venerdì 9 ottobre 2015

POST 666.. 1986 CHIAMA 2015: L'INCUBO DELL'INDAGATORE RIPARTE DA UNO! BACKGROUND STORICO

di Francesco Manetti

Per il 666° post di Dime Web non potevamo parlare che di...

 
Campagna pubblicitaria della Gazzetta dello Sport per la nuova collana Dylan Dog - I Colori dell'Incubo

È stata un'emozione enorme riprendere in mano, per l'ennesima volta ma dopo anni, il n. 1 di Dylan Dog, L'alba dei morti viventi, scritto da Tiziano Sclavi per i disegni di Angelo Stano - confezionato con la copertina di Claudio Villa e arricchitto dal logo di testata creato dall'art director Luigi "Cortez" Corteggi. All'interno completava il tutto un'introduzione di Sergio Bonelli e la prima puntata del "Club dell'Orrore" vergata da Sclavi stesso. La casa editrice era ancora la Daim Press. Ho la sensazione che quella ragione commerciale che si affiancava allora alla CEPIM, avesse una doppia possibilità di lettura. La prima, evidente e ben nota, era la traslitterazione fonetica dall'inglese dime press - ovvero "stampa da un dime", dove dime è il nomignolo dato alla moneta americana da 10 centesimi di dollaro, al "decino": il significato era dunque quello di "pubblicazione popolare", perché con dime press ci si riferiva negli USA alle riviste "da poco", "da due soldi", stampate approssimativamente su carta povera, che raccontavano mirabolanti avventure degli eroi della Frontiera e dei poliziotti delle città sorte sulla costa atlantica; riviste però importanti perché inaugurarono tutto un filone editoriale che avrebbe fatto scuola nel mondo, contribuendo anche alla nascita del fumetto avventuroso. Bonelli, inventando dunque il nome commerciale Daim Press, intese rifarsi direttamente a quella tradizione di editoria popolare. Quando, nel maggio del 1992, creammo con Glamour la nostra rivista Dime Press, per il titolo ci rifacemmo appunto a tutta quella vulgata bonellian-americana, e rinverdimmo questa nostra piccola storia personale venti anni dopo con Dime Web! Ma Daim potrebbe essere letto anche D.A.I.M., un acronimo, dove "M" sta per "Milano"... Anche CEPIM era una sigla (per Casa Editrice Per l'Infanzia Milano, o qualcosa del genere...). Ma su queste curiosità ho più dubbi che certezze: mi fermo qui e mi riprometto di tornare su questo argomento appena e se ne saprò di più - magari con l'aiuto dei nostri attenti lettori. Ritorniamo dunque al primo albo dell'Indagatore dell'Incubo e gettiamo uno sguardo al clima storico-politico in cui nacque.


Dylan Dog n. 1, ottobre 1986, Disegno di Stano


Era il 1986... Un anno come tanti, lontano ormai nella memoria... o forse no, visto che alcuni dei fatti che lo segnarono avrebbero avuto ripercussioni nei decenni a venire, in Italia e nel mondo, e qualcosa, di quegli accadimenti, condiziona pesantemente anche il 2015. Un Dylan Dog mensile costava 1300 lire, ovvero 1/5 dell'omologo del 2015, ma, grazie anche alle tre o quattro crisi succedutesi nel trentennio, gli stipendi medi dei non manager non sono certo aumentati di cinque volte nello stesso periodo (al massimo di tre...)! Le Brigate Rosse (ancora attive con altre sigle a loro affiliate e contigue nel terrorismo finanziato da Mosca in funzione anti-occidentale, secondo molti - oppure da Washington in funzione anti-europea, secondo alcuni) assassinarono l'ex-sindaco di Firenze Lando Conti: non era l'ultimo colpo di coda, semmai il primo di una nuova stagione di proteste violente e di devastazioni di città, compiute indossando la maschera del nobile intento. Il vino adulterato al metanolo, venduto a prezzi stracciati in mini-market e negozi di infimo ordine in bottiglioni da 2 litri col tappo a vite (vinacci da Superciuk anche non avvelenati) fece tre morti e stroncò il mercato di tutto il vino italiano, anche di quello onesto da tavola e di quello pregiato, e creò una paura generalizzata verso il commercio alimentare in toto, diffidenza che ancora oggi dura. Altro genere di adulterazione fu quello del caffè del bancarottiere Michele Sindona, che venne stroncato in carcere da una fatale "tazzurella"...


Il disastro di Chernobyl, aprile 1986


Veniamo ora alle Grandi Avventure Internazionali dell'Oro Nero. In seguito a esplosione si scoperchiò il reattore nucleare sovietico di Chernobyl, spinto al massimo in sciagurati esperimenti militari, e si sprigionò una nube radioattiva (sulla cui reale tossicità, soprattutto sulle grandi distanze, ancora oggi le opinioni divergono) che ebbe, fra i molti effetti collaterali, quello di far uscire per sempre l'Italia dall'energia atomica civile nazionale, consegnando definitivamente il Belpaese nelle mani dei petrolieri. Sullo sfondo scoppiò la guerra fra USA e Libia (al culmine di tutta una serie di tensioni fra i due Stati e come diretta risposta di Reagan all'attentato a una discoteca berlinese frequentata dai G.I. Joe) e assistemmo al lancio dei due missili libici verso Lampedusa: a differenza dei barconi del XXI secolo i due SCUD non arrivarono sulle coste isolane. Gheddafi sopravvisse ai bombardamenti dello Star Spangled Banner su Tripoli. Si chiuse il conflitto e pian piano la situazione si normalizzò, fino a far rientrare la Jamahirya libica nel consesso dei Paesi stabili. Ma la Casa Bianca non avrebbe mai digerito il fatto. Quando fu il turno, nel 2008, di una presidenza legata più che in passato alle petromonarchie sunnite, con il pretesto dell'appoggio al dilagare delle cosiddette "primavere arabe" del 2011, la Libia ricca di golosi idrocarburi fu devastata dagli Alleati 2.0; il pittoresco, pacchiano e pagliaccesco Colonnello (che comunque "reggeva la baracca" e stava diventando un punto di riferimento per tutta l'area africana, a partire dalla telefonia) fu fatto trucidare da sgherri armati; si ebbe così lo strepitoso risultato di avere una nazione divisa fra tribù belligeranti contrapposte, inermi davanti allo sciamare dei tagliagole dell'ISIS, nati per rovesciare Damasco. La Siria "tripolizzata" del 2015 attende infatti con trepidazione altre geniali decisioni strategiche e geopolitiche del 1600 di Pennsylvania Avenue. Persevera infine il silenzio totale sui 3000 studenti "primaverarabi" fatti sparire nella ditattura sunnita dell'Arabia Saudita, ferrea alleata di USA e UK, fin dagli anni '20, quando fu "creata" da Londra. Il discorso potrebbe continuare e allargarsi a macchia di (petr)olio... Non è questa la sede, ma, come si vede, il 1986 chiama il 2015 insistentemente!


Pacchiana e coloratissima (e quasi fumettistica!) coppia di francobolli libici che ricordano il bombardamento americano su Tripoli del 1986 e prefigurano le sciagure del 2011-2015


Anche l'arrivo di Dylan Dog nell'ottobre del 1986 creò un grande sconquasso - positivo, ovviamente - e l'onda lunga - benefica - continua tutt'ora! In qualche modo questo innovativo e curatissimo fumetto horror bonelliano, con i suoi toni "forti" e realistici e i personaggi principali estremamente caratterizzati, risvegliò il panorama fumettistico italico nel suo totale, facendo definitivamente tramontare lo iato tra "fumetto popolare" e "fumetto d'autore". Ormai, soprattutto dopo il tramonto delle "riviste contenitore" vissute fra gli anni '60 e i '90, tali definizioni possono restare in vita solo per distinguere il mero mezzo cartaceo delle varie pubblicazioni, e non più per differenziarne qualitativamente i contenuti, testuali e grafici. Per "popolare" si può ancora oggi intendere l'albo da edicola, più o meno pocket, brossurato o spillato, spesso stampato in bianco-e-nero. I cartonati, le edizioni de-luxe e a colori, le tirature limitate, le autoproduzioni, etc., si trovano soprattutto nelle librerie e nelle fumetterie. Tutto qui. Gli autori sono più o meno gli stessi, diventati da anni intercambiabili; elevata è quasi sempre la qualità del disegno, del colore e della stampa (nel comicdom si discute molto sulle storie, sui soggetti, sulle sceneggiature...); il tutto è affiancato da ottimi e approfonditi apparati critici.


Splatter della ACME n. 1, luglio 1989



Mostri n. 1 della ACME, marzo 1990


Nacquero, sull'onda anomala e benigna di Dylan Dog, riviste e "laboratori di idee", come gli ottimi Splatter e Mostri della ACME di Coniglio; sarà proprio su Mostri, nel 1990, che l'attuale curatore di Zagor Moreno Burattini - nostro sodale in Collezionare, Dime Press e in mille altri progetti - inizierà la sua venticinquennale carriera di sceneggiatore professionista. Questo successo scatenerà anche l'ira degli squallidi "benpensanti borghesi", quelli con la puzza sotto il naso, e delle svariate maestrine dalla penna rossa, dalla bocca storta e dal ditino sempre ritto; ira che portò (autoalimentandosi) a una serie di articoli pubblicati - su tale inesistente scandalo dell'orrore nei fumetti - da un notorio settimanale nazionale..

Luglio 2015, Milano. Presentazione dell'iniziativa Bonelli/RCS al Megatsore Mondadori. La foto è tratta da Bloggokin.
Quasi trent'anni dopo, nel luglio del 2015, il quotidiano calcistico La Gazzetta dello Sport varava un'interessante iniziativa: la riproposta nella serie Dylan Dog I Colori della Paura - agili albetti di formato più grande di quello "alla Tex" - delle storie apparse sulla collana Dylan Dog Color Fest. Il n.1, addirittura, è un inedito (anche se verrà inserito in DDCF nel 2016). Il titolo è La nuova alba dei morti viventi e si tratta di un reboot (come si dice oggi con l'ennesimo anglicismo) del numero uno originale, scritto da Roberto Recchioni (da un'idea di Tiziano Sclavi) e disegnato da Emiliano Mammucari (con colori di Annalisa Leoni e copertina di Carmine Di Giandomenico, dipinta da Luca Bertelè). La storia "ricaricata" è lunga esattamente 1/3 di quella originale (32 pagine contro 96). Vediamo cosa succede mettendole a confronto!


Campagnia pubblicitaria della Gazzetta dello Sport per il lancio della collana Dylan Dog - I Colori della Paura


Per condensare lo spirito della storia del 1986 in un racconto tre volte più corto Recchioni ha dovuto tagliare e rielaborare numerose sequenze. La parte iniziale dell'episodio del 2015 è sostanzialmente identica all'originale, seppur più rapida: Dylan, anche ora come allora, si presenta alla James Bond. Ci sono però alcune novità. In particolare, l'attacco dello zombi John Browning è spostato in un flashback, i protagonisti (Dylan Groucho e Sybil Browning) sono, in qualche modo, più giovani rispetto ai loro "antenati" degli anni '80... e soprattutto viene elevato al rango di "personaggio" la custodia del clarinetto col quale Dylan suona Il trillo del diavolo, contenitore esplosivo a orologeria che ha un ruolo molto importante nel finale. La nuova alba dei morti viventi, grazie a due flashback (all'inizio e alla fine della storia) ci rivela che la custodia era stata acquistato dal Nostro nel negozio transdimensionale Safarà di Hamlin, che a sua volta - chiudendo il cerchio - l'aveva comprata da Xabaras, il quale confessava al mefistofelico proprietario della bottega che era destinata a suo figlio. L'Ispettore Bloch sparisce del tutto. Nel corso dell'episodio Xabaras (che nel n. 1 originale vedevamo più volte prima di Undead - nel laboratorio e poi sul treno) compare unicamente nel paesino infestato dai redivivi. Infine, l'incubo finale con la Sybil zombizzata del n. 1 primevo viene adesso del tutto cassato.



Dylan Dog si presenta alla... James Bond, sia nel 2015, sia nel 1986!


Un omaggio al passato, un'operazione "nostalgia" magari non necessaria... ma non me la sento di associarmi alle critiche che si sono sprecate in giro. La storia di Recchioni & Mammucari è tutto sommato gustosa, godibile e divertente. Dal punto di vista collezionistico l'albetto avrà inoltre una sua valenza futura. Ci è sembrata infine interessante e molto ben studiata l'idea di colmare la "lacuna logica", il mistero di questa benedetta custodia del clarinetto che durante tutta la lunghissima sequenza dell'avventura a Undead, nell'albo del 1986, vedevamo a tracolla di Dylan Dog - in treno, in bicicletta, a piedi... Cosa inspiegabile e fastidiosa, se non per anticipare e giustificare, in maniera un po' forzata, l'esplosione risolutiva delle ultime pagine. Una specie di "telefonata" occulta al lettore, come quando nei thriller cinematografici viene inquadrato il coltello che sarà poi usato dal killer per squartare la vittima! Recchioni ha finalmente dato un nuovo senso al vecchio artificio di sceneggiatura pensato da Sclavi, nobilitandolo. Sono questi particolari che fanno capire che l'autore ha davvero la padronanza del suo mestiere. Chapeau!



Dylan Dog I Colori della Paura n. 1, luglio 2015. Disegno di Di Giandomenico
 

Dylan Dog - I Colori della Paura 1
LA NUOVA ALBA DEI MORTI VIVENTI
Luglio 2015
Pag. 40, € 1,99
Testi: Roberto Recchioni
Disegni: Emiliano Mammucari
Copertina: Carmine Di Giandomenico
Colori: Annalisa Leoni (storia) e Luca Bertelè (copertina)
Rubriche: Fabio Licari e Luca Barbieri
Editore RCS


Francesco Manetti


N.B. Trovate i link alle altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

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