domenica 11 maggio 2014

LE CHINE DI FERRO BONELLIANE

Bonelli iron news

di Saverio Ceri & Francesco Manetti

Giulio Pellegrini è un artista di Montepulciano - ridente cittadina sulle colline senesi - che da diversi anni - mettendo a frutto le sue origini di fabbro - ha varato una linea di oggettistica collegata al mondo del fumetto denominata Chinediferro.
Dal punto di vista tecnico si tratta di lamiere di ferro tagliate a laser a controllo numerico e poi verniciate in nero, partendo da un disegno che viene scansionato e reso vettoriale.
Il risultato è una sorta di sagoma, di silhouette... ma in realtà è riduttivo definire in tale maniera questi prodotti. Le sagome, le silhouette sono infatti piene. Gli oggetti della serie Chinediferro si fanno notare per il perfetto equilibrio fra campi neri e campi bianchi, rispettando così lo stile del disegnatore di riferimento.
Nel catalogo di Pellegrini ci sono anche personaggi della scuderia Bonelli: Dylan Dog (l'Indagatore dell'Incubo e il Maggiolone targato DYD 666) e Martin Mystère con le nuove aggiunte di Tex e Zagor.








La sagoma di Zagor nell'edizione per il forum SCLS.

s.c. & f.m.

N.B. trovate i link alle altre novità andando sulla pagina delle Bonelli News!

2 commenti:

  1. Grazie per lo sforzo di scrivere queste due righe ma mi permetto di aggiungere un testo che mi è stato appena donato come regalo del mio Decennale per le Chinediferro


    La carta scricchiola sotto il pennino che la segna, il ferro sfrigola sotto la luce che lo incide, la pagina risuona delle storie che la abitano. Il segno è luce, ombra, volume, spessore e suono: bang, crack, pow e sigh, uhm, szock e ffiu, con una consistenza che invade tutti i sensi. Segni di memoria futurista, forse, ma di leggibilità immediata, che tramutano il silenzio della pagina in una scoppiettante onomatopea dinamica: il fumetto si legge con gli occhi e si consuma con il corpo, attraverso un processo di decodificazione immediata che fa muovere e risuonare i disegni. Il fumetto è cinema interiore, spazio vuoto tra le tavole che si riempie con una rigorosa fantasia.
    Dopo dieci anni di CHINEDIFERRO, in cui il gioco è stato quello di solidificare la carta con il ferro e di sublimarla con l’ombra, dopo che il cinema è diventato teatro delle ombre e feticcio metallico, si raddoppia il segno. In scena entrano i rumori, la loro rappresentazione grafica che si dilata in un gioco di proiezioni, si anima di risonanza. Un suono visibile congelato, che si sente solo all’interno di chi lo legge: dopo aver giocato sulla superficie che acquista spessore e materia, adesso si prova a intrufolarsi nei meccanismi della lettura, con una brusca intrusione nell’intimità tra la pagina e lo sguardo. Pezzi di ferro segnati, come grimaldelli per aprire i suoni dell’immaginario.

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    1. Sinceramente sono rimasto sorpreso per il tono con cui Chinediferro ha voluto iniziare questo suo commento...

      Padronissimo Chinediferro di giudicare il post che riguarda il suo prodotto nella maniera che più desidera: cosa del tutto legittima!

      Il post è sicuramente brevissimo e non esauriente l'argomento. E altrettanto sicuramente non ci è costato nessuno sforzo. Come nessuno sforzo ci costa scrivere di ciò che amiamo: il fumetto e zone limitrofe. Scrivere poco o scrivere tanto conta poco o conta punto. Conta molto di più il contenuto dello scritto, non la sua lunghezza...

      Si tratta infatti, questo post di "due righe", di una delle nostre spesso rapidissime "Bonelli News", non di un'approfondita recensione sul prodotto in questione.

      Il giudizio che avevamo dato sul prodotto era però positivo. Avevamo messo il giusto link alla pagina del produttore e avevamo inserito alcune foto che ci sembravano ben illustrare le caratteristiche degli oggetti.

      La positività del giudizio sulle Chinediferro e sulla loro originalità ed estetica rimane comunque tale e intatto rimane il rispetto per il lavoro del loro produttore.

      Grazie per l'attenzione,
      Francesco Manetti

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