giovedì 18 dicembre 2014

ORFANI... DEI FUMETTI E DELLA TV

Bonelli Breaking News


di Andrea Cantucci

Da sabato 6 dicembre, Rai4 sta trasmettendo ogni settimana intorno alle 13:50 la serie semi-animata Orfani, tratta dall’omonimo fumetto di Roberto Recchioni e Emiliano Mammucari e sceneggiata da Recchioni stesso in coppia col regista Armando Traverso, già autore di trasposizioni radiofoniche di fumetti italiani. 


 

È una serie di dieci episodi di circa venti minuti l’uno, che rielabora e rimonta le immagini dei dodici albi della prima stagione dell’omonimo fumetto. La trama, ambientata nel futuro, vede un gruppo di ragazzi orfani essere addestrati a diventare soldati, in una guerra contro degli alieni accusati d’aver attaccato la Terra.
Ogni episodio, dopo la prima TV del sabato pomeriggio, è replicato anche il venerdì successivo in seconda serata, intorno alle 01:00. La serie è stata introdotta, nelle due domeniche precedenti, da un documentario in due parti sul fumetto Orfani, che concludeva la seconda serie del programma Fumettology - I Miti del Fumetto Italiano, anche se, chissà perché, nel corso di quelle due trasmissioni non era stata fatta nessuna menzione della serie animata. Comunque lo stesso tipo di parziale animazione digitale usata su molte immagini di vari autori, proprio nel corso di quell’interessante serie di documentari, sembra essere anche alla base del lavoro grafico applicato in modo molto più elaborato, mirato e sistematico nella serie Orfani.

 
C’erano una volta i Fumetti in TV…

In Italia l’idea di un fumetto televisivo realizzato in semi-animazione per risparmiare risale all’ormai storica trasmissione Gulp! I Fumetti in TV, prodotta per la RAI da Giancarlo Governi e Guido De Maria dal 1972 con le avventure di Nick Carter, personaggio creato appositamente da Bonvi e De Maria parodiando l’omonimo detective letterario. Qualche anno dopo, anche classici episodi di Mandrake il Mago di Falk e Davis furono trasmessi in forma analoga, nel corso dell’appuntamento televisivo giornaliero Buonasera con… Silvan.



La sigla di SuperGulp!
 

Governi e De Maria dal 1977 ampliarono poi il loro programma trasformandolo in SuperGulp!, un contenitore con tre episodi per volta di vari personaggi, trasmesso in prima serata alle 20:40, ogni giovedì sulla Rete 2.
Rispetto al vecchio Gulp!, la produzione di SuperGulp! doveva disporre di qualche soldo in più visto che, benché la maggior parte dei contenuti restassero fumetti in semi-animazione con tanto di nuvolette, le brevi introduzioni, con Nick Carter e i suoi due aiutanti Patsy e Ten che presentavano, erano ora interamente animate. Vi apparve qualche altra avventura a puntate di strip degli anni ’30 (L’Uomo Mascherato, Cino e Franco), parecchi cartoni animati di supereroi Marvel (L’Uomo Ragno, I Fantastici Quattro, Thor), i cartoni animati di Asterix e vari “fumetti in TV” di personaggi italiani - dal capostipite Nick Carter alla storia di Tex El Muerto, dal racconto di Corto Maltese Sogno di un Mattino di Mezzo Inverno a tre episodi di Alan Ford realizzati su misura, col Gruppo T.N.T. contro il bandito trasformista Gommaflex, fino a Cocco Bill e alle allora recenti strisce di Lupo Alberto. SuperGulp! ebbe un certo successo e nel 1978 diede origine a un’omonima rivista settimanale, su cui le storie dell’Uomo Ragno e dei Fantastici Quattro erano disegnate da un giovane Fabio Civitelli, e al volume antologico Il Super SuperGulp!, entrambi pubblicati da Mondadori.

Nick Carter, Patsy e Ten presentatori di SuperGulp!


Ma benché esistessero da un pezzo le riviste d’autore specializzate, i tempi non dovevano essere ancora maturi per una reale valorizzazione del linguaggio del fumetto di fronte al ben più vasto pubblico televisivo. Il fumetto era allora visto quasi esclusivamente come un futile intrattenimento infantile, sia dalla società che dalla scuola italiana. Il sottoscritto si ricorda che da bambino fu deriso dalla maestra e da tutta la classe, per aver parlato di SuperGulp! in un tema sulla trasmissione TV preferita. Oggi invece viene quasi da ridere della miopia intellettuale di quei tempi, se si pensa che nel 2003, per il trentennale della trasmissione Gulp!, a Torino sono state dedicate a quei Fumetti in TV mostre e tavole rotonde patrocinate da enti pubblici.
Ma alla fine degli anni ’70 i dirigenti RAI dovevano avere altre priorità che non la divulgazione di un’originale forma d’espressione popolare, così quando Governi e De Maria preferirono ritirarsi davanti all’invasione dei cartoni giapponesi, nonostante l’apprezzamento di tanti appassionati e piccoli lettori, Supergulp! fu sospeso insieme all’omonima rivista, che chiuse nel 1979 dopo neanche un anno di pubblicazioni.

Nick Carter: logo introduzione.


A Gulp! e SuperGulp! seguirono alcuni anni dopo degli analoghi adattamenti televisivi di fumetti Bonelli riuniti sotto il titolo Tex & Company e trasmessi da canali privati, che univano alla riproposta di El Muerto altre storie di Tex, Zagor e Mister No, tratte dalle poche edizioni a colori allora pubblicate dalla Cepim in grossi volumi monografici come Tex contro Mefisto, e anche un paio di episodi della serie Un Uomo, Un’Avventura
Al di là della nostalgia con cui chi le vide ricorda quelle pionieristiche produzioni, è lecito chiedersi se tali adattamenti abbiano una reale utilità e se siano d’aiuto al settore del fumetto, se ne costituiscano in effetti un miglioramento, aggiungendo il sonoro e un parziale movimento a un media che ne è privo, o se non ne snaturino il peculiare linguaggio visivo basato sugli stacchi tra una vignetta e l’altra, su convenzioni ed ellissi narrative che lasciano al lettore di completare con la sua personale sensibilità i dettagli di ciò che si racconta.
Diciamo che, se ben doppiati e animati senza eccedere troppo, i fumetti in TV potrebbero rendere accessibile a tutti quella magia insita nei comic che è percepita in modo particolare dalla fantasia degli appassionati. 


SuperGulp! Mondadori, 1978
 
 
Ma nelle versioni semi-animate dei fumetti - o del resto anche in quelle interamente animate come le più o meno recenti serie di Lupo Alberto, Rat-Man o Cattivik - il primo “tradimento” spesso percepito da chi già conosce un certo fumetto è proprio quello della voce dei personaggi, che di solito ognuno immagina in modo diverso e che raramente può quindi riuscire a soddisfare tutti. Per i suoi fumetti in TV, la RAI disponeva anche di qualche doppiatore d’eccezione, tanto che per El Muerto fu scelta la stessa voce di Lee Van Cleef, ma forse per qualche fan quel tono grintoso poteva sembrare più adatto a Tex o viceversa.
Quanto alle vere e proprie versioni animate dei fumetti, molte tendono a re-inventarne del tutto la grafica e di rado si attengono alle trame di partenza, nel comprensibile sforzo di adattarle a un altro media. Rischiano così di snaturare in vari modi le opere originali, per lo più rendendole molto più semplificate e infantili, anche perché il target a cui si rivolge gran parte delle serie animate è spesso di età più bassa di quello dei fumetti. Un esempio per tutti è quello dei cartoni animati di Martin Mystery, che - nome a parte - non ha davvero molto a che vedere col suo ben più realistico, colto e accurato modello originale, ovvero Martin Mystère.




La scelta invece di usare direttamente i disegni originali, oltre a essere molto più economica, garantisce una maggiore aderenza al fumetto di partenza, permettendo perfino di mantenerne i dialoghi originali parola per parola. Oltre all’indispensabile contributo di attori capaci e dotati di una certa verve che interpretino i dialoghi, per vivacizzare tali immagini fisse ci si può limitare a movimenti di macchina (carrellate e zoomate), come si faceva in Italia negli anni ’70 e ’80, ma anche animarle parzialmente, come faceva la Marvel nello stesso periodo con le serie televisive di alcuni suoi personaggi (Thor, Hulk, Captain America o Iron-Man).
Questa che sembra la soluzione ideale per trasmettere un fumetto in TV senza modificarlo troppo, può rischiare però anche di rivelarsi una parziale trappola, innanzitutto perché i tempi e i ritmi televisivi, per quanto siano ben studiati e calibrati, non potranno mai ricreare l’assoluta libertà che il lettore si prende, nella lettura delle pagine del suo fumetto preferito, di dilatarne o velocizzarne a suo piacere la durata. Il montaggio di un fumetto in TV in semi-animazione, di ieri o di oggi, è così quasi sempre condannato a scontentare qualcuno, apparendo ora troppo lento, ora troppo rapido, a seconda delle sensibilità individuali.

Spider-Man. Cartone animato del 1967


Comunque, iniziative simili hanno il merito di diffondere i contenuti grafici e narrativi dell’opera proposta presso un pubblico ben più vasto di quello che legge abitualmente i fumetti. Che la storia venga valorizzata o tradita, e a prescindere anche dal livello dell’opera di partenza, per il fumetto prescelto è una notevole occasione pubblicitaria, che può portare dei lettori in più ad avvicinarsi alla versione disegnata originale. Al di là che l’affare sia vantaggioso per creatori o editori in termini di diritti d’autore, la cosa non può che essere positiva anche per il mercato del fumetto, che oggi rischia sempre di più di restringersi su un nocciolo duro di appassionati di vecchia data e che quindi ha bisogno più che mai di tali iniziative per superare i suoi limiti.
D’altra parte anche molti registi si sono da tempo resi conto come, rispetto a un mondo del cinema piuttosto in crisi creativa, i fumetti costituiscano un notevole serbatoio di idee originali, che a differenza dei romanzi hanno il vantaggio non indifferente di essere già espresse in termini visivi. Oggi certi fumetti americani non fanno quasi in tempo a essere pubblicati, che sono già rapidamente seguiti da una versione cinematografica. In tale panorama e con le tecniche digitali oggi a disposizione, era quasi inevitabile che in Italia prima o poi si riesumasse anche il genere, economicamente molto meno dispendioso, dei veri e propri Fumetti in TV.




… oggi potete chiamarli Orfani

Passiamo ad analizzare il problema a partire dall’esempio che ci viene proposto in questi giorni, cioè Orfani.
Anzitutto l’aver atteso la conclusione della serie degli albi cartacei (il dodicesimo e ultimo numero della prima stagione è uscito giusto a settembre 2014) prima di far uscire la serie televisiva, deve essere stato opportunamente concordato, per evitare che la seconda versione potesse in qualche modo far concorrenza alla prima. Infatti bisogna considerare che oggi il nostro amato fumetto cartaceo rischia davvero d’essere surclassato dalle tante forme di intrattenimento e comunicazione digitali. Anche per questo, si fa sempre più necessario studiare e sperimentare delle forme di adattamento delle storie disegnate alle nuove tecnologie. In tal senso, la versione televisiva di Orfani può costituire un tentativo davvero molto interessante.
Orfani è una serie d’azione recentissima e dallo stile abbastanza moderno nell’ambito della produzione Bonelli ed è anche la prima serie mensile dell’editore a essere nata direttamente a colori - colori realizzati con tecniche digitali particolarmente raffinate per le produzioni italiane, che fino a poco tempo fa di colore non usavano molto. La trama, che attinge ispirazione da varie fonti, non è dopotutto eccessivamente complessa, ma è resa più elaborata dal fatto che si tratta una saga corale senza un unico protagonista e che si svolge lungo un ampio periodo di tempo. Coniuga scontri violenti, dialoghi a effetto un po’ enfatici e qualche ambizione di introspezione psicologica, nel mostrare la difficile crescita dei ragazzi addestrati a diventare soldati. Nel corso delle storie, sono inoltre previsti colpi di scena affini a quelli delle serie TV oggi di moda.




Per tutti questi motivi, anche in versione televisiva questa serie si presta più di altre ad attirare non tanto il pubblico nostalgico o maturo quanto quello più giovane, pur non essendo una serie per bambini, infatti ogni trasmissione su Rai4 è preceduta dall’avvertenza “programma adatto a un pubblico adulto”.
Oggi la computer grafica offre delle possibilità di animazione, a partire da disegni fissi, molto più complesse ed efficaci di quelle di una volta e gli autori della versione televisiva di Orfani ne hanno fatto un largo uso, forse anche con qualche piccolo eccesso. Ma prima di permettersi di fare qualsiasi critica, va riconosciuto lo sforzo produttivo e l’ottima collaborazione instauratasi tra Bonelli e RAI per ottenere un simile risultato, che pur con qualche comprensibile pecca essendo un prodotto abbastanza sperimentale, riunisce in un’opera di senso compiuto l’abitudine a interpretare i dialoghi dei fumetti, sviluppata nelle trasmissioni radiofoniche di Armando Traverso, con le tecniche di movimento grafico già usate dagli autori del programma Fumettology.
L’impresa che gli autori sono riusciti comunque a realizzare con successo era molto ardua e nonostante ciò molte scene, come sintetizzato nella sigla iniziale, sono estremamente efficaci e accattivanti muovendosi sul sottile confine che divide il “fumetto in TV” dal vero cartone animato. Del resto tanti dei cartoni giapponesi a basso costo di una volta usavano qua e là tecniche analoghe, con immagini ferme e dettagli in movimento.
Rispetto ai vecchi fumetti televisivi di SuperGulp!, l’animazione elaborata, la narrazione in progress e il ritmo veloce di Orfani possono insomma ricordare abbastanza anche le versioni animate dei manga giapponesi.



Rispetto agli albi la sceneggiatura è stata rivista, soprattutto a livello di montaggio. Una precisa caratteristica del fumetto era il regolare alternarsi di scene ambientate in periodi diversi, coi personaggi ora piccoli e ora adulti, ma forse si è ritenuto che avrebbe rischiato di confondere troppo gli spettatori. Fatta eccezione per qualche breve salto in avanti, nella versione TV viene quindi seguito un ordine cronologico degli eventi più lineare. Di conseguenza gli episodi televisivi sono tagliati in modo differente, i primi due contengono le parti ambientate nel passato tratte dai primi quattro albi e i loro titoli corrispondono a quelli del n. 1 e del n. 3 della versione cartacea. Visto che gli albi erano disegnati da autori diversi, in ogni puntata TV si nota quindi facilmente il cambiamento di disegnatore in certi passaggi da una scena all’altra, con una mancanza di uniformità grafica che non sarebbe stata accettata in un normale cartone animato ma qui diventa inevitabile.
Come tutti gli esperimenti innovativi, anche l’Orfani in semi-animazione non è esente da alcuni appunti, a cominciare dal ritmo che in certi momenti si fa forse un po’ troppo frenetico, tra stacchi velocissimi, repentini inserimenti di schede esplicative e sovrapposizioni di più vignette in contemporanea, anche se il pubblico più giovane e assuefatto alla sempre più rapida fruizione di videogiochi, internet, videoclip e film d’azione, potrebbe apprezzarlo di più proprio per questo. È stato comunque evitato del tutto il rischio di cadere nella lentezza esasperante di cartoni animati come quelli che, anni fa, furono tratti dai fumetti di Corto Maltese.



L'animazione di Orfani


Nei venti minuti di ogni episodio si concentrano molte scene che, congelate nelle pagine degli albi potevano apparire più dilatate, anche per le peculiarità del linguaggio del fumetto. Questo in genere sintetizza in brevi dialoghi e azioni ciò che di solito in un film richiederebbe tempi più lunghi, per raccontare in dettaglio tutti quei movimenti e sfumature che grazie alla magia dei comic rimangono affidati alla fantasia del lettore e come sospesi fra una vignetta e l’altra. I classici fumetti Bonelli a puntate, come la già citata storia di El Muerto, hanno dialoghi particolarmente prolissi e sarebbero quindi più adatti di altri a essere trasposti in TV, ma i dialoghi di Orfani sono più sintetici e sul piccolo schermo possono quindi apparire un po’ compressi.
Anche certe azioni puramente visive, che rappresentate meticolosamente nel fumetto potevano apparire dilatate in spazi ampi, una volta animate in rapida successione possono invece ritrovarsi a occupare tempi relativamente brevi. D'altronde in ogni puntata sono state compresse in venti minuti mediamente più di cento pagine di fumetto, il ché equivale per lo spettatore a una lettura di immagini e testi abbastanza veloce.
Gli autori, per animare le immagini statiche del fumetto, hanno poi dato fondo a gran parte delle possibilità oggi offerte dal computer (spostamenti su più piani, messe a fuoco alternate dei vari elementi, corpi che si dilatano o si comprimono, riflessi di luce vaganti, nuvole di vapori o di polvere, ecc., ecc.) dimostrando grande professionalità e padronanza dei mezzi tecnici digitali. Molti di questi effetti risultano davvero estremamente efficaci ed evocativi. In qualche altro caso certi minimi movimenti costanti di elementi grafici, a volte tutto sommato anche un po’ immotivati, rischiano d’evidenziare ulteriormente l’immobilità dei disegni, se non addirittura di distrarre in parte l’attenzione da ciò che accade o da quello che i personaggi dicono. 



Orfani trailer
 

Invece in alcune scene d’azione, in cui è indispensabile muovere personaggi e inquadrature per creare l’effetto del movimento che nei fumetti non c’è, forse si sarebbe potuto osare anche un po’ di più e usare spostamenti più rapidi, a costo di rendere le immagini provvisoriamente meno chiare. Gli animatori degli anni ’70, coi loro mezzi artigianali, ripassavano su diversi dettagli delle immagini o le ripetevano più volte, aggiungendo del sonoro in più, per dilatare i tempi di lettura di ogni disegno e prolungare le scene d’azione, ma forse ciò non rientrava negli intenti programmatici degli autori o nei limiti produttivi loro imposti.
Comunque, benché esistano ancora degli spazi di miglioramento per rendere le semianimazioni come queste sempre più coerenti, plausibili e godibili per gli spettatori, è probabile che questo Orfani televisivo resterà come un primo esperimento fondamentale per la loro messa a punto futura, sempre che abbia un seguito.
A voler essere ottimisti infatti, questa serie potrebbe anche preannunciare altre iniziative analoghe, visto che ormai, oltre alla seconda stagione di Orfani dedicata al personaggio del guerrigliero Ringo, di serie Bonelli disponibili in versioni a colori e perciò suscettibili d’essere adattate abbastanza rapidamente per il piccolo schermo comincerebbero a essercene varie, da Tex a Zagor e da Dylan Dog a Magico Vento, senza contare le analoghe ristampe a colori di personaggi di altri editori come Diabolik o Alan Ford, o i volumi a colori di maestri del fumetto italiano come Pratt o Giardino, di cui si è parlato anche nel programma Fumettology.
Che dopo quarant’anni, si stia finalmente per assistere a una seconda stagione dei Fumetti in TV…? 


Andrea Cantucci


N.B. Trovate i link alle altre novità bonelliane su Interviste & News! 

1 commento:

  1. Che tristezza che la serie "Superfumetti" sia quasi introvabile e alcuni episodi siano reperibili grazie ad appassionati che registrarono le puntate! Solo qualche mese fa ho scoperto che di Zagor ci sono anche ZR e L'ISDP. Io comprai la videocassetta fatta in casa al mercatino di Giulianova nel 99! XD

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