martedì 16 giugno 2015

LILITH 14: EUROPA 1932 - 1937, UNA GRANDE ASSASSINA IN UNA GRANDE GUERRA

di Andrea Cantucci


Ora dopo ogni duello aereo mi sento un cane… è questa la vera guerra secondo me…”

dall’ultima pagina del diario di Manfred von Richthofen



Per ottenere rispetto la donna deve riuscire in qualcosa che spaventa gli uomini e io ho scelto il volo.”

Amelia Earhart


Arrivati al numero quattordici della serie, ormai le alterazioni del passato accumulatesi nel corso della saga di Lilith hanno portato alla creazione di un vero e proprio universo parallelo, tanto è vero che all’inizio degli anni ’30 del ‘900 gli Stati Uniti sono ancora possedimenti britannici, lo Zar è ancora sul trono di tutte le Russie e quella che noi oggi chiamiamo la Prima Guerra Mondiale non è ancora scoppiata. 

 
Tamara de Lempicka negli anni Trenta
 
È in questo contesto che Lilith giunge a Parigi sulle tracce del solito parassita alieno e intanto si concede dei disinibiti momenti di relax in compagnia della famosa pittrice polacca Tamara de Lempicka e di una sua amica. Oggi la sua opera è stata ormai rivalutata, dopo essere stata a lungo dimenticata e riscoperta negli anni ’80 del ‘900, ma tra gli anni ’20 e ’30 Tamara de Lempicka aveva realmente dato scandalo, non solo per la sensualità dei suoi quadri, ma anche e soprattutto per i suoi tradimenti, la sua bisessualità e i suoi comportamenti da donna emancipata e indipendente, amante dei viaggi e scialacquatrice dei propri guadagni. Nelle prime pagine della storia, Luca Enoch ne fa un ritratto plausibile, quello di una donna irrequieta e piuttosto viziata, arricchitasi sposando un nobile e che si atteggia a languida vamp, anche se da certi episodi della sua vita, in cui si dimostrò capace di tener testa ai personaggi più altolocati, potrebbe essere stata una persona dal carattere un po’ più deciso e volitivo rispetto a come appare nel fumetto.

Tamara de Lemipcka e il ritratto di Lilith, dal n. 14 (pag. 11)

Quadro di Tamara de Lempicka intitolato La chemise rose (1933), al quale Enoch si è ispirato


All’inizio della storia vediamo che la de Lempicka ha immortalato Lilith in un quadro simile a un suo vero dipinto del 1933, ma l’originale, intitolato La Camicia Rosa, era leggermente meno castigato e dotato di una carica erotica da femme fatale che Enoch sembra non aver neanche tentato lontanamente di imitare.
Da una frase di Lilith, si capisce che anche l’amica della pittrice che partecipa al loro menage a trois, tale Rafaela Fano, è stata da lei raffigurata in un dipinto. Già il modo in cui appare Rafaela nella prima pagina, al volante di una rombante auto dell’epoca, con tanto di occhialoni da pilota e foulard al collo, ricorda molto un famoso autoritratto della stessa Tamara de Lempicka, ma il suo vero e proprio ritratto a cui si riferisce Lilith potrebbe essere un provocante nudo del 1927 intitolato La Belle Rafaela. Infatti sia il taglio di capelli che la fisionomia corrispondono abbastanza (la donna del quadro è appena un po’ più formosa…), tanto che si potrebbe pensare che Enoch sia partito proprio da questo quadro per costruire il suo personaggio.
Rafaela comunque non appare a lungo nella storia, visto che ben presto Lilith si sostituisce a lei, usando la sua identità per infiltrarsi nell’aviazione tedesca, sempre alla ricerca del parassita che deve distruggere, o meglio nella paziente attesa che questo compaia. Nell’attesa trascorrono ben cinque anni mentre, sempre sotto il nome di Rafaela, Lilith è diventata la prima donna pilota dell’aviazione tedesca e, siccome nel frattempo una Grande Guerra si è decisa a scoppiare, passa il tempo dandosi da fare ad abbattere un enorme numero di aerei nemici della Germania e diventando così un vero e proprio eroe nazionale. 

Lilith con Tamara de Lempicka e Rafaela Fano (da Lilith n. 14, pag. 15)


Altro quadro di Tamara de Lempicka, fonte di ispirazione per Enoch: La belle Rafaela en vert (1927)

 
Proprio il fatto che Lilith venga così rapidamente accettata nell’aviazione tedesca come pilota da guerra, in realtà è l’elemento meno plausibile dell’intera storia. Negli anni ’30 del ‘900 esistevano sì le donne pilota ma non come combattenti, visto che all’epoca le donne non erano ancora neanche accettate nell’esercito. Infatti a differenza di molti loro colleghi maschi, le prime famose pioniere dell’aviazione, come la statunitense Amelia Earhart, o le francesi Marie Marvingt e Helène Boucher, furono dedite a nuovi record di volo o a impegni sanitari, non allo spargimento di sangue umano. Solo durante la II Guerra Mondiale due aviatrici, Pauline Gover in Inghilterra e Jacqueline Cochran negli USA, iniziarono a organizzare su incarico dei rispettivi governi dei corpi di donne-pilota militari, ma anch’esse erano in genere incaricate solo di trasporti o traini e non di missioni di guerra, quindi sempre in qualità di ausiliarie e non ancora di vere e proprie combattenti.
Nella storia di Enoch però, sull’onda dell’entusiasmo dei militari tedeschi per gli aerei nemici che Lilith ha rapidamente abbattuto, la difficoltà di accettare una donna come militare non viene neanche sollevata. Il solo precedente che sembra rendere la cosa accettabile è quello delle leggendarie valchirie, le dèe guerriere dei miti germanici, tanto è vero che i nomi in codice dei vari componenti della squadriglia di Lilith sono proprio quelli delle antiche valchirie, nonostante tutti i piloti tranne lei siano ovviamente degli uomini.


Foto di Amelia Earhart


Nell’abituale rovesciamento dei ruoli messo in atto da Enoch, che nei suoi racconti evita la banale dicotomia buoni-cattivi spesso dovuta a interpretazioni di parte della Storia, qui possiamo vedere un immaginario ma abbastanza plausibile conflitto mondiale dal punto di vista della Germania, una Germania degli anni ’30 in cui una volta tanto il Nazismo non è andato al potere e Hitler probabilmente sta ancora facendo l’imbianchino. Questo è possibile soprattutto perché, non essendo avvenuta la guerra del ’14-’18, la Germania non è stata messa in ginocchio dalle dure condizioni della sua sconfitta e quindi non ha mai vissuto la profonda crisi economica che, attraverso il desiderio di rivalsa del popolo tedesco, avrebbe portato al potere Hitler.
Messe quindi da parte le follie della dittatura Nazional-Socialista e le sue deliranti assurdità razziste, con un impero tedesco che qui ha sostituito senza troppi problemi quello austro-ungarico, ciò che rimane è comunque un’era in cui, a causa dei progressi nelle invenzioni di sempre nuovi macchinari e ordigni bellici, i conflitti cominciano a mietere come vittime grandi masse di civili attraverso i bombardamenti dal cielo, anche per la diminuzione di scrupoli a massacrare persone con cui gli uccisori non hanno più bisogno di trovarsi a stretto contatto. Un conflitto immaginario permette così all’autore di esaminare gli aspetti psicologici che rendono possibili tali crudeltà, in modo distaccato e senza parteggiare per nessuna delle parti in causa.

Lilith abbatte un aereo inglese sul n. 14 (pag. 50)


È Lilith che a metà dell’albo fa esplicitamente un’analisi sulla fine dell’era dei duelli individuali e degli scontri corpo a corpo, che fino a poco tempo prima potevano avere ancora qualche parvenza di lealtà cavalleresca, e sull’inizio dell’era dei grandi genocidi, spesso compiuti nella quasi totale indifferenza del mondo. È peraltro ironico che tale discorso sia fatto proprio da lei, che in quest’albo in qualità di spietato pilota di caccia raggiunge la cifra di oltre trecento aerei abbattuti, confermandosi così come una grande assassina.
Eppure allo stesso tempo Lilith è anche come una persona complessa, la cui ferocia nel mezzo della battaglia e la cui determinazione nell’uccidere le sue vittime designate, non le impediscono di provare sentimenti di pietà per tutti i civili innocenti massacrati nel corso di ogni conflitto passato e futuro in ogni parte del mondo. Forse anche nel suo caso è proprio la distanza rispetto ai piloti che sta uccidendo e che, come in un videogame, le appaiono solo come degli apparecchi da abbattere, a permetterle di abbandonarsi cinicamente alla soddisfazione mentre riporta le sue vittorie aeree, tenendo il macabro conto del suo record.

Aereo XFY-1 Pogo, a decollo vetrticale, nella realtà


A proposito dei progressi tecnici nella discutibile arte della guerra, visto che la serie si svolge ormai in una realtà del tutto alternativa, in quest’albo Enoch si diverte soprattutto a disegnare un gran numero di apparecchi volanti che nella realtà non sono mai stati costruiti ma che erano stati effettivamente progettati, in particolare proprio dagli ingegneri tedeschi e giapponesi (di prototipi italiani invece non si parla, poiché sembra che almeno in questa guerra immaginaria il nostro paese sia saggiamente rimasto neutrale).
A differenza delle aviazioni inglese e francese, che anche qui continuano a utilizzare i classici velivoli a elica a trazione anteriore, gli aerei tedeschi e giapponesi usano così per lo più dei motori sempre a elica ma a propulsione posteriore, che sembrano essere più rapidi, almeno a giudicare da quanto si vede nel fumetto.
Un altro tipo di apparecchio, che appare anche in copertina, è invece a decollo e atterraggio verticale con una grande elica collocata a metà. Questa evidentemente gli permette di alzarsi in volo da fermo e di posarsi a terra sfruttando in pratica lo stesso principio dell’elicottero. Un aereo dal funzionamento simile, ma con la grande elica posta sul muso, nella nostra realtà sarebbe poi stato effettivamente costruito su incarico della marina statunitense, chiaramente per permettere più facilmente il decollo dalle navi. Si tratta dell’XFY-1 Pogo, un tipo di apparecchio che non si è poi diffuso anche perché le manovre di atterraggio risultavano molto difficoltose. Per salire nell’abitacolo posto a metà dell’XFY-1 il pilota doveva usare una scala lunga sei metri, mentre nel caso dei velivoli tedeschi mai costruiti qui disegnati da Enoch, non si sa bene come facciano i piloti a salire sulla carlinga posta sul muso, poiché questo nell’albo non viene mai mostrato.

 
Aerei a decollo verticale nella realtà alternativa di Lilith n. 14 (pag. 74)

Un altro apparecchio che appare alla fine dell’albo, un bombardiere quadrimotore ad ala unica, nella realtà non era un progetto tedesco ma americano. Nel 1941, l’anno dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, l’aeronautica USA dette l’incarico di costruirlo all’industriale Jack Northrop, che riuscì effettivamente a realizzare il prototipo e a farlo volare, ma solo nel 1946, a guerra ormai conclusa. Si chiamava XB-35 e aveva un’apertura alare di 53 metri. Anche le sue grandi dimensioni sono fedelmente riprodotte nell’albo, in cui l’unica differenza dall’originale sono i contrassegni tedeschi. Per qualche motivo però, forse di carattere economico data l’enorme mole o forse perché il conflitto era finito, l’XB-35 non fu mai posto in produzione. 

Il bombardiere XB-35 nella realtà



Il bombardiere XB-34 su Lilith 14 (pag. 106)

 
Intanto nel 1943, quando gli alleati avevano ancora bisogno di un’arma segreta con cui vincere la guerra, nella storia a strisce Mickey Mouse on a Secret Mission (Topolino nella Seconda Guerra Mondiale) Floyd Gottfredson disegna il prototipo di un aereo dalla linea simile ma molto più piccolo, un velocissimo caccia ad ala unica e a propulsione addirittura atomica chiamato Il Falco, il cui vittorioso collaudo ai danni del quartier generale nazista è naturalmente opera di Topolino stesso, tra scherzose esagerazioni e una buona dose di propaganda bellica, condotta però con tanta buona fede e allegria da non poter risultare che simpatica.

Il Falco, da Topolino nella Seconda Guerra Mondiale (1943) - © Disney


A proposito di aerei rapidissimi, verso la fine di Lilith n°14 si vede il prototipo più moderno dell’intero albo, un vero e proprio aereo a reazione che qui è fatto volare dalla protagonista stessa nel 1937. Potrebbe sembrare un completo anacronismo e invece non si tratta di una possibilità troppo lontana dal vero.
Anche nella realtà infatti il primo prototipo di turbogetto fu fatto volare proprio dai tedeschi solo due anni dopo, nel 1939, ma l’allora commissario dell’aviazione Hermann Goering, almeno fino al 1942 fu così miope da non ritenere che fosse il caso di produrre e mettere in servizio un reattore di quel tipo come caccia da combattimento, cosa che altri gli consigliavano. Così i primi aerei a reazione tedeschi, un paio di centinaia di turbogetti modello Messerschmitt Me 262, iniziarono a essere usati nel conflitto solo nel 1944. Decisamente troppo tardi e troppo pochi perché potessero incidere sugli eventi.
 Se fosse stato un po’ più lungimirante la storia avrebbe potuto davvero essere diversa e la Germania avrebbe avuto più possibilità di vincere molte battaglie aeree determinanti per l’andamento della II Guerra Mondiale, come la Battaglia di Inghilterra. 


Il prototipo a reazione tedesco, da Lilith n. 14 (pag. 108)

 
Tornando a Lilith, la squadriglia di cui fa parte e di cui diventa il capitano indiscusso nel n°14, ha un nome famoso e comprende alcuni assi dell’aria realmente esistiti. Il gruppo di piloti è infatti chiamato Il Circo Volante, nome che nella realtà storica appartenne all’eroica squadriglia tedesca guidata vent’anni prima, durante la Prima Guerra Mondiale, dall’asso dell’aria Manfred von Richthofen, il famoso Barone Rosso.
Il nome Circo Volante era dovuto al fatto che gli aerei erano stati fatti colorare dai loro piloti con colori sgargianti, in spregio alle istruzioni ricevute di dipingerli con colori mimetici, cosa che avrebbero ritenuto vile, da idealisti quali erano quegli ultimi cavalieri dell’aria, determinati sì a uccidere il nemico, ma nei limiti di certe regole di correttezza. Il soprannome di von Richthofen dipendeva dall’aver fatto dipingere l’aereo che pilotava (prima un Albatross e poi un Fokker) interamente di rosso, il colore più acceso e più individuabile contro l’azzurro del cielo, per dimostrare il proprio sprezzo del pericolo in quanto comandante della squadra. 

La foto del vero Manfred Von Richthofen

La giovane età del Barone Rosso: figurina della serie "La conquista del cielo" (Dami, 1972)

 
Nel mondo reale fu infine ucciso da una pallottola nel 1918, a soli ventisei anni, un episodio che è stato anche ricostruito con ironia da Hugo Pratt nella storia di Corto Maltese Côte de Nuits e Rose di Piccardia. La folgorante carriera in aviazione del giovane Barone Rosso, nel corso della quale abbatté ben ottanta aerei nemici, era durata appena tre anni. Come già detto però, in questa storia quel conflitto non c’è mai stato.

La versione fin troppo anziana di Von Richthofen, su Lilith n. 14 (pag. 65)

Lilith a colloquio con Von Richthofen, sul n. 14 (pag. 50)


Nel mondo immaginato da Enoch, von Richthofen è quindi ancora vivo e vegeto nel 1937, dimostrando naturalmente tutti i suoi quarantacinque anni, portati bisogna dire neanche troppo bene, visto che il disegnatore ha calcato un po’ la mano sull’invecchiamento del personaggio, raffigurandolo forse più imbolsito e rugoso del necessario. Di fatto il maturo asso, che qui non ha avuto la possibilità di coprirsi di gloria in battaglia, è ancora il comandante in capo del suo Circo Volante, ma ormai non vola più. Lui che nella realtà aveva ostinatamente respinto gli inviti di smettere di esporsi ai rischi volando in prima linea, che gli venivano dai superiori e persino dal Kaiser, in questa storia sembra invece essersi dovuto piegare al tempo che passa e probabilmente è stata proprio la vita sedentaria da comandante di terra ad averlo fatto ingrassare tanto.

Hermann Goering durante la I Guerra Mondiale


Un altro famoso aviatore tedesco che appare all’inizio della storia, tra l’altro con un abbigliamento molto simile a quello delle sue foto d’epoca, è Hermann Goering. Il vero Goering, con ventidue aerei abbattuti, aveva sostituito von Richthofen dopo la sua morte, come nuovo eroe nazionale e comandante di squadriglia, ma dopo la sconfitta della Germania era andato in esilio, tornandone solo nel 1922 per unirsi a Hitler, di cui fu a lungo il braccio destro. Negli anni in cui è ambientata la storia di Enoch, e in cui nella realtà era ascesa al potere la dittatura nazista, Goering divenne ministro degli interni e commissario per l’aviazione ed ebbe un ruolo essenziale nella creazione della Gestapo, dei campi di concentramento e della ricostituita Luftwaffe. Nel 1946 fu il più importante gerarca nazista processato a Norimberga, ma si suicidò prima di essere giustiziato.


Hermann Goering su Lilith n. 14 (pag. 25)


Su Lilith n°14, ovviamente non accade niente di tutto questo. La Germania non è stata sconfitta e umiliata nel ’18 e quindi Goering non è mai andato in esilio e non si è mai unito a Hitler. Qui lo vediamo ancora nelle vesti di capitano d’aviazione in missione, evidentemente su incarico di von Richthofen. Appena Lilith lo incontra gliele dà di santa ragione, subito dopo muore il capitano Goering muore in uno scontro aereo e il suo corpo è gettato dalla nostra eroina giù dalla carlinga senza troppi complimenti, come se l’autore avesse voluto infierire su di lui per ciò che di terribile e mostruoso il personaggio storico ha fatto nella realtà.
Una curiosità è che il vero Goering all’epoca in cui è rappresentato in questa storia, nel ‘32, avrebbe dovuto già avere una certa tendenza a ingrassare, visto che col tempo raggiunse una stazza ragguardevole. Qui invece è ancora relativamente magro come in gioventù. Insomma mentre von Richthofen, che aveva un solo anno più di lui, è stato invecchiato da Enoch prematuramente, si direbbe che Goering, lontano dalla vita sedentaria da ministro, si sia mantenuto più in forma. In compenso stavolta è lui a morire per primo.

Foto di Johannes Steinhoff


Tra gli altri piloti più giovani che fanno parte della squadriglia di Lilith, ne vengono citati due come autentici assi dell’aria. Quello che viene chiamato Hans dovrebbe essere Johannes Steinhoff, che anche nella realtà fu tra i piloti tedeschi che abbatterono più aerei (centosettantasei in totale) e uno dei migliori comandanti di squadriglia della Seconda Guerra Mondiale. Il vero Steinhoff entrò nella Luftwaffe nel 1930, a diciassette anni, e ne avrebbe quindi avuti ventiquattro nel 1937, anno in cui è ambientata la seconda parte della storia, il ché appare del tutto plausibile. Del resto facendo un confronto con le foto d’epoca si nota una discreta somiglianza tra il personaggio storico e quello disegnato, anche se nelle immagini degli anni ’40 Steinhoff appare ovviamente un po’ più maturo. A ogni modo, se si tratta di lui, il fatto che la I e la II Guerra Mondiale come noi le conosciamo non siano scoppiate potrebbe avergli evitargli un amaro destino, poiché il vero Steinhoff subì un incidente nel 1945, restando ustionato in modo gravissimo, anche se più tardi come molti altri riprese servizio nella nuova Luftwaffe inserita nell’ambito della NATO, raggiungendo il grado di generale.

Il vero Erich Hartmann nel 1940

Il vero tenente Hartmann nel 1944


L’altro giovane asso dell’aria che appare su Lilith n°14 è chiamato Erich e nella nota in fondo all’albo si spiega che si tratta di Erich Hartmann, uno dei più grandi piloti di caccia in assoluto della II Guerra Mondiale, non solo dell’aviazione tedesca, visto che nella realtà pare abbia ingaggiato in soli quattro anni di guerra ben ottocento combattimenti aerei e abbattuto trecentocinquantadue apparecchi nemici (ancora di più quindi di quelli conteggiati qui a Lilith che arrivano “solo” a trecentododici). Se non ché il vero Hartmann nel 1937 era ben più giovane di come appare qui, perché aveva solo quindici anni e difficilmente avrebbe potuto essere già pilota di caccia, figuriamoci avere raggiunto il grado di tenente con già all’attivo molti aerei abbattuti... Nella realtà è vero che Hartmann era un ragazzo precoce e a quattordici anni era già istruttore, ma solo di volo a vela, mentre non entrò nella Luftwaffe che nel 1940, quando di anni ne aveva diciotto, andò per la prima volta in missione nel 1942, anno in cui riportò anche la sua prima vittoria, e divenne tenente solo nel 1944, a ventidue anni. Universo alternativo o no, nel suo caso insomma i conti proprio non tornano.


Hans ed Erich, da Lilith n. 14 (pag. 67)

La fisionomia di Erich Hartmann su Lilith n. 14 (pag. 56)


Come se non bastasse, le vere foto del giovane Erich Hartmann non assomigliano molto al personaggio disegnato da Enoch, se non vagamente nella conformazione dell’ovale del volto e del mento. In particolare in certe foto si vede bene che il vero Hartmann era biondo, mentre quello di Enoch ha capelli e baffi scuri.
Curiosamente il volto con cui Hartmann appare in Lilith n°14 assomiglia invece a quello di un altro importante pilota di caccia tedesco, Adolf Galland, che, sempre durante la II Guerra Mondiale, arrivò a centoquattro aerei abbattuti. Galland tra l’altro aveva dieci anni più di Hartmann, entrò nella Luftwaffe nel 1935 e partecipò alla Guerra di Spagna dall’anno seguente, iniziando subito a mietere vittime in duelli aerei, a raccogliere decorazioni e a salire rapidamente di grado, fino a diventare a trent’anni il più giovane generale dell’esercito tedesco all’inizio del 1942, quando Hartmann doveva ancora abbattere il suo primo aereo. È chiaro che, se il personaggio della storia fosse stato davvero Galland, i conti sarebbero tornati molto di più...


La foto del pilota tedesco Adolf Galland


Sembra che qui abbiamo invece un Hartmann col volto e l’età di Galland, o un Galland che per qualche incomprensibile motivo sembra aver preso il nome di Hartmann… un vero e proprio pasticcio storico senza soluzione, almeno per quanto riguarda questo pilota, che tra l’altro è proprio un personaggio chiave dell’episodio. Infatti, di qualunque dei due si tratti, è proprio il suo destino a intrecciarsi con quello di Lilith nel finale, quando il sedicente Erich si offre volontario per sganciare su Londra la prima bomba atomica, che in questo universo, a sorpresa, è stata costruita in Giappone e non nelle colonie britanniche d’America.

La bomba atomica su Londra nel 1937, da Lilith n. 14 (pag. 128)

La bomba atomica su Hiroshima nel 1945


Al di là del risultato della rocambolesca missione di Lilith, che in quest’episodio risulta particolarmente ardua, la conseguenza quasi certa è che, al contrario di quanto accaduto nella realtà, a vincere la sola Grande Guerra Mondiale del XX secolo saranno qui Germania e Giappone. Come questo si ripercuoterà nell’universo della serie lo vedremo tra sei mesi nel quindicesimo episodio, ambientato anni dopo tra Iraq e Afghanistan.


Lilith n. 14. Disegno di Enoch



Lilith 14
LA GRANDE CATASTROFE
Giugno 2015
Testi, disegni, copertina e rubriche: Luca Enoch
pagg. 128 - € 4,00


Andrea Cantucci

P.S. Questa documentatissima recensione di Lilith 14 è il 600° post di Dime Web!

N.B. Trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

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