lunedì 22 ottobre 2012

UNO STRANO COMPLEANNO

di Saverio Ceri


Formato fortunato

Il formato 16x21, il classico formato degli albi bonelliani ha 50 anni.
La dimensione  attuale di quasi tutta la produzione della ex Daim Press, viene usata per la prima volta per il numero 24 della seconda serie di Tex Gigante (la collana tutt’ora in corso per capirci); fino al numero 23 gli albi erano leggermente più grandi. Anche negli anni precedenti in cui si era sperimentato il passaggio a una dimensione maggiore con le prime ristampe “giganti” degli eroi della casa editrice il formato era stato variabile, un po’ più piccolo o un po’ più grande dell’attuale, senza una regola ben precisa; la prima serie gigante di Aquila della Notte, per esempio, su 29 numeri vanta 3 formati diversi: una gioia per i collezionisti! Questa miriade di dimensioni che differivano a volte per pochi millimetri da quella odierna, come se fossero dei fastidiosi fuori registro, finalmente nel luglio del 1962 viene calibrata sul  mitico 16x21.


Tex Gigante 2a serie n°24, il primo bonelliano a misurare 16x21 cm.
Disegno di Aurelio Galleppini, sfondo di Franco Bignotti.

Le collane con queste misure evidentemente vendevano bene, pur trattandosi di ristampe, tant’è che nella seconda metà degli anni Sessanta, le nuove serie proposte dall’editore debuttano direttamente in questo formato; poco dopo, esaurite le strisce da riproporre, anche le storie di Tex, Zagor e Il Piccolo Ranger iniziano a essere prodotte nel fortunato standard attuale. La consacrazione di questo formato viene data anche dal fatto che altri editori iniziano a usarlo per le loro collane, nel tentativo di andare a occupare in edicola lo spazio destinato ai fumetti d’avventura Made in Italy. In effetti in tutte le rivendite dello Stivale c’è sempre uno spazio dedicato a Tex & C., e quale modo migliore per farsi notare nel marasma delle pubblicazioni se non quello di andare a rifugiarsi in un luogo dove gli acquirenti si dirigono a colpo sicuro? L’angolo dedicato ai fumetti bonelliani e ai "bonellidi" (il termine che da un almeno un ventennio, ovvero dal proliferare di questi fumetti,  viene utilizzato per  indicare tutte quelle serie in formato Bonelli, ma pubblicati da altre case editrici) è un porto talmente sicuro dove approdare, che anche l’editore di Via Buonarroti ormai non vi si avventura più con altre dimensioni, come dicevamo nella recensione delle Storie n°1.
A Cinquant’anni dal debutto, questo formato è più attuale che mai. Oggi si possono trovare nei chioschi della penisola un numero record di "bonellidi"; dal più longevo di sempre, Dago (arrivato quasi al duecentesimo numero), alle brevi miniserie targate Star Comics.
Qualcuno, tra gli anni Ottanta e Novanta aveva pensato bene di proporre in 16x21 anche collane di provenienza statunitense (Il Punitore e Bone, per esempio, hanno esordito in Italia con questa veste), ma senza particolare successo - Conan della Comic Art a parte. Il fatto strano è che nessuno finora avesse pensato di tradurre in questo formato i fumetti d’Oltralpe. Fatta un’accurata selezione di titoli da pubblicare, per numero di pagine (due albi ne compongono uno bonellide) e tematiche, le serie francofone si avvicinano molto infatti al gusto nostrano. 

La nuova incarnazione italiana de "L'Eparvier" targata GP Publishing.
 (C)Dupuis 1995/2012 by Pellerin
A fare due più due ci ha pensato la GP Publishing, che nell’ultimo anno ha già portato in edicola alcune tra le migliori serie del fumetto franco/belga. Si perde l’apporto del colore, questo è vero (questo per gli italici lettori non è mai stato un problema), ma in compenso si ha la possibilità di leggere alcuni piccoli capolavori  a un prezzo decisamente economico:  I soliti due episodi che compongono ogni albo, se editi nel canonico formato cartonato francese, potrebbero costare tranquillamente dieci volte tanto. Recentemente si è gettata nella mischia anche la misteriosa Editoriale Cosmo con tre titoli lasciati in sospeso nel nostro paese dai relativi editori, mentre Aurea e Salda Press annunciano imminenti collane nello stesso formato.

Il ritorno dello Sparviero (e non solo)

Ai lettori bonelliani che seguivano il Ken Parker Magazine, farà piacere sapere che nell’ambito di questa ondata di bonellidi potranno ritrovare la serie Lo Sparviero di Patrice Pellerin, che per i primi due episodi era stata ospitata proprio sulla rivista dedicata a Lungo Fucile. Nelle edicole si trova ancora il terzo volume, mentre per i primi due si può contare sul circuito delle fumetterie o si possono richiedere direttamente alla case editrice.


Cartland da Bonelli (a sinistra, 1985) a bonellide (a destra, 2012).
(C)Dargaud 1976-2012 by Blanc-Dumont, Harlé

Chi invece leggeva un decennio prima gli albi di Pilot, non avrà dimenticato Jonathan Cartland la serie western  di Harlé e Blanc-Dumont, anch’essa oggi riproposta nel classico formato di Tex; tra l’altro, nel numero ora in edicola appare il quarto episodio della saga, misteriosamente saltato nell’edizione dell'Isola Trovata.


La versione bonellide de "La syndrome de Cain". (C)MC production/Tackian/Mutti
Infine c’è un ultimo collegamento bonelliano da segnalare, quello di Andrea "Red" Mutti, disegnatore di oltre mille tavole per Nathan Never tra il 1996 e il 2005; suoi, infatti, i disegni di Caino, serie già parzialmente proposta qualche anno fa, a colori, dalla Panini col titolo La Sindrome di Caino

Saverio Ceri

N.B. Trovate i link agli articoli sui "bonellidi" nella pagina delle Cronologie e index!

2 commenti:

  1. L'Enigma del Feticcio ha gli sfondi di Bignotti imposti ad un Tex Galepico che,nel disegno originale, scappava inseguito da una legione di Bonellidi. Quando Bonelli sr vide il disegno, non la prese benissimo ( " Tex non scappa mai! se arretra è per prendere la rincorsa ! motto pronunciato due decenni prima che diventasse un cavallo di battaglia di Andrea Pazienza ndr ), ma gli sembrava un peccato sprecare una Aquila della Notte ed un Dinamite tanto in simbiosi e diede il suo placet x il tavolo luminoso.
    Pochi sanno che Bob Raviola , molto prima di lavorare x sette anni di seguito al Signore degli Abissi, aveva suggerito al think tank SBELLICO di provare a portare nel formato tascabile dei neri italiani i duri di via Buonarroti, Tex , Zag e Raider - che oggi sopravvive solo grazie a Diabolik , Alan Ford e l'ineffabile IL Morto - perchè a suo dire questo avrebbe aumentato i giri del motore ( " Le prime strisce del '48 obbediscono alle regole chandleriane secondo cui quando non sai cosa fare, un tizio apre una porta e allunga un pugno al naso dell'eroe ! ..." sei sulla giostra - Magnus, ruspante, disse "sulla calcinculo " - e non sai ne vuoi scendere " ). Gli SBoys erano da un lato ammirati da tanta energia - stiamo parlando di un omino baffuto che era capace di 240/360 tavole al mese a doppia vignetta - ma non sapevano come dirgli che il formato di casa Bonelli è un a prescindere e che le deviazioni - come Bella & Bronco o l'Orient Express - sono come un piattino di mcnuggets dopo due anni di spaghetti al pomidoro. Semel in anno eccetera. Non era comunque il caso di arruffare le penne di un cartoonist a cui era stato proposto un Dylandogone ( cassato dal papà di Unknow che gli preferì il senor Willer ). Peccato ? Non so. Un police procedural serrato in 120 tavole mensili. Dida al minimo. Dialoghi alla Chuck Dixon. Inchiostri alla Marti ( emulo spagnolo di Chester Gould tradotto da noi da Coconino ). Un nero alla Samuel Jackson come pard al posto della caricatura di Eddie Murphy. Titolare di testata sospeso tra il Mitchum ( vedi i due Raider di Milazzo ) e Russell Crowe in modalità gemello diverso di Alack Sinner. Trame alla Ross Mc Donald. Sarebbe terminato al numero duecento ? Chissà...

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    1. La vena artistica nei commenti di Crepascolo non si esaurisce! E noi siamo lieti di pubblicarli!

      Francesco Manetti

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