sabato 13 ottobre 2012

PANTA REI OS POTAMOS: UN MYSTERIOSO GENTLEMAN A SAN MARINO

di Francesco Manetti
Scandagliando l'Universo con telescopi orbitanti e con radiotelescopi terrestri sempre più potenti e precisi scopriamo abissi di materia ed energia persi in una voragine spaziotemporale profonda 15 miliardi di anni. E' qualcosa che sfida la comprensione umana, l'intelletto limitato di quel quadrumane un pochino evoluto venuto dalla Rift Valley che da migliaia e migliaia di generazioni si arrabatta sul pebble in the sky chiamato Terra. Eppure, tutto quanto riusciamo a osservare e a intuire è sempre identico da... sempre. Sommando tutta la massa e tutta l'energia che rendono tangibile la realtà di oggi otteniamo "quantità" analoghe a quelle scaturite dal Big Bang. Cambia solo l'aspetto. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. O, come si preferisce dire oggi, in epoca di rigida political correctness imposta con piglio dittatoriale da ogni media e da ogni ente pubblico, tutto si ricicla e si rinnova.






Rispettando dunque le ferree leggi della cosmologia e del buon senso della nonna per cui “non si butta via niente” (quando persino il lesso del pranzo veniva rifatto a cena in frittata o con le patate) il sempreverde Alfredo Castelli – complice il machiavellico Lucio Filippucci – ha confezionato un agile libriccino, Il prigioniero del Titano, sorta di rivisitazione fumettistico-pop-post-moderna del mito letterario (e non solo!) della Maschera di Ferro. La leggenda, che si baserebbe su un fatto vero e che è stata rivoltata come un calzino ormai da tre secoli, da tutti i mezzi di comunicazione, dalla carta al digitale, affonda le radici nella cultura francese. Fu il filosofo Voltaire - quello dell'orticello, mai tanto agognato come adesso da tutte le anime candide - il primo a parlare di un misterioso prigioniero della Bastiglia che riceveva un trattamento di prim'ordine rispetto agli altri carcerati e che morì nel penitenziario parigino nei primi vagiti del XVIII secolo.


Edizione popolare francese del Visconte di Bragelonne, romanzo che concluse la trilogia dei Tre Moschettieri e che permise a Dumas di introdurre la leggenda della Maschera di Ferro.



E toccò a Dumas, padre del romanzo d'avventura moderno, riprendere la storia e darle rilevanza mondiale, inserendo la vicenda all'interno del volume conclusivo della saga dei Tre Moschettieri, Il Visconte di Bragelonne, corposo "fogliettone" del 1847/1850. Chi era la Maschera di Ferro? Chi celava il proprio volto dietro una coltre di velluto nero bordata di metallo? Era il padre del Re Sole? Oppure un fratello gemello di Luigi XIV? O il frutto di amori illeciti a corte? O forse – come nel fumetto castelliano - il Capo di una Repubblica in sedicesimo che ha nell'arte e nei parafernalia medievali le sue maggiori attrattive turistiche? Chissà..?


Il Corriere dei Ragazzi del febbraio 1973 con Gli Aristocratici di Castelli & Tacconi.



I protagonisti dell'albetto spillato sono Gli Aristocratici & Martin Mystère, in un inedito cross-over fra serie diverse e disegnatori diversi, Filippucci e Tacconi, che sfida persino le barriere della vita e della morte... L'autore dei testi è invece lo stesso: il singolare gruppo di ladri in guanti bianchi nasce nel 1973 e va avanti fino al 1982, passando il testimone a Mystère, tutt'ora sul pezzo, ormai da trent'anni. Il fascicolo è uscito come supplemento a Fumo di China n. 206/207 del luglio/agosto 2012 ed è stato stampato da Cartoon Club in occasione di Riminicomix. Inseguendo una pedante metafora astrale, la “singolarità” di questa storia può essere rintracciata nel 1977 su una celebre rivista contenitore tedesca, Zack; la fase “inflazionaria” è invece quella del 1998, quando l'episodio fu pubblicato finalmente anche in Italia, sul Giornalino n. 9 nel mese di marzo.




Zack n. 23, novembre 1977, con la prima apparizione della storia Il prigioniero di San Marino.




Una bella edizione tedesca degli Aristocratici, gennaio 1980
 


Vediamo i dettagli. Come racconta con dovizia di particolari il BVZA nell'introduzione  l'avventura, pensata inizialmente per il Corriere dei Ragazzi, fu vittima della sospensione della serie degli aristocratici allorquando la testata mutò in CorrierBoy. In Germania non storsero la bocca e la storia apparve su Zack n. 23 del novembre 1977, in ottima compagnia: Lucky Luke, Dan Cooper, etc. Il titolo col chiodo sull'elmetto era Die Gentlemen GmbH: Gefangen in San Marino (ovvero, letteralmente, La s.r.l. dei Gentiluomini: Catturati a San Marino, dove GmbH sta per Gesellschaft mit beschrankter Haftung, cioè Società a Responsabilità Limitata; gli americani scriverebbero Ltd.). Venti anni dopo Castelli & Tacconi furono chiamati a riattualizzare la storia (un po' come fu fatto per l'edizione francese di Martin Mystère, pubblicata nel Belpaese in un mirabile Oscarone), che uscì nel 1998 sul settimanale Il Giornalino con il titolo di Prigioniero a San Marino. Nell'universo in espansione odierno, grazie agli innesti grafici di Filippucci, il Detective dell'Impossibile e Java indagano insieme agli Aristocratici (apparsi anche sui numeri 85, 216, 227 e 293 della serie mensile di Via Buonarroti), in una gustosissima, densa e spassosa terza versione – the ultimate? - dell'avventura nata 35 anni prima! E al Titano viene aggiunto un pizzico di Rimini, sede della mostra correlata, con il Grand Hotel (protagonista anche di un'avventura di Eva & Chris!), il vecchietto che parla in dialetto romagnolo, e un profumato liquore locale.


San Marino


Rimini, il Grand Hotel




La copertina dell'albo speciale Il prigioniero del Titano, Cartoon Club, luglio/agosto 2012. Disegno di Lucio Filippucci. Sullo sfondo il maestoso Grand Hotel di Rimini. Da notare che Java porta appuntata alla giacca la pin del 30esimo anniversario di Martin Mystère!





Gli Aristocratici & Martin Mystère
IL PRIGIONIERO DEL TITANO
Luglio/Agosto 2012
pagg. 18, € 3,00
Testi: Alfredo Castelli
Disegni: Ferdinando Tacconi & Lucio Filippucci
Copertina: Lucio Filippucci
Quarta di copertina: Giancarlo Alessandrini
Articoli e redazionali: Alfredo Castelli, Brunetto Salvarani, Paolo Guiducci


Francesco Manetti

N.B. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

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