUANTE
Novembre 2012
pag. 132, € 3,70 
Testi: Luca Enoch
Disegni: Luca Enoch
Copertina: Luca Enoch
Rubriche: Luca Enoch


Andrea Cantucci

N.B Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

P.S. Accogliendo tra le nostre schiere di recensori Andrea "Kant" Cantucci, valente disegnatore di parodie bonelliane (vedi nella colonna destra), vi segnaliamo alcuni suoi recenti interventi sul web, godibili cliccando sui link:
- una tavola a fumetti sulle elezioni in tre diverse versioni (visto che sembra abbiano vinto in tre);
- le recensioni di due fantastici romanzi a fumetti dipinti scritti da Jean-Marc De Matteis;
- due poesie;
- un articolo su miti e fiabe legate al tema della crescita.
(F. M.)

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