sabato 22 aprile 2017

DIME WEB INTERVISTA MASSIMO ROTUNDO! SECONDA SESSIONE: LE RIVISTE A FUMETTI E ORIENT EXPRESS (LE INTERVISTE XLI)

a cura di Elio Marracci

Massimo Rotundo nasce a Roma l'11 aprile 1955. Dopo aver frequentato l'Accademia di Belle Arti, esordisce come fumettista collaborando con l'Eura Editoriale nel 1978. Ben presto il suo nome inizia ad apparire sulle riviste, come L'Eternauta, Comic Art, Orient Express, Heavy Metal e l'Ècho des Savanes. In particolare, si segnala per l'abilità nel fumetto erotico, genere che lo porta anche a lavorare per il mercato francese, con la serie Ex Libris Eroticis, rivisitazione della letteratura e dell'illustrazione dei primi del Novecento. Successivamente viene anche apprezzato per le sue riduzioni di opere letterarie, tra le quali vanno segnalate La pelle di Zigrino, romanzo scritto da Honoré de Balzac, Pasolini, basato sulle sceneggiature di Jean Dufaux e I miti greci a fumetti, su testi di Luciano De Crescenzo.

Massimo Rotundo, mentre disegna Tex alla SFR (Scuola Romana dei Fumetti)


Per la Sergio Bonelli Editore esordisce sulle pagine di Brendon, per cui diventa il copertinista ufficiale a partire dal numero 45. Nel 2007 approda sulle pagine della miniserie bonelliana Volto Nascosto, di cui realizza anche le copertine; nel 2015 ha firmato il trentesimo episodio dei Texoni. Ha collaborato con lo scrittore Giuseppe Ferrandino, visualizzando titoli quali Nero, Sandokan e Sera Torbara.
Per la casa editrice Delcourt, su testi di Pierre Makyo, disegna la serie a fumetti Prediction. Rotundo è inoltre uno dei fondatori e docenti della Scuola Romana dei Fumetti e lavora anche per il cinema ed il teatro. Ha collaborato, come illustratore, con la costumista Milena Canonero, in numerose pellicole e opere teatrali. Ha lavorato come sketch artist per i film Crusade di Paul Verhoeven, Titus Andronicus di Julie Taymor, candidato agli Oscar per i costumi, The Wolfman di Joe Johnston e Gangs of New York di Martin Scorsese. Nel settore dell'animazione ha realizzato il character design per la serie Ulisse, il mio nome è Nessuno, Premio Kineo-Diamanti Cartoon On The Bay in Venice - Festival del Cinema di Venezia 2012, prodotta da RAI e The Animation Band. Tra i premi vinti, nel 1990 lo Yellow Kid come miglior disegnatore italiano, il Gran Guinigi a Lucca e nel 1992 il premio F.M. di Trani, città di Foiano.

Ricordiamo che il nostro inviato speciale Franco "Frank Wool" Lana aveva già incontrato Massimo Rotundo nel settembre 2014: stavolta approfondiremo con l'artista l'argomento riviste-contenitore e Orient Express - una pubblicazione, come sappiamo, molto legata al cosmo bonelliano...


Tex Albo Speciale n. 30, giugno 2015. Disegno di Rotundo

DIME WEB - Ci siamo già incontrati qui, sui Quaderni Bonelliani, ma per i pochi che non ti conoscono potresti presentarti brevemente?

MASSIMO ROTUNDO - Sono più di trent'anni che pratico questo mestiere, o forma d'arte, dipende dai punti di vista. Ho collaborato con innumerevoli editori, ho pubblicato su riviste e giornali, ho disegnato vignette satiriche, fumetti d'avventura e sperimentali, ho lavorato per il cinema e per la televisione, ho fondato una scuola a Roma insieme ad altri colleghi. Che dire... dopo tutti questi anni sono ancora qui a produrre e a farmi valere.



Qui e sopra: copertine di Rotundo per Orient Express


DW - Hai iniziato la tua attività di disegnatore a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, proprio durante il periodo del boom delle riviste di fumetti. Che cosa ricordi di quei tempi e cosa ti è rimasto di quell'esperienza?

MR - Le riviste erano un modo per esprimere contenuti che nel fumetto non si erano mai visti. Si sperimentava, non sempre con successo devo dire, o si rivitalizzava quello che aveva esaurito la sua carica e la sua efficacia comunicativa e visiva. Il disegno e il disegnatore avevano la stessa importanza delle storie e degli sceneggiatori. Si aveva la pazienza di leggere e di gustare un immagine, non c'era l'orgia di contenuti che scorrono sui social network, come un fiume in piena, bruciati tutti in un nanosecondo. A me è rimasta, di quella esperienza, la cocciutaggine di realizzare una storia rischiando un po', cambiando e innovando con il disegno. Mi è rimasto un bel ricordo di quel periodo, dove tutto sembravo nuovo e duraturo, anche perché ero giovane. Anche se in cuor mio c'era la consapevolezza che tutto sarebbe finito prima o poi visto, che eravamo legati a un pubblico troppo esiguo e con il tempo le pubblicazioni erano aumentate a dismisura.




DW - Tra i vari periodici con cui hai collaborato, figura “Orient Express” una rivista dalla vita editoriale piuttosto breve e dalla forte attenzione verso il fumetto italiano non solo riguardo ad autori già affermati ma anche con ampio spazio dedicato alle nuove leve. Come si svolgeva la vita in redazione e cosa pensi che abbia lasciato alle generazioni future di fumettisti?

MR - Non ho vissuto la vita di redazione. Facevo delle proposte a Luigi Bernardi, che era il mentore della situazione; non solo un grande conoscitore del fumetto mondiale, ma un autore lui stesso, e se gli piacevano le pubblicava. La cosa più interessante, secondo me, è stata l'apertura alle opere internazionali e a molti nuovi autori italiani. I risultati delle varie sperimentazioni poi si sono riversati nel contenitore del fumetto seriale migliorandolo.


DW - La rivista è stata fondata e diretta da Luigi Bernardi, un gigante della cultura a fumetti italiana al pari di figure come, per citare le più importanti, Umberto Eco, Antonio Faeti e Oreste Del Buono. Tu che l'hai conosciuto puoi raccontarci un aneddoto su questo personaggio?

MR - Luigi mi aveva proposto di disegnare una storia dello Sconosciuto di Magnus e anche Roberto (Raviola, vero nome di Magnus - N.d.R.) era d'accordo e mi aveva già dato del materiale per la documentazione. La storia era ambientata in Marocco, posto che conoscevo bene avendoci viaggiato a lungo. Purtroppo non se ne fece nulla, non ricordo più il motivo… Ma mi rimane il rimpianto.




Qui e sopra: copertine di Rotundo per Comic Art


DW - Su Orient Express hai pubblicato sia un racconto di fantascienza, su testi di Riccardo Barreiro, che noir, su adattamento di Luigi Mignacco. Vorrei che spendessi due parole su ciascuno di questi sceneggiatori e dicessi con quale dei due generi hai più familiarità.

MR - Francamente il genere che preferisco è il noir. Le due storie all'epoca ebbero un buon riscontro sia di pubblico che da parte degli addetti ai lavori. Le sceneggiature erano buone, quindi onore ai due autori. Come ho detto prima il tentativo era di cercare un punto di vista diverso dai soliti cliché. Per esempio, per quanto riguarda Il detective senza nome, il personaggio doveva essere il classico investigatore alla Hammett, ma io scelsi di farlo assomigliare a David Bowie, e ho fatto bene. Qualcuno storse la bocca, ma la storia risultò più interessante e più fresca ed ebbe un buon successo anche in Francia. Mi viene da fare un'altro esempio: con Giuseppe Ferrandino realizzammo una storia di fantascienza mescolando lo stile vittoriano a quello fantascientifico. Dopo qualche anno questo genere divenne di moda in Inghilterra: Peppe abbiamo inventato lo Steampunk! Scherzo ovviamente, comunque questo era lo spirito con il quale si lavorava.


DW - Anche se sappiamo che i figli so' pezzi 'e core, vorrei che tra le numerose storie che hai scritto per i vari periodici con cui hai collaborato, menzionassi le tre che preferisci.

MR - Le storie che preferisco sono quelle che ho scritto io per la serie Ex Libris Eroticis. Sono sicuramente le più sincere. La rivista a cui sono più affezionato è Comic Art, e di quell'epoca non mi viene di ripudiare nulla.


DW - Sei un disegnatore metodico che lavora a orari stabiliti, oppure sei uno di quelli che si alza di notte a disegnare perché ti è venuta l’ispirazione? Come si svolge la tua giornata tipo? Quali fonti usi per documentarti? Oltre all'attività di disegnatore di fumetti hai lavorato come illustratore, costumista e sketch artist per il cinema ed il teatro: quali analogie e quali differenze esistono tra queste occupazioni?

MR - Riassumo tutto in una risposta. Sono uno di quei disegnatori che se non ha l'ispirazione se la fa venire. La mia metodologia è sempre la stessa - sia se lavoro per i fumetti, sia se lavoro per il cinema. Forse ho cambiato il modo di documentarmi, meno libri più internet, anche se preferisco, come sarà per sempre, sfogliare un volume, assaporare l'odore della carta e sentirne il rumore tra le dita. Sono cambiati i contenitori ma sono rimasti i valori. Il fumetto rimane potenzialmente un grande forma d'arte. Non ci sono più le riviste d'autore ma, per fortuna, gli autori sono rimasti!


a cura di Elio Marracci

N.B. Trovate i link agli altri colloqui con gli autori su Interviste & News!

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