sabato 14 aprile 2018

PICCOLA PRAVDA: UNA LETTURA SATIRICO-CRITICA DEL "PIONIERE" (QUASI-FROM THE VAULT X)

di Francesco Manetti

Come i nostri più assidui lettori sapranno, nella rubrica aperiodica di "Dime Web" denominata "From the Vault" riesumo dalla cripta del poco visto o del mai pubblicato alcune mie cose scritte anni fa, magari anche variandole parzialmente nel testo e correggendole, laddove mi accorgessi di errori o di ingenuità sfuggitemi all'epoca. Avevo titubato non poco sull'opportunità di riproporre nei "Quaderni Bonelliani" questo mio saggio breve sul "Pioniere", anche perché, rileggendolo venti anni dopo, mi accorgevo che avevo ormai abbandonato alcune delle idee socio-politiche che avevo allora, essendo mutato, anche radicalmente, il panorama socio-politico stesso; vi erano inoltre errori su alcune datazioni e vistose omissioni sulla burrascosa - e per certi versi appassionante - vita editoriale del "Pioniere". Dunque, questa edizione di Piccola Pravda sarà diversa (e quindi, per una buona fetta inedita) rispetto alla pubblicazione originale cartacea, avvenuta sul "Notiziario GAF" nuova serie n. 5 del maggio 1998, a cura di Leonardo Gori; la rivista, pubblicata nella sua veste più recente dal 1997 in poi, è un'emanazione diretta del GAF, ovvero del celeberrimo Gruppo Amici del Fumetto di Firenze: il "Notiziario" andò a sostituire "Exploit Comics" dopo la chiusura decisa dalla redazione (nella quale eravamo confluiti noi di "Collezionare" e "Dime Press") per meglio occuparsi della neonata "If".


"Notiziario GAF" n.s. n. 5, maggio 1998. Apparve qui la prima versione di Piccola Pravda

Sulla rivista il mio pezzo era affiancato, come premessa e precisazione, da un ottimo articolo del caro Sergio Lama sul "Moschettiere" (il periodico precursore del "Pioniere"), e introdotto da un esemplare "cappello" anonimo (ma era stato il Gori a scriverlo, se mi ricordo bene), che diceva, tra l'altro: Ci sembra opportuna qualche precisazione sul perché il percome presentiamo in questa sede il pregevole e anche coraggioso lavoro di Manetti. Il pezzo Piccola Pravda era destinato originariamente a un'altra e prestigiosa rivista, ma non fu pubblicato per varie ragioni. L'articolo di Francesco Manetti non è un saggio preciso e minuzioso sulla vita editoriale della testata, con tanto di cronologie e schede tecniche: chi vuole una guida al collezionismo del "Pioniere" può rivolgersi con profitto altrove. Abbiamo deciso di pubblicare il saggio di Manetti perché è più un pezzo di colore, che intende far respirare l'aria del giornalino e dei tempi in cui veniva stampato. Ma è anche una sorta di storia alternativa del "Pioniere" stesso, che esce dai consueti cori fin troppo intonati che i mass media ci impongono oggi.


Come appare Piccola Pravda nella cronologia del "Notiziario GAF" sul sito del club

Il mio polemico (e non so quanto "coraggioso") divertissement passò del tutto inosservato per ben quindici anni, visto che il "Notiziario", seppur pubblicazione minuziosamente curata dagli amici del GAF come fosse una delle più blasonate riviste del settore, era comunque un "bollettino" interno di un club. Ma nel 2013, improvvisamente, il mio articolo fu citato per ben due volte nel libro Falce e fumetto, una preziosa, approfondita e documentatissima "storia della stampa periodica socialista e comunista per l'infanzia in Italia (1893 - 1965)" curata da Juri Meda (professore presso l'Università di Macerata che ho avuto anche il piacere di conoscere per via epistolare) per la Nerbini di Firenze, nella collana "Nerbiniana". Ci ho ragionato sopra anche troppo, ed eccolo dunque qui alla vostra mercé, questo birbante, in una diversa incarnazione! (f.m.)


Il libro della Nerbini sul quale viene citato l'articolo Piccola Pravda


Antefatto

Se la parola scout fa venire in mente l'associazionismo giovanile d'ispirazione liberal-cattolica, il termine pioniere richiama subito il mondo della collettivizzazione minorile di stampo social-comunista. A qualcun altro scout e pioniere fanno invece balenare in testa la celebre definizione di "un branco di bambini vestiti da cretini guidati da un cretino vestito da bambino" - battuta che avrebbe le sue origini in una celebre gag del comico americano Jack Benny. Se il cosmo dei giovani boy-scout di matrice cristiana e occidentale si rifaceva - per esempio - al "Vittorioso", l'universo dei piccoli esploratori di sovietica memoria aveva il suo "vangelo a fumetti" nel "Pioniere". Ma prima occorre parlare di un'altra pubblicazione...

"Il Moschettiere" n. 1, 15 settembre 1946


Il 15 settembre del 1946 uscì infatti il primo numero del settimanale "Il Moschettiere", in formato giornale; si trattava di un periodico autonomo, non collegato ad alcuna testata madre. "Il Moschettiere", vero e proprio "pioniere del Pioniere", era edito dalle Edizioni Astrea, con sede in Via Arenula 56 a Roma, a due passi dal Ministero di Grazia e Giustizia, controllato allora dal Partito Comunista di Palmiro Togliatti, nella persona di Fausto Gullo. Sull'ebdomadario diretto da Angelo Talliaco, che andò avanti per otto numeri nell'anno di uscita, vennero pubblicate storie di Cassani, Cipolloni, De Fiore, Grilli, Serban, Rebus, Lazzarini, Ferban, Fida, etc. Erano quelli mesi piuttosto turbolenti e gravidi d'incertezze: il vecchio regime mussoliniano era crollato dal 1945, dopo 600 giorni d'agonia, e il nuovo assetto democristiano e socialcomunista si stava ancora facendo le ossa (Battista l'ingenuo fascista di Benito Jacovitti bene illustrava all'epoca gli sconvolgimenti non soltanto interiori creati dall'improvviso vuoto di potere che devastavano il cittadino comune, quell'Uomo Qualunque comunque vittima), forte del risultato positivo della Repubblica (54%) sulla Monarchia (46%) del 2 giugno 1946. Il giurista Enrico De Nicola era da poco capo provvisorio dello Stato e Alcide De Gasperi formava il secondo degli innumerevoli governi di centrosinistra del dopoguerra. Erano anche i mesi delle trattative fra Togliatti e Tito sui brandelli del territorio ancora italiano nell'estremo nord-est del Paese, in quei tristi paesaggi carsici imbottiti di corpi di uomini, donne e bambini legati insieme dal filo spinato...

1947. "Il Moschettiere" muore e, con lo stesso numero 24, in quarta di copertina, nasce "Il Pioniere"!

Arriva "Il Pioniere" e si mangia "Il Moschettiere" (e "Il Falco Rosso")!

Il n. 1 del "Pioniere" coincide con il n. 24 del "Moschettiere", apparendo con questo nome in quarta di copertina della vecchia testata. L'aria di Via Arenula fece crescere bene il foglio d'ispirazione dumasiana che, con il n° 25 del 1947, si trasformò nel "Pioniere dei Ragazzi", pubblicato sempre dalle Edizioni Astrea: andò avanti con questo nome per sei mesi fino al n. 35, mutando anche periodicità (da settimanale a quindicinale). Dopo aver assunto brevemente il nome di "Noi Ragazzi", negli anni dal 1948 al 1950 (con direttore responsabile il Taliaco del "Moschettiere"), il periodico chiuse e riaprì presso un altro indirizzo e un altro editore, assumendo finalmente un titolo di testata definitivo: "Il Pioniere" n. 1, giornale autonomo settimanale, uscì nel 1950 e proseguì con tale veste fino al 1962. Il nuovo "Pioniere", come si è prima accennato, non era più pubblicato dalla Astrea, ma dalla Casa Editrice A.P.I. (la sigla è l'acronimo dell'Associazione Pionieri d'Italia, l'organizzazione scoutistica legata agli ambienti comunisti) con sede in Via delle Zoccolette 30: l'A.P.I. si sposterà successivamente in Via Arenula 41 e poi in Via Napoli 51, sempre e comunque nella Città Eterna. Nel 1950 i membri di un'organizzazione giovanile d'ispirazione socialista, l'AFRI (Associazione Falchi Rossi Italiani), che avevano avuto il loro fanzinesco periodico ("Il Falco Rosso"), furono invitati a spostarsi, per le loro letture, sul "Pioniere"; alla metà degli anni Cinquanta l'AFRI non aveva quasi più iscritti e venne praticamente assorbita dall'API.



"Il Falco Rosso": dagli inizi fanzineschi del n. 1, datato agosto 1949...
...alla trasformazione in una rivista ben curata (1950)


Dina Rinaldi, direttrice del "Pioniere"

A un certo punto il nome della casa editrice e quello del giornalino coincideranno in "Pioniere". In questo periodo di vita del "Settimanale dei Ragazzi d'Italia" il direttore è una donna, l'ex partigiana Dina Rinaldi, che porta avanti la testata per ben tredici annate, fino al n. 19 del 20 maggio 1962. La direttrice si occupava anche di rispondere alle lettere dei ragazzi con la rubrica "Ufficio Postale". Secondo Leonardo Becciu (autore del libro Il Fumetto in Italia), lo spazio dedicato alle missive del pubblico e "L'Angolo" di Gianni Rodari, una specie di editoriale, sono la parte più ideologizzata del giornale. Becciu ricorda che sul n. 13 del febbraio 1962 apparve una lettera di un ragazzo fiorentino che si lamentava del divieto del suo professore d'italiano di portare "Il Pioniere" a scuola perché è un giornale socialcomunista; la direttrice, consolando il giovane, risponde che "Il Pioniere" è innanzitutto un giornale antifascista e democratico, e come tale aveva dunque diritto di entrare nelle scuole come tutti gli altri periodici concorrenti.


Numero doppio 30/31 del Pioniere dei Ragazzi (luglio / agosto 1947)


Noi Ragazzi n. 1, gennaio 1948

Molte pagine del "Pioniere" hanno questo imprinting battagliero e barricadiero, in quanto la sconfitta del Fascismo non aveva portato dopo il 1945 alla vittoria del "fronte opposto", ma a qualcosa di ibrido, controllato da ambienti bancari, finanziari, vaticani e americani, e dunque non certo apprezzato dalla sinistra di allora. Si spiegano così i continui appelli agli ideali della Resistenza (con romanzi a puntate e fumetti), gli insistenti richiami alla verità, alla pace, alla democrazia, al progresso, e l'incessante rivolgersi ai lettori come alla migliore gioventù italiana - argomenti che non contribuirono certo a rendere gradito il periodico fuori dalla cerchia politica più vicina al PCI. E la concorrenza dell'AVE poteva vantare uno staff di autori altrettanto (se non maggiormente) valido. Ci fu poi, durante tutto il ventennio del "Pioniere", una celebrazione ripetuta e martellante di Giuseppe Garibaldi e delle sue imprese, viste come profetiche della Resistenza: l'effigie dell'Eroe dei Due Mondi era stata scelta dai socialcomunisti per farne il simbolo del Fronte Democratico Popolare, il raggruppamento di sinistra che si era presentato alle elezioni politiche del 1948.


Sopra e sotto: Giuseppe Garibaldi "tirato per la giacchetta" dai fronti opposti nella battaglia elettorale del 1948

"Il Candido" affrontò con verve questo problema, la settimana successiva alla sconfitta di quello che Giovannino Guareschi ironicamente chiamava il Fro-de o Fro-de-pop, per creare un'assonanza con il Minculpop:
E Garibaldi che fine ha fatto? L'ultima volta è stato visto venerdì sera, che ancora i frontisti lo portavano in giro per i paesi e per le città, adorno di bandiere e illuminato di lampioncini: vogliamo dire l'ultima volta che l'abbiamo visto in buon arnese e onorato da coloro che per tre mesi s'erano giovati della sua immagine per la campagna elettorale, perché sui muri, solo che tu esca a far quattro passi, puoi vederlo ancora, ma già stinto dalla pioggia e dal sole, sfregiato, strappato, pendente, agitato dal vento come uno straccio sporco, e i portinai lo raschiano con lo scalpello, i ragazzi si divertono a disegnargli sul naso gli occhiali o in bocca la pipa e ciò senza il minimo scrupolo di mancar di rispetto a quello che per gli anziani e gli uomini maturi è ancora l'Eroe dei due Mondi, è ancora il difensore della Repubblica romana, è ancora il leggendario condottiero dei Mille, ma per i ragazzi, ma per i cento e centomila giovani poco versati nelle storie patrie di chi è questa faccia barbuta che i comunisti, continuamente disegnandola e dipingendola durante tre mesi secondo i loro gusti, ha finito col rendere patibolare? È la strana faccia d'uno sconosciuto presa a prestito per la campagna elettorale da gente che con lui non aveva nulla a che fare, e scelta forse per quel caratteristico cappello a tronco di cono rovesciato sul quale, insieme alla gran barba e ai capelli lunghi, si contava forse per attirar l'attenzione, e probabilmente anche per quella camicia il cui colore, casualmente coincidendo con quello della bandiera sovietica, era sembrato efficacemente propagandistico.

Garibaldi diventa Stalin in una cartolina elettorale anti Fro.De.Pop del 1948

Povero eroe dei due mondi, povero cavaliere dell'ideale, che tutta la vita ha dedicato alla difesa della libertà, e un bel giorno lo strappano al riposo di Caprera e lo mostrano a quella parte di italiani poco o punto memori di lui, come l'alleato di Stalin, l'alleato di Gottwald, il compagno degli impiccatori di Petkov e quasi gli danno in moglie, al posto di Anita, quell'Anna Pauker ch'è rimasta libera avendo ucciso il marito. Questo e non altro è, per la nuova generazione, quel generale Garibaldi alle cui gesta, noi, ragazzi chini sugli ingenui testi di storia dei primi anni di ginnasio, ci commovemmo ed esaltammo. Ed oggi, perché anche i nostri figli alla lettura di quelle gesta si commuovano e si esaltino, perché i nostri figli non rechino più alla nostra giovinezza l'offesa di credere un brigante o un delinquente quegli che fu l'eroe d'una storia per noi meravigliosa e gentile come una favola, proponiamo che il prossimo due di giugno, ch'è l'anniversario della morte di Garibaldi, una scelta rappresentanza di italiani di tutte le regioni si rechi in pellegrinaggio a Caprera per riconsacrare, in devoto raccoglimento intorno a quella tomba, e con un nobile discorso pronunciato non più da un Sem Benelli ma da chi ne sia degno, la sconsacrata memoria di un grande personaggio della nostra storia, il cui ricordo, ora che l'Italia ha ritrovato la via della libertà, abbiamo il dovere di restituire purificato ai nostri figli.

Chiodino, uno dei fumetti più apprezzati del "Pioniere"

Tra i fumetti di punta del "Pioniere" pre-Unità (ricordiamo Pif, Placido e Muso, Cipollino, etc.) sicuramente il più noto (anche oltre i confini nazionali) è Chiodino, opera dello scrittore Marcello Argilli (per i testi) e del pittore fiorentino Vinicio Berti (per i disegni). Chiodino è la trasposizione in chiave progressista della fiaba di Collodi: come Pinocchio anche Chiodino è un ragazzo che non è fatto di carne. Costruito in robusto ferro dallo scienziato Pilucca lo troviamo insieme alla sorella Perlina ad arginare i mali (reali e incontestabili e oggi più che mai attuali) del mondo occidentale: condizioni di lavoro disumane, mancanza di alloggi, miseria, razzismo, schiavismo, colonialismo, sfruttamento e così via. Verso la metà degli anni Cinquanta "Il Pioniere" può far conto anche su due supplementi: "L'Albo Cipollino" (con Arlecchino & Pulcinella e Cipollino) e "L'Albo Gabbiano Rosso" (con l'omonimo personaggio di Onesti).



"Albo Cipollino" del luglio 1954


"Albo Gabbiano Rosso" del febbraio 1955

Interessante notare come fin dall'inizio "Il Pioniere" avesse come linea strategica editoriale primaria quella di offrire una sponda laica al cattolico "Vittorioso". Anche il fatto di uscire la domenica assumeva un significato simbolico oltre che di strategia di mercato: "Il Vittorioso" veniva acquistato anche dalle rastrelliere della stampa "buona" installate nelle chiese nei pressi dell'entrata o vicino alle acquasantiere; "Il Pioniere", come ricordava anche Franco Fossati nel suo Fumetto (Mondadori, 1992), era diffuso attraverso le Case del Popolo e le cellule di partito più che dai giornalai. Non è difficile immaginarsi un paesino di provincia, in stile Don Camillo & Peppone, dove il beghino acquista per i figli "Il Vittorioso" in chiesa dopo essersi inginocchiato alla messa della domenica mattina e il comunista compra "Il Pioniere" per il nipote dopo aver bevuto un caffè e tirato due moccoli nella locale Casa del Popolo.

"Il Vittorioso" nel 1948

"Pioniere" contro "Vittorioso", dunque. Il tramonto degli anni Quaranta è infatti testimone di un enorme attrito fra le forze sociali, politiche e religiose, che fanno riferimento al Vaticano / USA e il PCI, che guardava verso Mosca: siamo lontanissimi dagli esperimenti di "compromesso storico" e dall'esperienza cosiddetta "cattocomunista". Nel 1948 il Fronte Democratico Popolare dei social-comunisti, la Democrazia Cristiana e altri partiti si scontrarono nelle importanti elezioni primaverili che avrebbero deciso il futuro comunque gramo dell'Italia: o sotto il blocco occidentale o sotto l'Unione Sovietica. All'indomani dei risultati, che sancirono la vittoria delle forze liberiste e cattoliche, sulla stampa anticomunista si ironizza sulla delusione degli sconfitti. Guareschi sul "Candido" del 25 aprile è ancora una volta la penna più acuta:
Piove e la carta straccia dei manifesti elettorali naviga nelle pozzanghere che il "soffio di poesia" del sindaco Greppi ha gelosamente conservate alla grande Milano assieme alla Galleria scoperchiata. Oggi è venerdì e si sa tutto, sulle elezioni. Si sa perfino, e lo ha detto l'ex Migliore, che gli americani avevano minacciato di lanciare bombe atomiche sulle regioni italiane che avessero votato per il Fro-de. (L'Emilia è salva per miracolo). (…) Piove a Milano e la piazza davanti all'Unità è stata abbandonata anche dai frontagni più tenaci. Ma ancora uno resiste appoggiato al palo di cemento della bandiera, col bavero alzato, stretto nel pastrano fradicio aspetta ancora che l'altoparlante dell'Unità improvvisamente dia la notizia che il Fronte ha vinto. (…) Il mondo pazzo del dopoguerra sta finendo. Rimangono ancora i mitra nascosti, ma salteranno fuori. Il tempo dei pistoleros è finito: il 18 aprile è finita l'Italia provvisoria.


Togliatti all'ospedale, dopo l'attentato

In quello stesso anno, il 14 luglio, Antonio Pallante spara a Palmiro Togliatti. Potrebbe essere l'ora della riscossa ed ecco come il tragico momento viene raccontato nel Diario d'Italia della De Agostini (1994):
Si assiste ovunque all'organizzarsi di manifestazioni popolari. le camere del lavoro, soprattutto dell'Italia settentrionale, proclamano lo sciopero generale. Alcune fabbriche sono occupate dagli operai. Gruppi di ex partigiani imbracciano le armi e presidiano punti strategici ed edifici pubblici. In molte località si registrano gravi scontri tra dimostranti e forze dell'ordine. (…) Umberto Terracini presenta una mozione di sfiducia nei confronti del governo, indicato come responsabile politico e morale dell'attentato.
Come mai non scoppiò una seconda guerra civile? Nel gennaio del 1998 lo studioso e giornalista Eugenio Corti, commentando l'uscita in Francia del Livre Noir du Communisme (un saggio sui crimini commessi dalle dittature socialcomuniste in tutto il mondo, dal 1917 alla fine del XX secolo), dopo aver snocciolato mattanze di milioni di morti (in URSS, Cina, Cambogia, Corea del Nord, Vietnam, Europa dell'Est, Africa, Afghanistan...), riflette:
Si sente talora affermare che i comunisti italiani non erano al corrente di questi massacri e non li sospettavano neppure. È un'affermazione del tutto insostenibile se si pensa che negli anni intorno al 1937 su 300 comunisti italiani rifugiatisi in Russia per sottrarsi al fascismo, la polizia di Stalin ne ha eliminati ben 200. (Ai rifugiati comunisti di altre nazionalità andò anche peggio: i polacchi per esempio furono annientati quasi tutti, e anche Togliatti fu, suo malgrado, per la posizione che occupava nel Comintern, costretto a collaborare a questo sterminio). Secondo lo scrivente fu precisamente l'esperienza di tali folli eccidi a determinare poi Togliatti, una volta tornato in Italia nel 1944, a non scatenare anche da noi la rivoluzione.

Uno dei volantini locali che riproducevano, parzialmente, il cosiddetto Avviso Sacro

E può darsi che il proposito fosse ancora vivo quattro anni dopo: fu infatti lo stesso capo del PCI a calmare gli animi più bollenti fra i dirigenti, gli iscritti e i simpatizzanti del partito, impedendo guai gravissimi.
Nel 1949 viene affisso nelle Chiese un Avviso Sacro, direttamente ispirato dalla Santa Sede:
Fa Peccato Mortale e non può essere assolto chi è iscritto al Partito Comunista; chi ne fa propaganda in qualsiasi modo; chi vota per esso e per i suoi candidati; chi scrive, legge o diffonde la stampa comunista; chi rimane nelle organizzazioni comuniste (Camera del Lavoro, Federterra, Fronte della Gioventù, CGIL, UDI, API, ecc.). È Scomunicato e Apostata chi, iscritto al partito Comunista, ne accetta la dottrina atea e anticristiana; chi la difende e chi la diffonde. Queste sanzioni sono estese anche a quei partiti che fanno causa comune con il comunismo. Chi, in confessione, tace tali colpe fa sacrilegio: può essere assolto chi, sinceramente pentito, rinuncia alle sue false posizioni. Il Signore illumini e richiami tutti i fedeli alla difesa della Fede e all'unità della Chiesa, essendo in pericolo la loro eterna salvezza.
E l'API citata nel bando ecclesiastico è proprio l'API del "Pioniere". I toni caricati, esagerati e pieni di contraddizioni del manifesto vaticano oggi fanno sghignazzare, ma in quegli anni la retorica paternalistica era un vizio piuttosto generalizzato. Alla vigilia delle elezioni del 1948 "l'Avanti", sfoggiando il caratteristico stellone con Garibaldi, scriveva infatti in prima pagina:
Oggi si vince. Compagni, spiegate al vento le vostre bandiere, levate alti i vostri canti di vittoria, accendete i vostri fuochi di gioia. L'alba di un nuovo giorno sta per spuntare. Altra fonte di contrasti fu l'entrata dell'Italia nella NATO nel 1949.

1949: nasce la NATO

"Il Pioniere" settimanale n. 1 (giornale autonomo), 1950

Anche il decennio successivo vede scoccar scintille tra rossi e bianchi. Il 2 luglio del 1950 De Gasperi denuncia il pericolo di una "quinta colonna" comunista che opererebbe in Italia perseguendo interessi sovietici; per tutta risposta il fisico Bruno Pontecorvo, uno dei "ragazzi di Via Panisperna", fugge in URSS, dove contribuirà alla costruzione della bomba all'idrogeno. Nel 1952 Don Luigi Sturzo, il prete fondatore del Partito Popolare (antesignano della DC), tenta di creare una prima coalizione politica di centrodestra, aprendo a MSI e monarchici, per ostacolare nelle amministrative romane la sinistra, riunitasi nel Blocco del Popolo; nel giugno dello stesso anno la corrispondente della "Pravda" a Roma, Olha Cecetkina, viene espulsa dal Paese con l'accusa di aver scritto falsità sulla situazione italiana. Nel 1953 muore Stalin e il 9 marzo i lavoratori aderenti alla CGIL si astengono dal lavoro per venti minuti; è l'anno degli scontri parlamentari tra governativi e opposizione socialcomunista sulla cosiddetta "legge truffa", che avrebbe dovuto introdurre un quanto di maggioritario nel sistema elettorale italiano; è l'anno del dibattito su Trieste, che spacca in due la sinistra. Ed è in quest'anno che si gettano le basi per la corruzione politica, per la lottizzazione e per tutto ciò che esploderà quaranta anni dopo con Tangentopoli: nasce, dobbiamo riconoscere con nobili intenti di protezione nazionale, l'ENI di Enrico Mattei. Un altro forte centro di potere viene fondato nel 1954, il 3 gennaio: la RAI inizia a trasmettere.

Fulvia Colombo, 3 gennaio 1954. iniziano le trasmissioni RAI

Qualcosa comincia a rompersi nell'accordo tacito tra maggioranza silenziosa e potere: Giovannino Guareschi, uno dei maggiori artefici della vittoria contro il Fronte, viene processato, condannato e arrestato in seguito a una querela per diffamazione presentata da Alcide De Gasperi (riguardo al bombardamento alleato delle città italiane), che muore in agosto. Nel 1956 si tiene a Mosca il XX congresso del PCUS dove Krusciov denuncia i crimini di Stalin e il "culto della personalità"; nello stesso anno l'Armata Rossa reprime il tentativo ungherese di ribellione. Togliatti è incerto sul da farsi: il conservatorismo stalinista del PCI di allora e l'approvazione dell'invasione dell'Ungheria ("l'Unità" vede la rivolta contro la dittatura un "putsch controrivoluzionario") provocheranno disordini e proteste anche all'interno della stessa sinistra, che perderà numerosi intellettuali. Ancora nel 1957 resiste il veto ecclesiastico nei confronti dei partiti di sinistra: "L'Osservatore Romano" è contrario a ogni tentativo di apertura verso il PSI, di ispirazione classista e marxista. Con il 1960 e il IX congresso del PCI, si avvia una nuova era di distensione, con la parziale rinuncia alle posizioni filosovietiche e la decisione di concentrarsi soprattutto sui problemi interni (scuola, occupazione, regioni, nazionalizzazioni, etc.).


Dietro "Il Pioniere": tessera dell'API (Associazione Pionieri d'Italia) per l'anno 1965


Ospite dell'Unità

Dopo una breve sospensione delle pubblicazioni, il vecchio periodico dell'API muore come rivista autonoma e rinasce il 13 giugno 1963, trasfigurato per l'ennesima volta e reincarnatosi nel "Pioniere dell'Unità" (o "Pioniere del Giovedì"), inserto per ragazzi del quotidiano comunista, organo di partito fondato da Antonio Gramsci, continuando ad apparire ogni settimana fino al n° 49 del 29 dicembre 1966 (anno IV): in quello stesso periodo scompare l'altra famosa testata per giovani, quella del versante "religioso" e "bianco/democristiano", "Il Vittorioso", ed è già in fin di vita "Il Giorno dei Ragazzi", supplemento "laico" a fumetti del quotidiano dell'ENI. È il tramonto di un'era, si chiude l'epoca del tentativo di inquadramento minorile in quello o in quell'altro schieramento politico-sociale attraverso il didascalismo e il paternalismo delle riviste a fumetti.



Ultimo numero del "Pioniere" settimanale (1962)


"Il Pioniere dell'Unità"


Gli anni del "Pioniere dell'Unità" vedono un susseguirsi di aperture reciproche fra Occidente liberista ed Est socialista; anche i toni delle polemiche si fanno meno aspri. Nel 1963 un momento di distensione fra i due blocchi è rappresentato dall'incontro fra Giovanni XXIII e Rada e Aleksej Adzubej, questi ultimi due figlia e genero (oltre che direttore delle "Izvestia") di Nikita Krusciov; il Papa spera nel dialogo fra i popoli con l'Enciclica Pacem in Terris, promulgata due mesi prima di morire. Nell'agosto dello stesso anno, a Mosca, l'Italia e altri trentuno paesi firmano il patto di "non proliferazione delle armi atomiche", promosso da USA, URSS e Gran Bretagna. Padre Ernesto Balducci degli Scolopi si avvicina a certe tesi della sinistra, scrivendo a favore dell'obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio. La morte di Palmiro Togliatti, avvenuta a Yalta il 21 agosto del 1964, scuote la sinistra italiana: gli succede Luigi Longo alla segreteria del partito. Nel 1965 la proposta di Amendola di riunificare PCI e PSI provoca le ire del "Kommunist", rivista del PCUS; in quello stesso anno, in ottobre, il Partito Comunista scoprirà le "correnti" anche al suo interno, che diventeranno ben evidenti nel 1966, in occasione dell'XI congresso. Con gli "Oscar" della Mondadori inizia l'era della lettura a basso costo e alla portata di tutti. La contestazione studentesca, che scoppierà due anni dopo, comincia a farsi sentire in Italia nel 1966 con "La Zanzara", il giornalino del Liceo Parini di Milano, che pubblica un'inchiesta sul comportamento sessuale degli scolari. In quell'anno la FIAT di Gianni Agnelli firma un accordo con l'URSS per la costruzione a Togliattigrad di uno stabilimento automobilistico: la Cortina si incrina dunque anche dal punto di vista commerciale. In ottobre Paolo VI rivolge un appello pubblico per la pace nel mondo, a partire dal Vietnam.

1966: la FIAT firma l'accordo con l'URSS per lo stabilimento di Togliattigrad

Vediamo adesso, attraverso l'analisi di alcuni numeri dell'ultima annata del "Pioniere" (uscita quando il direttore responsabile dell'Unità era Ibio Paolucci), con l'inserto settimanale al suo massimo splendore, di capire come funzionasse il meccanismo di coinvolgimento dei piccoli lettori (con giochi e altri attività) e quali fossero le letture (a fumetti e non) scelte dalla redazione per lo svago del giovane pubblico.


a) Epifania progressista

Sul primo numero dell'anno Dario Fo appare come padrino della Befana dell'Unità anno 1966 per i figli dei lavoratori del Cotonificio Valle Susa, chiusi da otto mesi per la vergognosa condotta dei proprietari e in una lettera ricorda che ogni anno la redazione dell'Unità di Torino mette in cantiere una befana con i fiocchi: sono quasi duemila pacchi ogni volta. Si sono susseguiti padrini e madrine illustri: Franco parenti, Carla Gravina, Ornella Vanoni, e mia moglie Franca. Stavolta è toccato a me. Ho accettato con entusiasmo, e insieme anche con rabbia perché, se le cose andassero come dovrebbero, se non ci fossero tante ingiustizie sociali, se a tutti fosse dato un lavoro, di befane di questo tipo non ci sarebbe più necessità. Gianni Rodari, nella poesia Alla Befana, rimprovera la vecchietta per non fermarsi in tutte le case dei bimbi buoni (è sottinteso che si ferma in tutte le case dei bimbi buoni ricchi). Nel Gioco della Befana (una sorta di Gioco dell'Oca) cadere sulla casella 35 (Sei una staffetta del Pioniere) fa avanzare di 8 punti.

La Befana progressista alla quale parteciparono Fo e la Rame. "Il Pioniere" e Atomino sono fra gli sponsor ufficiali


b) Scienza al servizio del Popolo

Il padre dei razzi, nel primo capitolo della "Storia della missilistica", è un russo condannato a morte al tempo degli Zar. Due parole sulla Luna è invece un inno all'astronautica sovietica (più volte missili, sonde, moduli lunari e satelliti targati URSS verranno celebrati dal Pioniere, soprattutto a partire dal numero 31 dell'11 agosto 1966, con l'apertura della rubrica "I prodigiosi missili sovietici"). L'avventurosa storia dell'uomo celebra la Scienza come una divinità trionfante e dedica grande spazio alla trasformazione artificiale dell'ambiente e dell'umanità; fra i suoi eroi ci sono naturalmente Darwin e gli altri evoluzionisti. Sul n. 40 del 13 ottobre i lettori del "Pioniere" si lamentano della scuola italiana così com'è; uno di loro, il fiorentino Sergio Rinaldelli, sogna la scuola della scienza eterna, dove gli studenti sono automi, e gli insegnanti sono macchine perfettissime, in un domani dove tutta la popolazione è ormai potenziata, tutto funziona per automazione, l'uomo che esce da questa scuola ha ragione su tutta la natura e su tutti i mali della sua generazione, è l'uomo del futuro che ha trasformato se stesso e si è reso possibile ogni cosa. Una concezione quasi futurista dell'avvenire, un'evocazione da incubo, a cavallo fra Tempi moderni di Chaplin e Metropolis di Lang.

"Il Pioniere" n. 31, 1966

c) Cattivi maestri e cattivi genitori

Sul n. 1 del 6 gennaio 1966 la rubrica delle lettere ospita lo sfogo di un ragazzino tormentato da una maestra (anticomunista?) la quale sostiene che nei paesi socialisti si lavora anche di notte (come sarebbe poi accaduto soprattutto nei paesi capitalisti!). Più avanti si invita i lettori a denunciare, in stile Pol Pot, i genitori cattivi:
Anche le persone più buone del mondo qualche volta sbagliano o per lo meno può sembrare che abbiano sbagliato. Almeno una volta vi sarà accaduto di ritenere che vostro padre o vostra madre abbiano avuto torto nei vostri riguardi. Appunto questo dovete raccontare, di Quella volta che ha avuto torto… Dovete cioè descrivere brevemente un fatto o una discussione in cui vi è sembrato che il giudizio o l'atteggiamento dei vari genitori (o di uno di essi) quella volta non era giusto e che perciò vi ha fatto soffrire. Parlatene sinceramente. Questo non significa mancare di rispetto a vostro padre o a vostra madre, ma solo dire la verità, ciò che sentite, che pensate onestamente. La verità, infatti, non è mai offensiva. Anzi, si dice soprattutto tra coloro che si vogliono bene, e a nessuno si vuole bene come al proprio papà e alla propria mamma.
Il refrain sulla "verità" era spesso ripetuto sulle pagine del "Pioniere". Forse i redattori avevano in mente la "Pravda", ma forse non conoscevano la barzelletta che già allora circolava, clandestinamente, in URSS:  В Правде нет известий и в Известиях нет правды, che tradotto significa Nella "Pravda" niente izvestia e nelle "Izvestia" niente pravda. "Pravda" e "Izvestia" erano i due giornali più importanti dell'Unione Sovietica e i loro nomi significavano, rispettivamente, Verità e Notizie!

"Il Pioniere" n. 1, 1966


d) Vacanze spartane e impegnate

Le vacanze dei piccoli Pionieri devono essere sempre "proletarie" e all'insegna del risparmio e della collettivizzazione (preferibilmente inquadrati in villaggi, colonie e campeggi d'oltrecortina senza i genitori). Spesso si incoraggiano i ragazzi a lunghe gite in bicicletta per tutta la Penisola; sul n. 35 dell'8 settembre 1966 ecco il resoconto del Pioniere Stefano Cingoli di un viaggio in roulotte da Roma a Mosca attraverso i Paesi socialisti. La raccolta dei bollini del "Pioniere" permette di partecipare a un concorso a premi in tema con la testata (un libro di Togliatti, un modellino dello Sputnik…), tra cui un soggiorno gratuito per circa 15 giorni in uno dei bellissimi campeggi per Pionieri organizzati nei Paesi socialisti, valevole per due persone. Un caro amico, sceneggiatore professionista, ci ha parlato più volte (e ne ha tratto anche un bellissimo "reportage della memoria" per una pubblicazione locale toscana) di una sua disavventura giovanile in uno di questi "campeggi" in Cecoslovacchia, un'esperienza paramilitare allucinante; ma Paolo Graldi, sul n. 37 del 22 settembre 1966, autore di Vacanze sul fiume - L'avventura di 19 pionieri, in viaggio con tende e barche vissuta nello stessa nazione d'Oltrecortina è di diverso avviso e dipinge un quadretto idilliaco: chi ha ragione? Un altro concorso, pubblicato sul n. 24 del 16 giugno, permette di vincere un soggiorno nel villaggio turistico dell'ARCI se si indovina cosa significa la "misteriosa" sigla.

"Il Pioniere" n. 35, 1966



d) Pionieri nel mondo

La colonnina "Corrispondenza" apparsa sul n. 5 del 2 febbraio 1966 è indicativa del modo di reagire della parte politica di riferimento della testata di frnte ai temi del razzismo e del classismo: i piccoli Pionieri italiani sono infatti incitati a scrivere "ai ragazzi negri" negli Stati Uniti (perché solo a loro, e non agli ispanici, agli indiani, agli italo-americani?) e "ai ragazzi sovietici" (si presume di qualsiasi etnia), inviando loro cartoline illustrate, libri sull'Italia, distintivi, francobolli italiani, immagini di personaggi della nostra storia: eroi del risorgimento, partigiani, scienziati (e perché non imperatori romani, Papi, Re e condottieri? Certo, molti di looro furono tipi loschi, ma non è storia d'Italia anche quella?). Sul n. 28 del 21 luglio 1966 appare un resoconto, corredato di tristi foto, sul Festival Artistico dei Pionieri Coreani, dove i bambini si esibiscono in vari numeri di danza, canto e arte varia che riflettevano la vita felice dei Pionieri della Repubblica popolare coreana; diversi numeri dopo ecco i Pionieri di Torino che cercano di imitare i tristi teatrini dei loro omologhi asiatici. L'America, ed è difficile dar torto alla redazione, esce sempre fuori con le ossa rotte dalle pagine del "Pioniere": stragi di indiani, vietnamiti e neri sono stigmatizzate a più riprese. Nessun dubbio, però, per la situazione dei Paesi socialisti, dove trionfano la gioventù, la gioia, la pace, la verità, l'uguaglianza e la scienza al servizio dell'uomo.

"Il Pioniere" n. 28, 1966


e) Il Vietnam

Nell'angolo della posta numerose sono le lettere che invocano la pace in Vietnam (alle quali si offre una risposta collettiva con l'articolo Perché si combatte in Vietnam di Emilio Amadè, dove "combattente vietnamita" e "partigiano" sono sinonimi) e anche Atomino, la mascotte del giornale, sfoggia a più riprese cartelli "vietnamiti". Sul n. 12 del 24 marzo 1966 vengono premiate Le dieci migliori poesie e la prima fra le prime è Un partigiano è morto della romana Nicoletta Tiliacos:
Un partigiano è morto / sulla terra vietnamita. / Il suo pugno chiuso / sembra stringere ancora / l'ultimo istante di vita. / Sul petto, un rivolo di sangue, / rosso come la sua bandiera. / Il crudele nemico / ha stroncato la sua giovinezza. / Era solo un ragazzo, / Il suo cuore era aperto al mondo, / ma ha conosciuto fino in fondo / sacrifici, fatica e dolore. / Li ha conosciuti troppo presto. / Ai nostri occhi non sei più un ragazzo, / ora sei un uomo, un partigiano. / Il tuo sacrificio non sarà vano.

"Il Pioniere" n. 12, 1966


f) Atomino e gli altri fumetti del "Pioniere dell'Unità"

Il fumetto di Atomino, che solitamente chiude il fascicolo in quarta di copertina, è di sicuro il momento più rilassante e interessante del periodico: l'ultima annata del "Pioniere" si apre con la quinta puntata di Atomino contro Brutik; sul n. 22 del 3 giugno inizia Atomino e il caro micino che quindici giorni dopo raddoppia occupando anche la prima pagina in sostituzione del western progressista L'ultima marcia (un "cineromanzo a fumetti" ambientato in un Far-West visto attraverso lenti moscovite, dove i bianchi sono aguzzini in stile ufficiali delle SS e gli indiani sono sottoproletari sfruttati che rubano per non morire di fame; in tandem col fumetto, un box a pagina 3 approfondisce storicamente la nascita illegittima degli Stati Uniti, avvenuta nel sangue di bisonti e pellerossa): con il numero 22 "Il Pioniere" dedica molto più spazio al fumetto, sforbiciando la parte scritta, piuttosto pedante e politicizzata. A partire dal n. 26 del 30 giugno Atomino sarà affiancato da I naufraghi dello spazio, avventura fantascientifica ambientata nel 2066.


"Il Pioniere" n. 26, 1966

Atomino Show, dedicato alla musica pop e beat, che tante discussioni aveva suscitato fra i lettori (un articolo sulla trasmissione musicale "Bandiera Gialla", apparso sul n. 13 del 31 marzo, scatena un dibattito tra i Pionieri sulla musica beat, fra chi sostiene che i "capelloni" sono solo dei falsi rivoluzionari, che contestano ma si riempiono le tasche di dollari o diventano Baronetti della Regina, e chi invece fa distinzione fra beat e beatnik e odia i Beatles perché sono ricchi ma allo stesso tempo li adora perché le loro canzoni sono belle), parte con il n. 30 del 4 agosto 1966 (c'è anche una storia autoconclusiva, L'incontro fantastico, e un'altra, Hanno rapito un bambino, compare sul n. 36 del 15 settembre) e cede momentaneamente gli onori della prima pagina col n. 33 del 25 agosto 1966 (prima puntata di Ladri di mari, nuova avventura dei "Pionieri dello Spazio", Maud, Rodion, Tsinlu e Tangha). Il n. 38 del 29 settembre ospita di Atomino soltanto un disegno gigante a pagina 8: in compenso ecco una storia completa, Il samurai senza armatura.
Il personaggio di Berti ritorna, dopo una pausa di una settimana (per lasciare spazio a Destinazione infinito, seguita, a partire dal n. 44 del 17 novembre, dalla Strana fine del capitano Jork), sul n. 40 del 13 ottobre, con Atomino sul Pianeta Rosa, ultima sua avventura sul "Pioniere dell'Unità".

"Il Pioniere" n. 40, 1966

Quella del Pianeta Rosa è la storia di Atomino che più risente dell'ambiente ideologico del foglio che ne ospitava le imprese: il mondo visitato da Atomino e Smeraldina è dominato dal consumismo più sfrenato e da un Potere che impone alla gente di comprare le cose più inutili, di cambiar moda ogni giorno, di andare a casa e di dormire in ore preordinate; le letture di quel popolo alieno, solo all'apparenza felice, sono di pura evasione e del tutto inconsistenti; i fumetti hanno titoli inequivocabili ("Il Satanico", "Sadicone", "Criminalik"), chiare parodie dei "neri" degli anni Sessanta ("Satanik", "Kriminal", "Diabolik", "Sadik": evidentemente il moralismo bigotto non fioriva soltanto nelle sagrestie cattoliche…); al cinema vengono proiettati solo film d'avventura e musical, dai titoli idioti e dalle trame leggere. Il Pianeta Rosa è quell'Occidente corrotto e decadente, per molti versi reale, qui portato alle estreme conseguenze dalla satira socialista. Eppure su quel mondo lontano la scienza e l'automatismo, tanto glorificati nelle pagine interne del "Pioniere", sono applicati alla massima potenza. Contraddizione o mancanza di idee chiare? Atomino sul Pianeta Rosa termina con la creazione di una "normale utopia": ai cinema tradizionali (che quasi nessuno frequenta più) si affiancano nuove sale dove si presentano solo intellettuali film d'arte; le edicole chiudono e aprono le librerie; a scuola i ragazzi cominciano a chiedersi il perché delle cose. Non una cattiva "utopia", mi sia concesso di dirlo, anche se le edicole sarebbe meglio lasciarle aperte, a fianco delle librerie, e ai film d'autore è giusto che continuino a essere affiancati quelli d'evasione.

"Il Pioniere" n. 41, 1966


Se per l'antico "Pioniere" il primo della classe a fumetti era stato Chiodino, per "Il Pioniere dell'Unità" sono dunque ancora le firme di Vinicio Berti (disegni) e Marcello Argilli a venire alla ribalta, stavolta con il personaggio di Atomino, che vive le sue avventure insieme a Smeraldina. Chiodino, fatto di ferro, era il campione ideale dell'idea progressista degli Anni Cinquanta: macchine gigantesche, ingranaggi, fucine, possenti dinamo, treni sbuffanti, in un rovente panorama da realismo socialista. Atomino, figlio della fissione nucleare, nato da un cervello elettronico e figlio putativo di Zaccaria, ci porta per mano nell'epoca della guerra fredda e nelle fornaci di un nuovo tipo di energia, usata a fin di bene (il nemico Brutik vorrebbe sfruttare Atomino per farne bombe devastanti), in un mondo dove le decisioni più importanti sono prese dall'Accademia degli Scienziati.


g) Addio alle armi

Sulla prima pagina dell'ultimo numero del "Pioniere" campeggia un Buon anno! Con gli auguri del Pioniere un arrivederci a presto. Il saluto di commiato pubblicato a pagina 3 è sintesi e paradigma della ingenua retorica del "Pioniere", dell'ideologia che muoveva i suoi autori e del modo di porsi della sua redazione nei confronti del giovane pubblico:
Care lettrici, cari lettori, questo che avete in mano è l'ultimo numero del Pioniere dell'Unità. Da giovedì prossimo non troverete più tra le pagine dell'Unità il vostro giornalino. Ma questo non significa che il Pioniere scompare, che voi non avrete più una pubblicazione intitolata a questo nome bellissimo, tanto caro a migliaia e migliaia di ragazzi di ieri e di oggi.

"Il Pioniere" n. 46, 1966


Come molti ricordano, il Pioniere è infatti uscito per molti anni come rivista settimanale, e poi, dal 13 giugno 1963, come supplemento dell'Unità. Ora, per molti complessi motivi che hanno origine dalla situazione generale della stampa adulta, siamo costretti con dispiacere a sospendere questa forma di pubblicazione del Pioniere. Anche voi vedevate benissimo i limiti del giornalino, così piccolo, con poche pagine, un solo colore. Quante lettere abbiamo ricevuto che sollecitavano ad aumentare le pagine. Otto paginette non vi bastavano, ne volevate di più, e questa era una grande prova di affetto e di stima, dimostrava quanto il Pioniere vi era caro, quanto lo sentivate vostro, diverso da tutti gli altri giornalini per ragazzi che affollano le edicole. E diverso lo era davvero: il solo giornalino che vi trattasse alla pari, da ragazzi che possono e debbono capire il mondo nel quale vivono, le cose belle e anche quelle brutte che vi accadono. Un giornalino che non vi considerava dei bambini da divertire e far sorridere, ma ragazzi che hanno bisogno dell'alimento più sano per crescere forti: la verità. E il Pioniere dell'Unità non poteva non essere diverso da tutte le altre pubblicazioni per ragazzi, essendo parte del più glorioso quotidiano d'Italia, l'Unità, il giornale dei lavoratori, dei vostri genitori, degli italiani che lottano per la democrazia, il socialismo, il progresso del nostro paese. Nessun altro giornalino, anche il più ricco di pagine e di colore, ha mai potuto vantare un pubblico come voi, lettori del Pioniere. Un pubblico di ragazzi e ragazze in gamba, seri, attenti e anche esigenti, che non legge per passatempo, ma per apprendere, per riflettere, per ritrovare sulle pagine del giornalino gli ideali che avete nei vostri cuori, gli ideali dei vostri genitori che lottano per un'Italia migliore.

"Il Pioniere" n. 47, 1966


Tutti coloro che hanno lavorato per il Pioniere dell'Unità hanno sentito quanto era bello, entusiasmante scrivere o disegnare per ragazzi come voi: il vostro consenso, il vostro affetto, le migliaia di lettere che ci avete inviato con elogi, consigli preziosi, incoraggiamenti, proposte, sono stati la ricompensa migliore per il nostro lavoro. Il bilancio di tre anni e mezzo di vita del Pioniere dell'Unità è davvero positivo: in primo luogo grazie a voi che avete seguito il giornalino, lo avete diffuso, avete costituito Circoli di Amici del Pioniere e formato in tutta Italia una grande famiglia di ragazzi unita dagli stessi ideali. Da parte sua il Pioniere si è sempre sforzato di parlarvi nella maniera più sincera e moderna. Nelle sue pagine avete trovato un po' di tutto: la prima immagine che spicca è naturalmente quella simpaticissima di Atomino, che, con i disegni magistrali di Vinicio Berti, vi ha invitato a seguirlo nelle sue tante, mirabolanti avventure. L'avventurosa storia dell'uomo, gli articoli sulle ricerche scolastiche, le rubriche Italia 1966 e Alla scoperta del passato, vi hanno fornito tante idee e nozioni per ampliare le vostre conoscenze scientifiche e scolastiche. Ma è impossibile ricordare in poche righe tutti i servizi che hanno suscitato l'interesse dei lettori: dal romanzo di Gianni Rodari, Viva la Saponia, ai fumetti, alle novelle, ai servizi sui paesi stranieri, sui Pionieri di altre nazioni, alle fiabe, ai servizi scientifici. Chi ha conservato le collezioni del Pioniere dell'Unità si accorgerà, a sfogliarle, quale ricco patrimonio di idee e di informazioni vi è contenuto. Conservatele quelle collezioni: vi saranno utili per gli studi, vi ritroverete tante cose da rileggere proficuamente. La cessazione del Pioniere dell'Unità non significa la fine d'un discorso e d'un'amicizia che durano da tre anni e mezzo; non significa che non ci rivedremo più.

"Il Pioniere" n. 48, 1966


Sappiamo che avete bisogno di un giornale come il Pioniere, che vi sia vicino nella più bella avventura che possano vivere dei ragazzi, quella di chi col cuore, con la mente e con le azioni partecipa alla grande lotta per la pace, la democrazia, il progresso, per tutto quello che di bello, giusto, nobile esiste nella vita. Avete cioè bisogno di un giornale che sia la vostra bandiera e il vostro specchio, come sempre è stato il Pioniere: un giornale diverso per ragazzi che sentono orgogliosamente di essere diversi, come lo sono tutti coloro che nella vita vogliono stare all'avanguardia, da attori e non da comparse, pensando e lottando senza rassegnarsi a fantasticare o a trastullarsi oziosamente. Questo giornale nuovo ci sarà, e nel più breve tempo possibile. Avrà una veste migliore, più adeguata ai vostri desideri e alle vostre aspettative: in esso ritroverete tutte le cose migliori che su queste pagine vi hanno entusiasmato in questi tre anni e mezzo. Perciò voi tutti che avete seguito con interesse e affetto il Pioniere dell'Unità, state tranquilli: il nostro non è un addio, ma un a rivederci. In attesa di questo prossimo appuntamento sulle pagine di un nuovo Pioniere, invitiamo tutti i lettori a scriverci, a inviarci pareri, consigli, proposte, perché, come sempre, il Pioniere risponda ai loro desideri e alle loro aspettative. Non separiamoci, quindi, conserviamo il nostro rapporto di confidenza e di reciproca collaborazione: scriveteci al solito indirizzo, e noi, vi risponderemo il giovedì in un angolo dell'Unità, o con lettere private. Ogni vostro suggerimento, ogni vostra proposta ci saranno utilissimi. Da parte nostra vi terremo informati sull'uscita e sulla fisionomia della nuova pubblicazione, che, come il vecchio Pioniere, come il Pioniere dell'Unità, sarà il più bello ed affettuoso legame con i ragazzi più in gamba d'Italia. Ciao, lettrici e lettori: arrivederci presto!


L'ultimo numero del "Pioniere", 22 dicembre 1966


Il saluto della redazione del "Pioniere dell'Unità" ai piccoli lettori

E sotto la firma "la redazione del Pioniere" un appello rivolto ai Circoli degli Amici:
I Circoli degli Amici del Pioniere, che costituiscono la grande famiglia dei nostri lettori più assidui e organizzati, riceveranno presto comunicazioni più dettagliate. Intanto, in attesa della pubblicazione del nuovo Pioniere, conservino la loro organizzazione, continuino le loro attività. I Circoli di Pionieri che non si sono ancora collegati con i Circoli locali della Federazione Giovanile Comunista, lo facciano: riceveranno indicazioni, consigli, e, dove possibile, un appoggio concreto. A tutti i Circoli rivolgiamo il più vivo elogio del Pioniere per l'attività svolta a sostegno del giornalino, sia propagandandolo, sia diffondendo l'Unità. Continuino in questa opera: sarà il sistema migliore per appoggiare fin d'ora il loro nuovo giornale.


I Katzenjammer Kids, americani fin nel midollo, vengono pubblicati dagli antiamericani! Estratto del n. 1 dell' "Album dei Piccoli", inserto di "Noi Donne" (1963)

1967: il primo numero del "Pioniere - Noi Donne"


Ma non è ancora la vera fine. Parte dell'esperienza del "Pioniere" diventerà patrimonio, per un certo periodo, del periodico femminile "Noi Donne" (di ispirazione comunista); niente di strano, in quanto l'UDI (Unione Donne Italiane, collegata al PCI) era stata fin dall'inizio finanziatrice di punta di tutte le varie incarnazioni del "Moschettiere" e del "Pioniere". La rivista aveva in scaletta fin dal 1963 un suo inserto riservato ai giovanissimi, "L'Album dei piccoli", che pubblicava persino gli amerikanissimi fumetti di Bibì & Bibò (con il nome di "Capitan Bum"). "Il Pioniere" come supplemento del settimanale "Noi Donne" uscì per 42 numeri dal 1967 al 1968 e poi fu ridotto a pagina unica all'interno del periodico; la chiusura definitiva avvenne con il numero 11 del 1970;  con il nome mutato nella rubrica "La Pagina dei Bambini", ma con lo stesso storico personaggio di Atomino, il glorioso periodico continuerà infine nelle pagine di "Noi Donne" dal 21 marzo 1970 fino a spengersi definitivamente nel 1974.



Marzo 1970: "Il Pioniere" come "pagina di Noi Donne per i più piccoli".
Nel 1970 "Il Pioniere" si trasforma, apparendo sempre all'interno di "Noi Donne", in una rubrica: "La pagina dei bambini"

In anni successivi si avranno ristampe di Atomino, fumetto indubbiamente valido e simpatico. Poi più niente. "Il Pioniere" ha cessato per sempre di esplorare il futuro dell'Umanità e lontani sono gli anni di "Tango", di "Cuore", di "Atinù"… Rimane, del "Pioniere", nei suoi mille e ingarbugliati volti editoriali, il gusto, il profumo, il suono di un'epoca perduta. Come era accaduto più volte nel corso del XX secolo, alla fine del Novecento con il crollo dei paesi socialisti si è gettato via il bambino con l'acqua sporca... Sfogliare le pagine del "Pioniere", nello squallido Duemila inoltrato, ci permette di prendere una macchina del tempo e di viaggiare in un'epoca governata dalla retorica, ma pure dall'ingenuità, dal sentimento e dalla speranza sincera, una speranza in un domani sicuramente migliore. Invece...


1974: Il Pioniere, dopo aver perso il nome perde anche il colore...


Francesco Manetti

N.B. Trovate i link agli altri articoli storici in Cronologie & Index!

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