martedì 8 agosto 2017

L'ANGOLO DEL BONELLIDE (XXIX): UNO SPIRITO CHE RITORNA SEMPRE - LE MILLE RESURREZIONI DELLO SPIRIT DI WILL EISNER (IV parte - 1982/2005)

di Andrea Cantucci

Quarta puntata de l'Angolo del Bonellide del nostro Kant dedicata al  grande Will Eisner e al suo personaggio più conosciuto: Spirit. Dopo aver letto nella precedente puntata del periodo d'oblio, stavolta apprendiamo di come il personaggio venne "riscoperto" e giustamente celebrato come uno dei migliori della storia del fumetto statunitense e mondiale.  (s.c. & f.m.)


1982-2005: Lo Spirit cronologico e le Nuove Avventure

Dal n°36 del 1982 la Kitchen Sink cambiò il nome della rivista che pubblicava in Will Eisner’s Spirit Magazine (la Rivista di Spirit di Will Eisner) e iniziò a ristamparvi a mo’ di inserti le prime storie di Spirit in ordine cronologico dal 1940, con i colori originali. Di molti di quei primi episodi le tavole originali erano andate perse e dovevano essere riprodotti fotografando gli albi d’epoca, con una qualità di stampa che a colori era spesso deludente, sia per le cattive condizioni delle pubblicazioni originali che per la cattiva resa di inchiostri spesso male applicati o fuori squadra. Ma nonostante tali difficoltà, l’iniziativa proseguì per alcuni numeri.

Will Eisner's Spirit Magazine n°36 (Kitchen Sink,1982)

Will Eisner's Spirit Magazine n°37 (Kitchen Sink,1982)

Poi nel 1983, sollecitato anche dai commenti dei lettori, l’editore ebbe un ripensamento, forse accorgendosi che riproporre molte storie di Spirit in ordine sparso e pubblicare solo le prime in ordine cronologico una per numero non era il modo ideale di procedere. Essendo la rivista bimestrale, a quel ritmo per ristamparle tutte in fila sarebbero occorsi oltre cento anni e quasi cinquanta solo per iniziare a ristampare in ordine il periodo migliore del dopoguerra. Si può capire che lettori e collezionisti non avessero voglia di aspettare tanto…
La Spirit Magazine fu quindi interrotta col n°41 e dall’Ottobre 1983 una nuova collana di The Spirit della Kitchen Sink, in formato comic book, avviò la ristampa integrale e cronologica della serie a un prezzo relativamente popolare, anche se limitata al periodo migliore, quello dalla fine del 1945 al 1952.
Will Eisner's Spirit magazine n°41 (Kitchen Sink,1983)

The Spirit n°1 (Kitchen Sink,1983)

Sempre nel 1983, per continuare a pubblicare a puntate i graphic novel di Eisner e la serie cronologica delle prime storie e strisce di Spirit, la Kitchen Sink inaugurò la nuova rivista Will Eisner’s Quarterly (Il Trimestrale di Will Eisner) dedicata alla produzione vecchia e nuova del grande maestro, che però non durò a lungo.
Sul nuovo albo regolare di Spirit, inizialmente bimestrale e poi mensile dal n°12, nel corso degli anni ‘80 riapparvero integralmente per la prima volta anche molte storie mai ripubblicate dagli anni ’40 e ‘50. Non si trattò però di un’edizione graficamente omogenea. La serie fu a colori solo per undici numeri, nei primi dei quali le storie quando possibile furono ricolorate in modo più accurato, coerente ed efficace rispetto ai vecchi e approssimativi colori d’epoca, pur senza stravolgerli troppo. Furono eliminati ad esempio i troppi colori primari un po’ assurdi, tipo gialli e verdi, che caratterizzavano gli sfondi originali, sostituendoli con dei toni pastello molto più plausibili e realistici che tenevano conto anche dei cambiamenti di scena o di luci.
I nuovi colori si guadagnarono il plauso entusiasta di Will Eisner, che la definì la migliore colorazione che avesse mai visto su un comic book. Ma poi per motivi economici l’editore fu costretto a limitarsi a riprodurre i colori originali, che richiedevano procedimenti meno costosi, e subito dopo a convertirsi alla forzata scelta del bianco e nero, per un po’ con l’aggiunta di toni grigi e alla fine senza. Così riuscì contenere al massimo le spese e a continuare a pubblicare la serie, che sia pur senza vendite enormi poté proseguire regolarmente.

The Spirit n°8 (Kitchen Sink,1985)


The Spirit n°39 (Kitchen Sink,1988)


The Spirit n°66 (Kitchen Sink,1990)


Di Spirit la Kitchen Sink continuò a far uscire saltuariamente anche antologie fuori serie. Tra queste pubblicò nel 1985 un albo dal lungo titolo, Will Eisner’s 3-D Classics Featuring the Spirit (I Classici in 3-D di Will Eisner con Protagonista Spirit), in cui si sfruttarono le esasperate prospettive tipiche della serie per riprodurne alcune storie con la tecnica di stampa bicolore che fa vedere i disegni in rilievo attraverso appositi occhialini. In quell’albo, per l’abituale copertina inedita Eisner si ispirò a una sua splash page di Spirit del 1941, il cui titolo era tanto tridimensionale che un criminale colpito dal protagonista ci finiva contro mandandolo a pezzi.

splash page Spirit section 79 (1941) e cover di The Spirit 3-D  (Kitchen Sink,1985)

Intanto la riedizione organica degli albi regolari di Spirit continuava a riproporre quattro episodi ogni mese, procedendo quasi al ritmo della serie originale, e insieme all’edizione precedente in rivista dovette sollecitare l’interesse per il personaggio anche a livello di mass media, visto che in quel periodo furono discussi e avviati almeno in fase di pre-produzione alcuni progetti di adattamenti in film. La prima idea di adattare Spirit per il cinema risaliva agli anni ’70. La regia doveva essere di William Friedkin e la sceneggiatura di Harlan Ellison, entrambi fan della serie. Negli anni ’80 fu la volta del progetto di film d’animazione che doveva essere diretto da Brad Bird, un altro fan di Spirit. Ma in entrambi i casi alla fine non se ne fece nulla, la prima volta per dissidi creativi tra regista e sceneggiatore e la seconda per lo scarso coraggio dei produttori hollywoodiani.
Nella seconda metà degli anni ’80 un paio di progetti meno ambiziosi produssero almeno due piccoli risultati. Nel 1987 fu girato un film per la TV come episodio pilota di una possibile serie televisiva intitolata a Spirit, ma non il risultato non fu particolarmente promettente e anche la fiction a episodi fu accantonata. Un altro film, tratto da un singolo episodio di Spirit del 1948 intitolato Ten Minutes (Dieci Minuti), fu realizzato negli USA a un livello semi-amatoriale nel 1989, venduto in videocassetta agli appassionati del fumetto attraverso un annuncio pubblicato sugli albi di Spirit e presentato a un festival cinematografico di Los Angeles del 1990. In tutti e due i film le vicende principali trattavano fondamentalmente di altri personaggi e Spirit vi svolgeva un ruolo abbastanza marginale, come accadeva anche in molte delle storie originali di Eisner.

The Outer Space Spirit (Kitchen Sink,1989)

Antologie di fumetti di Spirit continuavano intanto a essere pubblicate dalla Kitchen Sink anche in veri e propri volumi, come The Outer Space Spirit che raccoglie l’intero ciclo realizzato nel 1952 da Jules Feiffer e Wally Wood, col supporto di di Eisner in alcuni episodi. A questo seguirono i due della serie Spirit Casebook che selezionano storie degli anni ’40, in particolare quelle con la partecipazione di P’Gell a cui è dedicato per intero il secondo volume, e The Christmas Spirit che ne raccoglie le section annuali a tema natalizio.
Spirit Casebook vol.1 (Kitchen Sink,1990)


The Christmas Spirit (Kitchen Sink,1995)

Parallelamente la serie degli albi cronologici di Spirit, dopo circa nove anni, giunse infine all’ultimo episodio e si concluse col n°87 nel 1992. Subito dopo fu sostituita, dal maggio di quello stesso anno, dalla ristampa delle storie del primo periodo in una nuova collana bimestrale intitolata Spirit: the Origin Years (Spirit: gli Anni Originali), che però sarebbe arrivata a riproporre in bianco e nero soltanto i primi quaranta episodi.
Spirit-The Origin Years n°2 (Kitchen Sink,1992)


Spirit-The Origin Years n°4 (Kitchen Sink,1992)


Spirit-The Origin Years n°8 (Kitchen Sink,1993)

La seconda serie cronologica infatti non ebbe altrettanta fortuna, chiaramente per la qualità inferiore dei primissimi episodi e lo stile molto più datato di storie e disegni, e chiuse nel 1993 fermandosi al n°10 corrispondente ai primi mesi del 1941, proprio quando si cominciava a entrare nel periodo più interessante.
Riguardo al suo apporto a Spirit, tra gli anni ’80 e ’90 Eisner rievocò nei redazionali il suo lavoro di quaranta anni prima commentando le storie ristampate, oltre a disegnare le copertine degli ottantasette numeri della collana The Spirit. Qualunque fosse il tenore delle storie interne che illustravano, tali copertine avevano spesso il tono di scene grottesche o umoristiche. Forse per questa tendenza comica dell’autore, il cui stile era ormai distante da quello più serio delle prime storie di Spirit, le copertine della collana The Origin Years furono invece ottenute con montaggi delle immagini interne e non realizzate ex-novo da Eisner, che in questi albi si limitò a disegnare delle vignette auto-ironiche sul suo lavoro e il suo personaggio dei primi tempi. Preso per il resto da progetti di maggior spessore, continuava a non avere intenzione di tornare a realizzare delle storie di Spirit. Quindi per rinverdirne la fama e mantenerlo in vita il testimone dovette passare ad altri.
Spirit-The New Adventures n°1 (Kitchen Sink,1998)
Nel 1998 la Kitchen Sink pubblicò la miniserie di otto numeri The Spirit: The New Adventures (Spirit: Le Nuove Avventure), non realizzata da un singolo autore o da un team fisso ma in cui si alternarono molti tra i migliori fumettisti contemporanei, statunitensi e inglesi ma anche di altri paesi, ognuno all’opera su un breve episodio del personaggio, rispettando e rinnovando contemporaneamente lo spirito tradizionale della serie.
Queste nuove avventure di Spirit furono realizzate, in genere tre per numero, in un formato non rigido ma per lo più compreso tra le sette e le dieci pagine l’una. Il chiaro intento era di non allontanarsi dalla formula in cui la serie aveva avuto successo, di restare entro gli stessi limiti per tentare di ricatturarne la magia.
Il creatore di Spirit aveva saputo sfruttare al meglio i limiti delle storie brevi, creando una lunga serie di piccoli gioielli narrativi. La sfida era ora riproposta ai nuovi autori coinvolti in questo omaggio, gran parte dei quali si dimostrò all’altezza. Per lo più queste nuove storie si svolgono negli anni ’40 seguendo l’impostazione e il contesto originali, ma fu anche lasciata agli autori la libertà di giocare un po’ coi personaggi.
Particolarmente interessante fu il n°1, i cui tre episodi furono tutti scritti e disegnati dalla stessa collaudata coppia di autori, gli inglesi Alan Moore e Dave Gibbons. Moore come sua abitudine rielaborò da par suo le origini di Spirit in tre modi alternativi tra loro, ampliando da punti di vista differenti gli elementi dei primi due episodi del 1940 e approfondendone i retroscena. Ognuna delle sue tre storie si concentra su un diverso personaggio tra quelli che all’epoca il giovane Eisner aveva un po’ trascurato, sulle sue motivazioni e i suoi scopi, con un’introspezione degna del maestro. Tra l’altro si suggerisce qui una connessione tra il primo nemico di Spirit, il dottor Cobra, e il suo successivo arcinemico  Octopus e una possibile identità di Octopus stesso. In una singola pagina del loro secondo episodio, Moore e Gibbons sono anche i primi a rappresentare un Ebony tanto fedele al personaggio originale quanto del tutto privo di qualunque connotazione razzista.
Spirit-The New Adventures n°3 (Kitchen Sink,1998)

È ancora Moore a firmare nel n°3, col disegnatore spagnolo Daniel Torres, un altro dei migliori nuovi episodi collegato a quelli del n°1. Qui uno Spirit rimasto eternamente giovane per l’incidente che lo aveva posto in animazione sospesa nel 1940, in un remoto futuro torna a visitare con nostalgia i luoghi in cui visse le sue antiche avventure, ora mete di gite turistiche e pieni di suoi reperti interpretati dai posteri in chiave mitica.

da Spirit-The New Adventures n°3, disegno di Daniel Torres

Al contrario il francese Jean Giraud in arte Moebius, il cui contributo si limitò a un’illustrazione, ritrasse uno Spirit invecchiato ancora con la maschera. Chiaramente ognuna di queste “nuove avventure” è un piccolo divertissement a sé, che non va a costituire nessun precedente a cui gli autori successivi debbano attenersi.

Spirit anziano ritratto da Moebius, da The New Adventures n°3 (1998)

Le altre Nuove Avventure di Spirit spaziano da un’indagine in un hotel del presente a una gita al parco che porta a uno scontro con Octopus, dalle disavventure di un ex-criminale a quelle di un ammiratore di Spirit che pedina Ellen, dall’ennesimo ritorno di Sand Saref in cerca di un oggetto prezioso a uno scontro con degli invasori nazisti, dal caso di una misteriosa minaccia assassina… a vari altri episodi sempre totalmente differenti. In pratica la versatilità di situazioni e la qualità dei contenuti che una volta si concentravano nell’opera di un solo autore, è qui assicurata dalla varietà di molti ottimi artisti diversi che si alternano.

Tornando alla serie classica, per cominciare a vedere ristampate in ordine cronologico tutte le storie originali a colori di Spirit si dovette aspettare il 2000, quando le tecniche digitali permettevano ormai di riprodurre e restaurare abbastanza facilmente i disegni degli anni ‘40. Quell’anno la DC Comics iniziò a pubblicare i volumi cartonati della serie The Spirit Archives (Gli Archivi di Spirit), analoga a quelle già dedicate ad altri eroi d’epoca di quella casa editrice come Superman e Batman. In questa edizione di lusso per amatori fu riproposta l’intera saga per la prima volta e dal secondo volume degli Archivi furono finalmente ristampate, dopo sessant’anni, molte storie di Spirit che non erano ancora mai state ripubblicate dagli anni ’40.

The Spirit Archives (DC,2000-2009)
In una decina d’anni, oltre a completare tutti e ventiquattro i volumi annunciati, la DC aggiunse alla serie degli Archivi anche tre tomi ulteriori, dedicati rispettivamente alle strisce giornaliere di Spirit degli anni ’40, al materiale su Spirit uscito dal 1952 al 2005 e alle Nuove Avventure dell’omonima miniserie del 1998.
Nei primi ventiquattro volumi degli Archivi di Spirit la colorazione delle storie è stata interamente realizzata ex-novo, ma pur passando dai vecchi retini a puntini alle nuove tinte unite digitali, riproduce abbastanza da vicino i colori della serie originale. In effetti però i colori degli anni ’40 erano stati spesso realizzati con approssimazioni e accostamenti di toni non molto azzeccati e forse sarebbe stato preferibile modificarli un po’ per ottenere effetti più gradevoli, elaborati e coerenti, come tentò di fare la Kitchen Sink negli anni ‘80.
Spirit section 1 pag 1 versione originale (1940) e ricolorata su  The Spirit Archives 1 (2000)

L’ironia è che mentre l’editore precedente non poté completare l’opera iniziata per motivi economici, alla DC i soldi per ricolorare tutte le storie in digitale evidentemente non sono mancati, ma fedeli alla tradizione dei precedenti archivi pensati per accontentare i più irriducibili puristi, si è preferito creare una riproduzione il più possibile precisa delle prime edizioni, difetti compresi. Si direbbe che solo i colori dei primissimi episodi, i cui toni forti e stridenti oggi appaiono spesso ingialliti e scoloriti dal tempo, siano stati  lievemente ritoccati, ma solo quel tanto da uniformarli all’altrettanto discutibile stile cromatico degli episodi successivi.
Così in questi nuovi lussuosi volumi si possono continuare a vedere molti elementi colorati in modo strambo e che cambiano colore da una vignetta all’altra, soprattutto nelle storie del periodo bellico in cui i colori di Spirit erano più incoerenti e assurdi, cosa del resto comune alla maggior parte dei comic book di quegli anni.
Nelle storie di Spirit del dopoguerra i coloristi si fecero un pochino più attenti, ma i toni degli sfondi rimasero variopinti in modo abbastanza stravagante, con abbondanza di muri gialli o verdi e di colline arancioni.
Nonostante la costosa edizione di lusso ci sono inoltre anche dei veri e propri errori di colore, come la pelle del piccolo esquimese Blubber, in origine resa con un leggero color giallo-arancio, che negli Archivi è stata invece colorata di marrone, evidentemente perché il colorista l’ha preso per Ebony o un altro afroamericano.
Intanto l’autore, ne fosse soddisfatto o meno, non ha purtroppo fatto in tempo a vedere completata l’opera, essendo Will Eisner scomparso nel 2005, pochi anni prima che uscissero gli ultimi volumi degli Archivi di Spirit. Chissà se oggi sarebbe stato felice o contrariato di sapere che il suo personaggio, per l’interesse di editori, produttori e autori vari, avrebbe continuato a resuscitare diverse altre volte anche in sua assenza…

Andrea Cantucci

N.B. Trovate i link agli altri "bonellidi" in Cronologie & Index

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