giovedì 30 gennaio 2014

SE QUEL GUERRIER IO FOSSI: IL GRANDE BELZONI (ROMANZI A FUMETTI 10)

di Francesco Manetti

L'Egitto è da sempre al centro della Storia. Nel bene e nel male. Anche mentre scriviamo queste due righe di commento al TG si parla dell'Egitto del XXI secolo, una Nazione che si sta faticosamente riassestando dal caos della malaugurata ed eterodiretta "primavera araba". L'Egitto ci chiama da millenni. In Egitto nacquero le religioni moderne, fecero il primo passo i popoli del Libro. Una zona di confine fra il moderno e l'antico. I colossi sepolti nella sabbia. L'enigmatica Sfinge, anticipazione in pietra di futuri ibridi genetici. Le grandi piramidi, nella loro semplicità geometrica (un quadrato e quattro triangoli) eppur strabilianti nella loro millenaria immensità. Il mistero dei geroglifici. Le mummie. La vita dopo la vita. La celeste Aida. Disegni, cartine, quadri, mobili, fotografie, romanzi, reportage, film, documentari, lirica, canzoni, fumetti. Impossibile prescindere dall'Egitto. L'Egitto ci fa venire in mente Roma, Cleopatra, Mosè, Napoleone, Verdi, Karloff, Nasser, Sadat, Barks, Cher, Indiana Jones, Tintin.


Tntin nel deserto (dal film di Spielberg).


L'artista Walter Venturi (in questo caso vero e proprio one man army) scrive e disegna, con profonda ispirazione ed evidente coinvolgimento, una storia dal taglio e dal piglio classici che rimarrà una pietra miliare (non biliare, come in altri casi!) nell'epopea bonelliana. Il Grande Belzoni (come avevamo anticipato in uno dei nostri post più letti) ci parla di un grande Italiano, un marcantonio venuto da un'epoca affatto diversa da questa era miseranda e disgraziata (nella quale il massimo dell'ingegno nostrano si esplica in cambiamenti di sigle commerciali - come da FIAT a FCA, sul di cui logo tutto il web sta giustamente sghignazzando - e spostamenti di domicili fiscali). Un Italiano che interpretò l'Egitto e l'esotismo, un po' come Filippo Mazzei, del paese fiorentino pratesizzato di Poggio a Caiano, l'italiano "che fece l'America", contribuendo alla Rivoluzione e alla Costituzione a stelle-e-strisce. Una premonizione - fin dalla cover - dei cavatori e dei marmisti carraresi che negli anni '60 segarono il complesso monumentale di Abu Simbel (per traslocarlo allo scopo di salvarlo dalle acque create dalla diga sovietica di Assuan), nel quale entrò per primo proprio il Belzoni nel 1817. Un gigante avventuriero, un duro ben armato, un barbuto mangiapolvere del deserto, un muso che antepone la passione per l'incognito all'amore carnale. Innamorato di un'idea, di un'ossessione. Un selvaggio ingegnoso che non sopporta il "fumo di Londra" e preferisce altri ambienti e altre vesti: l'aria secca del Sahara e abiti comodi. Schiavo non solo della pietra, ma anche dell'oppio. Ma d'altra parte... non lo era forse anche Sherlock Holmes, nel Segno dei quattro e soprattutto nel sequel apocrifo Soluzione sette per cento?


Il trasloco di Abu Simbel

Evocative, magistrali le sequenze iniziale e finale, fra loro collegate, con il percorso fluviale all'inseguimento di un inferno tascabile. La mente del lettore si sposta con facilità su altri piani e universi narrativi: Cuore di tenebra di Conrad, naturalmente, e Apocalypse Now di Coppola.
(Due parole in calce: che serie straordinaria è questa dei Romanzi a Fumetti! E che peccato se dovesse davvero chiudere, magari perché considerata ridondante, tautologica, un "doppione" delle Storie...).

Romanzi a Fumetti n. 10, novembre 2013. Disegno di Venturi


Romanzi a Fumetti 10
IL GRANDE BELZONI
Novembre 2013
pagg. 276, €9,50
Testi: WalterVenturi
Disegni: Walter Venturi
Copertina: Walter Venturi
Introduzione: Gianmaria Contro


Francesco Manetti

P.S. trovate le altre recensioni bonelliane sul Giorno del Giudizio!

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