domenica 3 aprile 2016

DIME WEB INTERVISTA I FRATELLI DI VITTO! (LE INTERVISTE XXVII)

a cura di Franco Lana

Attraverso la voce di Domenico e grazie alle domande del nostro instacabile reporter d'assalto Frank Wool ripercorriemo insieme a voi la carriera professionale e artistica dei Fratelli Di Vitto - abruzzesi, da 35 anni vere colonne del cosmo bonelliano - una cospicua porzione all'interno della storia stessa editoriale del fumetto italiano del secondo dopoguerra. Le immagini di corredo provengono tutte dall'archivio della coppia di artisti e c'è anche un inedito di Zagor, che potete ammirare subito qua sotto. Buona lettura! (s.c. & f.m.)

Uno straordinario inedito di Zagor, firmato Di Vitto!


DIME WEB - Ciao! Ci narrate dei vostri inizi, in ambito fumettistico: come fu il vostro personale Big Bang?

DI VITTO - Io, Domenico, senza mio fratello Stefano, ho cominciato con i fumetti nel lontano 1968 - non avevo ancora 20 anni - contattando un editore romano (non ricordo il nome) che mi affidò una sceneggiatura dal titolo Kancleon, un fumetto di guerra che disegnai sicuramente male. Quel lavoro non so se fu realmente pubblicato, però ricordo che mi venne pagato. Ho cercato di recuperarlo nelle bancarelle delle mostre-mercato del fumetto senza esito. Avendo perso le tracce di questo “editore” mi recai a Ciampino dai Fratelli Spada ma lì cercavano solo sceneggiatori per le storie di Mandrake. Non mi persi d'animo e mi improvvisai come tale. Scrissi tre copioni e due di questi passarono: furono disegnati dal compianto Domenico Mirabella che conobbi personalmente qualche mese dopo. A quei tempi vi erano molti editori minori che pagavano poco ma si accontentavano anche di poco (e per noi novellini era un modo per “farsi le ossa”: ora questa possibilità non esiste più). Dopo circa un anno Mirabella mi propose di creare un personaggio western da presentare a una casa editrice messa in piedi da due soci romani. Creai Joe Colt, che ebbe una vita breve. Furono pubblicati appena 8 numeri e poi la collana fu chiusa. 



Domenico e Stefano Di Vitto

DW - Quali difficoltà incontraste per approdare alla SBE?

DV - Francamente quasi nessuna. Nella redazione del Giornalino conoscemmo Raffaele Cormio al quale piacevano i nostri disegni e dato che per la loro pubblicazione c'era poco spazio ci presentò a Decio Canzio. Era il periodo che la Bonelli stava per lanciare Full, un fumetto simile all'Intrepido e a Corrier Boy, diretto da Graziano Cicogna. Ci affidarono delle storie libere ma la collana dopo alcuni mesi chiuse e ci fu proposto Kerry il Trapper, personaggio ideato e scritto da uno sceneggiatore, allora, quasi sconosciuto: Tiziano Sclavi, il papà di Dylan Dog. Kerry era in appendice al Comandante Mark. Realizzammo in tutto 256 tavole. Per oltre 20 anni, dal 1984 al 2006, ci siamo occupati di Mister No per poi passare a Zagor. 


DW - Com'è maturato il rapporto fra di voi, per quanto concerne il lavoro di illustrazione, in tutti questi anni?

DV - Insieme abbiamo iniziato nel 1971 collaborando con Cerretti Editore che pubblicava varie testate: Geronimo, Zorro, Il Santo e Manila - che in quegli anni vendevano bene. D'altronde non c'erano canali TV come oggi, computer e videogiochi e i ragazzi leggevamo molti fumetti. Per vari anni io e Stefano abbiamo scritto e disegnato tutte le testate di Cerretti alternandoci con altri colleghi. Tramite lo Studio Giolitti abbiamo anche realizzato tavole per il mercato inglese e tedesco. Successivamente abbiamo collaborato con l'Universo (Intrepido, Il Monello e Blitz), con Corrier Boy, con Il Giornalino, con l'Astorina delle sorelle Giussani (Diabolik) e con l'Edifumetto (Cimiteria, Wallestain) per poi passare nel 1981 alla Sergio Bonelli Editore. Inoltre, nei ritagli ti tempo, abbiamo editato guide turistiche a fumetti e una collana, I Gioielli , dedicata alla vita dei Santi. 


DW - Cosa amate di più di Zagor e di Mister No? A cosa state lavorando attualmente?

DV - Sono personaggi che vivono in immense foreste, Darkwood e Amazzonia. Sono degli “spiriti liberi” - uno eroe e l'altro anti-eroe. Entrambi travolgenti. Di loro amiamo allo stesso modo questo modo di esistere. Riguardo al nostro attuale lavoro stiamo realizzando una storia dal titolo provvisorio Sangue seminole.




I personaggi dell'universo bonelliano visitano l'Abruzzo dei Di Vitto



DW - Per concludere: qual è il segreto per mantenere alto il "morale artistico", dopo tanti anni di onorata carriera? 

DV - Semplicemente la passione per le nuvole parlanti e il dover mai deludere i tanti lettori che ci seguono instancabilmente da decenni.


a cura di Franco Lana


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