giovedì 1 maggio 2014

L'ANGOLO DEL "BONELLIDE" III - UN BAMBINO DI NOME DIABOLIK

di Andrea Cantucci
Come avevamo brevemente annunciato introducendo la seconda parte della "storia del bonellide" stilata dal nostro amico e collaboratore Kant, eccoci adesso entrare nel particolare e parlare di Diabolik, uno dei più importanti, apprezzati e longevi protagonisti del fumetto "popolare" italiano - fumetto noir sulla breccia da ben oltre mezzo secolo! Perché l'accostamento Diabolik/"bonellide"? Perché - come leggerete - Diabolik ha avuto in anni recenti svariate incarnazioni in quel fatidico formato 16x21: un formato "speciale" per storie "speciali" del Re del Terrore! (s.c. & f.m.)


Agli albori. Diabolik n. 5, a.VII (1968)
 

Diabolik, fin dalla nascita, è un personaggio misterioso. Nella miglior tradizione del feuilleton a cui si ispira, tutto ciò che riguarda il suo passato è rimasto nebuloso per anni e, per volontà delle sue creatrici, ci sono dettagli su di lui che non devono mai essere scoperti né mostrati. Da un po’ di tempo però, un tassello alla volta e senza un ordine preciso, molti frammenti delle sue origini e degli inizi della sua carriera sono stati rivelati e rinarrati dettagliatamente sui numeri primaverili della collana Il Grande Diabolik.
L’albo del 2014 (La vera storia dell'Isola di King) è quello che finora si è spinto più indietro nel tempo, ricollegandosi all’ormai classico episodio Diabolik, chi sei? (n. 5, a. VII - 1968), in cui per prime le sorelle Giussani accennarono alle origini del loro personaggio, bimbo in fin di vita raccolto su una barca, in un mare in tempesta, da un gruppo di criminali che viveva nascosto su un’isola… La particolarità e l’improbabilità della cosa portava subito il lettore in pieno romanzo d’appendice.

Da Il Grande Diabolik n. 1/2014

Dopo aver narrato la giovinezza di Eva Kant e di Ginko, gli esordi di Diabolik come criminale e alcune parti mai raccontate delle sue prime avventure, lo sceneggiatore Tito Faraci e il disegnatore Giuseppe Palumbo rievocano ora eventi addirittura precedenti alla nascita stessa di Diabolik, ma che forse più ancora degli altri contribuirono a forgiarne il destino. Basandosi sui pochi elementi già svelati, ci dicono come e perché il criminale di nome King si rifugiò su quell’isola e si circondò di un gruppo di specialisti, in ogni campo che potesse essergli utile per le sue imprese delittuose. Ci mostrano anche qualcuno di quegli audacissimi colpi, paragonabili soltanto a quelli del Re del Terrore, grazie ai quali King raccolse le sue enormi ricchezze che poi sarebbero state trafugate da Diabolik, per iniziare a sua volta la propria carriera di inafferrabile fuorilegge.


Tito Faraci, dal bel blog di Diego Cajelli, Diegozilla.

Giuseppe Palumbo, dal bel blog Infumo.

Come nelle altre storie simili, tutto parte dal flashback evocato dai ricordi di un personaggio (in questo caso un ex-socio di King all’epoca in cui prese possesso dell’isola) e ciò divide la storia in due parti alterne - una ambientata nel presente, realizzata da qualcuno dei disegnatori della serie regolare (questa volta tocca a Di Bernardo e Brandi, che stilisticamente ricordano gli anni ‘70), e una, inevitabilmente ben più interessante, che si svolge nel passato ed è magistralmente disegnata dal fuoriclasse Palumbo.


Di Bernardo, Brandi & Eva! Manca Chris - eh, eh... f.m. ;-)

Quella che per Diabolik sarebbe diventata un'anomala "famiglia adottiva”, quasi priva di relazioni affettive, si forma a partire dai due soci al vertice dell’organizzazione, uniti e divisi da un problematico rapporto di sudditanza, ma poiché questi vivranno sempre lontani da lui, a relazionarsi di più col futuro antieroe saranno certi “scienziati del crimine” a cui le Giussani avevano appena accennato in un paio di pagine di Diabolik, chi sei? e che, come spiegato già in quell’episodio, in seguito diventeranno i suoi maestri (soprattutto l’ingegner Nuanda che gli sarà anche amico). Qui li vediamo all’opera nei rispettivi settori, che siano i veleni, la chimica o la meccanica, mentre il loro futuro allievo, nel flashback, appare dopo la metà della storia e non dice mai una parola, anche perché è ancora molto piccolo. Benché si veda Diabolik da bambino, ciò che qui preme agli autori non è mostrare la sua infanzia, ma solo spiegare perché la vita del bimbo fosse stata risparmiata da quegli uomini privi di scrupoli e il piccolo fosse stato poi accolto nella comunità dei criminali.


Il diaboliko Gomboli!

La motivazione escogitata da Faraci, col soggettista Mario Gomboli, è ingegnosa e richiede una costruzione narrativa elaborata, che determina fin dall’inizio ogni dettaglio dell’episodio. Diabolik viene salvato perché prenda il posto del fratellino dell’amante di King, ucciso da un mortale nemico di quest’ultimo, colui da cui stava fuggendo quando si è rifugiato sull’isola. Inoltre King si convince a tenere il bimbo sull’isola perché dei documenti trovati nella barca gliene rivelano l’identità (la risposta alla fatidica domanda “Diabolik, chi sei?” che neppure lui conosce). Tutto questo rende King una sorta di padre adottivo per Diabolik; infatti, pur tenendolo lontano da sé, nel finale della storia mostra di averne a cuore la sorte, anche se per un misterioso tornaconto. Però, se così si spiegano alcune cose, sorgono anche nuovi interrogativi. Viene da chiedersi come fa, il socio di King, a sapere che il bambino da loro accolto sull’isola fosse la stessa persona che poi è diventata Diabolik, visto che questo nella storia non viene spiegato. Ma soprattutto non si comprende più perché, in Diabolik, chi sei?, King fosse deciso a eliminare Diabolik una volta scoperto il segreto delle sue maschere, se quando era piccolo aveva invece dei motivi per proteggerlo e trattenerlo presso di sé.

La saga di King nella serie regolare.

Sicuramente, in futuro, sarà necessario raccontare altri dettagli su come Diabolik trascorse nell’isola l’infanzia e l’adolescenza (quando non aveva nome e tutti lo chiamavano “ragazzo”), fino ai quei ventidue anni in cui, sempre in Diabolik, chi sei?, è convocato dal suo tirannico salvatore King. Andrà chiarito che fine abbia fatto l’ex amante di King che lo allevò, e per quale motivo sia poi mutato l’atteggiamento di King verso di lui. In effetti, ci sono già alcuni brevi episodi ambientati in quel periodo: Vinca il Migliore, disegnato da Ivo Milazzo per il libro Diabolik – Visto da Lontano (ma, a parte la bravura del disegnatore genovese nel tratteggiare un Diabolik adolescente, la novità più rilevante di quella storia sembra essere stata il cappello indossato da King, anche in questo albo), un breve ricordo in Io Sono Diabolik (Il Grande Diabolik n. 1 del 2009) e soprattutto il terzo flashback nella storia L’Ombra della Luna (Il Grande Diabolik n. 1 del 2010), in cui vediamo agire Diabolik da ragazzo, quando è ancora protetto, a suo modo, da King.

Il volume Diabolik - Visto da lontano esposto in mostra (Milano, 2012). Dal bel blog Comicartcity.

È comprensibile l’esitazione che c’è stata per anni, nel mostrare da bambino un personaggio nato già adulto e dotato dell’invincibile sicurezza di chi conta fermamente sulle proprie grandi capacità. È difficile raccontare, in modo credibile, eventi ed esperienze che abbiano formato un così eccezionale carattere, come quello di un genio del crimine, privo di scrupoli comuni ma dotato di un personale codice morale. Per questo forse, raccontandone le origini, le Giussani fecero in modo di non mostrare il piccolo Diabolik e di lasciare in ombra le sue fattezze di ragazzo che si aggirava tra le caverne dell’isola. Come ha fatto notare Luca Raffaelli, l’altrettanto granitico Tex non è mai stato mostrato da bambino, neanche nel raccontarne il passato.
Con personaggi simili, si rischia di incrinarne il mito, facendo vedere che anche loro hanno avuto incertezze e disagi, che a volte sono stati rimproverati o puniti, che come tutti hanno dovuto crescere e imparare molte cose col tempo, dolorosamente e con difficoltà. È come mostrare l’infanzia di una figura messianica; di solito si passa direttamente dalla nascita all’età adulta, o si racconta appena qualche episodio straordinario, come Gesù nel tempio, o Ercole che strozza i serpenti. Ma è una sfida che gli autori hanno già vinto due volte, prima nell'episodio Gli Anni Perduti nel Sangue (Il Grande Diabolik n. 1 del 2006), in cui hanno mostrato il faticoso apprendimento delle arti marziali da parte di un giovane Diabolik, nonché i tradimenti e le perdite che ne hanno indurito il carattere, e poi in L’Ombra della Luna, dove sono riusciti a creare un Diabolik ragazzo, già molto abile, audace e intraprendente, che regge bene il confronto con quello adulto. 

Un giovane Tex disegnato da Stefano Andreucci.

 
Un segno premonitore che ne anticipa il futuro, in quell’episodio, è il momento in cui fronteggia la pantera nera da cui prenderà il nome, vedendosi riflesso nei suoi occhi. Così la storia delle origini del Re del Terrore, si fa sempre più suscettibile di possibili letture simboliche. Diabolik infatti è stato “salvato dalle acque” e non allevato dai veri genitori, come accade a certi sovrani o profeti leggendari che, dopo la scoperta di essere stati adottati, si dedicano a una missione o un dovere da compiere. Diabolik però non è destinato a imporre leggi ad altri o a se stesso, come l’antico re Sargon, il biblico Mosè o il tormentato Edipo. Al contrario, decide di crearsi da sé il proprio destino, “solo contro tutto e tutti” come quella pantera, proponendosi così come modello dell’individualismo più estremo e privo di compromessi. Il Re del Terrore in fondo vuol essere re solo di se stesso; può accettare al massimo di avere una compagna, purché sia alla sua altezza.

Prima di Diabolik: Fantomas!

Il fatto è che a Diabolik non è mai stato rivelato chi è veramente, quindi non gli è mai stato imposto un fato predeterminato, né il suo orgoglioso spirito d’indipendenza sembra esser stato intaccato da qualcuno che, da piccolo, gli abbia trasmesso scrupoli e paure, pretendendo d’insegnargli il presunto valore dell’umiltà e della sottomissione. È perciò un personaggio che può incarnare l’archetipo del Superuomo di Nietzsche, forse anche meglio del Conte di Montecristo di Dumas che ne fu il primo prototipo letterario. È un essere che sceglie da sé i propri valori e obiettivi e li segue, restando coerente solo a se stesso, al di là del bene e del male comunemente accettati, o imposti come regole, dalla società. Non è un caso che Diabolik nasca e abbia successo negli anni ’60 - quelli della contestazione al sistema, anche violenta.
Nel rapporto col patrigno-padrone King, si intravede quindi un conflitto edipico “tra padre e figlio”, ovvero un conflitto generazionale, ma anche una tipica successione regale, col nuovo re (in questo caso, del crimine) che per potersi imporre come tale deve prima uccidere quello vecchio. King (che non a caso significa re) in questa storia protegge il piccolo Diabolik e gli salva la vita (come farebbe un padre), ma poi sappiamo che finirà per desiderarne la morte, quando questi, crescendo, ne minaccerà il potere dimostrandosi più geniale di lui. Anche nei miti greci, il re degli dèi Cronos tenta inutilmente di uccidere il figlio Zeus ed è poi detronizzato da lui, quando questi diventa adulto, e anche il piccolo Zeus, come Diabolik, si rifugia nelle caverne di un’isola, finché non è abbastanza grande da affrontare il padre.

Nietzsche e il fumetto superomista.

Poi c’è il Diabolik originario, la pantera che seminava il terrore sull’isola finché non fu uccisa da King e che, in un certo senso, era il vero re dell’isola, un simbolo di forza spietata simile a un dio totemico primordiale e selvaggio. King non la fa abbattere da altri, è lui ad ucciderla e ad impossessarsi delle sue spoglie che ne rappresentano il potere, perché solo così può dire di averne preso il posto. Anni dopo il giovane senza nome, il giovane salvato dalle acque e quindi destinato a grandi imprese, uccide a sua volta King, identificandosi con l’antico re detronizzato, la pantera, di cui a suo modo rivestirà la pelle, prendendone il nome.
Da un'altra ottica, il Diabolik degli inizi, nato come cattivo della storia alla Fantomas, più che un superuomo pare un disadattato che non sa convivere coi suoi simili, neppure in un rapporto di dominio come loro capo. Non fa che rifugiarsi in un inattaccabile e orgoglioso isolamento, nascondersi dietro le sue maschere e riversare la sua rabbia verso l’esterno indiscriminatamente, eliminando chiunque trovi sulla sua strada. In questi recenti flashback però, gli aspetti di maggiore spietatezza delle prime storie sono smussati, imputati a traumi e delusioni della giovinezza, o allo stress di chi ha già superato molteplici minacce mortali.
Il personaggio ne esce un po’ più vulnerabile e meno duro, meno mitico ma più umano. Del resto, nel procedere della saga, le Giussani stesse ne ammorbidirono un po’ il carattere, come se la convivenza con Eva Kant gli avesse donato un maggior equilibrio, facendolo sentire amato e accettato e portandolo quindi, non solo a provare amore a sua volta, ma anche a sentire compassione per i più deboli (come sul n. 23 della serie, in cui salva la vita a un bambino, o come in questa storia, in cui libera un gruppo di ragazzine rapite), riservando ora tutto il suo odio e la sua spietata durezza per chi, a suo giudizio, se lo merita veramente.


Il Grande Diabolik n. 1/2014. Disegno di Palumbo


Il Grande Diabolik 1/2014
LA VERA STORIA DELL’ISOLA DI KING
Soggetto: Mario Gomboli e Tito Faraci
Sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni: Giuseppe Palumbo
Disegni di collegamento: Giuseppe Di Bernardo e Jacopo Brandi
Formato: 192 pagine in bianco e nero
Editore: Astorina
Data di uscita: 15 Aprile 2014
Prezzo: € 4,90


Altri volumi della stessa serie citati nel testo, elencati secondo l’ordine cronologico dei flashback:


Il Grande Diabolik n.1/2010. Disegno di Palumbo






Il Grande Diabolik n. 1/2010
L’OMBRA DELLA LUNA
Soggetto: Mario Gomboli e Tito Faraci
Sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni: Giuseppe Palumbo
Disegni di collegamento: Sergio e Paolo Zaniboni
Formato: 192 pagine in bianco e nero
Editore: Astorina
Data di uscita: 3 Aprile 2010
Prezzo: € 4,90


Il Grande Diabolik n. 1/2006. Disegno di Palumbo


Il Grande Diabolik n. 1/2006
GLI ANNI PERDUTI NEL SANGUE
Soggetto: Alfredo Castelli e Mario Gomboli
Sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni: Giuseppe Palumbo
Disegni di collegamento: Pierluigi Cerveglieri
Formato: 192 pagine in bianco e nero
Editore: Astorina
Data di uscita: 1 Aprile 2006
Prezzo: € 4,70


Il Grande Diabolik n. 1/2009. Disegno di Palumbo





Il Grande Diabolik n. 1/2009
IO SONO DIABOLIK
Soggetto: Mario Gomboli e Tito Faraci
Sceneggiatura: Tito Faraci
Disegni: Giuseppe Palumbo
Disegni di prologo e epilogo: Enzo Facciolo
Formato: 192 pagine in bianco e nero
Editore: Astorina
Data di uscita: 15 Aprile 2009
Prezzo: € 4,90


Andrea Cantucci

N.B. Trovate i link alle altre parti dell'Angolo del "Bonellide" sulla pagina delle Cronologie!

Nessun commento:

Posta un commento

I testi e i fumetti di nostra produzione apparsi su Dime Web possono essere pubblicati anche altrove, con la raccomandazione di citare SEMPRE la fonte e gli autori!

Le immagini dei post sono inserite ai soli fini di documentazione, archivio, studio e identificazione e sono Copyright © degli aventi diritto.

Fino al 4 gennaio 2017 tutti i commenti, anche i più critici e anche quelli anonimi, venivano pubblicati AUTOMATICAMENTE: quelli non consoni venivano rimossi solo a posteriori. Speravamo e contavamo, infatti, nella civiltà dei cultori di fumetti, libri, cinema, cartooning, etc.

Poi è arrivato un tale che, facendosi scudo dell'anonimato, ha inviato svariati sfoghi pieni di gravi offese ai due redattori di Dime Web, alla loro integrità morale e alle loro madri...

Abbiamo dunque deciso di moderare in anticipo i vostri commenti e pertanto verranno cestinati:

1) quelli offensivi verso chiunque
2) quelli anonimi

Gli altri verranno pubblicati TUTTI.

Le critiche, anzi, sono ben accette e a ogni segnalazione di errori verrà dato il giusto risalto, procedendo a correzioni e rettifiche.

Grazie!

Saverio Ceri & Francesco Manetti