domenica 6 luglio 2014

L’ANGOLO DEL "BONELLIDE" (VIII): LOS GRINGOS Y LOS PEÓNES

di Andrea Cantucci

Nel giugno e luglio 2014, la collana West – Fumetti di Frontiera dell’Editoriale Cosmo ospita un ennesimo e appetitoso recupero d’epoca, riproponendo in formato bonellide una breve serie di due autentici maestri del fumetto mondiale: Los Gringos, scritta dal francese Jean-Michel Charlier - noto a livello mondiale per grandi personaggi come Blueberry, Buck Danny, Barbe-Rouge o Tanguy et Laverdure - e disegnata dallo spagnolo Victor de la Fuente, autore di molte opere forse meno conosciute da noi ma altrettanto originali, come Sunday, Haxtur, Mathai-Dor, Mortimer, Haggarth o Angeli d’Acciaio e passato infine a disegnare Tex.
Il tema della serie è il Messico e la Rivoluzione, nella tradizione di quei tortilla western cinematografici che tra gli anni ’60 e ’70 costituirono una variante degli spaghetti western alla Sergio Leone. L’edizione originale del primo albo di Los Gringos (letteralmente I Forestieri, Gli Stranieri, in spagnolo) risale al 1979 - anche se i copyright in seconda di copertina riportano il 1992, che è invece la data della riedizione della Dargaud da cui è tratta questa versione italiana, ma non era certo la prima volta che Messico e fumetti si incontravano.

West n. 12 / Los Gringos n. 1 - Cosmo, 2014


Messico e nuvole

Forse non tutti sanno che il Messico è stato a lungo uno dei maggiori produttori di fumetti, almeno come quantità, dopo che, tra gli anni ’30 e ’40 del ‘900, in quel paese si moltiplicarono le riviste specializzate del settore, su cui accanto a traduzioni di eroi USA esordirono molti autori locali. In Italia però non si è visto quasi nulla della vasta produzione di quel paese, a parte qualche sporadico episodio locale di Tarzan ripreso dalla Cenisio negli anni ’70. Solo di qualche personaggio messicano è giunta notizia fino a noi, senza che per questo i nostri editori ne abbiano mai tradotto le avventure, come il cyborg Annibal 5, primo personaggio a fumetti sceneggiato dall’artista multimediale cileno Alejandro Jodorowski, o il popolare eroe ecologista Chanoc, protagonista anche di alcuni film, oppure il supereroe atomico Relampago, o ancora la versione locale del genio del male Fantomas, rielaborato in forma più moderna e quasi benevola. Ne consegue che il Messico fumettistico che conosciamo è soprattutto quello rappresentato in strisce statunitensi e albi europei.

Zorro Disney n. 2. Supplemento Mondadori, 1966

Il più famoso eroe di ambientazione messicana apparso in racconti, film e fumetti è sicuramente Zorro, creato dallo scrittore Johnston McCulley nel 1919, anche se le sue avventure si svolgono in California, poiché fino al 1846 questa era parte integrante del Messico. El Zorro (La Volpe) era un giustiziere mascherato che, benché abbia fama di rivoluzionario, in realtà non si curava troppo del fato dei peónes (cioè i braccianti, i contadini senza terra) angariati dai soprusi dei proprietari terrieri, ma essendo lui stesso un aristocratico si opponeva alle autorità prendendo soprattutto le parti dei ricchi colpiti da tasse troppo alte. Si impegnava inoltre a sventare i piani de L’Aquila, un traditore che controllava il nord del paese e tramava per occupare l’intera California e venderla a potenze straniere (probabilmente gli USA). Anche il suo epigono fumettistico El Coyote, creato in Spagna nel 1946 sotto il regime di Franco dal romanziere José Mallorquì, difendeva gli interessi dei Messicani dalle prepotenze degli invasori statunitensi che col tempo si erano insediati nel nord della California: un punto di vista nazionalista ma dopotutto storicamente abbastanza corretto. Qualcosa di simile accadeva anche in Gringo, altra serie a fumetti spagnola creata nel 1963 da Manuel Medina e Carlos Gimenez, in cui i Messicani erano difesi contro i soprusi dei Texani dal cowboy nordamericano Syd Viking.


Cisco Kid. I Quaderni del Fumetto n. 13. Fratelli Spada, 1974

Così come ai telefilm di Zorro degli anni ’50 si affiancò una versione a fumetti, disegnata tra gli altri da Alex Toth, anche il serial di Cisco Kid, un eroico pistolero messicano dall’elegante camicia ricamata, aveva dato origine nel 1951 a una versione a strisce disegnata dal grande artista argentino Josè Luis Salinas. Il compagno di Cisco Kid era un altro messicano più grassottello e bonaccione alla Sancho Panza, di nome Pancho, che sfoggiava un paio di caratteristici baffetti e che ha sicuramente poi ispirato l’omonimo e altrettanto corpulento messicano che faceva da spalla al pistolero e agente federale Jerry Spring, praticamente il Tex francese, creato da Jijé nel 1954. Allo stesso modello si può pensare si siano ispirati anche Nolitta e Ferri nel creare quel Cayetano Lopez y Martinez y Gonzales detto Cico, il cui incontro con lo Spirito con la Scure diede il via nel 1961 alla saga di Zagor. Infatti le uniche cose che distinguono nettamente quest’ultima spalla dai suoi due precursori, sono la quasi immediata perdita dell’ingombrante sombrero nei primi albi della serie e la tendenza a interpretare dei veri e propri siparietti comici.
Un vero e proprio eroe messicano prodotto in Italia fu invece il pistolero El Kid, sceneggiato da Gianluigi Bonelli e disegnato da Dino Battaglia nel 1956, in due soli episodi che ricordano quelli contemporanei di Tex. Tra i Messicani protagonisti di fumetti umoristici si può poi ricordare il galletto Gordo, titolare di una strip creata da Gus Arriola nel 1941; il topo velocista Speedy Gonzales, nato nel 1960 nei cartoni della Warner; e il buffo giustiziere Zorry Kid inventato da Jacovitti nel 1968 come esplicita parodia di Zorro. Quest’ultimo si batteva, benché in modo divertente, ancor più del vero Zorro nell’interesse di un popolo californiano composto per lo più di “pezzentoni” e “tapinelli” angariati dal governatore Don Pedro Magnapoco e dal capitano Perfidio Malandero. Visto l’anno d’esordio, l’autore stesso definiva Zorry Kid “un contestatore”.

Zorry Kyd di Jacovitti. Copertina I Giganti del Fumetto n. 3. Rizzoli, 1975

Tra gli anni ’30 e ’40, data l’inimicizia del regime fascista per gli USA, se si volevano ambientare dei fumetti italiani oltreoceano ci si doveva riferire più al Messico o al Sud-America che al Far West. Per esempio nella storia Gente Nostra, apparsa su L’Avventuroso nel 1937, la protagonista è figlia di italiani emigrati in Messico. Si generava così una certa confusione geografica e iconografica che sopravviveva ancora nei primi anni ’50, in western comici come Pedrito El Drito di Antonio Terenghi e Buffalo Brill di Giuseppe Perego, che visti i tanti nomi spagnoleggianti e l’abbondanza di sombreri non si capiva bene dove fossero ambientati.
Nei fumetti western italiani del dopoguerra però, visto che la parte dell’eroe era ora quasi sempre riservata ai Nordamericani, i Messicani finirono per rivestire soprattutto la parte del cattivo, anticipando così certi tipici capi dei desperados cinematografici, come quelli poi interpretati nel film I Magnifici Sette da Eli Wallach o in tanti spaghetti western successivi dal corpulento caratterista Fernando Sancho, un vero cattivo da fumetto.
Tex nella sua lunga carriera di ranger ha sbaragliato varie bande messicane, a partire da quella di El Diablo in una delle sue primissime storie (per la precisione nei numeri da 8 a 13 della sua prima serie a striscia del 1948), passando poi per quella dei fratelli Ordoñez, di cui il più giovane, unico superstite, tentò inutilmente di vendicarsi col nome di El Muerto (come visto in Tex n°190-191 del 1976). Nonostante il primo numero della Collana Tex Gigante si intitolasse La Mano Rossa, l’immagine di copertina, con Tex che si batte contro un bandito messicano, si riferiva in effetti proprio alla storia contro El Diablo, pure contenuta all’interno, sancendo così fin dall’inizio, come ambiente abituale delle storie del ranger, le zone di confine tra Stati Uniti e Messico. Infatti ne Il Passato di Tex, lungo flashback che rievoca gli anni precedenti ai primi numeri, l’eroe sconfina in Messico inseguendo gli assassini del padre, e si batte contro i rurales (i gendarmi messicani).

Gli Albi di Capitan Miki n. 186. Dardo, 1966

Anche Capitan Miki (che condivideva con Tex il ruolo di eroe dei Rangers e agiva spesso in ambientazioni simili) negli anni ’50 affrontò prima l’esercito irregolare del generale Ruiz, che spadroneggiava tra Messico e Arizona, poi quello del generale Calavera, che voleva conquistare l’intero Messico. In quest’ultima occasione Miki era agli ordini di un non ben identificato Presidente del Messico e si può dire che sia Ruiz che Calavera fossero caricature semplicistiche dei rivoluzionari messicani, dipinti come malvagi banditi assetati di potere.
Ma anche se molti veri capibanda messicani sarebbero diventati eroi della Rivoluzione tra il 1910 e il 1917, tali figure storiche e le situazioni in cui agivano erano ben più complesse di una banale contrapposizione tra bene e male. In effetti un generale Ruiz è perfino esistito, ma apparteneva all’esercito federale regolare e tentò un golpe nel 1913 per poi essere fatto giustiziare dal successivo dittatore Victoriano Huerta. A parte il nome, non aveva quindi nulla a che fare con quello delle prime storie di Miki, ambientate molto prima.
Negli albi di Miki, una figura meno scontata era quella del simpatico desperado Estrellito, cencioso bandito messicano che, a seconda delle circostanze e del suo tornaconto, diventava ora avversario e ora alleato del giovane ranger e in qualche modo anticipava personaggi simili interpretati poi al cinema da Tomas Milian. 


Lucky Luke n. 31. Dupuis, 1967
 

Un altro caricaturale, corpulento e spassoso capobanda messicano fu creato da Goscinny e Morris nel 31° album della serie di Lucky Luke, Tortillas per i Dalton, pubblicato in volume nel 1967. Qui il desperado Emilio Espuelas (Speroni, in spagnolo) commette l’imprudenza di lasciarsi convincere dai Dalton ad allearsi con loro, il ché procurerà molti guai a lui e ai suoi uomini, ma molte risate ai lettori. I veri e propri eroi rivoluzionari, Messicani o Gringos che siano, vanno invece cercati tra i fumetti di taglio un po’ più adulto o impegnato.
Fumetti simili alla Storia del West di Gino D’Antonio, che pur non avendo trattato gli affari interni del Messico, in alcuni episodi ha raccontato i rapporti spesso conflittuali tra Messicani e Statunitensi, mescolando in modo efficace realtà storica e fantasia avventurosa. Negli episodi Alamo e Soldati di Ventura, per esempio, assistiamo alla guerra per l’indipendenza del Texas e a quella per la conquista della California, entrambe contro il Messico; ne Il Giorno del Massacro vediamo la strage di Los Castillos, compiuta dai soldati messicani ai danni degli Apache; mentre nell’episodio Rio Grande del 1979 ritroviamo la tipica coppia di tanti tortilla western, il gringo rappresentato da Ben McDonald e il peón alla Tomas Milian incarnato dall’apparente furfante Lazaro, che insieme si oppongono alle razzie di bestiame compiute da una banda di Texani contro un ranch messicano, attività all’epoca molto comune dai due lati del fiume che segna il confine tra i due paesi.

Storia del West - Collana Rodeo n. 130, 1978


Vamos a fumettar, compañeros!

Il tema della Rivoluzione Messicana era già apparso in una storia di Tex del 1949, oltre quindici anni prima che film come Quién Sabe? e Vamos a Matar Compañeros! ne fissassero definitivamente la tipica struttura narrativa, con l’avventuriero del nord (il gringo della situazione) che aiuta il rivoluzionario locale (il peón ribelle) nella lotta contro il governo oppressivo del suo paese, un aiuto che spesso nasconde dei secondi fini.
Tale schema si ispirava alle gesta del fuorilegge statunitense Oscar Creighton, che aiutò realmente la causa della Rivoluzione Messicana col soprannome di Dynamite Devil. Del resto lo stesso Pancho Villa, in un manifesto di propaganda del 1915 scritto in inglese, invitava i gringos nordamericani a unirsi a lui. 


Quién sabe? 1966
 

Si può dire che lo stesso schema narrativo, prima di affermarsi al cinema, sia stato utilizzato da Bonelli e Galleppini, quando, a un anno dall’esordio del loro eroe, inviarono Tex in Messico all’inseguimento dell’allora spia Mefisto, per poi farlo unire al desperado Montales a cui Tex suggerì idee rivoluzionarie più ambiziose, finché i due aiutarono insieme una fazione democratica a rovesciare il dispotico governo del paese. Non a caso uno tra i primi albi della saga texiana, sia nella versione a striscia che in quella gigante, si intitola L’Eroe del Messico. Benché in quegli albi fosse anche in atto una breve guerra tra il governo statunitense e quello messicano, Tex, all’epoca allontanatosi dai Rangers e tornato fuorilegge, non agiva come un agente infiltrato, ma lo muovevano solo nobili motivi idealisti, come non sempre accadeva per i gringos dei futuri tortilla western. Il fatto che fosse stato l’eroe di un’autentica rivoluzione, per di più vittoriosa, dovette contribuire in seguito a renderlo più simpatico ai lettori di sinistra, tanto quanto a quelli di destra che ne apprezzano soprattutto i modi rudi e poco ortodossi, anche se ovviamente gli autori si guardarono bene dallo specificare l’assetto politico del nuovo governo messicano che Tex aveva contribuito a insediare.
Vista la scarsità di coerenza temporale e storica che caratterizzava le prime storie di Tex, è difficile stabilire quando fosse ambientata quell’avventura e di quale rivoluzione si trattasse. Poiché, nella successiva cronologia della serie, l’intera saga si colloca dopo la Guerra di Secessione, la rivoluzione di Tex e Montales potrebbe corrispondere vagamente a quella che nel 1867 spodestò l’imperatore Massimiliano e portò alla proclamazione della repubblica di Benito Juàrez. Infatti anche il nome del leader della fazione rivoluzionaria di cui i due fanno parte, Manoel Perez, almeno nella desinenza può ricordare vagamente quello di Juarez.

Tex e Montales!

In Messico Tex sarebbe poi tornato più volte, sia per affrontare minacce più o meno inquietanti legate a discendenti degli antichi Aztechi, con l’aiuto dello studioso di esoterismo El Morisco, sia per soccorrere il suo vecchio amico Montales, ora diventato governatore e alle prese con le inevitabili controrivoluzioni che, anche nella realtà storica, insanguinarono più volte quel martoriato paese. Una di queste si svolge nell’episodio Il Ritorno di Montales, su Collana Tex Gigante n°137/139 del 1972. Il militare artefice del tentato golpe, che Tex naturalmente contribuirà a sventare, si chiama qui generale Carranza, lo stesso cognome di un futuro presidente del paese, mentre il volto del personaggio si direbbe sia stato ispirato a Galleppini da quello del suo principale avversario, il sanguinario generale Victoriano Huerta, che fu al governo del paese prima di lui.
A differenza di quanto accadeva nelle storie di Tex, in tali lotte per il potere era a volte difficile dire chi avesse ragione e chi torto, chi davvero intendesse fare almeno in parte l’interesse dei peónes e chi quello dei proprietari terrieri o dei militari, anche perché, adducendo motivi di forza maggiore, si verificavano spesso imbarazzanti alleanze. Vero è che Juàrez, pur sostenuto dalla maggioranza della popolazione, non poté risolvere i contrasti che dividevano il paese e al suo governo succedette dal 1876 la dittatura di Porfirio Dìaz.
Visto che, anche in albi di Tex più recenti, Montales continua a ricoprire la carica di governatore, se si accettasse l’identificazione Perez-Juàrez, in base alla storia messicana l’intera saga di Tex dovrebbe svolgersi tra il 1867 e il 1876, ma per vari motivi ciò appare impossibile. Se non fosse troppo utopistico, potremmo ipotizzare che nel mondo di Tex, una sorta di West storico eppure alternativo, i generosi interventi dell’eroico ranger abbiano finito per cambiare in meglio la storia del Messico, risparmiandogli qualche dittatura.





Un’altra serie italiana d’ispirazione cinematografica e dedicata interamente alla Rivoluzione Messicana, fu I Due dell’Apocalisse, uscita su L’Intrepido dal 1972, con i testi di Luigi Grecchi e i disegni di Ferdinando Fusco, che due anni dopo sarebbe passato a collaborare a Tex lasciando i disegni a Gino Pallotti. Il periodo d’esordio della serie coincideva più o meno con quello di massimo successo e diffusione dei tortilla western, coi quali quel fumetto condivideva l’andamento scoppiettante e di cui l’anno prima era uscito il capolavoro assoluto, Giù la Testa! di Sergio Leone, prima del loro inevitabile declino. Anche la coppia dei protagonisti disegnati, corrispondeva alla tipica squadra del gringo e del peón rivoluzionario sul grande schermo.
Questa volta l’ambientazione era chiaramente quella del periodo, tra il 1863 e il 1867, in cui il paese era dominato dall’imperatore Massimiliano d’Asburgo, che era sostenuto dalle truppe francesi di Napoleone III. In pratica era esattamente lo stesso contesto del film Vera Cruz con Gary Cooper e Burt Lancaster.
La presenza di un’occupazione militare straniera faceva risultare ancor più legittime le rivendicazioni dei rivoluzionari, poiché il governo dell’epoca era indiscutibilmente dittatoriale, come quello filo-clericale dal 1833 al 1855, e i peónes, che intanto facevano sempre e soltanto la fame, avevano certo tutte le ragioni di ribellarsi.


La Rivoluzione Messicana degli anni ’10 del ‘900, che, con successivi colpi di stato e vuoti di potere, vide alternarsi rapidamente governi dittatoriali e riformisti, fu invece raffigurata in altri tre fumetti degli anni ’70.
Innanzitutto in un buffo episodio del Nick Carter di Bonvi del 1973, intitolato La Revolución!, in cui l’autore, memore come sempre della lezione di Mad, in sole cinque pagine riesce a evidenziare le tragiche assurdità e i paradossi di quella confusa, intricata e violenta situazione. A giudicare dai nomi a cui inneggiano rivoltosi e soldati, tra i quali l’investigatore Nick Carter e i suoi assistenti si trovano presi in mezzo, l’anno in cui si svolge l’azione dovrebbe essere il 1914, se non fosse per la citazione del presidente Madero che era stato assassinato l’anno prima da Huerta, ma sicuramente a Bonvi non interessava poi essere preciso più di tanto.


Bonvi: Nick Carter, La revoluciòn!, pag. 5 (1973)

Nello stesso anno 1914 era ambientato anche il volume L’Uomo del Messico, sceneggiato da Decio Canzio, splendidamente illustrato da Sergio Toppi e pubblicato dalla Cepim sulla collana Un Uomo, Un’Avventura nel 1977, quando si era ormai concluso il decennio dei tortilla western cinematografici e più in generale la stagione degli spaghetti western. Quel bellissimo romanzo per immagini è però più accurato e storicamente corretto di qualunque film precedente del genere rivoluzionario, descrivendo fedelmente la contrapposizione tra i guerriglieri di Villa e Zapata, alleati alla fazione del nuovo aspirante presidente Venustiano Carranza, e le truppe del sanguinario dittatore Victoriano Huerta, già generale del precedente dittatore Porfirio Dìaz.

Toppi, copertina di Sgt. Kirk. Ivaldi, 1976

L’apparente protagonista del racconto, il cinematografaro Holly McAllister che segue le bande di Villa filmandone le gesta, trae spunto dal fatto storico che proprio quell’anno Pancho Villa, in cambio di un congruo compenso, fu effettivamente filmato dal vero nel film muto intitolato The Life of General Villa, che contribuì ad accrescerne il mito e la fama presso le masse statunitensi. Nel fumetto di Canzio e Toppi però il famoso generale rivoluzionario non fa per nulla una bella figura, essendo raffigurato come un rozzo capobanda che se ne sta in disparte mentre i suoi uomini vanno all’assalto, un crudele assassino spietato coi propri nemici e un donnaiolo facile allo stupro. In questa immagine un po’ impietosa, ma forse non troppo lontana dalla realtà, si ha la sensazione che il personaggio di Villa sia stato fuso con quello del suo fedele ma sanguinario braccio destro Rodolfo Fierro, che pare sparasse veramente su chiunque lo guardava storto.

Toppi: L'Uomo del Messico. CEPIM, 1977

Solo a metà della storia si comprende che il vero eroe, del volume e della Rivoluzione, è il più politicamente impegnato condottiero d’origine india Emiliano Zapata, delle cui gesta McAllister funge da testimone mentre si esibisce nell’arena abbattendo un toro, espropria la piantagione di un latifondista, o si batte in prima persona al fianco dei suoi uomini, dimostrandosi in tutti i sensi ben più coraggioso e rivoluzionario di Villa.
Ne L’Uomo del Messico, Canzio e Toppi trattano dei contenuti politici che all’epoca sarebbero stati tabù nei normali albi bonelliani. Mostrano esplicitamente un attentato da parte di un agente statunitense ai danni di Zapata, considerato dai Nordamericani l’uomo più pericoloso della Rivoluzione Messicana, per le sue ferme idee politiche a favore dei peónes e contrarie al capitalismo. Nel territorio da lui controllato, il Morelos, Zapata stava infatti attuando l’espropriazione delle fattorie e delle terre dei latifondisti a favore dei peónes. In effetti Zapata fu realmente assassinato nel 1919, probabilmente non per ordine diretto degli USA, ma del suo ex-alleato Venustiano Carranza, che dagli USA era sostenuto e che, dopo aver sostituito Huerta come presidente, non avendo più l’appoggio di Villa e Zapata, li fece dichiarare nemici del popolo.


Collana Super Totem n. 1, 1983



Col 1979 arriviamo a Los Gringos, serie pubblicata per la prima volta in Italia, in formato album, sulla Collana Super-Totem della Nuova Frontiera nel 1983. Nel primo episodio, Viva la Revolución!, gli autori Charlier e de la Fuente gettano nella baraonda della Rivoluzione Messicana non uno ma ben due nordamericani: il rapinatore dinamitardo Pete Flanagan e il pilota d’aereo Chett. Dopo che Pete, fuggendo oltre confine, ha sequestrato l’aereo di Chett, entrambi inizialmente sono reclutati a forza ora da una e ora dall’altra delle fazioni in lotta, ma col tempo si direbbe che i due finiscano per prenderci gusto a combattere coi guerriglieri.
L’azione si svolge nel 1912, quando il ricco aristocratico Francisco Madero, dopo essersi insediato come nuovo presidente grazie alla rivoluzione, sembra tradire le aspettative dei peònes e i suoi ex-sostenitori Pascual Orozco ed Emiliano Zapata si rivoltano contro di lui. Villa invece continua a sostenerlo e si ritrova agli ordini del suo vecchio nemico Victoriano Huerta, prima generale del dittatore Porfirio Dìaz e ora di Madero. In tale confusione, Pete e Chett riescono fortunosamente a superare molte situazioni pericolose, incontrano Pancho Villa in persona e, dopo aver aiutato la parte avversa, si uniscono anche loro ai sostenitori di Madero.
Anche se i due gringos protagonisti sono personaggi di fantasia, la ricostruzione storica è molto accurata e sono rappresentati vari eventi realmente accaduti, come le “macchine impazzite” di Orozco, cioè le locomotive imbottite di esplosivo e lanciate contro i convogli delle truppe federali (un trucco ripreso anche da Sergio Leone nel film Giù la Testa!), o il suicidio del generale Sala che, dopo essere fuggito davanti ai ribelli, non regge al disonore di aver deluso il suo presidente, o le battaglie combattute vittoriosamente da Villa contro Orozco, i cui piani strategici e spostamenti di truppe sono descritti molto meticolosamente. 

Collana Super Totem n. 2


 
È storico anche il rapporto conflittuale e di feroce rivalità tra i due nemici-alleati Huerta e Villa che caratterizza tutto il secondo episodio della serie, Viva Villa! Nel corso di questa storia, il vero protagonista è il generale Doroteo Arango, detto Francisco “Pancho” Villa, la cui arroganza dispotica non gli impedisce di sentirsi fedele alla causa dei poveri peónes contro i loro ricchi sfruttatori, di compiere atti di autentico coraggio in battaglia o di ripagare generosamente i sacrifici dei suoi uomini senza risparmiarsi.
Il Pancho Villa di Charlier e de la Fuente finisce così per diventare simpatico, nella sua sanguigna e sguaiata vitalità senza scrupoli, quanto i ribelli o banditi interpretati al cinema da attori come Eli Wallach, Gian Maria Volonté o Tomas Milian, soprattutto se messo a confronto col freddo e viscido Huerta, che cerca sempre di abbandonarlo al suo destino facendogli mancare il suo appoggio nel bel mezzo della battaglia. L’intervento dei due gringos del titolo in questo secondo episodio è comunque determinante per risolvere tutta una serie di situazioni a vantaggio di Villa, sventando ogni volta i subdoli piani di Huerta contro di lui. Infine, proprio come nella realtà storica, Huerta, comandante in capo dell’esercito, fa arrestare Villa per insubordinazione e tenta di farlo condannare a morte per liberarsi del rivale. La suspense che gli autori tentano di evocare mettendo in pericolo di vita il famoso rivoluzionario, sfuma però allorché, consultando qualunque testo sull’argomento, si scopre facilmente che Villa, salvato all’ultimo minuto, riuscì poi a evadere, riprendendo a combattere questa volta contro il traditore Huerta, che prese il potere dopo aver fatto assassinare Madero.

Kubert: Pancho Villa. da Abraham Stone n. 3

La stessa, complessa e sanguinosa rivoluzione degli anni ’10 del ‘900, si affaccia in modo violento anche nel terzo episodio della serie di Abraham Stone di Joe Kubert, intitolato La Rivoluzione e pubblicato in Italia sul n°22 della rivista Ken Parker Magazine nel 1994. Il protagonista è un ragazzo di campagna che, dopo essersi scontrato con la dura vita della grande città e con le subdole lusinghe dell’ambiente cinematografico, per una serie di circostanze si ritrova in Messico, proprio quando le truppe di Pancho Villa stanno per compiere un’incursione in territorio statunitense, un attacco che ebbe luogo realmente nel marzo 1916.
Kubert non descrive Villa come il rozzo ex-bandito delle due storie precedenti, ma come un condottiero lucido e deciso, dedito alla sua causa e spietato con gli avversari o coloro che ritiene tali, come i gringos statunitensi che ora considera nemici della rivoluzione, per cui invade la città di Columbus, in Nuovo Messico, allo scopo di depredarla di armi e denaro da impiegare nella sua lotta. In realtà la lotta di Villa in questo periodo, anche se nella storia non se ne fa cenno, era rivolta contro il suo ex-alleato Carranza, che senza il consenso degli altri capi rivoluzionari si stava insediando come presidente in accordo con gli USA. Per cui l’attacco di Villa oltre confine, che tra l’altro i suoi guerriglieri pagarono a caro prezzo, non era insensato, ma rientrava in un suo piano per spezzare l’alleanza di Carranza con gli Stati Uniti e indebolirne il potere. 

Ken Parker Magazine n. 22, 1994

 
Ci mancò poco che il suo stratagemma non riuscisse, poiché i soldati nordamericani, lanciatisi a testa bassa all’inseguimento dei “terroristi” per ordine del presidente Wilson, che già due anni prima aveva tentato di invadere il Messico approfittando della confusa situazione locale, rischiarono davvero di provocare una guerra col nuovo governo messicano. Ma anche questi sviluppi successivi non appaiono nella storia, in cui Kubert si preoccupa soprattutto di mostrare le reazioni del protagonista costretto ad affrontare un tale caos.
Il gringo della situazione, il giovane Abraham, non è qui un vero alleato di Villa, ma viene costretto con la forza a pilotare un aereo per lui e, appena può, gli si rivolta contro per difendere i suoi connazionali. Su tutta la storia domina incontrastata, come sempre, la dinamica maestria espressiva dei disegni di Kubert, un grande autore scomparso nel 2012 che era davvero ineguagliabile nel montaggio delle scene d’azione.


Toppi, retrocopertina dell'Almanacco dell'Avventura 2014.


L’UOMO DEL MESSICO
Testi: Decio Canzio
Disegni: Sergio Toppi
Pubblicato insieme a L’Uomo del Nilo e L’Uomo delle Paludi
su
ALMANACCO DELL’AVVENTURA 2014
Collana Almanacchi n°123
Formato: 240 pag. a colori
Editore: Bonelli
Data di uscita: Ottobre 2013
Prezzo: € 6,00


West n. 13 / Los Gringos n. 2 - Cosmo, 2014


LOS GRINGOS
Testi: Jean-Michel Charlier
Disegni: Victor de la Fuente
su
Cosmo Serie Gialla n°21-22
equivalenti a
WEST – FUMETTI DI FRONTIERA n°12-13
Formato: 96 pag. in bianco e nero
Editore: Cosmo
Data di uscita: Giugno-Luglio 2014
Prezzo: € 3,00 l’uno


Andrea Cantucci

N.B. trovate i link alle altre puntate dei servizi dedicati ai "bonellidi" sulla pagina Cronologie e index!

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